redazione il torinese

“Santa”. Ciò che è stato non muore mai

Paolo in una lettera a Luana, scrive: “avrei voluto essere più presente, capire quell’enorme lato oscuro che portavi sulle tue spalle di finta normalità. Avrei dovuto spiegarti che non dovevi averne paura e che tutti abbiamo una parte che ci spaventa e che ci libera, tutti siamo fatti anche di Santa.”

Siamo alla fine di questo libro, che si presta ad essere portato in scena, scritto dalla giornalista Alessandra Macchitella, edito da Les Flaneurs edizioni con la prefazione di Aldo Cazzullo. Vi sono sopratutto due nomi: Santa e Luana che possono far parte di una stessa realtà, come dire, due facce di una stessa medaglia, due aspetti contrastanti di una stessa persona o anche di due persone diverse, portati all’estremo in lotta, come il bene (Luana) e il male (Santa). A seconda del modo di porsi nell’affrontare la vita e le circostanze da risolvere giorno dopo giorno.

È presente il dubbio se sia più utile per la propria realizzazione, per la propria soddisfazione umana, usare se stessi e gli altri come oggetti in modo leggero e facile, usando le scorciatoie e le furbizie, oppure cercare di fare le cose in modo serio e impegnativo, correndo anche il rischio di faticare di più e di procrastinare i tempi perché si è sfruttati e poco riconosciuti. Ma si è impastati contemporaneamente di questi due aspetti, di queste due personalità, di Santa e di Luana. E non si è mai del tutto Santa e mai del tutto Luana. Appunto, come dice Paolo, il personaggio principale maschile, in una finta normalità c’è da capire in noi quell’enorme lato oscuro, che fa capo, io direi, al mistero del bene e del male, presente in ognuno di noi, che ci portiamo addosso, che ci pesa, che ci spaventa e che ci libera, lui dice. Pertanto anche la migliore Luana, non è escluso che possa commettere, da un giorno all’altro un atto estremo per liberarsi definitivamente dal male (Santa), purtroppo con lo stesso male, illudendosi di essersene liberata, ma in effetti finendo essa stessa soggiogata al male. È l’illusione di liberarsi dal male con il male. Ed è quello che succede nel finale del romanzo, che non vogliamo svelare ed è da brivido. Una conclusione a sorpresa che lascia di stucco e in confusione il lettore. La stessa confusione che prende Paolo che fa fatica a rendersi conto della situazione reale. Tutto ciò induce a pensare ed approfondire l’aspetto della delusione, della disperazione, dell’amore umano e infine della misericordia, che nella storia raccontata nel libro vince e dura come sentimento eterno. Ciò che è stato non muore mai !!! ….questo non a caso è il titolo dell’ultimo paragrafo del libro. “Se qualcuno dovesse chiedermi – scrive Paolo in questa lettera finale a Luana – che cosa è l’amore credo che lo spiegherei con questo. Pensare a una persona ogni giorno della tua vita. Sempre. Quando ti svegli, quando guardi il tramonto, quando leggi un libro bellissimo, quando ti incazzi con il capo…..” Questo è quello che vince eternamente sulla delusione e disperazione, l’amore vero, che può mettere fine ad azioni estreme contro la propria ed altrui esistenza, sperando nella misericordia.Perché la questione vera è come si esce da questa disperazione : “Non sono stato abbastanza e tu, tu sei stata troppo.”….è sempre Paolo che scrive. Quindi il suo amore non è stato sufficiente, ma nemmeno quello di lei lo è stato verso di lui e purtroppo la disperazione ha vinto, la battaglia terrena, vedrete come.

