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FIAT Torino basket: supercoppa e i suoi “simili”. Come è bello abituarsi bene

Parliamoci chiaro subito: purtroppo la supercoppa l’ha vinta Milano, e la FIAT Torino si è mossa molto bene ed a tratti in modo autorevole. Ma, almeno ad oggi, Milano sembra più forte e più strutturata. Milano non ha cambi o riserve, ha solo giocatori diversi che giocano titolari a turno

L’Auxilium Torino ha invece già una forte anima combattente che è emersa prepotentemente nell’ultimo quarto, dove forse, con un briciolo in più di fortuna (anche se nello sport la fortuna non può essere una scusa) forse avrebbe potuto completare la rimonta. A dire il vero, è anche incredibile che gli arbitri non abbiano annullato un canestro all’Olimpia Milano dopo che la palla era entrata da sotto il canestro e poi riuscita nuovamente da sotto; sarebbe stata rimessa per la FIAT e non canestro subito, ma tant’è, si dice che lamentarsi è dei deboli ma dire la verità non può diventare un qualcosa di negativo. Comunque, lasciando da parte i sofismi dialettici su giustizia o fortuna del basket, mi piace soffermarmi su qualcosa di particolare che sta succedendo a Torino: è arrivato l’alto livello del basket, e ce ne stiamo accorgendo. L’effetto calcio non può che essere positivo per quel che riguarda l’immaginario collettivo, in cui ogni vittoria viene salutata come normale, però, a dire il vero, nel basket non era così fino a pochi anni fa. La FIAT Torino basket ha vinto una Coppa Italia, è riuscita a qualificarsi per una finale di Super Coppa (dopo aver battuto molto nettamente una Trento che è sempre stata considerata esempio virtuoso del basket nazionale) persa contro un’Armani Milano costruita per vincere sì, ma anche in Eurolega, e il pubblico sta sperando una stagione nuova piena di entusiasmo, come dai social emerge a grandi passi. E’ splendida la presenza di Larry Brown in panchina, ma non solo, anche nel palazzo stesso; il pubblico lo attende come un giocatore e il rispetto di tutti, avversari e tv locali e internazionali comprese, è assoluto. E la squadra gioca in maniera nuova, a volte ancora inconsapevole dell’enorme possibilità che ha di creare una moda che potrebbe tornare a far giocare a basket e non al tiro a bersaglio come unica arma. Qui si tratta di “gusti cestofili”, ma credo che il basket fosse nato per creare la spettacolarità degli 1 contro 1 i blocchi e le sfide ravvicinate a canestro. Ora, ma è solo il mio pensiero, esiste molto il tiro da 3 esasperato e chissà, magari arriverà il tiro da 4 punti… , ma è un basket diverso, un tiro al bersaglio (difficile, ma sempre un tiro al bersaglio resta…) che amalgamato al resto sarebbe il massimo, ma come risorsa primaria allontana il concetto di basket storico. La FIAT Torino sembra giocare con l’uno contro uno, l’attaccare il canestro, il gioco a due e la circolazione veloce della palla per creare le condizioni ottimali per giocare e, ultimo ma non ultimo, una difesa atletica e tattica ancora da definire ma che promette bene. Per quanto riguarda i singoli, pur se ancora tutti da rivedere quando avranno più di quattro allenamenti insieme… si può pensare che Mc Adoo sia e sarà un centro atipico dominante, Rudd potrà essere fondamentale come supporto energico e fisico in difesa quanto in attacco, Tyshawn Taylor un play d’attacco notevole, Wilson sembra quello “di una volta” e con qualità atletiche migliorate, Carr quando in “coraggio” sembra infermabile se non da solo…, Cotton ha addosso più energia e carica agonistica di una montagna di pile elettriche, Poeta e Cusin potranno sempre dare il loro contributo e in futuro saranno ancora più importanti, mentre Delfino è atteso al recupero fisico e di Anumba si attende il debutto reale ad alti livelli, ma il precampionato ha dato buone speranze. In attesa di David Okeke si dovrà porre rimedio alla panchina forse un po’ corta rispetto agli standard di alto livello internazionale, ma bisogna dire che meglio pochi ma ottimi che tanti “così così”. Sarà fondamentale la tenuta atletica e il rispetto dei tempi di recupero, perché tra viaggi e partite ad alta intensità non sarà un compito facile da adempiere. Comunque, come diceva il titolo, è bello abituarsi al bello ed è bello potersi preoccupare di come vincere di più. E’ la preoccupazione dei forti. E la FIAT Torino basket sta muovendosi in questa direzione. La mentalità di tutti dovrebbe condurre a questo: essere pronti a fare il salto verso l’alto. Ma questo si fa ricordandosi sempre di chi ha i veri meriti di tutto questo miracolo a Torino, che senza chi ha investito tanto e anche tanta salute in questo miraggio ora realtà, lo scorso weekend non avrebbe visto la sua Auxilium giocare contro l’Olimpia, ma forse alla sera avrebbe letto il risultato sul televideo del vincitore.Torino è protagonista del basket nazionale: è una realtà che i Torinesi sapranno apprezzare, e i veri tifosi della FIAT Torino saranno felici di vederla giocare dal vivo nella nuova casa del Palavela!

