redazione il torinese

Lo sciopero domenicale dei mezzi pubblici

Domenica 10 febbraio 2019 è previsto uno sciopero di 24 ore del settore trasporto pubblico locale, proclamato rispettivamente dalle Organizzazioni territoriali
Ugl Autoferrotranvieri e Usb Lavoro Privato settore trasporti e dalla rsu (movimento) – settore Metropolitana su temi correlati al Piano Industriale ed altre tematiche aziendali di GTT.

IL SERVIZIO SARÀ COMUNQUE GARANTITO NELLE SEGUENTI FASCE ORARIE:

  • Servizio URBANO e SUBURBANO e METROPOLITANA: dalle ore  6.00 alle ore  9.00 e dalle ore 12.00 alle ore 15.00
  • Autolinee extraurbane e Servizio Ferroviario (sfm1 – Canavesana e sfmA – Torino–aeroporto–Ceres): da inizio servizio alle ore 8.00 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30

Sarà assicurato il completamento delle corse in partenza entro il termine delle fasce di servizio garantito.

Lo sciopero potrà avere ripercussioni anche sull’operatività dei Centri di Servizi al Cliente e sui diversi servizi gestiti da GTT, con conseguenti possibili disagi per la clientela.

Too short to wait chiude domenica

Anteprima Spazio Piemonte > 18° gLocal Film Festival  

Ultimo giorno di proiezioni > domenica 10 febbraio 2019

Si chiude domenica 10 febbraio in sala Il Movie (Via Cagliari 40/e, Torino), la 5 giorni di cortometraggi di TOO SHORT TO WAIT, con in programma 24 corti iscritti alla sezione Spazio Piemonte e i 18 partecipanti al contest Torino Factory, di cui 8 accederanno alla seconda fase del contest-video-lab. La giornata vede anche l’ultimo appuntamento con CORSI CORTI – Piccole storie di cinema: a dialogare con il pubblico in sala, la casa di distribuzione e sales agency torinese specializzata proprio nel formato breve Lights On, che domenica 10 febbraio offrirà un assaggio della masterclass Distribuire un cortometraggio: istruzioni per l’uso in calendario sabato 9 marzo, durante il 18° gLocal Film Festival.

 

Il pomeriggio si apre alle 15.30 con YOUNG&SCHOOL in cui trovano spazio, tra gli altri, 10 corti realizzati da scuole medie e superiori del Piemonte su coordinamento di Luca Percivalle in cui gli studenti si sono dedicati agli attuali temi dell’uso dei social media e del contrasto al cyberbullismo.

 

Alle 17.30 tocca a DOC #3 in cui è la poesia dei paesaggi a fare da filo conduttore in un viaggio che porta dal centro abitato norvegese più a nord del mondo nell’arcipelago delle Svalbard in La parte che avanza di Omar Bovenzi. alle montagne piemontesi che abbracciano la Val Pellice in Le montagne sono la meraviglia di Dio di Michele Comba, passando per le strade di confine con la Francia, a Bardonecchia oggi rotta di migrazione in Il confine occidentale di Luigi D’Alife.

 

I 18 lavori raccolti nella 2a call di Torino Factory, contest per videomaker under 30 riservato a opere della durata massima di 3’ e ambientate per almeno l’80% in location cittadine, saranno protagonisti della proiezione delle 19.30, mostrandosi al pubblico sul grande schermo. Solo 8 saranno scelti dal direttore artistico del progetto Daniele Gaglianone, per accedere al gLocal Film Festival e successivamente cimentarsi nella realizzazione di cortometraggi inediti girati nei quartieri torinesi, affiancati da tutor esperti che li accompagneranno fino alla proiezione in anteprima nella sezione dedicata al Torino Film Festival 2019.

