

Vittorio Grieco, dipendente dell’ Amiu di Genova, di 59 anni era scomparso da 9 giorni ed era stata aperta un’inchiesta anche per una indagine parallela per circonvenzione di incapace riguardante cinque persone – amici e conoscenti dell’uomo – ai quali lui aveva prestato 250 mila euro senza ottenerne la restituzione. Grieco aveva venduto ad alcune persone che lo minacciavano un appartamento a Sturla per una cifra minima. Poi, ieri, l’uomo è stato ritrovato vivo in un bosco sulle alture di San Desiderio dai i vigili del fuoco allertati da urla e richieste di aiuto. Grieco ha una gamba rotta ed è molto debilitato. Ora si cerca di capire cosa sia accaduto in questi 9 giorni.
Una suggestiva immagine di Portici di Carta, la rassegna che anche quest’anno animerà il centro di Torino nei prossimi giorni . La foto è di Silvia Lucchini.
“L’ampliamento delle iniziative rivolte ai giovani da parte della Sovrintendenza del Teatro Regio, che permetterà loro di avvicinarsi alla Stagione lirica, è una notizia confortante per chi, come me, è chiamata a ricoprire responsabilità pubbliche in campo culturale, in un’epoca complessa che ci richiede il massimo rigore.– afferma l’assessora alla cultura del Comune di Torino, Francesca Leon –. Ritengo che allargare la platea agli adolescenti, alle ragazze, ai ragazzi e in generale a tutti gli under 25, sia un ottimo investimento. Sono loro gli spettatori che coinvolgeremo oggi perché diventino quelli di domani. Offrire l’opportunità di acquistare un biglietto a 2 euro per assistere all’opera e alle rappresentazioni in cartellone permetterà di avvicinare ulteriormente i giovani alla musica con un’azione concreta già più volte sollecitata dai consiglieri comunali e sostenuta dal Ministro dei Beni e della Attività Culturali Alberto Bonisoli. Sono sicura che per la nostra città sarà un successo”.
Pubblichiamo la lettera aperta del giornalista cattolico e saggista per sottolineare la differenza tra ‘messe di guarigione’ e ‘preghiere di domanda e intercessione’: “Due cose ben distinte”
Egregio Monsignor Arcivescovo Cesare Nosiglia, in primis i Miei Rispetti.
Quale stimato e autorevole Pastore della Diocesi di Torino, nonché Illustrissimo Presidente della Conferenza Episcopale Piemontese, mi rivolgo rispettosamente a Sua Eccellenza con la fiducia viva di un cristiano in cammino, circa la possibilità di un confronto sincero e argomentato intorno a un tema delicatissimo e di altrettanto fondamentale importanza. Ho letto e analizzato attentamente il documento ultimo (in vigore dal 1° di ottobre corrente mese) approvato all’unanimità dai Vescovi del Piemonte e Valle d’Aosta riuniti in Assemblea a Susa il 18 settembre scorso, intitolato ‘Disposizioni disciplinari circa le cosiddette messe di guarigione’.
Un testo nato sicuramente per via di un benevolo e preventivo intento cautelativo atto a porre un argine a tutti quei fenomeni dubbi originatisi dal moltiplicarsi spontaneo – specialmente negli ultimi anni, dati i tempi di confusione e crisi in atto- di riunioni di preghiera: che possono, talora, esporre i fedeli a rischi di sensazionalismo e teatralità. Il discernimento che mi proviene dallo Spirito Santo – e l’analisi esegetica fedele delle Sacre Scritture, con particolare riferimento al Nuovo Testamento – mi invita umilmente a suggerirLe un doveroso distinguo fra le cosiddette ‘messe di guarigione’: e quelle che invece molti, erroneamente, confondono con le sane ‘preghiere di domanda e intercessione’, che sono invece ben altra cosa. Come Ella mi insegna e ben sa, il Vangelo è una intera proclamazione di guarigione dalla prima all’ultima frase, dall’inizio alla fine: fatto che equipara in maniera oggettivamente incontestabile, quale minimo comune denominatore, tutti e quattro i frutti dell’opera narrativo-biografica a firma Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Proprio Gesù medesimo ha detto cose assolutamente straordinarie sulle preghiere di guarigione: le Sue promesse su questi due aspetti sono grandiose, uniche e così forti, che a un esame non sufficientemente attento e profondo, potrebbero persino apparire esagerate.