Paolo Michieletto

 

Un festival per Gipo, canzoni e monologhi tra vecchie storie di barriera

Inserito nella sezione “Piemonte in scena” che fa da apripista alla stagione di Torino Spettacoli, Gian Mesturino ha inventato, con la complicità di molti, un altro godibilissimo tassello teatrale. Dove al centro suona netto quel termine, sumà, ormai sconosciuto ai più, alle nuove generazioni, a quelli ben lontani da quel profumo di “torinesità” che una volta invadeva le vecchie trattorie con la topia e le partite a carte, il quartino sempre sul tavolo e una chitarra pronta a essere abbracciata, i tetti del borgo e le case a ringhiera a fare da panorama, forse grigio e un po’ tetro, certo povero, con qualche piccolo cesare che cercava di farsi largo con qualche sbandata di troppo ma un panorama certo sempre pieno di dignità, di coraggio di vivere, di orgoglio di quella nascita appartata, di amicizie prolungate nel tempo. Un quadro ormai antico, la palestra e la vita del “cantore” Farassino – scoprendo un talento, Giuseppe Erba l’aveva ingaggiato all’Erba, intermezzo musicale tra una proiezione e l’altra -, con i suoi Sangon Blues o il cortile dl 6 ‘d via Coni con i suoi panni stesi, con i suoi personaggi strampalati che come Matilde Pelissero racchiudevano dentro un mondo.

Ricordi, suggestioni, sentimenti forse troppo presto buttati via, vecchie memorie che si sono sentite venir su con le risate, chissà da quale angolo del tempo, un po’ di giorni fa, quando Mesturino, nel foyer del Gioiello, ha dato il via alla presentazione del 1° Festival Gipo, che proprio nel teatro avrà i suoi quattro giorni di svolgimento, dal 18 al 21 ottobre prossimi. Punto di partenza sarà il film di Alessandro Castelletto, Gipo, zingaro di barriera, ovvero un viaggio intrapreso con Luca Morino, un autentico successo che ha visto il proprio inizio con il Torino Film Festival, vera testimonianza dell’interesse che ancora oggi circonda la vita come il percorso artistico dello chansonnier torinese. Parte dell’incasso della serata sarà devoluto a favore della Fondazione Caterina Farassino. Venerdì 19 sarà la volta di Mi e Gipo, con il sottotitolo assai significativo di “storie, emozioni e canzoni per 50 anni d’amicizia”, ideato dall’allegria e dallo spirito più che giovanile dell’ottantatreenne Tipo Zerbini, cabaret e canzoni che vedranno l’apporto di Andrea Stefanell al pianoforte, Stefano Milanesio alla fisamornica e Stefano Costantino alla chitarra. Ancora Ciao Sumà, ancora comicità e canzoni con Sergin e la sua Sangon Blues Band (il 20), mentre il tutto si concluderà domenica 21 con Na seira ’n piola (alle 16) con – “imprescindibile”, lo ha definito Mesturino – Giovanni Mussotto, spettacolo di poesie, canzoni e monologhi in lingua piemontese su musiche e testi di Gipo e Carlo Artuffo, un viaggio attraverso la lingua e la letteratura piemontesi e quelle tradizioni che non andrebbero perdute; e alle 21 A son peui mach canson con la voce di Luigi Ferroglio e gli strumenti dei sei musicisti che compongono il gruppo musicale “Terzo Turno”, anch’essi in scena per far rivivere la barriera di un tempo, le avventure e i sentimenti di una voce non facilmente dimenticabile.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, Gipo Farassino, Tino Zerbini (“Mi e Gipo”) e Giovanni Mussotto (“Na seira ’n piola”)