 

In apertura della proiezione serale delle 21.30, l’appuntamento con CORSI CORTI. PICCOLE STORIE DI CINEMA, realizzato in collaborazione con il CNC – Centro Nazionale del Cortometraggio. È la casa di distribuzione e sales agency torinese Lights On a chiudere il ciclo di incontri che da giovedì ha visto avvicendarsi professionisti della settima arte in brevi masterclass in cui la vocazione formativa della rassegna trova la propria realizzazione. Lights On, che gestisce opere italiane ed internazionali accompagnandole nella partecipazione ai festival di tutto il mondo, proporrà al pubblico di Too Short To Wait alcune anticipazioni sulla masterclass di sabato 9 marzo DISTRIBUIRE UN CORTOMETRAGGIO: ISTRUZIONI PER L’USO, incentrata sull’esplorazione del percorso distributivo dei cortometraggi, dalla creazione di una strategia mirata per la distribuzione festival all’analisi dei contratti con potenziali compratori televisivi e piattaforme. (Iscrizione 10 € entro l’8 marzo su Eventbrite, gratuita per i partecipanti a Spazio Piemonte e Torino Factory. INFO info@piemontemovie.com)

 

Questa edizione di TOO SHORT TO WAIT – anteprima spazio piemonte ha portato sullo schermo 129 opere brevi, di cui le 5 più votate dal pubblico e le 15 selezionate dalle curatrici, Chiara Pellegrini e Roberta Pozza, comporranno la rosa di 20 cortometraggi che approderanno al 18° gLocal Film Festival e gareggeranno per i premi del concorso Spazio Piemonte. In palio il PREMIO TORÈT Miglior Cortometraggio (1.500 €), il Premio ODS – Miglior Attore, Premio ODS – Miglior Attrice e Miglior Corto d’Animazione assegnati dalla giuria di professionisti del campo, oltre ai premi speciali dei partner Cinemaitaliano.info, Scuola Holden, Machiavelli Music e Seeyousound Music Film Festival, e infine il Premio del Pubblico.

 

TOO SHORT TO WAIT > anteprima Spazio Piemonte > 18° gLocal Film Festival

6 – 10 febbraio 2019 > Il Movie (via Cagliari 40/e – Torino)

Ingresso 5 € / Ridotto 3 € – under12 / gratuito per i soci Piemonte Movie

Incidenti mortali sul lavoro: vittime due operai di 48 e 26 anni

DALLA SICILIA  Sono due gli operai morti in altrettanti incidenti sul lavoro. La prima vittima,  di 48 anni, a Carini nel Palermitano,  dove  stava lavorando in una industria dolciaria su un elevatore che si è ribaltato. I   medici hanno potuto solo constatarne il decesso.  Un altro operaio, di 26 anni, è invece deceduto a Corleone, mentre lavorava su un traliccio insieme ai colleghi. E’  stato colpito alla testa da una pinza. metallica che ha bucato il casco ferendolo mortalmente.

