redazione il torinese

In un box il cane antidroga scopre più di un milione di euro in lingotti e banconote

Il cane antidroga Jackie dei carabinieri ha fiutato un forte odore e ha così segnalato il box dove i militari hanno trovato borse con lingotti d’oro e denaro contante per un valore di 1,3 milioni di euro. Il box era in un self storage, deposito a lungo termine di merce, affittato da un imprenditore italiano di 46 anni, arrestato con l’accusa  di ricettazione. Potrebbe trattarsi di provento di furti o rapine. L’operazione del nucleo radiomobile è scattata durante i controlli per il contrasto al traffico di stupefacente.

Allegri: “Brava Atalanta, per noi tutto storto”

Massimiliano Allegri commenta la sconfitta dei bianconeri per 3-0  contro l’Atalanta. Per il ct la squadra avversaria, dice ai microfoni di Rai Sport “ha vinto meritatamente, con più voglia e forza mentale, cosa che noi non abbiamo avuto. Dispiace ma ora dobbiamo pensare al campionato. E’ umano avere un calo del genere: sarebbe da matti pensare che la Juve possa vincere tutte le partite della stagione, certo dispiace uscire. Ai ragazzi c’è poco da rimproverare. E’ stata una serata dove è andato tutto storto”.

Allegri: "Brava Atalanta, per noi tutto storto"

Massimiliano Allegri commenta la sconfitta dei bianconeri per 3-0  contro l’Atalanta. Per il ct la squadra avversaria, dice ai microfoni di Rai Sport “ha vinto meritatamente, con più voglia e forza mentale, cosa che noi non abbiamo avuto. Dispiace ma ora dobbiamo pensare al campionato. E’ umano avere un calo del genere: sarebbe da matti pensare che la Juve possa vincere tutte le partite della stagione, certo dispiace uscire. Ai ragazzi c’è poco da rimproverare. E’ stata una serata dove è andato tutto storto”.

John Turturro firma il Rigoletto verdiano

In scena il dramma della maledizione morale

 

Un regista d’eccezione, John Turturro, ed un’interprete altrettanto noto, Carlos Alvarez, per il Rigoletto, che sarà in scena al teatro Regio di Torino dal 9 febbraio prossimo. Intenso dramma di passione, tradimento, amore filiale e vendetta, il Rigoletto, opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratto dal dramma di Victor Hugo “Le Roi s’amuse”, fa parte della cosiddetta trilogia popolare verdiana insieme al Trovatore (1853) e alla Traviata. La prima dell’opera ebbe luogo con successo l’11 marzo 1851, al teatro La Fenice di Venezia. Fin dall’inizio dell’opera la figura di Rigoletto è posta in una posizione di antipatia, ma risulta capace di esprimere, con le sue paure e le sue confessioni, l’abisso nel quale versa la sua anima ed il suo interiore tormento. È un personaggio capace di passare dall’ira iniziale, simboleggiata dall’aria ” Cortigiani vil razza dannata”, alla commozione rappresentata da “Ebben il piango”, fino ad umiliarsi di fronte a tutta la corte. Questa concentrazione dei suoi atteggiamenti, che vanno dal più agitato all’implorazione che rasenta il lirismo, ingigantiscono la sua figura. Le categorie vocali del Rigoletto non sono tipiche dell’opera romantica in voga nel periodo. Qui manca la figura protagonista dell’eroe, tipicamente tenorile, perseguitato dal destino o dall’ingiustizia, con i suoi amori frustrati ed in lotta per i suoi ideali politico-religiosi. Il tenore di Rigoletto non rappresenta, infatti, alcun ideale, ma incarna una voce leggera, quasi filosettecentesca. I sentimenti puri, gli ideali, le passioni più accattivanti passano al soprano, Gilda che, secondo le parole del critico Massimo Mila, risulta la “sola esponente d’una naturale e giusta condizione umana, in mezzo a personaggi forsennati che bramano, odiano, tradiscono e maledicono”. Qui troviamo il rapporto tra tenore e baritono, anche se quest’ultimo non pare trovare nel primo un rivale vero e proprio, ma risulta piuttosto suo succube e consigliere. La regia di John Tunturro si affida alle ambientazioni cupe ed austere immaginate da Francesco Frigerio. La linea che delimita gli edifici è quasi sempre inclinata, quasi a voler raccontare una realtà instabile e precaria, in quanto minata da una sempre più diffusa corruzione morale che coinvolge tutti i personaggi dell’azione, ad eccezione di Gilda. Il regista italo-americano escogita alcune trovate, quali la gestualità meccanica imposta nel primo atto al coro o il roteare vorticoso delle figure incappucciate, mentre infuria la tempesta del terzo atto. Nella scena finale l’apertura del sacco non rivela il corpo di Gilda, ma un drappo rosso, colore che è molto simbolico, metafora della ferita mortale che le è stata inferta. La figlia di Rigoletto appare incedere a sinistra, quasi come un fantasma, in ossequio ad un vero e proprio processo di trasfigurazione.