 

Scempio al cimitero: rifiuti negli ossari dei defunti

I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (Noe) di Torino hanno denunciato il titolare di una cooperativa di servizi cimiteriali e lo hanno multato di 40 mila euro imponendogli di effettuare la bonifica degli ossari dei cimiteri torinesi, dove gli operatori della sua ditta gettavano ogni tipo di rifiuti. I controlli sono partiti nell’ambito dell’indagine sulle presunte truffe nelle esumazioni e sui furti degli oggetti  personali dei defunti nei cimiteri cittadini. Nelle tombe finivano sacchetti di plastica, pezzi di legno e materiale ferroso, il tutto in mezzo  alle ossa e persino a resti umani non ancora decomposti. Gli oggetti di valore dei defunti erano spartiti tra gli operatori.

Pd in cerca d’autore

Matteo Renzi vuole ( desidera ) che l’onorevole Silvia Fregolent diventi segretaria regionale del Pd. Direi per il partito una  ottima scelta. Renziana della primissima ora, arriva da sinistra.  Partita dalla base dei vari partiti di sinistra è stata folgorata sulla via di Damasco dal Toscanaccio.  Capo segreteria dell’assessore all’ambiente Ruggero della giunta Bresso. Molti dei Ds sussurravano che era lei il vero assessore. Malelingue? Forse. Sicuramente è sempre stata attivissima.  Poi il grande balzo a Roma. Vinte le primarie è al secondo giro come parlamentare. Ha bone chances  per farcela. E’ anche amica di Gariglio, che non guasta mai. Matteuccio è tornato quello di una volta.  Incontenibile. Vola a Parigi per un accordo con Macron.  È di casa a Londra per conferenze e consulenze finanziarie. Documentarista e tuttologo su Firenze. Scatenato.  Anni fa chi lo conosce bene mi diceva: il suo più grande pregio e anche il suo più  grosso limite: il carattere. Anche il Pd tutto (o quasi) ha imparato a conoscerlo ed apprezzarlo.  Sul Piemonte solo una domanda suppletiva: ma è arrabbiato con Piero Fassino? In qualche molto gli rompe sempre le uova nel paniere. Gli contesta qualcosa ? Forse a Matteo non è andata giù la candidatura di Raffaele Gallo a segretario regionale, figlio d’arte di Salvatore Gallo. Grande patron di tessere già nel Psi di Bettino Craxi. Ora nel pd passando per la Margherita. Funzionario in pensione del gruppo Sitaf. Per capirci Gruppo Gavio. Incontrastati signori delle autostrade. O forse Matteo ha avuto delle sollecitazioni piemontesi contro questa candidatura. Non tutti sono contenti dell’opa lanciata dai lucani  indiscusso capo Mauro Laus e la comunità calabrese, storicamente intorno a Salvatore Gallo. Al provinciale c’ è Mimmo Caretta, nato in Puglia ma storicamente e saldamente Lucano. Lucani che hanno vissuto la diaspora della sinistra.  Roberto Placido è emigrato in Sel rimanendo poi profondamente contrariato dall’ invadenza di Grimaldi e Fratoianni . Punto di mediazione tra i due opposti schieramenti la famiglia di Prospero Cerabona. Che non si limita nel curarsi il suo gioiellino, la Fondazione Amendola. Prospero che non si dimentica mai di essere stato contadino, pastore ed operaio. “Sono un ” cafone” che ha studiato”. Fondazione diventata un avamposto di civiltà e cultura nella martoriata barriera. Gioacchino Cuntrò continua nelle sue consultazioni e i fassiniani  nel loro proselitismo. Fassiniani? Non si sa precisamente. Qualcosa sta cambiando. Come al solito l’ ” usato sicuro ” di Sergio Chiamparino insiste : compagni del Pd buttiamola in politica. In direzione Pd regionale sostiene che  un partito si sinistra per lottare contro la povertà si deve porre l’obbiettivo della ridistribuzione delle ricchezze. Ma cosa sta succedendo? Compagni? Redistribuzione della ricchezza ?Da Roma gli fa eco Martina. Orgogliosamente, davanti al suo popolo : dobbiamo rifondare la sinistra. Essere un’alternativa. Ammetto che ciò che sento mi stupisce. Ritorno alle origini? Per il passato recente qualcosa per il Pd non ha funzionato. Orgoglio indispensabile ma non sufficiente.  Intanto il nemico politico è individuato, principalmente in Matteo Salvini. Ed il fronte è almeno europeo. Così la sinistra difende l’ Europa come istituzione e la destra resta sovranista e populista. Con il gruppo dei Popolari, Merkel  e Berlusca che non stanno a guardare. Il capolavoro di Salvini è fatto: alle amministrative con Forza Italia e alle europee con la Lepen. In Piemonte Sergio Chiamparino non può più tirarsi indietro, incoronato dalla direzione regionale del Pd.. Fin qui la strategia mi sembra chiara: se si perde si perde con onore. Poi molte altre cose si vedranno. Chi verrà eletto al Parlamento europeo. Chi verrà eletto in consiglio regionale. Chi avrà la maggioranza nei comuni votanti. Chi verrà scelto come segretario regionale. Ed anche ( non di poco conto ) come verrà scelto.
Patrizio Tosetto
(FOTO: IL TORINESE)

