redazione il torinese

Festival dell'Oriente, spettacoli e sapori dall'altra parte del mondo

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E’ anche possibile assaporare i piatti tipici delle diverse cucine a prezzi abbordabili immergendosi nelle atmosfere da mille e una notte, farsi tatuare ghirigori con l’hennè ed acquistare complementi d’arredo

 

Grande successo del Festival dell’Oriente che si è tenuto all’Oval nei giorni 20, 21 e 22 marzo e che proseguirà ancora dal 27 al 29. Tra bancarelle di spezie e artigianato tipico si viene trasportati in luoghi lontani e affascinanti. Belli e interessanti i vari spettacoli dei  paesi rappresentati tra cui i Masadaiko, i suonatori di tamburo, l’hikebana, la Cerimonia del tè, la Danza del Leone e tanti altri ancora,  durante alcuni dei quali il pubblico viene coinvolto attivamente.

 

E’ anche possibile assaporare i piatti tipici delle diverse cucine a prezzi abbordabili immergendosi nelle atmosfere da mille e una notte, farsi tatuare ghirigori con l’hennè ed acquistare complementi d’arredo e decorazioni per la propria abitazione. Non mancano stand di abbigliamento tipico, dai kimono ai saari, di bigiotteria e di armi orientali, come le katane, le tipiche spade dei samurai.

 

Interessante a questo proposito anche la sezione dedicata alle arti marziali,  con le esibizioni delle diverse scuole. Non perdete quindi l’occasione di vivere almeno per un giorno le atmosfere del lontano Oriente, pur rimanendo a due passi da casa.

 

Chiara Mandich

Maria Ferreri

Baby calciatori israeliani e palestinesi ambasciatori di Pace

calcio pace1calcio pace 3calcio pace 4calcio pace2La delegazione è stata formata dal sindaco della città ebraica di Afula e dal sindaco della città Araba di Iksal, con il sostegno del Ministero della Pubblica Istruzione Israeliano.Mercoledì 25 Marzo si gioca a Torino il Derby della Pace

 

 

Dal 20 al 25 Marzo Torino è protagonista di un grande evento internazionale per la pace e la riconciliazione: UN CALCIO PER LA PACE. Un evento storico, anche per chi non è appassionato di sport. 7 bambini arabo-israeliani e 7 bambini ebreo-israeliani di 11 anni, provenienti da piccoli villaggi del nord, non lontani dai Territori Occupati, tutti appassionati di calcio, saranno i piccoli ambasciatori di questo progetto, organizzato da UPF (Universal Peace Federation) e WFWP-Federazione delle Donne per la Pace nel Mondo Italia. La delegazione è stata formata dal sindaco della città ebraica di Afula e dal sindaco della città Araba di Iksal, con il sostegno del Ministero della Pubblica Istruzione Israeliano.

 

Il 21 Marzo ricorre la Giornata Internazionale per l’Eliminazione delle Discriminazioni Razziali indetta dalle Nazioni Unite.  UN CALCIO PER LA PACE, attraverso i Peace Dreamers, si inserisce nel progetto congiunto di Juventus FC e Centro UNESCO di Torino “Un Calcio al Razzismo: Gioca con me” e sarà l’occasione per dimostrare come valori sani, educativi e universali come la pace, la fratellanza ed il rispetto reciproco possano essere testimoniati in modo semplice, anche grazie ad una partita di calcio.

 

Shahar, Sahar, Din, Minoy, Menachem, El Roei, Eyal, Ward, Abed Elmagid, Ahmad, Mahdi, Moemen, Mohammad, Abdallah. Si conosceranno in aereo e impareranno a stare insieme in armonia, visiteranno la città, incontreranno i giocatori e il Mister del Torino F.C. e ne ascolteranno i consigli “tattici”, si alleneranno con i bambini della Soccer School Juventus F.C. a Vinovo e saranno in tribuna per la partita Juventus – Genoa. Formeranno una squadra – “Peace Dreamers” – sfidando i loro coetanei, portando a tutti un forte messaggio: Pace è anche un calcio al pallone.