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Esse sono riassumibili in alcune, grandi macro aree: pregare con fede, pregare con costanza, chiedere al Padre nel Suo nome, come Gesù stesso insegna. Cito a suffragio e riprova di ciò proprio le parole di Nostro Signore: “Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete” (Mt. XXI, 22). E ancora: “Ebbene io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (Lc. XI,9). La costanza è espressione di fede. Quando siamo costanti nel pregare, quasi sempre è perché Dio ci può esaudire, ma solo se quanto chiediamo è confacente alla Sua Volontà. La costanza è espressione di speranza, sia ben chiaro, e in questo è sinonimo perfetto di preghiera affidata e fiduciosa. Ma il punto più importante è un altro: esso sta nel fatto che Gesù insiste nel far sì che impariamo a chiedere al Padre nel suo nome. Gesù stesso incalza e torna spesso su questo tema più volte, durante l’intero arco della sua vita terrena. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre mio, nel mio nome ve lo conceda” (Gv. XV,16). E di nuovo: “In verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre mio nel mio nome egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv. XVI, 23-24). Fino ad arrivare al fulcro del discorso, perfettamente sintetizzato da questa imprescindibile affermazione di Nostro Signore Gesù Cristo: “In verità vi dico: anche chi crede in me compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualcosa nel mio nome io la farò” (Gv, XIV, 12-17). In tre parole quali sono, dunque, le istruzioni che Cristo ha impartito agli apostoli e loro successori? Disposizioni ancora oggi valide anche per la Chiesa da Lui istituita. Eccole: diffondere il Vangelo dandone testimonianza con la fede e le opere sulle orme di Gesù, cacciare i demoni, guarire gli ammalati.
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È parola di Dio, mica mia. Quelle che, con terminologia inappropriata, vengono genericamente chiamate ‘messe di guarigione’, servono invece soltanto a implorare fiduciosamente la Misericordia Divina a ristoro delle nostre umane miserie. Quelle che tutti, come tante nuove croci, portiamo addosso quotidianamente, nel giornaliero itinerario di ritorno a Dio. E che, grazie anche alla preghiera di domanda e intercessione corretta, sincera e semplice di tanti buoni, irreprensibili, operosi sacerdoti confidenti e fiduciosi soltanto nell’Amore del Signore, diventano terreno fertile all’azione della Grazia di Gesù, qualora quanto richiesto in preghiera stessa sia pienamente previsto e afferente alla sola Volontà del Padre. Come cattolico, ho avuto modo di partecipare – il sottoscritto, come anche tante altre migliaia di persone in Italia e anche dall’estero in più di vent’anni, che altrettanto in tal senso possono darne concreta e attendibile testimonianza – alle celebrazioni eucaristiche del ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus’, comunità di preghiera torinese che nel dicembre 2017 proprio grazie a Lei, Eccellenza Reverendissima, ha conseguito il riconoscimento canonico ufficiale di comunità di preghiera a tutti gli effetti. Celebrazioni seguite tutte da un tempo di adorazione eucaristica con preghiere di domanda e intercessione per malati, bisognosi, poveri e sofferenti (tutt’altro, sia ben chiaro, rispetto alle cosiddette ‘messe di guarigione’ cui invece fa riferimento il documento della Conferenza Episcopale Piemontese), in cui fede sincera, attinenza alle norme liturgiche vigenti e compostezza sono da sempre le ben salde e indiscusse linee guida ricorrenti. E sempre il ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus’ proprio per primo dieci anni orsono, nel 2008, accolse l’invito diocesano di Monsignor Arcivescovo Cesare Nosiglia a dar vita a una ‘Mensa dei Poveri’ preserale nel cuore di Torino, in Via Belfiore 12, che sfama ogni sera circa 150 indigenti, alimentata solo dall’immancabile aiuto della Divina Provvidenza: che, come ricorda e insegna San Giuseppe Benedetto Cottolengo, non manca mai. Ringrazio vivamente e di tutto cuore Sua Eccellenza per l’attenzione e l’ascolto attento sin qui prestatimi, per questo che vuole essere soltanto uno spunto per una schietta, sana e costruttiva riflessione condivisa tra un Pastore e un semplice credente.