Racconti di donne nelle fiabe arabe

A tu per tu con Samia Makholufi, autrice del libro “La figura femminile nella letteratura araba per l’infanzia” 

 

 Samia è una giovane donna nata a El Aiuon in Marocco. Vive dall’età di nove anni a Torino dove ha studiato e si è laureata in Lingue e Letteratura Straniere e Culture Moderne all’Università. Attualmente è iscritta al corso di Laurea Magistrale in Lingue per la Comunicazione Internazionale.  “Un incontro tra culture e generazioni” introduce così la serata Roberto Tricarico, l’eclettico padrone di casa, editorialista del Corriere Torino. “Samia- spiega la professoressa Giusi Tallone, ideatrice della serata- è una finestra sul mondo per la sua età, per la sua intelligenza, la sua apertura mentale e per la sua curiosità. E stasera è una vera opportunità conoscere Samia e il suo libro frutto dello studio universitario sul ruolo della donna raccontato nelle fiabe per i bambini nel mondo arabo”. 

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 E’ il momento di Samia Makholufi che si racconta così su invito di Roberto Tricarico: “All’Università ho scelto di studiare Lingue e come prima lingua l’arabo e spagnolo come seconda. Da quando ero molto piccola era ricorrente la domanda se conoscessi l’arabo. Ma io non lo sapevo nè leggere nè scrivere; così ho voluto approfondire la mia cultura d’origine e pubblicare la tesi di laurea. Il saggio inizia con la ricerca su che cosa siano la fiaba e i racconti per poi passare all’importanza del linguaggio fino ad analizzare gli ultimi testi pubblicati nei paesi arabi per i bambini dai sei ai dieci anni. Ho voluto esaminare i libri che vengono letti, sfogliati e toccati dai bimbi che saranno la generazione futura. Le fiabe sono sempre state un intrattenimento sia per gli adulti che per i bambini. Esse attraversano la storia, i popoli e le società.. e ciò che da ai racconti la forza di esistenza oggi come nel passato è la loro natura memetica: la capacità di comunicare con un linguaggio universale. Si evidenzia quindi l’importanza della parola che è fonte primaria per la collaborazione e la comunicazione tra gli individui. I racconti accendono la curiosità e la fantasia e fanno sognare ed immaginare un mondo utopico. Grande è il potere evocativo delle fiabe. I bambini vivono emozioni ed esperienze che si ripresenteranno nella vita”. Terminata la presentazione con interventi e domande dal pubblico abbiamo rivolto alcune domande a Samia.