 

Mara Martellotta

SPORTELLO LAVORO NELLE CARCERI: INTESA TRA REGIONE, AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA E GARANTE DEI DETENUTI

Uno sportello lavoro all’interno degli istituti penitenziari piemontesi: nascerà prossimamente grazie all’intesa di durata triennale firmata dalla Regione Piemonte, insieme al Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria per il Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e all’Ufficio del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte. L’obiettivo del protocollo è favorire, nel momento in cui si avvicina il termine della pena, il reinserimento lavorativo e sociale delle persone detenute grazie a interventi di politica attiva del lavoro offerti all’interno del carcere stesso.

 

Gli sportelli saranno gestiti da operatori dei servizi accreditati al lavoro selezionati dalla Regione attraverso un bando di imminente pubblicazione e daranno la possibilità alle persone sottoposte a provvedimenti definitivi dell’autorità giudiziaria, con fine pena prevista entro quattro anni e in stato di disoccupazione, di partecipare ad attività di orientamento; accompagnamento al lavoro all’interno e all’esterno dell’istituto penitenziario, anche in accordo con i servizi socio-assistenziali; identificazione e validazione delle competenze precedentemente acquisiste; incrocio domanda-offerta di lavoro e tutoraggio finalizzato all’inserimento in tirocinio. Alle politiche attive, inoltre, potranno affiancarsi interventi socio-educativi, di mediazione linguistica e culturale o laboratori e seminari formativi, ad esempio in materia di cittadinanza attiva.

 

A copertura dei costi delle attività e dell’indennità dei tirocini, la Regione Piemonte ha previsto uno stanziamento iniziale, grazie a risorse provenienti dal Fondo sociale europeo, di 3 milioni di euro, che consentiranno di rivolgersi a una platea potenziale di circa 2300 persone (tanti sono i detenuti a meno di 4 anni dal fine pena in Piemonte).

 

L’intesa che firmiamo oggi – ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparinosi propone di contribuire a superare le difficoltà che ostacolano il pieno esercizio dei diritti da parte delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, dando attuazione al principio, sancito dalla Costituzione, ma troppo spesso disatteso, della finalità rieducativa della pena. Proseguendo la storica collaborazione tra Regione, Province piemontesi, amministrazione penitenziaria e singole direzioni degli istituti di pena, con lo sportello lavoro intendiamo quindi offrire ai detenuti un sostegno concreto per riconquistare la propria autonomia”.

 

Con la firma di oggi – ha aggiunto l’assessora al Lavoro della Regione Piemonte Gianna Pentenerointendiamo aumentare le opportunità delle persone in uscita dal carcere di trovare occupazione, offrendo servizi specialistici e favorendo lo sviluppo di competenze propedeutiche all’avviamento lavorativo. L’intesa, di cui sono molto soddisfatta, consente di mettere in campo strumenti aggiuntivi rispetto a quelli che abbiamo già previsto, come il buono servizi rivolto a soggetti svantaggiati, tra cui rientrano ex detenuti e persone a non più di sei mesi dalla fine pena, o i cantieri di lavoro che possono essere attivati dagli enti locali”.