Ma se è vero che ciò che è stato non muore mai, si apre in ultima conclusione, uno spiraglio a cui non si può non dare somma considerazione. È una prospettiva di salvezza che abbraccia, salva e riempie tutto e tutti di significato e che riporta in vita chi la coglie, in una prospettiva nuova, in questo caso Paolo e che non esclude nessuno dei personaggi del libro, gettando una nuova luce su tutte le vicende umane raccontate dalla penna dell’autrice, che si dimostra particolarmente attenta nel riportare la descrizione dei particolari e delle circostanze vissute dai personaggi. E c’è la consapevolezza di una bellezza nuova, completa che mette assieme il corpo e lo spirito, in una luce nuova. Ed è ancora Paolo che scrive, rivolgendosi alla donna amata:”Per colpa tua ho iniziato ad andare in Chiesa la domenica. Prego a un Dio a cui non credo..(…)…mi sveglio di buon’ora e mi raccomando di essere clemente con te. Tanto se esiste, avrà visto quanto sei bella, in tutti i sensi. Ti avrà perdonata …. Non lo so cosa mi aspetta, so che tu sarai al mio fianco, come hai sempre fatto, so che ti amerò sempre e so che non voglio una vita a interruttore spento. Voglio la luce, anche a rischio di bruciarmi la vista.” E pertanto mi sembra quanto mai appropriato concludere con una citazione di don Luigi Giussani :”….non possiamo vivere se non per la fede. Non come propaganda, ma come passione amorosa, perché in cuor mio penso sempre che altrimenti un uomo non può amare la sua donna e una donna non può amare suo figlio, se non con un vuoto disperato. E l’amare con disperazione vuol dire condannare a morte la persona amata” e anche se stessi.

Vito Piepoli

 

"Santa". Ciò che è stato non muore mai

Paolo in una lettera a Luana, scrive: “avrei voluto essere più presente, capire quell’enorme lato oscuro che portavi sulle tue spalle di finta normalità. Avrei dovuto spiegarti che non dovevi averne paura e che tutti abbiamo una parte che ci spaventa e che ci libera, tutti siamo fatti anche di Santa.”
Siamo alla fine di questo libro, che si presta ad essere portato in scena, scritto dalla giornalista Alessandra Macchitella, edito da Les Flaneurs edizioni con la prefazione di Aldo Cazzullo. Vi sono sopratutto due nomi: Santa e Luana che possono far parte di una stessa realtà, come dire, due facce di una stessa medaglia, due aspetti contrastanti di una stessa persona o anche di due persone diverse, portati all’estremo in lotta, come il bene (Luana) e il male (Santa). A seconda del modo di porsi nell’affrontare la vita e le circostanze da risolvere giorno dopo giorno.

È presente il dubbio se sia più utile per la propria realizzazione, per la propria soddisfazione umana, usare se stessi e gli altri come oggetti in modo leggero e facile, usando le scorciatoie e le furbizie, oppure cercare di fare le cose in modo serio e impegnativo, correndo anche il rischio di faticare di più e di procrastinare i tempi perché si è sfruttati e poco riconosciuti. Ma si è impastati contemporaneamente di questi due aspetti, di queste due personalità, di Santa e di Luana. E non si è mai del tutto Santa e mai del tutto Luana. Appunto, come dice Paolo, il personaggio principale maschile, in una finta normalità c’è da capire in noi quell’enorme lato oscuro, che fa capo, io direi, al mistero del bene e del male, presente in ognuno di noi, che ci portiamo addosso, che ci pesa, che ci spaventa e che ci libera, lui dice. Pertanto anche la migliore Luana, non è escluso che possa commettere, da un giorno all’altro un atto estremo per liberarsi definitivamente dal male (Santa), purtroppo con lo stesso male, illudendosi di essersene liberata, ma in effetti finendo essa stessa soggiogata al male. È l’illusione di liberarsi dal male con il male. Ed è quello che succede nel finale del romanzo, che non vogliamo svelare ed è da brivido. Una conclusione a sorpresa che lascia di stucco e in confusione il lettore. La stessa confusione che prende Paolo che fa fatica a rendersi conto della situazione reale. Tutto ciò induce a pensare ed approfondire l’aspetto della delusione, della disperazione, dell’amore umano e infine della misericordia, che nella storia raccontata nel libro vince e dura come sentimento eterno. Ciò che è stato non muore mai !!! ….questo non a caso è il titolo dell’ultimo paragrafo del libro. “Se qualcuno dovesse chiedermi – scrive Paolo in questa lettera finale a Luana – che cosa è l’amore credo che lo spiegherei con questo. Pensare a una persona ogni giorno della tua vita. Sempre. Quando ti svegli, quando guardi il tramonto, quando leggi un libro bellissimo, quando ti incazzi con il capo…..” Questo è quello che vince eternamente sulla delusione e disperazione, l’amore vero, che può mettere fine ad azioni estreme contro la propria ed altrui esistenza, sperando nella misericordia.Perché la questione vera è come si esce da questa disperazione : “Non sono stato abbastanza e tu, tu sei stata troppo.”….è sempre Paolo che scrive. Quindi il suo amore non è stato sufficiente, ma nemmeno quello di lei lo è stato verso di lui e purtroppo la disperazione ha vinto, la battaglia terrena, vedrete come.