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Perchè una ricerca sul mondo femminile nella letteratura araba per i bambini?

L’idea è stata quella di esaminare il ruolo della donna nei diversi paesi arabi. E capire il cambiamento in atto attraverso le fiabe perchè sono una chiave per leggere i mutamenti. I primi testi per bambini nel contesto arabo sono stati pubblicati in Egitto al Cairo e in Libano a Beirut per poi estendersi ad altri paesi. E’ molto utile capire che cosa leggono oggi i bambini, che cosa viene raccontato a loro quale idea possano farsi della figura femminile.

Quali fiabe hai letto da bambina? 

Le fiabe classiche occidentali “Biancaneve e i sette nani”, “Cappucetto Rosso”… ma quella che ho apprezzato di più è stata “La Bella e la Bestia” perchè va oltre il pregiudizio, questo racconto ci presenta la “Bestia” come essere prepotente e arrogante, anche un po’ cattivo, eppure Bella vede oltre le apparenze e scopre la bellezza interiore di Bestia.. bisogna fare come Bella andare oltre i pregiudizi… Mi sento di consigliare la lettura anche ai bambini di oggi, questa fiaba trasmette valori profondi. 

Kafka sostiene che: “non esistono fiabe non cruente. Tutte le fiabe vengono dalla profondità del sangue e dell’angoscia”. Cosa ne pensi?

Credo si possa leggere anche come il desiderio di riscattarsi dalle disuguaglianze nella società contemporanea sia essa occidentale o araba. E quindi se non tutte le fiabe sono a lieto fine hanno senz’altro un messaggio di positività che è quello di emanciparsi dal male e dalle sofferenze.

Come vedi oggi la donna nel mondo arabo?

Naturalmente non si può generalizzare. Ci sono differenze. Penso però che si lavori molto per i diritti delle donne. Certo non possiamo salutare come una conquista la possibilità per le donne di prendere la patente in Arabia Saudita. Ci sono resistenze culturali ma molto spesso sono il frutto di ignoranza e conoscenze superficiali della religione.

Visto che ne parli, come vivi l’Islam in un paese cattolico come l’Italia?

Lo vivo bene. C’è rispetto per i valori comuni che sono valori universali. 

Come valuti la tua vita da cittadina torinese?

La valuto bene. Sono stata fortunata. Ho incontrato nel mondo scolastico insegnanti bravissimi. Ho un atteggiamento mentale positivo. Ti aiuta a superare le difficoltà della vita.

Vuoi aggiungere altre considerazioni sulla tua vita?

Sento di appartenere alla comunità italiana senza perdere la mia identità araba. Convivono in me queste due anime. Non sono in conflitto tra loro. E anche ascoltando la musica è bellissimo sentire le parole italiane e quelle marocchine. E’ un messaggio di integrazione, di unione felice. 

A proposito di musica cosa chi ti piace ascoltare?

Ascolto l’algerino Chab Khaled perchè rappresenta una rivoluzione musicale importante per l’evoluzione della società moderna araba. Nelle sue canzoni si afferma la libertà, il diritto di parola, i diritti per l’uguaglianza. Valori che ritroviamo in questo genere musicale, il “rai” che significa “opinione” o “punto di vista”, dove gli artisti sono denominati con il solo nome preceduto dall’aggettivo giovane proprio per dare importanza e voce alla figura giovanile.

Con queste note concludiamo l’intervista e salutiamo Samia dal volto bello, radioso e sorridente incorniciato graziosamente dal classico foulard arabo.