 

La sottoscrizione di questo Protocollo – ha spiegato il provveditore dell’Amministrazione penitenziaria per il Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Liberato Guerriero,si situa innanzi tutto nell’alveo del dettato costituzionale, così come declinato nell’art. 3 ‘[…] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese’. Il Protocollo è stato formulato e siglato anche nel contesto del valore che l’Amministrazione penitenziaria sta conferendo agli accordi propedeutici all’inclusione lavorativa della popolazione detenuta”.

 

Questo protocollo – ha dichiarato il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte Bruno Mellanoè l’opportuna e necessaria base per una nuova ed efficace presa in carico della complessa tematica del lavoro nell’esecuzione penale. Uno “sportello lavoro” in ogni istituto penitenziario piemontese è la premessa e la promessa di politiche attive del lavoro che, mettendo a sistema gli interventi pubblici e privati, nazionali o locali, diano sostanza alla previsione costituzionale dell’articolo 27, comma 3: ‘Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato’”.

 

Treni, in Piemonte scende il numero dei pendolari

“Servono risorse per il servizio ferroviario regionale. I dati dimostrano che la Tav è una falsa priorità”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO DI LEGAMBIENTEC’è un’Italia in movimento, che aspetta il treno. Il trasporto ferroviario è un po’ lo specchio del Paese e delle sue contraddizioni, con segnali di straordinaria innovazione e regioni dove, invece, il degrado del servizio costringe centinaia di migliaia di persone a rinunciare a prendere il treno per spostarsi. A raccontare quanto succede sulle ferrovie italiane è il rapporto Pendolaria di Legambiente, che dal 2008 analizza ogni anno la situazione del trasporto ferroviario in Italia, con numeri e storie e il duplice obiettivo di illustrare i risultati di politiche e investimenti e di dare forza alla costruzione di un paese più sostenibile.Il numero dei passeggeri a livello nazionale aumenta, toccando quota 5,59 milioni e segnando un nuovo record rispetto al 2012 (+7,9% in 4 anni). Sono infatti 2 milioni e 874 mila coloro che ogni giorno usufruiscono del servizio ferroviario regionale e 2 milioni e 716 mila quelli che prendono ogni giorno le metropolitane, presenti in 7 città italiane, in larga parte pendolari. E per entrambi i numeri sono in crescita, come per l’alta velocità. Ma il paradosso c’è: diminuiscono i chilometri di linee disponibili e la crescita nasconde differenze rilevanti nell’andamento tra le diverse Regioni e tra i diversi gestori. In alcune parti del Paese la situazione è migliorata, mentre in altre è peggiorata e si è ampliata la differenza nelle condizioni di servizio. Se tra Firenze e Bologna, per esempio, l’offerta di treni non ha paragoni al mondo, con 162 treni che sfrecciano a 300 km/h nei due sensi di marcia ogni giorno, in diverse parti del Piemonte migliaia di persone non prendono più il treno per via dei tagli e del degrado del servizio. Il trasporto ferroviario soffre in particolar modo della riduzione dei finanziamenti statali, con una diminuzione delle risorse stanziate tra il 2009 e il 2018 pari a -20,4%, a cui si potrebbe aggiungere nel 2019 un ulteriore taglio di 300 milioni, per una clausola di salvaguardia nella legge di Bilancio che ha buone probabilità di scattare vista la situazione economica. A quel punto le risorse in meno sarebbero oltre il 6%, rispetto allo scorso anno, con la conseguenza di vedere meno treni nelle Regioni. “In Piemonte i dati indicano che l’emorragia di pendolari degli anni scorsi non si è ancora arrestata. Per questo ci auguriamo che la riapertura ad inizio anno della linea Saluzzo-Savigliano non resti una notizia positiva ma isolata, e che vengano gettate le basi per la riapertura di tutte le linee tagliate nel 2011 -dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Quella delle grandi opere è una falsa priorità e i numeri lo dimostrano in modo lampante. Il vero deficit da colmare è nelle città e in un servizio ferroviario regionale con troppe carenze. Più che di una sterile e inopportuna campagna pro-Tav il Piemonte ha bisogno di affrancarsi dal ruolo di fanalino di coda tra le regioni del Nord Italia, investendo con forza a favore di un trasporto ferroviario pendolare di qualità”.