Ossequioso, Maurizio Scandurra
Sabato 6 ottobre, dalle ore 21:30 Via Courmayeur 5, Torino
La nuova stagione del circolo arci Anatra Zoppa, da oltre 30 anni attivo sul territorio di Barriera di Milano, si apre all’insegna della rinascita. Sempre fedele alla sua missione di condivisione della cultura, l’Anatra Zoppa 2.0 è caratterizzata da un restyling dei locali, dalla forza motrice di un nuovo direttivo e dalla rinnovata formula delle cene di tesseramento. Sabato 6 ottobre, dalle ore 21:30, in occasione della serata di apertura della stagione artistica 2018/2019, il palco del circolo torinese sarà calcato dai ragazzi di Torino Blues Society, in una ricerca delle atmosfere dell’America operaia, lavoratrice e della sua anima più umile; un viaggio “on the road” nell’America delle mille canzoni, delle sale da ballo, delle strade di New Orleans, e delle infinite sfumature. L’ingresso come sempre è libero con tessera Arci. È possibile rinnovare la propria tessera in loco, al costo di 10 euro, o con la rinnovata formula delle nostre cene di tesseramento a 20€ (antipasti + primo + dolce + Tessera ARCI 2018/19)
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Per ulteriori informazioni:
tel: +39 346 678 9706 (Liviu Patrunjel)
e-mail: info@anatrazoppa.it
facebook: fb.com/anatrazoppa
Si è svolto ieri negli uffici della Regione Piemonte, con la presenza dell’assessora regionale al Lavoro Gianna Pentenero e del sindaco di Volpiano Emanuele De Zuanne, l’incontro delle rappresentanze sindacali con i curatori fallimentari di Comital e Lamalu. I curatori hanno confermato che, pur in presenza di accessi alla data room, al 2 ottobre (scadenza dei termini per la presentazione delle offerte di acquisto per le due aziende) non è pervenuta alcuna richiesta e hanno ipotizzato l’apertura di un nuovo bando.In tale contesto i lavoratori sono senza stipendio dal 13 giugno; martedì 9 ottobre è previsto un incontro a Roma al ministero dello Sviluppo economico per esaminare, nell’ambito del «Decreto Genova», la possibilità di consentire l’utilizzo della cassa integrazione anche in presenza di lavoratori con contratto sospeso (la situazione di Comital e Lamalu), mentre mercoledì 10 ottobre è convocata una riunione in Regione Piemonte. Commenta il sindaco di Volpiano Emanuele De Zuanne: «Ci siamo riaggiornati a mercoledì prossimo per conoscere l’esito dell’incontro di Roma. La questione sociale è sostenere le persone che in questo momento sono prive di reddito; il Comune di Volpiano ha modificato il proprio regolamento per consentire l’accesso ai servizi comunali a condizioni agevolate ai lavoratori con contratto sospeso e ha finanziato, insieme alla parrocchia, il fondo di garanzia per il microcredito sviluppato su iniziativa della Diocesi di Torino».
Dal 6 ottobre al 16 dicembre sarà aperta al pubblico la mostra dedicata a Gianni Colonna artista torinese, che ora vive in Monferrato, organizzata da Aleramo Onlus nel Museo Civico di Moncalvo con la presentazione di Giuliana Romano Bussola e Maria Rita Mottola. Gianni Colonna è singolare interprete del paesaggio monferrino trattato attraverso il tema giorno notte in senso metafisico e di realismo magico. La collina, fissata in immagini di essenziale purezza spaziale, è silente, immobile e incontaminata nell’eterno ripetersi dei cicli e ricicli della natura dove gli opposti si riuniscono di continuo nel
tempo; non compare figura umana a cui allude solamente la luce che esce dalla porta di casa. Ogni opera, qualunque sia il tema o il soggetto , ha il titolo giorno notte riportando alla memoria il Giorno e La Notte di Michelangelo artista da lui amato. Legato al figurativo, cultore della Bellezza di immagini durature nel tempo, sovrappone sue creazioni su precedenti dipinti dei grandi del passato
come “Il riposo nella fuga in Egitto” di Caravaggio, La “Flagellazione di Cristo” di Piero della Francesca ed altre di Rembrandt, Velasquez, Gentileschi ma anche di artisti più vicini a noi quali Morbelli, De Chirico, Balthus, Max Ernst. Per la prima volta in assoluto, è esposto nel Museo di Moncalvo un suo dipinto giovanile col tema del circo del periodo Blu e Rosa di Pablo Picasso.