Franco Maria Botta

Il Gran Trecking dei Castelli bruciati

Si è conclusa domenica 30 settembre la prima edizione del Gran Trekking del Monferrato dei Castelli Bruciati organizzata da Cammini DiVini di Augusto Cavallo. L’escursione  ha visto la partecipazione di una  ventina di coraggiosi escursionisti che in parte si sono alternati alla partenza delle 4 tappe del percorso che in totale è lungo ben 101 km. e che attraversa 11 Comuni del Basso Monferrato. Il territorio ha accolto gli escursionisti al meglio delle sue potenzialità, tra le bellezze naturali, i panorami, la vegetazione, i monumenti ed anche un clima ottimale, fresco al mattino e non troppo caldo al pomeriggio,  ideale per trascorrere le giornate all’aperto e in mezzo alla natura. Durante le quattro giornate di escursione in molti hanno collaborato e contribuito all’ottima riuscita dell’evento, in primis gli amministratori comunali che hanno accolto, accompagnato e “raccontato” il territorio nelle sue peculiarità. Ma anche le strutture ricettive che hanno ospitato gli escursionisti, provenienti da Torino, Chivasso, Canavese, Alessandria, Vercellese ed anche dalle vicine colline del Monferrato, così come i circoli, i bar e le polisportive che hanno organizzato delle aperture straordinarie per permettere a tutti i partecipanti di trovare delle aree ristoro attrezzate per le soste per il pranzo. I volontari che hanno accompagnato i camminatori nella visita del Monastero di Rocca delle Donne, del Museo Etnografico di Coniolo o lungo buona parte di alcune tappe del percorso. Ottima l’accoglienza anche da parte di alcune strutture incontrate lungo il percorso che hanno aperto le porte ai viandanti consentendo loro di abbeverarsi e di fare brevi visite, così come pure alcuni privati che hanno accolto con offerta e degustazioni di vini locali. Al termina e di queste quattro giornate, all’arrivo del percorso sui volti dei partecipanti c’era un velo di stanchezza ma si leggeva soprattutto una grande soddisfazione per essere riusciti a portare a termine questa “impresa” e per aver scoperto un territorio che non conoscevano ancora ma che li ha piacevolmente sorpresi  per le bellezze offerte e per la cordiale ospitalità ricevuta. E adesso, archiviata questa prima edizione si inizia già a pensare ad un’edizione primaverile da riproporre per l’anno prossimo, il 2019 che sarà l’anno del turismo lento.

Massimo Iaretti

Special Day Cristiana & Friends

Sabato 29 settembre è andata in scena a Torino la 3^ edizione dello Special Day Cristiana & Friends, manifestazione di sport e solidarietà organizzata da Massimo Incandela ora Dirigente della Reale Mutua Jacks Softball Torino e dalla Nazionale Italiana Dell’Amicizia Onlus (N.I.D.A.), quest’ultima da tempo impegnata nell’opera di recupero della Cittadella dello Sport del quartiere Falchera. L’evento che ha avuto lo scopo di ricordare la giocatrice di softball Cristiana Famiani, e di effettuare una raccolta fondi il cui ricavato è stato devoluto proprio al progetto della N.I.D.A. La parte sportiva ha visto allo Sport Club Meisino la disputa di un incontro di calcio a 8 fra la Selezione Giornalisti Torinesi e la squadra della N.I.D.A., mentre la squadra della Reale Jacks Softball Torino ha allestito negli spazi antistanti la Cittadella due campi di baseball a 5, nei quali grazie alla collaborazione dell’Avigliana Rebels sono state disputati diversi match che hanno coinvolto anche i ragazzi e le ragazze della Falchera. In serata l’attenzione si è sposata verso l’area ristoro dove erano in programma oltre al divertente spettacolo dei “Super Eroi e Principesse Marvel e Disney offerto dalla N.I.D.A”, delle esibizioni musicali delle quali sono stati protagonisti i deejay JAHKA e DJ ZYON ed il gruppo musicale Electric Lemon.