In Piemonte nel 2017 sono state in media 166.445 le persone che ogni giorno hanno preso un treno, in diminuzione rispetto al 2016 quando si attestavano a 167.556 mila. Per tornare almeno ai 175.400 viaggiatori del 2011, anno in cui sono state cancellate 14 linee cosiddette “minori”, per Legambiente servono maggiori investimenti. In Piemonte gli stanziamenti per il servizio ferroviario si attestano a 5,51 milioni di euro l’anno, appena lo 0,05% del bilancio regionale. Il paragone con le vicine regioni del Nord Italia non regge: la Lombardia stanzia per il servizio ferroviario 176 milioni di euro, l’Emilia Romagna 37 milioni di euro, il Veneto 16,7 milioni. L’Italia, insomma, è spaccata a metà, con 9 Regioni e le due Province autonome in cui i passeggeri sono aumentati e 10 in cui sono diminuiti o rimasti invariati. Cresce il numero di persone che prende il treno al nord – come in Lombardia (750 mila), è triplicato dal 2001 in Alto Adige, raddoppiato in Emilia-Romagna, cresciuto di 60 mila in Puglia. Analoghi i successi della metropolitana a Milano (con più passeggeri delle altre 6 città italiane dotate di metro), dei tram a Firenze e a Bergamo. Molto diversa la situazione del Piemonte dove a causa delle linee soppresse i passeggeri sono calati del 4,4% mentre è drammatica in particolare la situazione in Sicilia, dove si è passati da 50.300 a 37.600viaggiatori (dal 2009 ad oggi) in una Regione con 5 milioni di abitanti e grandi spostamenti pendolari, e in Campania dove si è passati da 413.600 viaggiatori a 308.500 (ma con un trend in risalita negli ultimi anni). “Sono tanti i segnali positivi dalle città e dalle Regioni -commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente- che mostrano una disponibilità delle persone a usare treni e trasporto pubblico locale, confermata da tutte le indagini. Quest’anno raccontiamo con tante storie proprio come ovunque siano arrivati nuovi treni, sia stato migliorato il servizio e il numero dei passeggeri sia cresciuto in modo esponenziale. Ma sono troppe le Regioni in cui, al contrario, è stato ridotto il numero dei treni, sono diminuiti anche i pendolari che ne usufruiscono e sono stati costretti a usare i mezzi privati. I risultati prodotti dagli investimenti dimostrano che si può davvero migliorare la vita delle persone, riducendo l’inquinamento e le emissioni di gas serra generate dai trasporti, ma occorre avere una chiara idea dei problemi da affrontare, per allargare il cambiamento a ogni parte d’Italia. Se si vuole davvero migliorare la situazione per i pendolari, gli ambiti di intervento sono quattro: aumentare le risorse, coordinare e controllare quanto avviene sulla rete, cambiare le priorità infrastrutturali e fermare il taglio delle cosiddette linee secondarie. Ad oggi -prosegue Zanchini- non si è capito quale idea abbia il governo per il rilancio dell’offerta per i pendolari e per il trasporto pubblico locale. Si fa un gran parlare di Tav, ma il rischio è che come nelle precedenti legislature vadano avanti solo le autostrade, mentre le opere che servono ai pendolari rimangono ferme, rinviate e incompiute”.