Ma se è vero che ciò che è stato non muore mai, si apre in ultima conclusione, uno spiraglio a cui non si può non dare somma considerazione. È una prospettiva di salvezza che abbraccia, salva e riempie tutto e tutti di significato e che riporta in vita chi la coglie, in una prospettiva nuova, in questo caso Paolo e che non esclude nessuno dei personaggi del libro, gettando una nuova luce su tutte le vicende umane raccontate dalla penna dell’autrice, che si dimostra particolarmente attenta nel riportare la descrizione dei particolari e delle circostanze vissute dai personaggi. E c’è la consapevolezza di una bellezza nuova, completa che mette assieme il corpo e lo spirito, in una luce nuova. Ed è ancora Paolo che scrive, rivolgendosi alla donna amata:”Per colpa tua ho iniziato ad andare in Chiesa la domenica. Prego a un Dio a cui non credo..(…)…mi sveglio di buon’ora e mi raccomando di essere clemente con te. Tanto se esiste, avrà visto quanto sei bella, in tutti i sensi. Ti avrà perdonata …. Non lo so cosa mi aspetta, so che tu sarai al mio fianco, come hai sempre fatto, so che ti amerò sempre e so che non voglio una vita a interruttore spento. Voglio la luce, anche a rischio di bruciarmi la vista.” E pertanto mi sembra quanto mai appropriato concludere con una citazione di don Luigi Giussani :”….non possiamo vivere se non per la fede. Non come propaganda, ma come passione amorosa, perché in cuor mio penso sempre che altrimenti un uomo non può amare la sua donna e una donna non può amare suo figlio, se non con un vuoto disperato. E l’amare con disperazione vuol dire condannare a morte la persona amata” e anche se stessi.

Vito Piepoli

 

“Torino – Matera 2019: un dialogo culturale”

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Se ne parla alla “Fondazione Giorgio Amendola”

L’appuntamento é per giovedì 10 gennaio, a partire dalle ore 18,30, presso la Fondazione Giorgio Amendola – Associazione Lucana in Piemonte Carlo Levi ed é inserito nell’ambito della retrospettiva “Carlo Levi e la Basilicata: dal confino a Italia ‘61”, ospitata sempre nelle sale della Fondazione in via Tollegno 52, a Torino, fino al prossimo 28 febbraio. Mostra perfettamente in linea e a tema con un dibattito che al centro vedrà proprio la discussione su quel “rapporto antico” fra Torino e la Basilicata cui molto contribuì l’impegno letterario ed artistico di Carlo Levi, durante e dopo i mesi del confino politico trascorsi ad Aliano, modesto centro in provincia di Matera, e teatro per lui di un’esperienza fortemente toccante sul piano umano, da cui nascerà, a metà degli anni ’40, il suo “Cristo si è fermato a Eboli”, appassionato e suggestivo diario intimo al pari dei quadri in cui il Levi-pittore seppe mirabilmente tradurre la cruda realtà di terre e uomini e donne “invisibili” al mondo in pagine di graffiante e vigoroso realismo. “Difficile pensare – sottolinea in proposito Prospero Cerabona, presidente della Fondazione Giorgio Amendolache ci sarebbe stata Matera ‘Patrimonio dell’Unesco 1993’ e ‘Capitale Europea della Cultura 2019’, senza l’impegno di Levi, indomito e convinto ‘torinese del Sud’”. Su questi concetti – ricordiamo che Matera sarà ufficialmente proclamata Capitale Europea della Cultura il 19 gennaio prossimo – si confronteranno nell’incontro di domani, Antonella Parigi, assessora alla Cultura della Regione Piemonte e Roberto Cifarelli, assessore alla Cultura della Regione Basilicata. A introdurre l’incontro, Domenico Cerabona (Fondazione Giorgio Amendola); moderatore, Daniele Valle, presidente della Commissione Cultura del Consiglio Regionale del Piemonte.