 

Saranno 5 giorni a Torino (ma anche a Moncalieri e in Val di Susa) densi di incontri e di appuntamenti sportivi e culturali – v. programma allegato – che si concluderanno, grazie alla collaborazione di Angelo Frau, Presidente del Cit Turin, con un grande evento presso il suo stadio (Cit Turin. Torino, Corso Ferrucci 63) il 25 Marzo. Un torneo a 6 squadre – IL PRIMO DERBY DELLA PACE – durante il quale i Peace Dreamers si confronteranno con i coetanei di Torino, all’insegna dell’amicizia e della fratellanza.

 

Il progetto, patrocinato da Comune di Torino, Torino Capitale dello Sport 2015, Comune di Bruzolo, Regione Piemonte, Consiglio Regionale, Centro UNESCO di Torino, SIOI, Partita del Cuore, realizzato in collaborazione con Juventus FC, Torino FC, Union Valle di Susa Calcio, Palio dei Quartieri e Cit Turin, ha l’obiettivo di promuovere i principi di fratellanza e condivisione attraverso il potenziale comunicativo dello sport e del calcio in particolare.

 

Così il Sindaco di Torino, Piero Fassino, che ha appoggiato e sostenuto il progetto sin dalla sua nascita: “Semi di pace: chi meglio dei bambini può rappresentare la speranza che possa esserci un futuro senza conflitti? Quale strumento meglio del gioco di squadra può rappresentare  la capacità di superare le fratture, le divisioni? E’ questa l’immagine che crediamo debba accompagnare l’iniziativa “Un calcio per la pace”, con la quale Torino Capitale Europea dello Sport guarda fuori dai propri confini e getta- appunto- un seme di amicizia. Lo sport può e sa essere dialogo, accoglienza, coscienza civica e solidarietà. Una partita che veda insieme bambini israeliani e palestinesi rappresenta un motivo di fiducia. Quella stessa fiducia che guida l’impegno di molti di noi per raggiungere la pace in quella terra”.

 

Coinvolto attivamente nel progetto, l’Assessore allo Sport della Regione Piemonte Giovanni Maria Ferraris dichiara: “Esprimo il mio apprezzamento ed i miei complimenti agli organizzatori, che dimostrano come anche lo sport possa essere fucina di dialogo e di conoscenza e veicolo di valori sani tra comunità appartenenti a differenti religioni od etnie. La manifestazione “Un Calcio per la Pace” è infatti l’esempio di come lo sport assolva egregiamente la propria funzione sociale di aggregazione, di inclusione e di condivisione, imprescindibile per la formazione psico-fisica dei giovani”.

 

 “Il Centro UNESCO di Torino – prosegue la Presidente Azzario – sin dalla sua fondazione, opera contro qualsiasi forma di razzismo e discriminazione. In particolare, dal 2009, insieme alla Juventus F.C., ha sviluppato un’iniziativa, denominata “Un Calcio al Razzismo”, rivolta a scuole e giovani della Regione Piemonte e non solo. Il Programma ha anche attirato, per la sua originalità ed efficacia, l’attenzione dell’UNESCO che, nel marzo 2014, l‘ha premiato definendolo il migliore d’Europa. Quest’anno il Centro UNESCO celebrerà, il 21 marzo, la Giornata Internazionale contro le Discriminazioni Razziali con la squadra di ragazzi palestinesi ed israeliani che saranno a Torino per giocare “Un Calcio per la Pace” (progetto cui il Centro UNESCO ha concesso il Patrocinio) per consolidare quindi il proprio impegno”.

 

“Juventus  – dichiara il Presidente della Juventus Andrea Agnelli – ha accolto con grande piacere l’invito del Sindaco di Torino, Piero Fassino, a collaborare per questa importante iniziativa, che ci è sembrata fin da subito molto coerente con il progetto Gioca con me. L’integrazione attraverso il gioco ed il divertimento sui più giovani, rappresenta una chiave fondamentale per aprire alle nuove generazioni la porta di un futuro con maggiore tolleranza e senza alcuna discriminazione”.

