redazione il torinese

Ztl a pagamento e prolungata? Tronzano dice no

Non solo dibattito sì-tav o no-tav. Un altro tema molto sentito in città è quello dell’annunciato inasprimento della zona a traffico limitato voluto dal Comune. Contro l’ingresso a pagamento e  l’estensione delle limitazioni, soprattutto nei confronti di chi per lavoro necessita dell’uso dell’auto, si schiera Forza Italia che, su iniziativa del vicecapogruppo azzurro in Consiglio regionale, Andrea Tronzano, organizza un incontro in Circoscrizione 1 venerdì 23 novembre alle 18.

Il vice sindaco nella piazza no-Tav

/

La capogruppo M5S a Palazzo Civico, Valentina Sganga, ha spiegato che il movimento parteciperà alla manifestazione no-Tav dell’8 dicembre senza bandiere, con consiglieri e assessori. Presente anche il vicesindaco Montanari con fascia tricolore, su delega della  sindaca Appendino. La Città di Torino non sarà invece rappresentata dai simboli ufficiali:  stemma, gonfalone e bandiera”. In un primo tempo, dopo le dichiarazioni del consigliere grillino Carretto, secondo il quale la sindaca sarebbe stata in piazza con i simboli della Città, aveva suscitato polemica da parte delle opposizioni in Sala Rossa.

Nuoto: i risultati dei piemontesi

www.federnuoto.piemonte.it

NUOTO – TROFEO MUSSI-LOMBARDI-FEMIANO, I RISULTATI DEGLI ATLETI PIEMONTESI
La stagione del nuoto in vasca corta ha fatto tappa a Livorno per il tradizionale Trofeo Mussi-Lombardi-Femiano, ultimo appuntamento nazionale prima degli Assoluti (Riccione, 30 novembre-1 dicembre) e momento importante già in vista dei Mondiali in vasca corta, in programma a Hangzhou dall’11 al 16 dicembre. Volerà in Cina Erica Musso, 24enne atleta delle Fiamme Oro che da inizio stagione di allena all’Aquatica Torino, oggi seconda nei 200 stile libero in 1’57”35 a soli cinque centesimi da Laura Letrari. Medaglia d’argento anche per Luisa Trombetti (Fiamme Oro/Rari Nantes Torino), nei 200 misti in 2’11”28 alle spalle di Ilaria Cusinato (2’08”74), e per Aurora Petronio (Fiamme Gialle/Rari Nantes Torino), nei 100 farfalla in 1’00”44 per soli undici centesimi dietro a Stefania Pirozzi (1’00”33). Aurora è salita sul podio anche al termine dei 50 farfalla, terza in 28”22 dietro a Costanza Cocconcelli (26”88) e Elisa Bassi (27”93). Bronzo anche per Francesca Fresia, nei 50 dorso in 28”42 alle spalle di Silvia Scalia (26”70, nuovo record italiano), e Martina Cenci (27”85).
L’articolo completo su https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/appro_new.asp?id_info=20181118004124&area=1&menu=agonismo&read=nuoto

NUOTO PER SALVAMENTO – CAMPIONATO REGIONALE ASSOLUTO, I RISULTATI
Nuoto per salvamento protagonista nel fine settimana al Palazzo del Nuoto di Torino, sede del Campionato Regionale Assoluto. La manifestazione si è aperta sabato con le prime tre prove ed è proseguita ieri con i due turni di gara del mattino e del pomeriggio. Si è trattato del primo appuntamento della stagione agonistica di Piemonte e Valle d’Aosta per quanto riguarda il nuoto per salvamento, importante banco di prova per molti atleti anche in vista dei Campionati Italiani Assoluti, in programma a Milano a metà dicembre. Buona la partecipazione, con quasi 250 atleti iscritti in rappresentanza di 16 società (provenienti anche da Liguria e Lombardia) e per un totale di oltre 850 presenze gara. Sul gradino più alto del podio della classifica per società è salita la Sa-Fa 2000 Torino, davanti a GS Vigili del Fuoco Salza e Rari Nantes Torino. A livello individuale da segnalare i tre titoli di Cristian Barbati (Rari Nantes Torino) e i due delle compagne di squadre Greta Pezziardi e Francesca Cristetti. Tre le staffette conquistate dalla Sa-Fa 2000.
Il resoconto della prima giornata di gare su https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/appro_new.asp?id_info=20181117220058&area=6&menu=agonismo&read=salvamento
Il resoconto della seconda giornata di gare su https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/appro_new.asp?id_info=20181118215528&area=6&menu=agonismo&read=salvamento