Il cambiamento avvenuto negli spostamenti nazionali è rilevante, con numeri comunque inferiori rispetto alle tratte regionali: 40 mila persone circa che prendono ogni giorno gli Intercity e 170 mila l’alta velocità (tra Frecce di Trenitalia e Italo) per spostarsi su collegamenti nazionali. Le persone che prendono il treno ogni giorno aumentano sia sui treni a lunga percorrenza, in particolare con il clamoroso successo dell’alta velocità, sia sui treni regionali e sulle ferrovie metropolitane, purché ci siano. Perché se in questo inizio di secolo sono state costruite nuove linee ad alta velocità per 1.213 chilometri, nel frattempo sono avvenute cancellazioni per 1.120 km è sospensioni in altri 321 km, in territori rimasti ora senza collegamenti ferroviari. Come poche volte in passato, i pendolari sono stati al centro degli annunci del ministro delle Infrastrutture in questo inizio di legislatura. E nel contratto di governo tra i due partiti che compongono la maggioranza l’impegno è scritto con chiarezza. Tuttavia, in questi mesi, anche in conseguenza del crollo del viadotto Morandi a Genova, al centro dell’attenzione politica ci sono state le scelte sulle grandi opere. Nella legge di bilancio ci sono alcune misure positive per interventi nelle città e sulla rete ferroviaria. Inoltre è stato istituito un fondo presso il ministero dell’Economia finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese e una quota del fondo è destinata alla realizzazione, allo sviluppo e alla sicurezza di sistemi di trasporto pubblico di massa su sede propria. Purtroppo negativa e in continuità con il passato è la scelta di destinare ingentissime risorse all’autotrasporto anche in questa legge di bilancio. Sono stanziati 1,58 miliardi di euro per le esenzioni dell’accisa all’autotrasporto merci, a cui si sommano 240 milioni di euro per rimborsi vari. Va ricordato poi che nel decreto Genova sono stati previsti 20 milioni di euro per gli autotrasportatori. Secondo Legambiente se il ministro Toninelli vuole davvero rilanciare il trasporto ferroviario pendolare deve aumentare le risorse, perché quelle attuali sono di oltre il 20% inferiori al 2009, e rischiano di ridursi ulteriormente se non si blocca la clausola nella legge di bilancio. Il ministero delle Infrastrutture deve poi esercitare un vero ruolo di coordinamento e controllo sulla rete, per evitare che continuino tagli e disservizi in alcune Regioni. E occorre cambiare le priorità infrastrutturali: mancano 10 miliardi di euro per le 26 incompiute che servono ai pendolari italiani, individuate da Legambiente, mentre sono previste ingenti risorse per autostrade e altre strade. Secondo Legambiente, la sfida per il rilancio del servizio ferroviario in Italia consiste nel puntare sulle città, che sono il cuore della domanda di trasporto nel nostro Paese, sul Sud, dove i ritardi e i problemi sono incredibili, e su un progetto di mobilità sostenibile per la grande area inquinata della Pianura Padana. “Nel rapporto presentiamo proposte concrete che consentirebbero di rilanciare le città e l’economia italiana. Ci auguriamo che il governo del cambiamento scelga di percorrere questa strada” aggiunge Zanchini.

 Legambiente sottolinea come nel bilancio dello Stato già esistano le risorse per realizzare un salto di qualità nel servizio ferroviario. Il problema è di indirizzare le rilevanti risorse presenti in maniera differente rispetto ad oggi, ridisegnando con chiari obiettivi le entrate legate ai trasporti (accise, Iva, tariffe autostradali, ecc.) e le voci di spesa (sussidi all’autotrasporto, servizio ferroviario, infrastrutture). In particolare per rilanciare il trasporto ferroviario servono risorse per: potenziare il servizio ferroviario regionale, e per garantire che il numero di treni sulla rete aumenti servono almeno 500 milioni di euro all’anno da destinare al fondo per il TPL e il trasporto ferroviario regionale per potenziare il servizio al sud con Intercity e Frecce; rilanciare gli investimenti infrastrutturali davvero utili al sud e nelle città, garantendo che almeno 2 miliardi di euro all’anno dei fondi introdotti con le Leggi di Bilancio 2018 e 2019 per gli investimenti dello Stato siano indirizzati a nuove linee di tram e metropolitane nelle città; acquistare nuovi treni per potenziare il servizio regionale e intercity, aggiungendo agli investimenti previsti almeno 600 milioni di euro all’anno per continuare il rinnovo del parco regionale circolante.