 

Il calcio è e deve essere strumento di pace. E a questo proposito il Presidente del Torino Urbano Cairo dichiara: “La nostra adesione al progetto “UN CALCIO PER LA PACE” è fortemente motivata dal desiderio di contribuire in maniera concreta al processo di riconciliazione tra i popoli, convinti come siamo che ciò possa e debba avvenire anche attraverso lo sport. La storia e i valori del Toro spingono tutti noi ad impegnarci affinché il calcio sia un elemento di unione indissolubile, nel segno della solidarietà e della pace”.

 

 

Per gli alti contenuti sportivi e solidali UN CALCIO PER LA PACE ha sensibilizzato anche la Nazionale Italiana Cantanti nella persona di Gianluca Pecchini, da anni impegnato nell’organizzazione di eventi sportivi con finalità benefiche; uno tra tutti la PARTITA DEL CUORE che verrà disputata a Torino il prossimo 2 giugno. Intervenendo sul progetto Alberto Sinigaglia, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte dichiara: “Lo sport fa bene a farci ritrovare parole come pace, che terrorismo, assassinii di gruppo e di massa, Ucraina, Siria, Libia e altri conflitti in Africa e in Asia rischiano di farci dimenticare”.

 

Ringraziando gli intervenuti, Maria Gabriella Mieli, anima e coordinatrice del progetto, conclude: “La Women’s Federation for World Peace e la Universal Peace Federation sono 2 ONG presso la Commissione economica e Sociale delle Nazioni Unite, presenti in molte nazioni nel mondo. Da circa 20 anni sono impegnate anche nel Medio Oriente con svariate iniziative di pace. Come Presidente della sezione di Torino di WFWP sono onorata che il nostro progetto, partito da una iniziativa femminile, si sia potuto realizzare e grata a tutti quelli che nei prossimi giorni ci aiuteranno a costruire la pace.  Il nostro progetto vuole essere un piccolo passo avanti per permettere all’umanità di vivere in un mondo migliore, promuovendo e costruendo una pace duratura, in un contesto internazionale e soprattutto intergenerazionale”.

 

Perché Torino

Torino vanta una grande tradizione sportiva in generale e una gloriosa tradizione calcistica, riconosciuta a livello internazionale. I valori che i giovani della città imparano partecipando alle molteplici attività delle tante associazioni sportive sul territorio sono un patrimonio importantissimo per affrontare le sfide sociali del nostro tempo. Ed è per questo motivo che oltre alle due società di Juventus e Torino, sono state coinvolte realtà come il Palio dei Quartieri, l’Union Val di Susa e il Cit Turin. Vogliamo parlare di sport per la pace evidenziando l’importanza dello sport, e del calcio in particolare, nel processo di abbattimento delle barriere culturali, religiose e nazionali. In questo senso nasce il nostro progetto verso il Medio Oriente, unico a livello mondiale nel suo genere. La partecipazione della Città di Torino nell’anno in cui è Capitale Europea dello Sport, costituisce un’occasione unica per lasciare un segno importante.

 

Dopo Torino

Il progetto nasce a Torino ma ha l’ambizione di proseguire dopo la partenza dei Peace Dreamers dall’Italia. L’obiettivo a medio termine è la realizzazione di una Accademia di Calcio per la Pace in Israele.  Il primo appuntamento al quale si sta lavorando è la visita di alcuni allenatori italiani in Israele per incontrare i loro colleghi israeliani e cominciare insieme un’attività congiunta per allenare le realtà giovanili locali.

 

 

 

 

 

L'arcivescovo ai funerali di Orazio e Antonella: "Insieme possiamo vincere la follia disumana"

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tunisi cons3tunisi cons4tunisi corteotunisi consolata1“Non è giusto morire così”, c’era scritto su uno striscione posto sulla cancellata della basilica. Presenti alla cerimonia, officiata da mons. Cesare Nosiglia e dal card. Severino Poletto, il sindaco Piero Fassino, il governatore, Sergio Chiamparino

 

Una grande folla di torinesi ha accompagnato e poi accolto in basilica il corteo dei due carri funebri di Antonella Sesino e Orazio Conte, le due vittime dell’Isis i cui funerali si sono svolti ieri alle 14 alla Consolata. Nel corteo partito dal municipio e giunto in chiesa da via Corte d’Appello e piazza Savoia, i parenti e gli amici, tra cui molti colleghi di lavoro dei due torinesi uccisi a Tunisi.