g.m.

 

Carlo Levi: “Autoritratto”, olio su tavola, 1935 

"Torino – Matera 2019: un dialogo culturale"

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Se ne parla alla “Fondazione Giorgio Amendola”
L’appuntamento é per giovedì 10 gennaio, a partire dalle ore 18,30, presso la Fondazione Giorgio Amendola – Associazione Lucana in Piemonte Carlo Levi ed é inserito nell’ambito della retrospettiva “Carlo Levi e la Basilicata: dal confino a Italia ‘61”, ospitata sempre nelle sale della Fondazione in via Tollegno 52, a Torino, fino al prossimo 28 febbraio. Mostra perfettamente in linea e a tema con un dibattito che al centro vedrà proprio la discussione su quel “rapporto antico” fra Torino e la Basilicata cui molto contribuì l’impegno letterario ed artistico di Carlo Levi, durante e dopo i mesi del confino politico trascorsi ad Aliano, modesto centro in provincia di Matera, e teatro per lui di un’esperienza fortemente toccante sul piano umano, da cui nascerà, a metà degli anni ’40, il suo “Cristo si è fermato a Eboli”, appassionato e suggestivo diario intimo al pari dei quadri in cui il Levi-pittore seppe mirabilmente tradurre la cruda realtà di terre e uomini e donne “invisibili” al mondo in pagine di graffiante e vigoroso realismo. “Difficile pensare – sottolinea in proposito Prospero Cerabona, presidente della Fondazione Giorgio Amendolache ci sarebbe stata Matera ‘Patrimonio dell’Unesco 1993’ e ‘Capitale Europea della Cultura 2019’, senza l’impegno di Levi, indomito e convinto ‘torinese del Sud’”. Su questi concetti – ricordiamo che Matera sarà ufficialmente proclamata Capitale Europea della Cultura il 19 gennaio prossimo – si confronteranno nell’incontro di domani, Antonella Parigi, assessora alla Cultura della Regione Piemonte e Roberto Cifarelli, assessore alla Cultura della Regione Basilicata. A introdurre l’incontro, Domenico Cerabona (Fondazione Giorgio Amendola); moderatore, Daniele Valle, presidente della Commissione Cultura del Consiglio Regionale del Piemonte.

g.m.

 
Carlo Levi: “Autoritratto”, olio su tavola, 1935 

Dalla Norvegia riparte il 2019 di Bardonecchia

BARDONECCHIA LANCIA UNA NUOVA CAMPAGNA DI PROMOZIONE NEL GRANDE NORD

In ricordo dei grandi saltatori norvegesi, i fratelli Smith, che sul trampolino di Bardonecchia nel 1909 stabilirono il record mondiale di salto con gli sci

