I dati Eurosat rilevano che gli italiani si sono piazzati solo quart’ultimi in Europa per l’impiego di internet, con il 74% di connessioni rispetto all’85% degli europei. Il web è utilizzato dagli italiani soprattutto per le email (57%), per vedere video (52%) e per i social network(46%). Gli europei nel complesso usano internet in particolare per la posta elettronica (73%), poi per cercare informazioni su beni o prodotti (70%), per guardare video (57%) e social (56%).Sono i danesi i più in rete d’Europa con il 98% di utenti tra i 16 e i 64 anni) seguiti da lussemburghesi (97%) e olandesi (95%), invece i più disconnessi dei 28 Paesi sono i bulgari (65%).
Pittrice di singolare talento. Ma anche grafica, brillante illustratrice di libri per importanti case editrici e, ancora, abilissima e raffinata decoratrice di stoffe e tappeti, nonché fortemente attratta dal design, dalle progettazioni d’arredo e , in generale, dal vasto universo delle arti applicate. Negli anni della prima gioventù amava firmarsi “Balda” (ironica crasi di nome e cognome, ma anche esplicito manifesto di come voler acchiappare a modo suo e a tutti i costi la vita); dagli anni ’40 in poi lo pseudonimo diventò “Giò”, come “Gioia” e “Giovinezza” , su esplicito desiderio e intuizione del grande Eugenio Colmo “Golia”, fra i più famosi illustratori e caricaturisti del Novecento, che “Balda” conobbe alla redazione della “Gazzetta del Popolo” ( dove lei lavorava come grafica e dove lui era tornato come direttore dell’Ufficio Vetrine nel ’44, profondamente segnato da drammatiche vicende esistenziali e famigliari) e con cui nacque un sodalizio d’amore e di arte che si manterrà per tutta la vita. Nata “per caso” nel 1906 a Genova (dove il padre Lodovico aveva trasferito per breve tempo la famiglia per lavoro) e scomparsa a Torre Pellice nel 1992, ad Alda Besso il Collegio San Giuseppe di via San Francesco da Paola a Torino dedica un’importante e ricca retrospettiva – una settantina i pezzi esposti fra dipinti, disegni, tecniche miste e curiosi piacevolissimi manufatti a panno lenci – curata da Alfredo Centra, Francesco De Caria e Donatella Taverna. In rassegna può dirsi rappresentato tutto il “percorso d’arte”, non meno che esistenziale (e mai, come nel suo caso, arte e vita hanno macinato insieme il tempo), compiuto in oltre sessant’anni di attività dall’artista: l’iter accademico in primis sotto la guida di Giulio Casanova e di Giacomo Grosso, la sottile
fascinazione per le sospese silenti atmosfere casoratiane, i primi compositi e lineari paesaggi della periferia torinese, seguiti alla “buriana” emotiva che in lei produsse l’Esposizione di Torino del ’28 e la dirompente frenesia di quel secondo Futurismo che ritroviamo sintetizzato nell’aggressiva “Natura morta futurista” del ’31, così come nel “Sentiero”, fusain su carta del ‘39 esposto in mostra. E poi i ritratti. Grosso docet. Perfetto nei tratti di elegante compostezza – il naso marcato sormontato da spesse lenti da vista – e nelle combinazioni cromatiche ( con il pacato marrone del
papillon sul bianco increspato della camicia) quello degli anni ’60 raffigurante il suo “Golia”. Con lui, molto più anziano (Colmo era nato a Torino nel 1885), Giò fondò, nella casa di corso Regina Margherita 101 a Torino – dove passò gran parte dell’intellighenzia artistica e culturale torinese – lo Studio “GoBes”, dove i due tennero prolifici corsi di pittura, grafica, design e scenografia per una nutrita corte di allievi, alcuni diventati nel tempo anche illustri. Uno per tutti, Giorgetto Giugiaro, rimasto particolarmente affezionato a “Giò”, anche dopo l’ esperienza di corso Regina. Furono quelli anni di intenso lavoro e grandi soddisfazioni. Seguiti da giorni e mesi carichi di amari presagi, diventati ben presto dolorose realtà. “Golia” (pare che il soprannome, riferito alla notevole statura, gli fosse stato appioppato da Guido Gozzano, suo compagno di scuola nei lontani anni del Liceo “Cavour”) morì nel settembre del 1967. Per “Giò” è quello l’inizio di una
vita in ombra, segnata dal dolore, dalla memoria e dalla solitudine interiore. Nonostante tutto, incontra amici, partecipa a mostre e si sforza di mantenere viva la figura del marito attraverso interviste, pubblicazioni varie e il riordino delle sue carte e delle sue opere che sfociano nel ’68 nella pubblicazione de “Il mondo di Golia”, edito da “GoBes” e da lei curato. Di questo periodo, e fino agli anni ’80, sono ancora numerosi i ritratti. Di amici, famigliari, della sorella Bianca e della giovane amica Donatella Taverna con il bimbo di quest’ultima che in testa porta un cappello da moschettiere, dalla stessa “Giò” realizzato in panno e piume. Ma soprattutto, l’“Autoritratto” del ’76, che vediamo in mostra: i capelli ingrigiti, dietro l’armonia del volto le tracce dello scivolare degli anni, con un lieve e malinconico sorriso che cerca di annientare irremovibili malinconie. Piano piano “Giò” arriva alle