 

“Non è giusto morire così”, c’era scritto su uno striscione posto sulla cancellata della basilica. Presenti alla cerimonia, officiata da mons. Cesare Nosiglia e dal card. Severino Poletto, il sindaco Piero Fassino, il governatore, Sergio Chiamparino, e il presidente dell’Assemblea regionale, Mauro Laus, con il viceministro alla Giustizia, Enrico Costa. Alla cerimonia ha assistito anche Carolina Bottari, la dipendente comunale ferita nell’assalto al museo del Bardo in cui ha perso la vita il marito Orazio.

 

“La strage degli innocenti scuota la coscienza di ogni uomo di buona volontà – ha detto nell’omelia l’arcivescovo – e di fronte alla follia omicida brutale, irrazionale e disumana che ci lascia attoniti e sconvolti, per cui non riusciamo e non possiamo comprenderla bisogna risvegliare la coscienza collettiva, perché non sia rassegnata a ciò che appare a volte ineluttabile ma che invece può essere vinto dalla volontà di bene che alberga nel cuore di ogni uomo e dall’impegno di tutti”. 

 

(Fotoservizio: il Torinese)

 

 

Progetto #COLturadigitale, dai campi al web

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Tavola rotonda a Nichelino sulle opportunità offerte agli imprenditori agricoli dal web e dai nuovi media

 

Torino – «#Colturadigitale: questo il progetto, avviato due anni fa, da Coldiretti Torino e da UeCoop, e rivolto alle imprese e alle cooperative agricole per aiutarle e incentivarle a utilizzare e cogliere tutte le opportunità offerte dai social network per presentare le imprese, le attività, le produzioni, i servizi offerti e la capacità di accoglienza – spiega Fabrizio Galliati, presidente Coldiretti Torino –. Per il settore primario si tratta di un progetto davvero innovativo che ha l’obiettivo di portare le imprese agricole a essere presenti nella rete internet e sul web. Un invito agli imprenditori agricoli a utilizzare quali strumenti di comunicazione siti internet, blog e i social network più comuni – Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, Google+ – per presentare le aziende, i prodotti agricoli aziendali, i volti e le persone che vi si dedicano, i territori, i metodi di coltivazione seguiti. Una comunicazione aziendale rivolta all’ampio pubblico di internet, a creare un contatto diretto con i consumatori e con le persone che ogni giorno acquistano presso i Mercati Campagna Amica e frequentano i punti del circuito: negozi, botteghe, agriturismi, ecc. Una sorta di nuova narrazione, relativa a tutti i molteplici aspetti delle imprese agricole».

 

  Il presidente di Coldiretti Torino Fabrizio Galliati prosegue: «Il progetto #Colturadigitale è stato avviato nel 2013 con l’intento di stimolare e invogliare gli imprenditori agricoli – spesso molto distanti dalla realtà del web – a utilizzare le potenzialità oggi offerte da internet. L’intento è che l’imprenditore agricolo così come i coadiuvanti e i lavoratori prendano confidenza con questi nuovi media e arrivino a inserirli nella quotidiana della vita delle imprese agricole. Si tratta di un progetto che sinora è riuscito a contaminare imprenditori e imprenditrici: a fine aprile partirà un primo corso di formazione sull’utilizzo dei nuovi media con 15 iscritte. Il senso principale del progetto è aiutare le imprenditrici e gli imprenditori a interiorizzare questi strumenti e a utilizzarli quotidianamente per comunicare le loro imprese».