Tentati suicidi politici tra Tav ed elezioni

Radicali e Carlo Calenda ce la mettono tutta. Due liste per le Europee, per dirla meglio questi sovranisti italiani, come i francesi, polacchi ed affini precisano di volere un’ Europa riformata. Ma come si dice se non è zuppa è pan bagnato. Secondo obiettivo: fare uscire dall’isolamento il Pd decisamente malconcio ed emaciato. I radicali hanno avuto una botta di adesioni oltre le tessere. E la cuneese Bonino sta vivendo una terza gioventù politica. Magari sarebbe stata una buona Presidente della Repubblica ma toccava ad un cattolico. Poi , francamente, di Mattarella non possiamo lamentarci. In questa valle di lacrime fa fin troppo. L’ altro cavallo di battaglia dei radicali torinesi è il referendum sulla Tav. Hanno raccolto le firme necessarie ed ora esigono delle risposte dai pentastellati locali. Pentastellati oramai oltre una crisi di nervi, nel marasma più totale. Hanno scoperto che il nemico è interno. Pasquetta presunto ricattatore, il collaboratore cacciato anche da Laura Castelli. Cacciato grazie esclusivamente ai magistrati che lo hanno indagato e grazie a intercettazioni sapientemente fatte filtrare. Né Appendino nè Castelli si erano accorte di nulla. Palese la presa in giro ieri come oggi. Il Pd è in difficoltà, ma ci sono esponenti del partito che non demordono. Anzi continuano a mordere. Così l’ avvocato e consigliere regionale Luca Cassiani da 10 mesi consigliere vuole lasciare una traccia del suo agire e sprona la Giunta regionale di costituirsi parte civile sui fatti di Piazza San Carlo. Impossibile per il Comune di Torino ma doveroso per la Regione Piemonte. Un Pd claudicante che si affida all’ iniziativa dei suoi uomini e donne.
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Intanto i pentastellati continuano e Toninelli prima consegna la relazione alla Francia e poi al governo: si vedrà. E Matteo Salvini chiede ai suoi pazienza per due o tre mesi. Farà un conto unico e salato. Del resto non è una novità che i numeri delle elezioni europee e regionali condizioneranno la vita nostra politica successiva. Ecco perché Carlo Calenda insiste e si sta impegnando per queste elezioni europee. Addirittura ci sono sondaggi che lo darebbero al 20 % . Anche Lui non demorde e dichiara: ci rivolgiamo anche agli elettori della Lega delusi da Salvini. Mi sembra logico ed elementare in un sistema democratico.  Invece no. Secondo alcuni esponenti della sinistra sbrindellata Calenda si sbaglia e dimostra che è un uomo di destra e che è impossibile un qualsivoglia accordo con Pd e similari. Capisco. Capisco anche un’ altra cosa. Ultimamente la cialtroneria si è molto ma molto diffusa , più di quanto non si pensi. Nel complicare le cose a sinistra ci sono le non esaltanti reazioni all’ appello-documento del Chiampa per le elezioni regionali. Accuse da sinistra troppo generiche solo per sfondare a destra. Con un’ altra considerazione, e cioè che la Tav non è di destra né di sinistra. O semmai l’essere pro Tav dimostra che il Chiampa ed il Pd non sono di sinistra. Va bene tutto, poi ognuno è libero di suicidarsi (politicamente) come vuole.  In verità non sono una novità le divisioni a sinistra.  Divisioni che hanno segnato tutta la storia del novecento. Pietro Nenni diceva di stare attenti. C’ è sempre uno più a sinistra di te che sentendosi più puro di te ti epura. O sotto lo stalinismo la teoria comunista del socialfascismo.
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Ma ora c’ è di più. La sinistra sbrindellata dice al Pd: tu non sei quello che dici di essere. Ed il Pd risponde: con voi non c’ è proprio nulla da fare. Intanto Matteo Salvini conferma in Piemonte come in tutta Italia all’accordo per le regionali con tutto il centro destra. Se le cose vanno così la vedo dura per il Chiampa, ma essere secondo è già una vittoria. Ora qualche pentastellato accondiscende alla richiesta di referendum. Scusate, ma Giggino non aveva detto che fintanto che erano al governo loro la Tav non si faceva? Non vi preoccupate (ammesso che sia una precisazione) Giggino pur di stare seduto sulla poltrona fa di tutto e il contrario di tutto.  Magari il termine zerbino è esagerato. Più appropriato è accondiscendente.  Sono occasioni che nella vita capitano una sola volta. Da disoccupato a vicepremier. Pazienza se poi qualcuno vorrebbe un po’ di coerenza. Basta dire che si sbaglia. Le colpe sono di altri ed il gioco é fatto. E visto che ci siamo concludiamo con il Presidente del Consiglio dei ministri Conte è veramente disarmante nella sua totale evanescenza. Ricorda quelle belle attrici che sono sul palco dello spettacolo solo perché belle, anzi bellissime e basta. Come quei film sui telefoni bianchi degli anni ’30 sotto il fascismo. A lui non importa delle figure che sta facendo. Metterà il tutto nel suo curriculum rafforzando la sua carriera da professore universitario. Magari alla Sorbona dove ha già mangiato alla mensa. Spiegazione prosaica. In un mondo di ciechi l’ orbo è Re. E  Matteo Salvini, al netto dei suo travestimenti da Fregoli, qualcosa ci vede. La conta dei danni sarà successiva.
Patrizio Tosetto
(foto: il Torinese)