NUOTO PER SALVAMENTO – MONDIALI MASTER, ATLETI PIEMONTESI IN TRIONFO NELLE GARE IN VASCA DI ADELAIDE
Sei ori, quattro argenti e sei bronzi; tredici medaglie individuali e tre in staffetta, accompagnate da sei nuovi record italiani di categoria. Volano gli atleti Master azzurri impegnati ai Mondiali di nuoto per salvamento di Adelaide. Cinque di loro (su sei volati in Australia) sono piemontesi o tesserati per una società piemontese e nelle tre giornate di gare in vasca sono saliti complessivamente ben sedici volte sul podio, spiccando in tutte le specialità del programma.
L’articolo completo su https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/appro_new.asp?id_info=20181118134828&area=6&menu=agonismo&read=salvamento

Pernigotti e l’alimentare italiano

Lo shopping straniero dei prodotti e marchi dell’alimentare italiano va avanti da ameno trent’anni , senza sosta. Tanto per citarne alcuni: Barilla, Parmalat, Bertolli, Carapelli, Sasso, Star, Garofalo e ancora, il passaggio di mano, del 25 per cento della proprietà del riso Scotti dalla famiglia Pavese al colosso industriale spagnolo Ebro Foods

Per restare in Piemonte, senza che nessuno se ne sia accorto, registriamo inoltre la vendita della catena di Gelaterie Torinesi Grom alla multinazionale Unilever e quella della Pernigotti, dal Gruppo Averna che deteneva l’intero capitale dell’azienda piemontese, al gruppo turco Toksoz. Praticamente, si vende il Made in Italy, ma casi di acquisto da parte italiana non ce ne sono. Del resto, non è che al Gruppo Ferrero Spa, sia mai venuto in mente di comprare qualche cioccolatino piemontese oppure qualche prodotto alimentare straniero. Speriamo che alla società albese non venga in mente di “cedersi” a mani straniere, come è già avvenuto, per altri gloriosi marchi. Torniamo al caso Pernigotti di cui si è parlato in Consiglio regionale Piemonte e alla Camera dei Deputati. In Piemonte c’è stato una proposta di Ordine del giorno dei consiglieri regionali Marco Botta e Gian Luca Vignale accettato all’unanimità a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio. “La Regione Piemonte, attraverso la finanziaria Finpiemonte, verificherà “la possibilità di acquisire dalla Toksoz il marchio Pernigotti, i suoi brevetti e lo stabilimento di Novi Ligure” e darà mandato a Finpiemonte “di individuare un soggetto che rilevi l’azienda e garantisca la produzione sul territorio piemontese”. Alla finanziaria regionale spetterà, infine, la definizione delle “clausole contrattuali a tutela della continuità aziendale in Piemonte e dei connessi livelli occupazionali. “A fronte –continuano Botta e Vignale- di aziende non europee che fanno shopping di aziende italiane con fondi dello stato a cui appartengono non è più possibile non mettere in campo misure straordinarie”. “Non è mai troppo tardi“, per citare una celebre trasmissione televisiva e ci auguriamo che il domani ci riservi meno amare sorprese, ma più speranza per le generazioni che verranno. Ovviamente, ci vorrebbe una determinazione a progredire che non avvertiamo.

Tommaso Lo Russo

 

 

Falla di Instagram: password a rischio?