 

“Nel corso di questo primo anno abbiamo cercato di coinvolgere i produttori in attività pratiche, di far toccare loro con mano le opportuna offerte dai media digitali per farsi conoscere e per far conoscere meglio i prodotti, frutto del loro lavoro. Abbiamo organizzato piccoli incontri di cultura del cibo e degustazioni “a tema” nei mercati domenicali, come ad esempio nel caso del miele e dei prodotti dell’apicoltura, facendo raccontare i prodotti direttamente dai coltivatori”, racconta Monica Pisciella, giornalista e professionista in marketing e comunicazione digitale, collaboratrice del progetto. “Abbiamo inoltre partecipato alla prima fase del Piemonte Visual Contest, un progetto innovativo organizzato da Consiglio Regionale, CSI e TOP-IX, declinato nelle due parti di Mappathon e Storython, di cui la prima volta alla realizzazione di un progetto di mappatura basato su OpenStreetMap per esplorare temi di interesse pubblico riferiti al territorio piemontese, utilizzando dataset aperti. Abbiamo coinvolto i mappers nella mappatura delle eccellenze agroalimentari e dell’ospitalità della Provincia di Torino, istituendo un Premio speciale #COLturadigitale per premiare la creatività in grado di rappresentare e valorizzare i punti aderenti al circuito Campagna Amica; la seconda fase di Storython, dedicata allo storytelling, il racconto digitale del viaggio attraverso il buono del Piemonte, invece è appena iniziata”. 

 

Nell’ambito del progetto, il 31 marzo a Nichelino, dalle ore 16 alle 19,30, nella sala conferenze della cascina dell’Ordine Mauriziano è prevista una tavola rotonda sul tema “#Colturadigitale per Expo 2015”. Michele Mellano, direttore Coldiretti Torino. Informa: «L’occasione offerta da Expo 2015 ci stimola a pensare a modi nuovi per far conoscere a un pubblico internazionale le specificità e la bellezza dei nostri territori e di tutti gli operatori che li rendono unici, a partire dalle nostre aziende e cooperative agricole e agrituristiche che producono il cibo per nutrire il pianeta. Da qualche tempo Coldiretti e Uecoop Torino stanno stimolando le aziende e le cooperative agricole a comunicare le loro storie, il lavoro quotidiano, le relazioni umane che le animano, ovvero quegli  ingredienti, spesso segreti, che rendono uniche le produzioni locali. In questo contesto  il diffondersi delle nuove tecnologie e di nuovi strumenti di comunicazione e condivisione delle informazioni possono offrire un’importante motore di crescita delle economie dei territori rurali. La tavola rotonda #Colturadigitale per Expo 2015 è una nuova occasione per fare il punto su dove siamo e intraprendere percorsi per Expo 2015 e per il futuro dei territori, delle persone e delle imprese che li rendono unici».

Gli italiani “con la divisa sbagliata”

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“Come cavalli che dormono in piedi” di Paolo Rumiz si conferma come il racconto più anticonformista oggi presente in libreria tra i tanti titoli che rammentano la Grande guerra

 

Il 24 maggio del ’15 la cavalleria italiana passa il confine austriaco dalle parti di Cervignano e chiede a un vecchio seduto sulla porta di casa: ‘Scusi, buon uomo, dov’è il nemico?’. E il buon uomo, tranquillo,risponde: ‘Veramente, signor ufficiale, il nemico siete voi’ “. Già da questa frase s’intuisce che “Come cavalli che dormono in piedi”, di Paolo Rumiz, (Feltrinelli, pp. 272, 18 euro) si confermi come il racconto più anticonformista oggi presente in libreria tra i tanti titoli che rammentano la Grande guerra di cent’anni fa. Nel turbine delle commemorazioni sull’inizio della Prima guerra mondiale è il primo libro che affronta il tema andando controcorrente. Il tema-cardine del libro è la storia di quelli che entrano in guerra nel 1914 e poi nel 1915. Triestini, come il nonno di Rumiz, ma anche trentini che vanno in Galizia a combattere,  nel fango dell’Europa centrale, italofoni che non sono italiani, che portano le divise dell’impero austroungarico e combattono sotto le insegne di “Cecco Beppe” contro i russi. Nell’agosto del 1914, sono più di centomila i trentini e giuliani che vanno a combattere per l’Impero, di cui sono ancora sudditi. Muovono verso il fronte russo quando ancora ci si illude che “prima che le foglie cadano” il conflitto sarà finito. Invece non finisce. E quando come un’epidemia si propaga in tutta Europa, il fronte orientale scivola nell’oblio, schiacciato dall’epopea di Verdun e del Piave. Quello di Rumiz è un racconto straordinario, avvincente,  sui luoghi dove scorse il primo sangue della grande guerra. L’esito del conflitto, la dissoluzione dell’Impero, costringerà quei soldati scampati alla morte a definirsi nazionalisticamente come italiani, ma senza ritrovarsi a casa propria. Dai cimiteri galiziani coperti di mirtilli al silenzio di Redipuglia, Paolo Rumiz sembra suggerire che l’Europa è lì, in quella riconciliazione con i morti che sono i veri vivi, gli unici depositari di senso di un’unione che già allora poteva nascere e oggi forse non è ancora cominciata.