“Si impegna il Presidente Chiamparino a perseguire tutte le soluzioni utili per affermare la candidatura dei Comuni olimpici, disponibili a condividere l’organizzazione, per ospitare in Piemonte le Olimpiadi delle Alpi”, questa la richiesta dell’ordine del giorno presentato dal presidente del Movimento Nazionale per la Sovranità, Gian Luca Vignale e che oggi ha ottenuto il parere favorevole della giunta e dell’intera maggioranza consiliare. “Dopo che il Sindaco Appendino ha preferito rinunciare alle Olimpiadi del 2016 piuttosto che perdere la propria maggioranza – sbotta Vignale – diventa indispensabile il ruolo della Regione e dei sindaci dell’arco alpino olimpico piemontese”. “Nulla è ancora perduto – dichiara il presidente del gruppo consiliare MNS – e ora non bisogna perdere tempo prezioso in polemiche o giudizi. Le responsabilità sono evidenti, ma ora bisogna agire uniti per provare a dare al Piemonte un’occasione unica come i giochi olimpici. Per questo serve che Chiamparino, anziché stare alla finestra, tiri fuori la voce e assuma il ruolo di governatore che gli è stato affidato. Esattamente come Zaia è riuscito ad inserire Cortina, così il presidente della regione Piemonte oggi può ancora lavorare per sostenere la candidatura delle Valli Olimpiche”. “Nonostante in molte occasioni non
ho mancato di attaccare lui e la sua Giunta –continua Vignale – se sarà necessario sarò al fianco suo e dei sindaci dei comuni olimpici”. “Il Coni può ancora modificare il documento – conclude -. Né Milano né Cortina hanno gli impianti oggi perfettamente operativi delle vallate olimpici. Perdere questo patrimonio e doverne costruire di nuovo sarebbe una scelta scellerata e dispendiosa. Ma serve una voce ferma e determinata che riesca a far capire al Coni per quale motivo il Piemonte può essere l’elemento più importante della candidatura italiana”.
L’ordine del giorno, infine, invita la città di Torino – senza alcun onere per le casse comunali – a mettere a disposizione gli impianti ex-olimpici per poter ospitare le discipline del ghiaccio.
Il testo sarà approvato nella prossima seduta consiliare.
FINO AL 21 GENNAIO 2019
Una piazza Castello affollata all’inverosimile. Membri del clero, militari, borghesi, nobiluomini e nobildonne con abiti ampi e lussuosi, cappelli e cappellini, popolani e popolane, gente d’ogni età ed estrazione sociale
Tutta la città sembra esser lì. In tanti sono ammassati ai balconi e sui tetti delle case. In piazza, in primo piano, ci sono perfino cagnolini che s’aggirano spaesati o s’accucciano inquieti in attesa che cessi il gran clamore. Sullo sfondo il Palazzo Reale, allora Palazzo Ducale. L’occasione è di festa e di solenne richiamo. 1684: siamo a Torino, nel cuore (già allora) della città e l’occasione è l’Ostensione della Sindone per il matrimonio di Vittorio Amedeo II con Anna d’Orléans. Si apre con questo grandioso dipinto di Pieter Bolckmann (pittore di origini olandesi, operante a Torino dal 1679) la mostra “La Sindone e la sua immagine. Storia, arte e devozione”, inaugurata il 28 settembre scorso nel Museo Civico di Arte Antica di Palazzo Madama a Torino, per celebrare la riapertura (dopo quasi trent’anni di lavori seguiti al devastante incendio dell’11 aprile 1997) della restaurata Cappella della Sindone, opera di Guarino Guarini. Curata da Clelia Arnaldi di Balme, conservatore del Museo, con la consulenza scientifica di Gian Maria Zaccone, direttore del Centro Internazionale di Sindonologia, e allestita sotto la saggia regia di Loredana Iacopino nella Corte Medievale del Palazzo, dove sulla parete di fondo era già ben visibile un affresco raffigurante l’Ostensione del 1642 (che doveva celebrare la fine delle ostilità fra Cristina di Francia, la Madama Reale, e i cognati Principe Tommaso e Cardinale Maurizio), la rassegna mette insieme un’ottantina di pezzi, in cui si riflette la storia della Sindone e le diverse funzioni delle immagini che l’hanno riprodotta, nel corso di cinque secoli, dal 1578, quando il Sacro Lino per volere di Emanuele Filiberto di Savoia fu