158 milioni di euro per gli Enti locali

Domenico Ravetti (Pd): “Importanti investimenti per il Piemonte”

 “La Commissione Bilancio del Consiglio regionale ha dato parere favorevole alla delibera che prevede la realizzazione di nuovi investimenti destinati agli enti locali, a valere sugli spazi finanziari concessi dallo Stato per gli anni 2018-2020. Le linee di intervento individuate sono così ripartite: 3.000.000 di euro per interventi di ripristino ambientale, 64.030.000 per interventi di messa in

sicurezza del territorio, 4.000.000 di euro per interventi di edilizia scolastica, 12.000.000 di euro per interventi in ambito culturale turistico, per un totale di 83.030.000 di euro” ha spiegato il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.  “Si tratta di investimenti importanti – ha proseguito il Presidente Ravetti – che denotano l’impegno della Giunta Chiamparino a favore del territorio piemontese. In un momento in cui il Governo gialloverde sta tagliando le risorse agli Enti locali (i fondi per le periferie rappresentano un chiaro esempio) noi investiamo sui Comuni del Piemonte. A questo stanziamento si aggiungono i fondi CIPE di 40 milioni per opere inerenti il dissesto idrogeologico e di 35 milioni per opere inerenti la viabilità”.

Il segreto di Goli Otok, l’isola Nuda

goliL’isola prese il nome di Goli Otok (isola nuda) proprio perché è una massa di pietra deserta. I venti che soffiano con insistenza non permettevano ad alcuna pianta di sopravvivere a lungo. Questa isola priva di vita e con il suo aspetto che evocava la morte, era ideale per un carcere dove nessuna legge umana sarebbe più esistita. Nessuno avrebbe potuto avere accesso al carcere, avrebbe potuto fuggire. Nessuno al mondo avrebbe saputo delle atrocità che i detenuti avrebbero dovuto subire!”. Così si legge nel diario-libro dal titolo “Il segreto dell’Isola nuda”, di Claudia Sonia Colussi Corte, pubblicato nella collana Autografie dell’Archivio Diaristico Nazionale di  Pieve Santo Stefano. Un libro che rimanda a una pagina drammatica della storia balcanica: quella dei prigionieri dell’isola Calva (in croato Goli otok), situata a breve distanza dal litorale croato, proprio sul confine con l’arcipelago dalmata. Questa piccola isola rocciosa, battuta dalla bora e quasi priva di vegetazione, è divenuta tristemente famosa nel secondo dopoguerra quale sede di un campo di concentramento della Jugoslavia destinato a ospitare gli oppositori al regime di Tito. In particolare, dopo la rottura tra Stalin e Tito del 1948, sull’isola vennero deportati molti dei comunisti, jugoslavi e non, vicini alle posizioni staliniste. Gli italiani imprigionati a Goli Otok (per lo più immigrati dal monfalconese nel 1946) furono circa trecento. L’isola cessò di essere un campo di “rieducazione politica” nel 1956, ma la colonia penale fu chiusa definitivamente solo nel 1988. Claudia è stata testimone silenziosa di un sogno infranto: quello del padre,Cherubino Colussi,affascinato dal comunismo sovietico, alla ricerca di una terra ideale che accogliesse lui e la famiglia. Così, nel 1946, Claudia e i genitori lasciarono Monfalcone e si trasferirono a Lussimpiccolo, paese d’origine del padre, dove l’uomo credette di poter concretizzare le sue speranze di uguaglianza.