Tricolore (francese) all’Università

Dopo le recenti baruffe diplomatiche tra Italia e Francia la bandiera francese è stata esposta alla  finestra del rettorato dell’Università di Torino. “Vorrei vederne mille alle finestre” commenta il rettore Gianmaria Ajani che aggiunge: “La collaborazione con le università transalpine è da tempo consolidata e il capoluogo piemontese è storicamente francofilo. Torino ha bisogno di una connessione con la Francia sia culturale sia logistica”. Non apprezzano Augusta Montaruli, deputato di FDI e Maurizio Marrone dirigente nazionale del partito di Giorgia Meloni. “C’è solo un tricolore – sostengono – che può sventolare dai balconi dell’Ateneo di Torino ed è quello italiano. Stupisce che proprio dall’università si dia seguito all’iniziativa demenziale del sindaco di Cuneo. L’Ateneo si preoccupi di far crescere i nostri studenti senza scivolare in polemiche che francamente riducono il livello del dibattito. L’avremmo voluta vedere proporre un modello di sviluppo per l’Africa, ad esempio, diverso da quello dispotico che i francesi applicano nei territori dove impongono la loro moneta e non a fare marchette a Macron. Oppure che dice l’Ateneo del rifiuto della Francia a collaborare per la gestione dei migranti della Sea Watch? Per fortuna i torinesi hanno una visione oggettiva e l’appello di qualche ermellino in cerca di visibilità è un boomerang che mina il prestigio e la serietà del nostro Ateneo.”

Tricolore (francese) all'Università

Dopo le recenti baruffe diplomatiche tra Italia e Francia la bandiera francese è stata esposta alla  finestra del rettorato dell’Università di Torino. “Vorrei vederne mille alle finestre” commenta il rettore Gianmaria Ajani che aggiunge: “La collaborazione con le università transalpine è da tempo consolidata e il capoluogo piemontese è storicamente francofilo. Torino ha bisogno di una connessione con la Francia sia culturale sia logistica”. Non apprezzano Augusta Montaruli, deputato di FDI e Maurizio Marrone dirigente nazionale del partito di Giorgia Meloni. “C’è solo un tricolore – sostengono – che può sventolare dai balconi dell’Ateneo di Torino ed è quello italiano. Stupisce che proprio dall’università si dia seguito all’iniziativa demenziale del sindaco di Cuneo. L’Ateneo si preoccupi di far crescere i nostri studenti senza scivolare in polemiche che francamente riducono il livello del dibattito. L’avremmo voluta vedere proporre un modello di sviluppo per l’Africa, ad esempio, diverso da quello dispotico che i francesi applicano nei territori dove impongono la loro moneta e non a fare marchette a Macron. Oppure che dice l’Ateneo del rifiuto della Francia a collaborare per la gestione dei migranti della Sea Watch? Per fortuna i torinesi hanno una visione oggettiva e l’appello di qualche ermellino in cerca di visibilità è un boomerang che mina il prestigio e la serietà del nostro Ateneo.”

CARABINIERI ARRESTANO DUE PREGIUDICATI

I Carabinieri della Stazione di Asti hanno proceduto all’arresto di due pregiudicati colpiti da ordine di carcerazione. Il primo provvedimento ha avuto come destinatario un 66enne pluripregiudicato astigiano, che era stato condannato a 4 anni di reclusione per due rapine a uffici postali del cuneese, precisamente a Priocca e Montaldo Roero, avvenuti tra il 2005 e il 2006, nonché per porto abusivo di armi e furto reati commessi in provincia di Asti nello stesso periodo. La lunga vicenda giudiziaria ha avuto epilogo con l’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Torino, che ha disposto gli arresti domiciliari dovendo scontare il residuo pena di 2 mesi e 17 giorni di reclusione, in quanto la restante pena è stata estinta per effetto dell’indulto ai sensi della legge 241 del 2006. Il secondo a finire in manette è un 29enne pregiudicato di nazionalità rumena, residente ad Asti, colpito da Ordine di carcerazione del Tribunale di Torino, dovendo scontare la pena di 5 mesi di reclusione- L’uomo è stato individuato nel centro cittadino dai militari della Stazione di Asti che, dopo le formalità di rito, l’hanno condotto presso la proprio abitazione per l’espiazione della pena in regime di arresti domiciliari. Nel 2016 l’arrestato era stato sorpreso all’interno di un istituto scolastico di Torino, mentre con un complice stava per portare a termine un furto.