ultime opere collettivamente definite “Sensazioni”: specchio di un’anima dolce indifesa e impaurita. Ecco allora i “Tronchi al vento”, dove il bosco partecipa e soggiace al vortice impetuoso delle emozioni, con una nera impercettibile presenza umana al riparo, in primo piano, di un albero. Figure nascoste e mani nascoste che s’intrecciano: le troviamo anche in alcune grandi composizioni floreali, su cui spesso vanno a posarsi variopinte farfalle e insetti. Apparenti scampoli di serenità. Anche in “Abbraccio” c’è sì il fondersi di affetti, ma le figure hanno perso volti e carne; sono oniriche sinuose e serpentine presenze – il gigante “Golia” e lo scricciolo “Giò”? – che abitano ormai mondi lontani. Separati. Diversi. A unirli, solo la drammaticità dei ricordi e dell’attesa.
Gianni Milani
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“Alda Besso. Un percorso d’arte nel Novecento”
Collegio San Giuseppe, via San Francesco da Paola 23, Torino; tel. 011/8123250 o www.collegiosangiuseppe.it
Fino al 23 febbraio
Orari: lun. – ven. 10,30/12,30 – 16/18; sab. 10,30/12,30
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Nelle foto
Torta delizia campagnola dal cuore morbido
Perfetta in ogni occasione. Un vero peccato di gola
E’ una crostata davvero speciale, un guscio di friabile pasta frolla burrosa dal cuore morbido morbido, ripieno di frutta di stagione, cioccolato e crema pasticcera, un mix di sapori e profumi che la rendono un’ irresistibile delizia. Perfetta in ogni occasione. Un vero peccato di gola.
Ingredienti:
Per la frolla
300gr. di farina
150gr. di burro
80gr. di zucchero
2 tuorli
Un pizzico di sale
Per la farcia:
3 tuorli
80gr. di zucchero
250ml. di latte
25gr. di farina
1 mela – 1 pera
100gr.di cioccolato fondente 70%
Buccia di limone grattugiata
Zucchero a velo per decorare
Preparare la frolla impastando velocemente nel mixer tutti gli ingredienti. Lasciar riposare l’impasto in frigo avvolto in pellicola da cucina per almeno 30 minuti. Preparare la crema pasticcera. Bollire il latte con la buccia di limone, filtrare. In una ciotola sbattere i tuorli con lo zucchero, aggiungere la farina setacciata e il latte caldo a filo. Cuocere per 8 minuti circa sempre mescolando. Lasciar raffreddare. Dividere la frolla in due parti, stenderla con il mattarello, con una parte rivestire una teglia da crostata precedentemente infarinata, bucherellarla e stendere sopra la crema pasticcera. Pelare e affettare la mela e la pera, disporle sulla crema. Far fondere il cioccolato con poco latte e distribuirlo sulla frutta. Coprire il tutto con la frolla rimasta. Infornare a 180 gradi per circa 50 minuti. Lasciar raffreddare e cospargere con zucchero a velo. Deliziosa consumata il giorno dopo.
Paperita Patty
Un incontro per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla legge nazionale che tutela gli orfani per crimini domestici ma che, in mancanza dei regolamenti attuativi, non può ancora produrre pienamente i suoi effetti
È stato questo l’obiettivo del convegno “Orfani di femminicidio. Una legge incompiuta”, che si è svolto a Palazzo Lascaris lunedì 18 febbraio, organizzato dal Comitato associazioni femminili torinesi (Caft) con il patrocinio della Consulta femminile regionale. “La legge nazionale 4/2018 è un provvedimento importante, che colma un vuoto normativo creatosi a fronte del fenomeno diffuso delle violenze domestiche che possono sfociare fino all’omicidio e ha fra i suoi obiettivi quello di semplificare le attività processuali e successorie per gli orfani di femminicidio”, ha spiegato l’avvocata Assunta Confente. “Tuttavia, mancano ancora i regolamenti attuativi riferiti alla parte economica, per disciplinare il fondo per il diritto allo studio e alla formazione di questi orfani “speciali”. È fondamentale quindi che gli organi competenti si attivino affinché la norma possa avere compiuta applicazione”. All’incontro, aperto dalla presidente della Consulta femminile Cinzia Pecchio e moderato da Cristina Vernizzi, rappresentante del Caft, è intervenuta anche l’assessora regionale alle Pari opportunità e alle Politiche giovanili, Monica Cerutti, che ha ricordato anche l’esistenza di una legge regionale, la 4/2016 “Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli” che sta costruendo un importante sistema attraverso la rete dei centri antiviolenza e le altre realtà di supporto alle vittime. Hanno inoltre partecipato all’incontro la garante regionale per l’infanzia e per l’adolescenza Rita Turino, la psicologa e psicoterapeuta Claudia Cuminetti e il giudice onorario presso il Tribunale dei minori Ermelinda Bertini.