Una falla di sicurezza che ha colpito Instagram ha esposto le password di alcuni utenti. Ne dà notizia la stessa azienda di proprietà di Facebook. L’incidente, già risolto, riguarda la funzione che permette agli utenti di scaricare  i loro dati, in ottemperanza alla nuova normativa per la privacy. Spiega Instagram che la falla avrebbe causato l’inclusione della password di un profilo all’interno dell’indirizzo web  usato per scaricare i dati personali.

Assegnati i “Piemonte Food Awards”

Sono state 128 le aziende di 9 categorie che si sono proposte per puntare a vincere la prima edizione dei Piemonte Food Awards

Ospiti speciali presenti al Galà tra cui una giornalista coreana BAEK NANG YONG che scriverà in merito all’evento e coinvolgerà i vincitori in alcune iniziative commerciali con gruppi di coreani che arriveranno in Italia. Dario Ujetto blogger conosciuto per il suo Blog EAT PIEMONTE, Paola Uberti anche lei blogger e ideatrice di LIBRICETTE tutte dedicate alle specialità e Km 0 e per questa occasione scriverà delle ricette utilizzando i prodotti dei vincitori di questa edizione. Il pezzo forte della serata è stata la presenza  di Umberto Montano ideatore del creativo e innovativo progetto sulle eccellenze del Mercato Centrale di Firenze, poi di Roma e dal prossimo marzo anche a Torino nel ristrutturato Palafuksas. La serata è andata avanti anche alla presenza del Consigliere regionale Elvio Rostagno in rappresentanza dell’assessore Ferrero, assenza giustificata dai numerosi impegni e per concludere la sindaca del comune di Carmagnola. Già alla quarta edizione in Sardegna, la terza in Toscana e la seconda in Puglia dove sono ad ogni edizione arriva un grandissimo successo. Il Piemonte si prepara a ospitare questo straordinario evento che si prefigge di valorizzare ulteriormente le aziende che producono eccellenza, anche quelle di piccole dimensioni che potranno confrontarsi finalmente anche con le grandi realtà. Con il Patrocinio della Regione Piemonte, Coldiretti, Accademia dei Georgofili.

Il premio Piemonte Food Awards nasce per celebrare l’impegno e la competenza nel settore agroalimentare, in questo momento in grande ascesa e con forti prospettive di sviluppo nel mercato estero, con un idea certamente vincente e particolarmente democratica, in quanto permette tramite le degustazioni alla cieca da parte dei giudici di poter premiare anche piccole aziende ma di grande qualità. “ E’ stata una edizione particolarmente “sudata” come tutte le prime edizioni, dichiara Donato Ala giornalista e consulente di eventi, ideatore e organizzatore dei Food Award regionali, ma sono certo che ora dopo aver visto con quanta serietà portiamo avanti questo progetto saranno tantissime le aziende che si aggiungeranno la prossima edizione prevista a Torino il prossimo autunno. Voglio ringraziare di cuore tutti i nostri sponsor, la Regione Piemonte, Coldiretti, Accademia dei Georgofili che hanno creduto in questa collaborazione, i presidenti di giuria e i giurati che dedicheranno del loro tempo, senza di loro non sarebbe possibile realizzare questo evento. Ora è arrivato il momento di valorizzare questo segmento che per il Piemonte è molto importante.

***

Su www.piemontefoodawards.com dove potranno trovare il regolamento dettagliato, mentre foto e video della serata sulle pagine facebook di piemontefoodawards

***

Queste le aziende che sabato sera durante una splendida serata di gala presso il Golf La Margherita hanno ritirato il premio:

CATEGORIA RISO

VINCITORE ACQUERELLO

MENZIONE SPECIALE

RAZZA77

ACQUA E SOLE

RISO GOIO

CATEGORIA PASTA

VINCITORE INAUDI

MENZIONI SPECIALI

GASTRONOMIA DEL PINO

MARABOTTO

MB PASTIFICIO

CATEGORIA FORMAGGI

VINCITORE LA GIUNCA

MENZIONI SPECIALI

CASEIFICIO ROSSO

CASEIFICIO VALLE MACRA

LE TOME DI VILLA

CATEGORIA SALUMI

VINCITORE LUISET

MENZIONI SPECIALI

I BINARI DEL GUSTO

CATEGORIA CIOCCOLATO

VINCITORE

ELLIE’ PASTICCERIA

MENZIONE SPECIALE

MAINERO CICCOLATO

CATEGORIA DOLCI

VINCITORE LA DOLCE LANGA

MENZIONI SPECIALI

GALUP

PASTICCERIA MASSERA

BUONO COME IL PANE

PASTICCERIA BRIGNONE

MORIONDO VIRGINIO

PASTICCERIA SCALENGHE

CATEGORIA GELATO

 