La Norvegia e l’Italia alpina, rappresentata nella presente circostanza dalla municipalità di Bardonecchia, pur essendo fisicamente e geograficamente distanti, sono indiscutibilmente unite da un analogo predominante contesto montano, da una grande vocazione per gli sport invernali, in particolare lo sci, ma soprattutto da importanti radici sportive comuni, in quanto il 31 gennaio 1892 il più antico trampolino per il salto con gli sci esistente al mondo fu inaugurato come salto naturale sulla collina di Holmenkollen a Oslo (in Norvegia), nel 1901 a Bardonecchia si tennero i primi Campionati Italiani di sci e nel 1909, sul primo trampolino di salto italiano costruito a Bardonecchia nel 1908,  Harald Smith saltò 43 metri, stabilendo il record mondiale, trattandosi del salto più lungo eseguito fino ad allora, e unendo per sempre il proprio nome e la propria nazionalità a quello di Bardonecchia, dandole grande lustro e ricevendone da essa altrettanto. ulla base di tali premesse il 28 dicembre scorso in Consiglio Comunale è stato approvato un patto di collaborazione tra la municipalità di Bardonecchia e la Federazione sciistica norvegese, SKIFORBUNDET, nella persona del Direttore della Sezione di Salto con gli Sci Clas Brede Bråten. Il patto, che ha trovato da subito sostegno e interesse in tre co-partners importanti: Colomion SPA, Consorzio Turismo Bardonecchia e Turismo Torino e Provincia, verrà firmato a Oslo, presso il prestigioso trampolino di HomenKollbakken il 10 gennaio 2019.  Seguiranno una cena di gala per la presentazione turistica della Località al cospetto del Direttore della sezione di salto con gli sci della Federazione norvegese, Clas Brede Bråten, dell’Ambasciatore italiano a Oslo, del Presidente della Camera di Commercio italo-norvegese, di Enit, di Visit Oslo e Oslo Turist Forenig, gli enti del turismo norvegese, e di tour operator e giornalisti sportivi e, dall’11 al 14 gennaio, la partecipazione con uno stand brandizzato rigorosamente in norvegese, all’importante fiera turistica scandinava Rejselivsmesse. biettivi: raggiungere il mercato individuale e organizzare un workshop per operatori sulle nostre montagne a marzo 2019. n rappresentanza del Comune il Sindaco, Francesco Avato, e il Consigliere con Delega al Turismo, Carola Scanavino; del Consorzio Turismo Bardonecchia il Presidente, Giorgio Montabone;  di Colomion Spa, il Direttore commerciale, Enrico Rossi 
In rappresentanza di Turismo Torino e Provincia il Responsabile del Turismo Montano e Sportivo, Alberto Surico n grande progetto di interscambio, dunque, reso possibile grazie alla preziosa e imprescindibile collaborazione e intermediazione della SKIFOBUNDET DI OSLO allo scopo di stabilire un vincolo duraturo di cooperazione solidale per favorire la conoscenza reciproca e l’istituzione di relazioni di collaborazione attraverso scambi, iniziative ed esperienze che abbiano come obiettivo quello di sensibilizzare rispetto alle comuni radici sportive, valorizzandole in ogni modo, e promuovere scambi sportivi e turistici per le motivazioni suddette. 

 

(cs)

CIC. VIGNALE (MNS): “L’INTERRUZIONE DEL CONTRATTO CON CSI METTE A RISCHIO I LAVORATORI”

“BLOCCA I SERVIZI INFORMATIVI REGIONALI. COSA FA LA REGIONE?”

La questione del CIC, Consorzio per l’Informatizzazione del Canavese, e con essa il problema del futuro degli 60 dipendenti oggi in essere, torna in Consiglio Regionale grazie ad un’interrogazione urgente di Gian Luca Vignale, presidente del gruppo consiliare Movimento Nazionale per la Sovranità. Il contratto in essere tra i due consorzi terminava infatti il 31 dicembre scorso e il CSI Piemonte non ha provveduto a prorogarlo “né ad affidarlo a terzi – tuona Vignale – con l’unico risultato che i servizi regionali affidati tramite il CSI al CIC sono sospesi e i dipendenti del consorzio canavesano impegnati a rispondere al numero verde della Regione o gestire alcuni applicativi regionali si trovano dall’oggi al domani con la scrivania vuota. Poiché era tutto ampiamente prevedibile un’amministrazione lungimirante avrebbe dovuto evitare questa situazione. Ora l’augurio è che si riesca, anche con nostra sollecitazione, a prorogare il servizio e a risolvere questa situazione paradossale”. Il CIC è un’azienda consortile costituitasi nel 1985 con l’intento di erogare servizi ITC a enti e aziende pubbliche, venduta, ad una cifra simbolica, nel 2015 al CSP, che si impegnava a farsi carico dei debiti in essere, dei lavoratori e a mantenere la sede della società nel canavese, ottenendo in cambio commesse pubbliche garantite fino al 2018. Tra queste anche il contratto di servizio con il CSI Piemonte, che prevedeva l’erogazione, per conto della Regione Piemonte, di alcuni servizi di contact center informativo e di servizi di trattamento dati per la tassa automobilistica, di assistenza applicativa in ambito lavoro e formazione professionale, agricoltura e finanziamenti FEASR, energia, edilizia, bandi e campagne ad hoc indette dalla Regione Piemonte.