www.federnuoto.piemonte.it
Dodici mesi fa gli atleti piemontesi tornarono dal Campionato Italiano lnvernale di categoria di nuoto per salvamento con oltre cinquanta medaglie, una ventina titoli italiani e tre record nazionali di categoria
Un risultato ovviamente ottimo, che i nuotatori del nostro comitato regionale proveranno a ripetere e migliorare tra domani e domenica nell’analoga manifestazione 2019 in programma allo Stadio del Nuoto di Riccione. Cinque giornate e nove turni gara; circa 1400 atleti delle categorie Esordienti A, Ragazzi, Junior, Cadetti e Senior in rappresentanza di quasi cento società di tutta Italia. Tredici di queste sono piemontesi – Filgud, Centro Nuoto Nichelino, Sa-Fa 2000 Torino, Nuotatori Canavesani, Polisportiva UISP River Borgaro, GS Vigili del Fuoco Salza, Libertas Nuoto Rivoli, NC RN Cairo M. Acqui Terme, Aquatica Torino, CS Roero, Libertas Nuoto Chivasso, Swimming Club Alessandria, Rari Nantes Torino – per un totale di circa 900 presenze gara, comprese le staffette.
NELLA STESSA TOMBA CON L’AMICO A QUATTRO ZAMPE
Il via libera del consiglio regionale della Lombardia alla sepoltura degli animali d’affezione, cani e gatti, nello stesso loculo dell’amico umano è “un’ottima notizia che spero apra la strada all’approvazione della proposta di legge nazionale che ho depositato l’estate scorsa e che prevede anche la sepoltura dei resti degli animali d’affezione nella tomba del proprietario
Il testo disciplina, in generale, la materia dei cimiteri, dei servizi di cremazione e di sepoltura dei nostri amici a quattro zampe”. Così l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente commenta il voto di oggi al Pirellone su una proposta presentata da FI. “Milioni di italiani – spiega – considerano gli animali d’affezione come membri della famiglia. Di qui l’esigenza di individuare luoghi dove ricordarli o di dare la possibilità di condividere con loro, dopo la vita, l’eterno riposo. Sono certa che questa soluzione, già prevista in alcuni paesi, sarebbe assai gradita ai tantissimi che convivono con amici a quattrozampe. L’amore e la fedeltà superano anche il limite della morte”. “Attualmente – aggiunge l’ex ministro – non esiste una legge nazionale, esistono solo delle linee guida del ministero della Salute, diffuse nel 2013, per l’applicazione di un regolamento europeo del 2009 che disciplina lo smaltimento dei sottoprodotti di origine animale. Le linee guida consentono il sotterramento degli animali da compagnia in terreni privati o in cimiteri per animali secondo i criteri fissati con provvedimento di ciascuna Regione o Provincia autonoma. Non tutte le Regioni hanno provveduto ad emanare una regolamentazione ad hoc. Di fatto quella che propongo è una modifica alla legge-quadro sugli animali d’affezione (281/91) per dare regole uniformi sulla sepoltura degli animali, sulla realizzazione di cimiteri per animali, sui servizi di cremazione. Oltre a disciplinare la sepoltura degli amici a quattrozampe, per esempio, nei giardini privati – sottolinea – la proposta prevede, come in Lombardia, anche la possibilità di seppellire, previa cremazione e in urna separata, i resti degli animali d’affezione nella tomba del proprietario, nel loculo, nella sepoltura di famiglia, per volontà del defunto o su richiesta degli eredi: un modo per perpetuare il ricordo di un profondo legame affettivo”.