Massimo Iaretti

Piemonte nel cuore si mobilita per il Regina Margherita

Sabato 9 febbraio, alle ore 10.30 la neo costituita associazione Piemonte nel Cuore aderisce alla mobilitazione a favore del mantenimento dei reparti e dei posti letto del Regina Margherita, che si tiene in piazza Polonia, davanti all’ ospedale.
“Obiettivo  della  nostra  associazione     è  di   tutelare  e  rappresentare   gli interessi e le richieste dei cittadini. Smantellare un’eccellenza come il Regina Margherita e permettere che un domani nemmeno troppo lontano i bambini vengano ricoverati con gli adulti significa attuare politiche assurde e incapaci di rispondere alle richieste dei cittadini” viene sottolineato in un comunicato dell’Associazione. E di sanità si è parlato anche ad Alessandria, con un richiamo diretto alla situazione del Regina Margherita, nel corso del primo degli incontri di presentazione di Piemonte nel Cuore sul territorio, che si è tenuto venerdì 8 all’Hotel ‘Alli Buoi Rossi’. Sono intervenuti il consigliere regionale Gian Luca Vignale, il presidente  dell’associazione  Giorgio Rondano, Franca Arcerito, già consigliere comunale ad Acqui Terme e Massimo Iaretti, presidente del Movimento Progetto Piemonte, che ha ribadito la necessità di un mantenimento dell’identità piemontese.

Una madre e un figlio, l’ultima confessione

Precocissimo autore teatrale, avvocato che presto gira le spalle alla professione per dedicarsi alla scrittura e al palcoscenico, direttore artistico per differenti realtà teatrali, Furio Bordon chiude oggi con Un momento difficile un progetto drammaturgico tratto dalle pagine di “Stanze di famiglia” (edito da Garzanti) e dedicato alla vecchiaia, ai ricordi, all’accettazione o no di uno stato della vita, il cui punto di partenza fu nel ’95 quelle Ultime lune (La notte dell’angelo il secondo momento) con cui Mastroianni si congedò dal suo pubblico (sarebbe scomparso l’anno successivo) e che pochi anni dopo ancora Gianrico Tedeschi avrebbe portato al successo, testo fortunato che in questa stessa stagione è affidato alle cure interpretative di Andrea Giordana.  Non è facile parlare della morte su di una scena, degli addii, degli ultimi istanti di una vita, senza facilmente cadere nella retorica, nella facilità dei sentimenti, nella banalità del già detto troppe volte. Non c’è soltanto l’abbandonarsi di una persona sul letto di morte, quasi del tutto inconsapevole con quella testa che non c’è più, c’è soprattutto il ricordo e i rimpianti di chi le siede ancora accanto, di chi finora l’ha accudita, e continua ad accudirla in quegli ultimi istanti, pur di non affidarla ad una struttura esterna. È il rito della quotidianità, con i bisogni di un corpo sfatto e non più governabile, ci sono le creme da passare sulle gambe, le mutande da riporre nel cassetto del comò (di questa camera da letto inventata da Alessandro Chiti), le pisciate e i pannoloni di cui non si può mai fare a meno, le solite domande ripetute all’ossessione cui rispondere e le risposte presto dimenticate. Una pagina scritta che diventa un pezzo di vita per molti degli spettatori. C’è una madre che muore e c’è un figlio che per l’intera vita ha odiato e amato sua madre e continua a vivere. Bordon, con una scelta che porta ad un eccessivo scompenso narrativo, privilegia il passato e accantona troppo il presente, mettendo per difetto in un angolo la madre anziana, cui un’attrice come Ariella Reggio offre più accenni di simpatia che dolori (dis)umani, non dandole certo le occasioni per una bravura che da sempre le conosciamo. A spostare l’ago narrativo entrano fin da subito tra le pareti di casa la sbiadita figura del padre (Francesco Foti) e soprattutto quella materna (Debora Bernardi, quasi lei a padroneggiare la scena per l’intera serata), bella, gran narratrice, spavalda all’eccesso nel rivendicare un’esistenza di errori, di scelte sbagliate, di rimproveri e di sfacciataggine, di tradimenti, ma pure alla ricerca di un (vicendevole) riavvicinamento.