VINCITORE

 

NIVA GELATERIE

CATEGORIA NOCCIOLE

VINCITORE ALTA LANGA

MENZIONE  SPECIALE

LUIGINA RONCO

CATEGORIA VINI

VINCITORE TENUTE SELLA

MENZIONI SPECIALI

MOLINETTO CARREA

FONTECHIARA

AVIGNOLO

CATEGORIA SPECIALI

VINCITORE MAURO BERTOLA

MENZIONE SPECIALE

RONCO ELONORA

TERRAMIA ONLUS

CATEGORIA TARTUFI E FUNGHI

VINCITORE

TARTUFLANGHE

MENZIONE

INAUDI

CATEGORIA BIRRA

VINCITORE

SORALAMA

MENZIONI SPECIALI

BIRRA LA TRESCA

MADEINOSSOLA

“FACCIA DA GALERA”

Mercoledì 21 novembre ore 15,30

Aula Magna del Liceo M. d’Azeglio – Via Parini 8, Torino

Mercoledì 21 novembre alle 15,30, nell’ambito degli incontri culturali organizzati dall’Unitre Torino per i suoi soci, si terrà l’incontro “Faccia da galera”. L’evento si svolgerà nell’Aula Magna del Liceo Classico Massimo D’Azeglio, in via Parini 8 a Torino, e sarà moderato da Giuseppe Ardito, docente di “Antropologia e biologia umana” e Vicepreside dell’Unitre Torino. Interverranno: il prof. Massimo Centini, docente del corso “Storia della criminologia” e il Dott. Rodolfo Neri, medico e scrittore.

L’incontro si concentrerà sui tentativi fatti, dalla scienza del passato, per giungere all’identificazione delle peculiarità criminali di un uomo sulla base del suo aspetto e della sua anatomia. Un retaggio lombrosiano che ha lasciato tracce profonde nell’immaginario e nei luoghi comuni: da come una persona è fatta spesso crediamo sia possibile comprendere come quella persona è.

Ingresso libero ad esaurimento posti.

Per informazioni: dal lunedì al venerdì ore 9.30-11.30 e 15.30-17.30 presso Unitre Torino, Corso Trento 13, scala A

La tragedia balcanica degli anni ’90 del secolo scorso: una storia rimossa?

In questo momento storico l’Unione Europea non gode certo di particolare favore e suona vana, se non fastidiosa la voce di chi ricorda che il suo principale merito è stato quello di aver garantito (finora) settantatré anni di pace nel Vecchio Continente (e per questo è stato insignita nel 2012 del Premio Nobel per la Pace).

Anche quest’affermazione, comunque, – vera se si fa riferimento ai principali Stati nazionali, quali Francia, Germania e Inghilterra che in pace sono davvero rimasti per tutto questo tempo, fatto assolutamente unico nella storia europea di sempre – deve essere corretta: non si è trattato di una pace “assoluta”, se non si vuole scriteriatamente dimenticare la serie di conflitti nella ex Jugoslavia scoppiati negli anni Novanta del secolo scorso.Una tremenda pagina di storia, non ancora adeguatamente meditata, che ha rappresentato il primo, vero ed innegabile, fallimento dell’azione diplomatica e politica lato sensu dell’UE.