Si chiama “Resta quel che resta” l’inedito composto da Pino Daniele nove anni fa ed emerso a tre anni e mezzo dalla scomparsa del cantante. La canzone è stata trasmessa contemporaneamente in anteprima da nove radio nazionali ed arriva a meno di un mese da “Pino è”, l’evento con cui si è reso omaggio al cantante il giugno scorso. “Quando qualcuno se ne va resta l’amore intorno” dice la canzone nei suoi versi iniziali, con un attacco che, oggi, assume un significato particolare. Una ballad questa, senza troppe concessioni alla malinconia, dagli accordi e dalla struttura molto semplici, forse a richiamare quel desiderio di minimalismo che oggi ci coccolerebbe come ne avremmo bisogno. Percussioni sempre presenti per il Pino nazionale e chitarre, meravigliose. “I miss you”, “mi manchi”, sono le uniche parole che l’artista si concede sul ritornello: “Resta quel che resta”, che oggi suona come una “triste profezia” e un “involontario testamento”, si pone innanzitutto come una canzone sulla mancanza, su un amore – non necessariamente tra partner – finito per cause di forza maggiore, dove non c’è spazio per il rancore (“E se qualcosa ci sarà / oltre quegli occhi chiusi / devi pretendere la vita migliore / essere contento di te che ami me / in questo tempo che passa mi accorgo che mi manchi”). E’ inevitabile, certo, leggere oggi il testo come saluto di Daniele ai fan. Saluto dove per la tristezza c’è posto, ma fino a un certo punto, perché – come canta lui – “E se qualcuno ti dirà che si può anche impazzire / senza discutere spiega al tuo cuore / resta quel che resta”. Nietzsche diceva che vi sono perdite che comunicano all’anima una sublimità, nella quale essa si astiene dal lamento e cammina in silenzio come sotto alti neri cipressi…io mi permetto di sottoscrivere ed aggiungere che il vero amore deve sempre fare male. Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno. Solo allora si ama sinceramente. Vi invito all’ascolto di una ballad meravigliosa, vi farà stare bene, anche se per poco.
https://www.youtube.com/watch?v=7a7LuPMw02k
Chiara De Carlo
***
Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio!
Si chiama “Resta quel che resta” l’inedito composto da Pino Daniele nove anni fa ed emerso a tre anni e mezzo dalla scomparsa del cantante. La canzone è stata trasmessa contemporaneamente in anteprima da nove radio nazionali ed arriva a meno di un mese da “Pino è”, l’evento con cui si è reso omaggio al cantante il giugno scorso. “Quando qualcuno se ne va resta l’amore intorno” dice la canzone nei suoi versi iniziali, con un attacco che, oggi, assume un significato particolare. Una ballad questa, senza troppe concessioni alla malinconia, dagli accordi e dalla struttura molto semplici, forse a richiamare quel desiderio di minimalismo che oggi ci coccolerebbe come ne avremmo bisogno. Percussioni sempre presenti per il Pino nazionale e chitarre, meravigliose. “I miss you”, “mi manchi”, sono le uniche parole che l’artista si concede sul ritornello: “Resta quel che resta”, che oggi suona come una “triste profezia” e un “involontario testamento”, si pone innanzitutto come una canzone sulla mancanza, su un amore – non necessariamente tra partner – finito per cause di forza maggiore, dove non c’è spazio per il rancore (“E se qualcosa ci sarà / oltre quegli occhi chiusi / devi pretendere la vita migliore / essere contento di te che ami me / in questo tempo che passa mi accorgo che mi manchi”). E’ inevitabile, certo, leggere oggi il testo come saluto di Daniele ai fan. Saluto dove per la tristezza c’è posto, ma fino a un certo punto, perché – come canta lui – “E se qualcuno ti dirà che si può anche impazzire / senza discutere spiega al tuo cuore / resta quel che resta”. Nietzsche diceva che vi sono perdite che comunicano all’anima una sublimità, nella quale essa si astiene dal lamento e cammina in silenzio come sotto alti neri cipressi…io mi permetto di sottoscrivere ed aggiungere che il vero amore deve sempre fare male. Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno. Solo allora si ama sinceramente. Vi invito all’ascolto di una ballad meravigliosa, vi farà stare bene, anche se per poco.
https://www.youtube.com/watch?v=7a7LuPMw02k
Chiara De Carlo
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Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio!
Torino-Lione “al risparmio”, la Francia precisa
E’ vero che l’Ue consentirà all’Italia di risparmiare parecchi milioni sulla realizzazione della Tav? Il ministero dei Trasporti francese ha chiesto la regione Auvergne-Rhone-Alpes di “non fare confusione” sulla Lione-Torino, dopo l’annuncio fatto ieri, rilanciato dal presidente del Piemonte Chiamparino, di un accordo con Bruxelles su uno dei capitoli del finanziamento. Il ministero d’oltralpe “smentisce formalmente che ci sia qualsiasi decisione nuova della Commissione europea riguardante il finanziamento del progetto”. Era stato il vicepresidente della regione Auvergne-Rhone-Alp, Etienne Blanc, ad annunciare a Chiamparino la disponibilità dell’Ue a finanziare al 50% il tunnel di base della Torino-Lione e anche le tratte nazionali di avvicinamento. Ma oggi ministero dei Trasporti manifesta il proprio “stupore per la presa di posizione isolata espressa dal Consiglio regionale”.