trasferito da Chambéry a Torino (nella chiesa di Santa Maria del Presepe, dove oggi sorge la chiesa di San Lorenzo), fino ad oggi. Un suggestivo “racconto storico attraverso le arti decorative”: questo vuole essere, per i curatori, la mostra organizzata in collaborazione con il Polo Museale del Piemonte e che s’avvale di opere provenienti dal Castello di Racconigi, dalla Fondazione Umberto II e Maria José di Savoia che ha sede a Ginevra, oltreché dal Museo della Sindone di Torino e dalle stesse collezioni di Palazzo Madama. Fra i quadri esposti, molti erano già presenti nel 1931 a Palazzo Madama, in occasione del matrimonio di Umberto di Savoia con la principessa Maria del Belgio. Incisioni, disegni e dipinti su carta, su seta o pergamena, ricami, ghirlande fiorite e insegne processionali: davvero varie le tecniche asservite, nel corso dei secoli, a raffigurazioni realizzate con altrettanto varie finalità. Si va infatti da immagini celebrative dinastiche (che legano a stretto filo la Sindone e i Savoia per i quali il Sacro Lino diventa e si mantiene nel tempo strumento di legittimazione del potere) a lavori – alcuni di alto livello esecutivo, altri più modesti e improvvisati
– dagli evidenti scopi devozionali. Dalle opere di pregevole manifattura (vedasi:“La Vergine, il beato Amedeo di Savoia e San Giovanni Battista sorreggono la Sindone” affresco del 1650 attribuito all’astigiano, pittore di corte, Giovanni Grattapaglia o la tempera su pergamena “Sindone presentata da angeli, la Veronica e i simboli della Passione” del bresciano Antonio Parentani, attivo in Piemonte dal 1599 al 1622) ai toccanti e popolari ex-voto. Come la placca d’argento, messa a disposizione dai Musei Reali, rappresentante la Città e realizzata in ringraziamento alla Sindone per aver limitato i danni della peste del 1632, quella di manzoniana memoria, e per un caso salvatasi dall’incendio della cappella del Guarini, dov’era stata “incassata” fino alla metà degli anni Novanta nell’altare del Bertola. Autentico capolavoro, il “Crocifisso” in legno e avorio di Pietro Piffetti, accanto alle raffigurazioni della “Veronica”, personaggio femminile ricordato nei Vangeli Apocrifi (prima guarita da Gesù e poi identificata con la donna che durante l’ascesa al Calvario asciugò il sudore dal volto del Cristo, la cui immagine rimase impressa sul velo così impiegato) e l’incisione di Giovanni Francesco Testa, per la “Prima ostensione della
Sindone a Torino alla presenza di Carlo Borromeo” (1578). E poi ancora chicche e documenti storici di notevole rilievo. Fra tutti, provenienti entrambi dal Museo della Sindone: il Cofanetto in legno del XV secolo con decoro in madreperla (che servì a trasportare la reliquia a Torino il 5 settembre del 1578 e in cui il Sacro Lino restò racchiuso fino al 1606) e la macchina fotografica da campo utilizzata dall’avvocato-fotografo astigiano Secondo Pia, il primo a documentare fotograficamente la Sindone nel 1898, con immagini straordinarie che rivelarono per la prima volta la natura di negativo fotografico del Sacro Lino, aprendo di fatto la strada – lunga e ancora oggi incompiuta – alla “storia scientifica” del Sudario.
Gianni Milani
“La Sindone e la sua immagine. Storia, arte e devozione”
Palazzo Madama – Corte Medievale, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 – www.palazzomadamatorino.it
Fino al 21 gennaio 2019 – Orari: lun. – dom. 10/18, chiuso il martedì.
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