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La Russia era troppo lontana  e “allora perché non andare a vivere al paese natio, Lussimpiccolo, che è il più bel paese del mondo? […]. La Jugoslavia non era lontana. […] Così la grande, incomparabile madre Russia, protettrice di tutti i paesi socialisti, gli sarebbe stata più vicino”. Ma le tante speranze furono presto vanificate: la Jugoslavia ruppe i rapporti con l’Unione Sovietica e perseguitò chi – secondo Tito – era rimasto legato allo stalinismo.  Fu così che il Tribunale Supremo di Spalato arrestò Colussi,  condannandolo a quattro anni di reclusione e a un anno di libertà goli-2condizionata per attività sovversiva: prigioniero politico, deportato a Goli Otok, l’Isola Nuda. Claudia e la madre, sfrattate da casa, senza reddito, terrorizzate da possibili rappresaglie, tornarono in Italia nell’attesa di notizie. Il rientro in Jugoslavia, un anno dopo,  per la bambina di circa 10 anni, coincide con il ricordo indelebile di Goli Otok, l’isola che “divenne la tomba per tanti innocenti, e per tantissimi fu il luogo dove le mostruosità commesse dagli uomini agli uomini arrivarono al loro apice”. Nel gennaio 1954, dopo molte ore di viaggio, le goli1due donne incontrano per quindici minuti un uomo irriconoscibile, provato. Per le feste natalizie, grazie a un’amnistia, ”un bussare quasi timido turba la quiete della casa” e Claudia può riabbraccia il padre “con le guance scarne[…] vestito poco e male […] con la testa rasata”. Dal febbraio 1951 alla fine del 1954 Cherubino Colussi uomo condivise la sorte di almeno altri duemila carcerati, molti dei quali“sono deceduti per estenuazione, torture, malnutrizione e malattie”. Un ricordo ingombrante che accompagnerà Claudia e i suoi genitori per tutta la vita. Claudia è stata testimone, sino all’ultimo, della sorte di suo padre, che è deceduto senza ripudiare i suoi ideali, pensando ad un futuro migliore nel quale ci sarebbe stata giustizia, fratellanza, benessere per tutti i popoli. Nonostante l’orrore vissuto mantenne nel cuore “quell’immagine incancellabile che ebbe della Russia, leggendo i libri dei suoi grandi scrittori”. 

 
Marco Travaglini

Unitre apre ottobre con Cesare Pavese

Martedì 2 ottobre “Pavese il selvaggio”

Giovedì 4 ottobre “Le zone oscure del cervello”

Ore 16 – Auditorium EDP in corso Govone 16/a, Torino

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Pavese il selvaggio” è il titolo del prossimo incontro organizzato dall’Unitre Torino per i suoi soci. Martedì 2 ottobre alle ore 16 all’Auditorium EDP in corso Govone 16/a Torino, il prof. Guido Baldi, docente dell’Unitre Torino, parlerà di “Paesi tuoi”, il primo romanzo pubblicato da Cesare Pavese nel 1941, nel quale già s’intravedono i temi fondamentali dello scrittore. Considerata come un ritorno al Verismo, l’opera in realtà è più riconducibile ad un clima decadente, per il fascino esercitato dal primitivo e dall’irrazionale (seppur vissuto criticamente). Il romanzo “è un viaggio di scoperta del «selvaggio», che nella visione pavesiana sedimenta ancora, con i suoi riti ancestrali, nella civiltà contadina. Al «selvaggio» viene però contrapposta la coscienza razionale del cittadino, l’operaio torinese Berto spostatosi dalla città alle Langhe, che è protagonista e narratore”Seguirà giovedì 4 ottobre, alle ore 16, l’incontro “Curiosando nell’arte contemporanea” con il prof. Gian Piero Nuccio. L’obiettivo dell’appuntamento è sollecitare i partecipanti ad entrare in contatto con il linguaggio dell’arte contemporanea attraverso un approccio personale, superando percorsi di fruizione precostituiti. C’è ancora tempo per iscriversi al nuovo Anno Accademico dell’Unitre Torino, la più grande Università della Terza Età in Italia. La quota di iscrizione è di 90 euro e consente di partecipare a quattro corsi tra i tanti organizzati ogni anno. I corsi sono suddivisi in sette “Collegi”: Artistico, Creativo-Espressivo, Letterario, Linguistico, Medico-Psicologico, Scientifico, Storico-Umanistico.

Per iscrizioni: dal lunedì al venerdì ore 9.30-11.30 e 15.30-17.30 presso Unitre Torino, Corso Trento 13, scala A.