Entrambi ripresi in età giovanile a ricordare, a ricostruire. Attimi dolorosi e ricordi che possono anche portare ad un sorriso. È un’ultima lotta tra “Tu”, il protagonista senza nome, e la madre, un accumularsi di difficoltà e della necessità di chiarirsi, di andare a fondo per riscoprire i perché di un’intera esistenza, è un dialogo conclusivo (ma arriva ancora un sottofinale disturbante, marionettistico e fuori luogo che la regia di Giovanni Anfuso mescola di luci e di suoni) di chi poco a poco scivola dall’essere figlio alla condizione di orfano, con la ferma consapevolezza che soltanto adesso è arrivato un grande senso di vuoto, che è quello il momento difficile. Coprodotto dallo Stabile di Catania e da quello del Friuli Venezia Giulia, Un momento difficile è vivaddio una novità italiana, che raramente ci è dato vedere sui nostri palcoscenici, e questo è un suo gran merito. E ha al suo centro un eccellente interprete, un Massimo Dapporto in vero stato di grazia, chiamato e richiamato con i suoi compagni alla prima dell’Erba (le recite, per il cartellone della Grande Prosa, terminano domani) per gli applausi di un pubblico numeroso e convinto. Ha costruito un personaggio vero, tangibile e pieno di memorie, autentico nelle sue disperazioni e nella voglia di recuperare un’esistenza, sincero in ogni sua piega, commosso e commovente, magari padrone di andare a frugare nelle pieghe del proprio passato e di scovarvi qualcosa che suoni bene a rivestire il suo “Tu”. E nella sua grande sincerità, sono pieghe che fa riscoprire a noi.

Elio Rabbione

 

Che storia lo sport

Il volto sano e pulito dello sport: un momento di riconoscimento dei meriti sportivi di alcuni atleti piemontesi ma anche un’occasione per parlare delle caratteristiche personali e caratteriali che li hanno contraddistinti nel corso della loro vita agonistica

 Passioni, temperamento, tenacia, riscatto, determinazione. Il  Consiglio regionale e gli Stati generali dello sport e del benessere hanno organizzato “Che storia lo sport”, la cerimonia  che si svolgerà lunedì 11 febbraio, alle ore 11.30,  nell’aula consiliare di Palazzo Lascaris e che vedrà la partecipazione, in qualità di moderatore, di Vittorio Oreggia, direttore dell’agenzia stampa La Presse. Gli sportivi presenti saranno insigniti del titolo di Ambasciatori dello sport e del benessere, un’investitura che l’istituzione piemontese ufficializzerà con la consegna di una pergamena, per aver incarnato spirito di sacrificio, lealtà, correttezza, dedizione, tenacia, coraggio e rispetto dell’avversario: aspetti necessari nella società odierna nella quale gli atleti sono modelli di comportamento per le giovani generazioni. Tanti i nomi dello sport che saranno premiati alla presenza di Tiziana Nasi, presidente della Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici, del presidente del Coni Piemonte, Gianfranco Porqueddu  e della pluricampionessa olimpica, madrina dell’evento, Stefania Belmondo. Quindi Livio Berruti, campione olimpico nei 200 metri a Roma 1960 e testimonial dello sport pulito, Bernard e Martin Dematteis, campioni della corsa in montagna, esempio di coesione e sacrificio, Emiliano Moretti, difensore del Torino Fc, un esempio di rispetto e sobrietà dentro e fuori dal campo, Carlotta Gilli, pluricampionessa paralimpica europea di nuoto, Farhan Hadafo, promessa dell’atletica paralimpica con all’attivo già un bronzo europeo, Massimo Berruti, campione di pallone elastico anni ‘70, Hamid En Naour, ragazzo marocchino, diventato poi un campione di rugby grazie anche al sostegno del papà adottivo, ed infine Gianni Stella, atleta podista torinese over 50 vincitore dell’ultima edizione della Maratona di New York nella sua categoria. Ad Andrea Chiarotti, leader dell’hockey paralimpico nazionale, recentemente scomparso e alle sue imprese sportive saranno inoltre dedicati alcuni minuti attraverso immagini significative del suo trascorso da sportivo e da allenatore. “Attraverso questa iniziativa – specifica la vicepresidente del Consiglio, con delega agli Stati generali dello sport e del benessere, Angela Motta  –  intendiamo premiare quegli atleti che si sono distinti certamente per meriti sportivi indiscussi ma che soprattutto hanno saputo essere interpreti, grazie anche ad un vissuto personale unico e particolare, di uno stile di vita e di valori che meritano di essere valorizzati e condivisi. In un momento in cui le cronache riportano pagine sportive di cui non andare particolarmente fieri, credo sia d’obbligo dedicare spazi e tempo alle storie che raccontano il volto sano  e pulito dello sport”.

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