“Ora queste commesse sono scadute – spiega Vignale – ma mentre alcuni enti, come l’ASL e il Comune di Ivrea, hanno deciso di prorogare di due mesi il contratto, il CSI nulla ha fatto lasciando che il servizio venisse interrotto, non curandosi dei piemontesi né dei dipendenti della società di Banchette. Un atto ingiustificato e che dimostra ancora una volta l’incapacità e la disattenzione dei vertici regionali”.

Per affrontare il problema Vignale ha presentato un’interrogazione urgente che sarà discussa nel Consiglio Regionale di domani. “Chiediamo alla giunta – conclude – di attivarsi non solo per garantire ai piemontesi un servizio efficiente ma anche per salvare l’occupazione di decine di dipendenti. Un modo sarebbe quella di prorogare per altri tre mesi il servizio e contemporaneamente chiedere agli Enti che hanno commesse in essere con il CIC di inserire la cosiddetta “clausola di salvaguardia” nei nuovi bandi, che imporrebbe ai nuovi fornitori di utilizzare i lavoratori del consorzio canavesano impegnati sulla commessa”.

 

CIC. VIGNALE (MNS): "L’INTERRUZIONE DEL CONTRATTO CON CSI METTE A RISCHIO I LAVORATORI"

“BLOCCA I SERVIZI INFORMATIVI REGIONALI. COSA FA LA REGIONE?”

La questione del CIC, Consorzio per l’Informatizzazione del Canavese, e con essa il problema del futuro degli 60 dipendenti oggi in essere, torna in Consiglio Regionale grazie ad un’interrogazione urgente di Gian Luca Vignale, presidente del gruppo consiliare Movimento Nazionale per la Sovranità. Il contratto in essere tra i due consorzi terminava infatti il 31 dicembre scorso e il CSI Piemonte non ha provveduto a prorogarlo “né ad affidarlo a terzi – tuona Vignale – con l’unico risultato che i servizi regionali affidati tramite il CSI al CIC sono sospesi e i dipendenti del consorzio canavesano impegnati a rispondere al numero verde della Regione o gestire alcuni applicativi regionali si trovano dall’oggi al domani con la scrivania vuota. Poiché era tutto ampiamente prevedibile un’amministrazione lungimirante avrebbe dovuto evitare questa situazione. Ora l’augurio è che si riesca, anche con nostra sollecitazione, a prorogare il servizio e a risolvere questa situazione paradossale”. Il CIC è un’azienda consortile costituitasi nel 1985 con l’intento di erogare servizi ITC a enti e aziende pubbliche, venduta, ad una cifra simbolica, nel 2015 al CSP, che si impegnava a farsi carico dei debiti in essere, dei lavoratori e a mantenere la sede della società nel canavese, ottenendo in cambio commesse pubbliche garantite fino al 2018. Tra queste anche il contratto di servizio con il CSI Piemonte, che prevedeva l’erogazione, per conto della Regione Piemonte, di alcuni servizi di contact center informativo e di servizi di trattamento dati per la tassa automobilistica, di assistenza applicativa in ambito lavoro e formazione professionale, agricoltura e finanziamenti FEASR, energia, edilizia, bandi e campagne ad hoc indette dalla Regione Piemonte.