Per cercare di fare il più possibile chiarezza e riportare l’attenzione su queste guerre – soprattutto per le generazioni più giovani, per i ventenni/trentenni che di ciò raramente hanno sentito parlare, e non certo a scuola, stante l’incuria in cui versa da decenni l’insegnamento di tale disciplina, né presa in considerazione nei test Invalsi né particolarmente amata dagli ultimi Ministri e alti dirigenti del MIUR, almeno dai tempi di Luigi Berlinguer in poi – è stato organizzato nel pomeriggio di giovedì 15 novembre in Sala Scimé a Mondovì  dalla Sezione dell’ANPI di Mondovì (CN) e dalla Delegazione di Cuneo dell’AICC, in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea di Cuneo, col Centro Studi Monregalesi, con Gli Spigolatori, l’Unidea, la Sezione Fidapa, il Liceo “Vasco-Beccaria-Govone” e col patrocinio della Città di Mondovì, il Convegno Nel cuore dei Balcani al tramonto del secolo breve.

Tre gli interventi:  ha introdotto il sottoscritto, con una premessa dal titolo Anche gli Stati muoiono: la fine della Jugoslavia; poi il Prof. Gigi Garelli ha trattato il tema, quanto mai attuale, dell’artata identificazione dell’ “altro” come “il nemico” con una articolata relazione dal titolo, appunto, Come ti costruisco il nemico. La regione dei Balcani dal sogno di Tito all’incubo di Srebenica; infine il giornalista Marco Travaglini ha parlato, con commozione e da profondo conoscitore della cultura slava, della situazione di Sarajevo in particolare e di tutta quella martoriata zona, riprendendo molte considerazioni dal suo recente libro Bosnia, l’Europa di mezzo. Viaggio tra guerra e pace, tra Oriente e Occidente (Ed. Infinito, 2015).Breve la vita dello Stato jugoslavo, durato nemmeno un secolo: dal 1918 quand’era Regno dei Serbi, Croati e Sloveni per passare al 1929 quando assunse il nome di Regno di Jugoslavia e per concludersi ufficialmente il 3 settembre 2003. In quel lasso di tempo, nel 1941 ci fu l’alleanza con Germania ed Italia, ma poi un colpo di Stato ruppe tale accordo e determinò l’invasione del Paese e ben dieci giorni di bombardamento ininterrotto su Belgrado, con conseguente resa dell’esercito e smembramento del Paese.  Sempre nello stesso anno, nel 1941, iniziò però anche la guerra di Resistenza e si creò il 27 giugno il comando supremo delle formazioni partigiane guidate dal capo del Partito Comunista, Josip Broz Tito: ancora molto discussa e tutta da studiare sine ira et studio la complessa vicenda dell’occupazione italiana di quei territori, che è passata dalla definizione di “occupazione allegra” – col carattere falsamente autoassolutorio della solita diagnosi di “Italiani brava gente” – a quella di Italiani “bruciacase”. Il 28 novembre 1945 nacque la Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia, diventata nel 1963 Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia: significativo lo stemma, sei fiaccole (i sei gruppi etnici) a costituire un’unica fiamma (l’unità dello Stato), circondata da spighe di grano (riferimento all’agricoltura e al popolo lavoratore) congiunte in cima da una stella rossa (il Partito Comunista). La Jugoslavia dapprima fu alleata dell’URSS, poi si defilò sempre più sino a mettersi a capo nel 1956 del movimento dei Paesi non allineati (l’allora detto “Terzo Mondo”), assieme all’Egitto di Nasser e all’India di Nehru. Fu dopo la morte del Maresciallo (4 maggio 1980) che quello che Garelli definisce “il sogno di Tito” (certamente non immune da eccessi dittatoriali e da un culto della personalità percepibile persino in una filastrocca che suonava così: Sei stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e un solo Tito),  cioè quello di mantenere unito un miscuglio di popoli rispettandone e valorizzandone le diversità, ebbe vita brevissima: fallì l’idea delle presidenze collegiali, escogitata per garantire l’assoluta parità dei popoli jugoslavi (davvero impressionante il numero dei  deboli successori di Tito, elencati rapidamente in successione e rimasti in carica ciascuno per brevissimo tempo), finché nel 1986 emerse la personalità di Slobodan Milošević,  che divenne capo carismatico e restauratore del tema della “Grande Serbia”, con slogan chiarissimi quali: “Serbia è dove c’è un Serbo”, vivo o morto, non importava. Altre personalità  si distinsero progressivamente:  Franjo Tudjman, uno dei più giovani generali di Tito divenuto primo presidente della Croazia; Radovan Karadžić e Ratko Mladić, entrambi poi accusati di crimini di guerra e di genocidio… tutti personaggi che esaltarono i nazionalismi, arrivando a teorizzare la mostruosità della “pulizia etnica”. Si passò così dalla pacifica convivenza di etnie e religioni diverse (i serbo-bosniaci ortodossi; i croato-bosniaci cattolici; i bosniaco-islamici) alla sistematica e delirante “creazione del nemico”, come  evidenziato da Garelli. Dal 1991 iniziò il processo di proclamazione delle autonomie di Slovenia, Croazia, Bosnia, riconosciute l’anno dopo dall’ONU; dal 1991 al 1995 ci fu la guerra in Croazia, che si intersecò e sovrappose a quella in Bosnia (1992-5) con momenti assolutamente tragici:

  • l’assedio di Sarajevo (5 aprile 1992-29 febbraio 1996, protrattosi quindi oltre la fine stessa del conflitto, il più lungo assedio della storia del sec. XX, ben più lungo di quello di Stalingrado, durato dal 17 luglio 1942 al 2 febbraio 1943);
  • l’insensata distruzione del ponte di Mostar (9 novembre 1993: ne fu responsabile il generale Slobodan Praljak, che il 29 novembre 2017 fu condannato dal Tribunale dell’Aia a vent’anni di carcere per crimini di guerra: dopo la lettura della sentenza, Praljak ingurgitò una fialetta di cianuro e la sua morte fu ripresa in diretta dalle telecamere presenti in aula);
  • il massacro di Srebrenica (6-25 luglio 1995), quando l’esercito serbo-bosniaco agli ordini di  Ratko Mladić sterminò più di ottomila musulmani, maschi tra i 12 e i 27 anni, separati da donne e bambini e poi sepolti in fosse comuni, nonostante quella zona fosse stata dichiarata demilitarizzata e posta sotto la protezione dell’ONU.

Nel novembre 1995 l’Accordo di Dayton pose termine alla guerra e fu ratificato poi il 14 dicembre 1995 a Parigi, con la creazione di due entità distinte (la Federazione croato-musulmana e la Repubblica SRPSKA).

Oggi, quello che era un unico Stato è stato sostituito da ben sei Paesi: la Bosnia-Erzegovina con capitale Sarajevo; la Croazia con capitale Zagabria; la Macedonia con capitale Skopje; il Montenegro con capitale Podgorica; la Serbia con capitale Belgrado; la Slovenia con capitale Lubiana.

Marco Travaglini ha visitato tante volte Sarajevo e quei luoghi martoriati: la sua è una testimonianza diretta, da giornalista particolarmente sensibile agli aspetti umani. Tante le suggestioni e i momenti di commozione che ha trasmesso, foriere di riflessioni destinate a maturare in ciascuno di noi del pubblico. Egli ha giustamente parlato di “psiconazionalismo” per spiegare come un solo popolo, quello slavo, dopo un lunghissimo periodo di coesistenza rispettosa e pacifica di diversi culti e tradizioni religiose, abbia potuto massacrarsi in modo così orrendo; ha insistito sul micidiale valore simbolico rappresentato dal bombardamento del ponte di Mostar, avvenuto nello stesso giorno (9 novembre) in cui solo quattro anni prima si era abbattuto il muro di Berlino: due abbattimenti che non potrebbero essere di segno più opposto. Travaglini  ha evidenziato un’incredibile bizzarria della storia, la martellante ricorrenza di un’altra data, il 28 giugno, giorno di San Vito che è festa nazionale serba, quella che nel suo libro definisce l‘ossessione del 28 giugno e a cui dedica un intero capitolo (pp.147-151) da cui desumo:

–       28 giugno 1389: battaglia di Kosovo Polje (“il Campo dei Merli”), in cui i serbo-bosniaci al comando del principe Lazar Hrebeljanović – proclamato poi Santo dalla Chiesa ortodossa – furono vinti e sterminati dagli Ottomani, che inaugurarono così un dominio di cinque secoli su quelle terre. Esattamente sei secoli dopo, il 28 giugno 1989  Slobodan Milošević pronunciò un famoso discorso in cui risuonò un’affermazione sinistramente profetica: Sei secoli dopo, adesso, noi Serbi veniamo nuovamente impegnati in battaglie e dobbiamo affrontare battaglie. Non sono battaglie armate, benché queste non si possano ancora escludere;

–       28 giugno 1914: data famosissima, l’assassinio a Sarjevo dell’arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia in occasione della loro visita ufficiale proprio per la festa di San Vito ad opera del nazionalista serbo Gavrilo Princip. Fu il casus belli del primo conflitto mondiale, l’inizio di una serie impressionante di sciagure per tutto il Vecchio Continente;

–       28 giugno 1919: la firma del Trattato di Versailles pose termine alla Prima Guerra Mondiale, definita pace anfibia da Winston Churchill, perché di fatto pose anche le premesse per il secondo conflitto mondiale;

–       28 giugno 1921: fondazione da parte del re Alessandro del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni;

–       28 giugno 1948: espulsione del partito comunista jugoslavo dal Cominform e rottura insanabile tra URSS e Jugoslavia;

–       28 giugno 2001: consegna di Milošević al Tribunale Penale Internazionale dell’Aja. Verrà poi trovato morto nel carcere dell’Aja la mattina dell’11 marzo 2006: tre giorni dopo il Tribunale dichiarerà estinta l’azione penale, senza formulare alcuna sentenza. Un’altra vicenda oscura, sulla quale chissà mai se si farà chiarezza;

–       28 giugno 2006: il Montenegro è proclamato il 192esimo Stato membro dell’ONU.

Molte altre le considerazioni di Travaglini, ma credo sia importante soffermarsi sull’accorata analisi che egli ha fatto di Sarajevo, la città che ha “pesato” di più sulla storia dell’intero secolo breve, per usare la definizione di Hobsbawm, quella in cui si abbracciano Oriente e Occidente, nel cui centro stanno quattro luoghi di preghiera, uno musulmano, due cristiani e uno ebraico, a un centinaio di metri l’uno dall’altro, cosa che non esiste in nessun’altra parte del mondo: una città che ospitava un Islam laico, moderato, nella quale sino ancora ad una ventina di anni fa le donne musulmane non indossavano il velo.

Credo valga raccolto l’invito che Travaglini ci rivolge nelle ultime pagine del suo bel libro: Andate a Sarajevo, a Mostar, a Tuzla, s Srebrenica. Ma non andateci con gli occhi svagati dei turisti, ma di chi è disposto a vedere oltre l’apparenza, con la voglia di capire…[…] I Paesi della ex Jugoslavia non hanno ancora trovato stabilità ed equilibrio dopo la sanguinosa guerra degli Anni ’90. È una vicenda che ha radici ben più lontane se, più di cinquant’anni fa Winston Churchill commentava in questo modo la natura di quelle terre: “Gli spazi balcanici contengono più storia di quanta ne possano consumare”. Ci si accorge, senza troppa fatica, che lì nasce e termina, nel sangue, il secolo breve. Tutto finisce e tutto si capisce lì. Basta avere voglia di tenere gli occhi aperti e mente e cuore sgombri da pregiudizi.

Stefano Casarino 


Neve in arrivo, forse anche in collina

Fiocchi di neve in arrivo dai 400 metri sul Piemonte, possibili anche sulla collina torinese. A Torino prosegue la pioggia, ma ancora per poco:  la perturbazione di questi giorni lascerà spazio al sereno ma anche alle prime gelate notturne. Le piogge  in pianura e la neve in montagna saranno protagoniste il prossimo weekend, poi nuova fase soleggiata e stabile, con temperature nella norma stagionale.