(FOTO: IL TORINESE)

Dossier completo:

https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/pendolaria2018_dossier.pdf

“Progetto Cantoregi”. Una nuova casa all’ex Soms di Racconigi

Nel centro storico di Racconigi, sarà il Salone Sociale appartenuto alla “Società Operaia di Mutuo Soccorso” (Soms), ora ristrutturato dal Comune, che ne è attuale proprietario, la nuova casa del “Progetto Cantoregi”, la compagnia teatrale carignanese fondata nel lontano 1977 dal regista e autore Vincenzo Gamna con l’intento di creare un teatro popolare capace di coinvolgere a tutto tondo l’intera comunità. Lo storico edificio di via Carlo Costa, di cui “Cantoregi” s’è aggiudicata la locazione a fine dicembre dell’anno appena trascorso, e che soprattutto negli anni Settanta ed Ottanta veniva utilizzato come sala di proiezioni cinematografiche o come spazio per le feste di comunità e per eventi creativi, tornerà a nuova vita come nuovo polo culturale cittadino, con un ideale passaggio di testimone, avendo da sempre “Progetto Cantoregi” – così come le Società Operaie di Mutuo Soccorso – al centro dei propri valori, l’impegno sociale, la solidarietà e gli interessi più ampi della collettività. Innumerevoli e già messe in conto, le attività ipotizzate per i nuovi spazi associativi.  A partire dall’ideazione di un nuovo festival culturale, pensato dal presidente dell’Associazione Marco Pautasso: dal titolo “Cunei-Forme”, vuole essere un festival diffuso sul territorio cuneese che, partendo proprio dalla nuova sede, unirà nel nome della cultura e della condivisione, più Comuni del territorio, ospitando spettacoli, concerti, mostre e incontri letterari. “Affinché i nuovi spazi possano esprimere al meglio tutto il loro potenziale spiega Pautasso– occorreranno pochi ma mirati interventi correttivi sulla struttura, al fine di renderla fruibile e utilizzabile per più finalità e quindi davvero polivalente nel senso più pieno e autentico del termine. Confidiamo possa divenire in poco tempo uno spazio di comunità, un luogo che s’incarichi di essere generatore di prossimità nel contesto socio-territoriale di riferimento, e quindi non solo per tutti i cittadini e le cittadine racconigesi, ma anche per gli abitanti dei comuni vicini. Vorremmo poterlo trasformare in una sorta di permanente laboratorio di idee, uno spazio partecipato e multiculturale a vocazione pubblica, multifunzionale e aperto a tutti. Per intendersi, una via di mezzo tra le felici esperienze delle Case del Quartiere di Torino e le Social Street di Bologna, perseguendo obiettivi concreti: l’inclusione sociale e il ritorno ad un senso di comunità, recuperando e reinterpretando il ruolo che le Soms assunsero originariamente. Un luogo dunque di connessione sociale, che risponda a un crescente e diffuso bisogno di socialità, che venga percepito anche come presidio umano e si faccia motore di aggregazione giovanile spontanea, obiettivo tutt’altro che scontato nell’era dei rapporti virtuali. Ma che nello stesso tempo non dimentichi la fascia più anziana della popolazione e provi ad opporsi a quella crescente precarietà data dagli elementi tipici della società individualizzata, che la rendono sempre più esposta al rischio di votarsi ad una condizione di solitudine e isolamento sociale”. “Progetto Cantoregi” trae la propria denominazione da un progetto, commissionato dai Savoia nel XVIII secolo, per la costruzione di un teatro nella città di Carignano, ideato dall’architetto Pietro Maria Cantoregi, che però non venne mai realizzato. Assumendo il nome dell’architetto nato a Varese e scomparso a Torino (non si conoscono anni di nascita e di morte), la Compagnia ha inteso affermare la propria vocazione progettuale, volta ad una teatralità popolare, vagante, senza fissa dimora, come in una perenne bohème di ricerca. Le sue proposte espressive si ispirano in particolare alla storia contadina e degli eroi del quotidiano. Dal 2001 al 2017 ha organizzato il festival La Fabbrica delle Idee a Racconigi.

g.m.

Info: tel. 335/8482321 – 338/3157459 – www.progettocantoregi.itinfo@progettocantoregi.it – Fb Progetto Cantoregi – Tw@cantoregi

Nelle foto
– Interni ex Soms, Racconigi
– Esterni ex Soms, Racconigi
– Marco Pautasso