“Ora queste commesse sono scadute – spiega Vignale – ma mentre alcuni enti, come l’ASL e il Comune di Ivrea, hanno deciso di prorogare di due mesi il contratto, il CSI nulla ha fatto lasciando che il servizio venisse interrotto, non curandosi dei piemontesi né dei dipendenti della società di Banchette. Un atto ingiustificato e che dimostra ancora una volta l’incapacità e la disattenzione dei vertici regionali”.

Per affrontare il problema Vignale ha presentato un’interrogazione urgente che sarà discussa nel Consiglio Regionale di domani. “Chiediamo alla giunta – conclude – di attivarsi non solo per garantire ai piemontesi un servizio efficiente ma anche per salvare l’occupazione di decine di dipendenti. Un modo sarebbe quella di prorogare per altri tre mesi il servizio e contemporaneamente chiedere agli Enti che hanno commesse in essere con il CIC di inserire la cosiddetta “clausola di salvaguardia” nei nuovi bandi, che imporrebbe ai nuovi fornitori di utilizzare i lavoratori del consorzio canavesano impegnati sulla commessa”.

 

Come moltiplicare l’impatto sociale

Firma di un protocollo d’intesa, della durata di 5 anni, che vede i due poli universitari impegnarsi per lo sviluppo socio economico del territorio e del Paese

 

 

Si stringe l’alleanza tra Università e Politecnico di Torino: sull’esempio della costituzione del Competence Center piemontese, che vede una intensa e fattiva collaborazione tra le due istituzioni universitarie torinesi, e attraverso un processo che parte dalla formazione e dalla ricerca, i due Atenei lavoreranno insieme in modo ancora più sinergico con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo del territorio e del Paese attraverso la trasmissione e la crescita della conoscenza e dell’innovazione e la condivisione dei risultati della ricerca con il sistema produttivo, per massimizzare l’impatto sociale della propria azione.

Il protocollo d’intesa sarà siglato nel corso di una CONFERENZA STAMPA:

 

Mercoledì 9 gennaio 2019, ore 12.15

Sala Blu – Rettorato, Università degli Studi di Torino

Via Verdi, 8 – Torino

 

 

Interverranno:

 

Gianmaria Ajani – Rettore dell’Università degli Studi di Torino

Guido Saracco – Rettore del Politecnico di Torino

Come moltiplicare l'impatto sociale

Firma di un protocollo d’intesa, della durata di 5 anni, che vede i due poli universitari impegnarsi per lo sviluppo socio economico del territorio e del Paese

 

 

Si stringe l’alleanza tra Università e Politecnico di Torino: sull’esempio della costituzione del Competence Center piemontese, che vede una intensa e fattiva collaborazione tra le due istituzioni universitarie torinesi, e attraverso un processo che parte dalla formazione e dalla ricerca, i due Atenei lavoreranno insieme in modo ancora più sinergico con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo del territorio e del Paese attraverso la trasmissione e la crescita della conoscenza e dell’innovazione e la condivisione dei risultati della ricerca con il sistema produttivo, per massimizzare l’impatto sociale della propria azione.

Il protocollo d’intesa sarà siglato nel corso di una CONFERENZA STAMPA:

 

Mercoledì 9 gennaio 2019, ore 12.15

Sala Blu – Rettorato, Università degli Studi di Torino

Via Verdi, 8 – Torino

 

 

Interverranno:

 

Gianmaria Ajani – Rettore dell’Università degli Studi di Torino

Guido Saracco – Rettore del Politecnico di Torino

Baracca in fiamme, uomo muore carbonizzato

DALLA LIGURIA   E’ ancora mistero sul corpo carbonizzato di un uomo che è stato trovato questa mattina dai vigili del fuoco durante lo spegnimento di  un incendio di una baracca a Cornigliano, sotto il ponte dell’autostrada. La vittima potrebbe essere un senza fissa dimora rifugiatosi nella baracca.