Marco Travaglini

Parola di Capello: "Bravo Allegri e brava Juventus"

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”In Italia è difficile battere la Juve”

 

Nella trasmissione  Radio Anch’io Fabio  Capello si complimenta con Allegri: ”In Italia è difficile battere la Juve, ha preso coscienza della propria forza e ha raggiunto una maturità che non aveva, Allegri gli è riuscito a dare qualcosa in più. in Champions potrebbe andare avanti, anche se mancherà Pogba che è un giocatore che fa differenza”.

Patch Adams domani per un sorriso al Regina Margherita

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E’ il medico, attivista e scrittore, diventato famoso per il film a lui dedicato dallo scomparso attore Robin Williams

 

Il papà della clownterapia Patch Adams domani farà una sorpresa ai piccoli pazienti dell’ Infantile Regina Margherita. di Torino. Nel  pomeriggio entrerà in scena con il suo naso rosso  nella Bibliomouse, poi andrà a trovare i bimbi ricoverati in Oncoematologia, Ematologia e Immunoreumatologia. La visita durerà un paio d’ore e ha l’intento di portare un sorriso ai malati. E’ il medico, attivista e scrittore, diventato famoso per il film a lui dedicato dallo scomparso attore Robin Williams. Ormai da quarant’anni con la terepia del sorriso lotta contro la tristezza e il dolore indossando un naso rosso da clown.

Una "San Giuseppe" di successo

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Per tutta la durata dell’evento un afflusso costante di pubblico

 

E’ calato alle 21 di domenica il sipario sull’edizione numero sessantanove della Mostra regionale di San Giuseppe che si è svolta, a partire da venerdì 13 al Quartiere fieristico della Cittadella. E anche in questo fine settimana come nel precedente c’è stato un afflusso tale da costringere, sia pure una sola volta, intorno alle 17.30 di domenica, a bloccare il flusso dei visitatori. Carlo Manazza, di Manazza Gefra Srl di Cassolnovo (Pavia) società specializzata nel settore fieristico che ha organizzato la Mostra rileva, con soddisfazione come “Questa edizione sia stata un successo e la conferma della formula vincente degli ultimi anni, con l’ingresso libero ed il percorso a giorni alterni. Lo ha dimostrato l’afflusso continuo sin dalla sera dell’inaugurazione, proseguito per tutte le serate, con i picchi del primo fine settimana, quando domenica 15 si è dovuto provvedere per ben sedici volte al fermo temporaneo degli ingressi e di questo fine settimana, dove comunque è stato notevole”. A dimostrazione dell’eco che la Mostra h ormai anche al di fuori del Monferrato Casalese e della provincia di Alessandria, nei giorni scorsi sono giunte all’Ufficio Fiera molte richieste provenienti dalla Lomellina, dall’Astigiano, dal Vercellese ed anche dal Novarese. Tutti i settori merceologici hanno dato il loro contributo alla riuscita di un evento che ormai costituisce una vetrina che va al di là del Casalese, e – come ogni anno – il pubblico si è soffermato nell’area riservata all’enogastronomia, locale e nazionale, arricchita dalla presenza degli stand della Regione Siciliana. Positiva è stata la anche la partecipazione agli eventi collaterali, altro elemento di arricchimento della manifestazione fieristica, che hanno occupato tutte le sere senza interruzioni l’area eventi, dove sono state collocate le 150 fotografie di Pier Giuseppe Bollo che con il suo grandangolo ha colto il Monferrato in aspetti che possono davvero essere una stupenda carta di presentazione per Expo o l’Unesco. Tra le manifestazioni, oltre ai momenti musicali, al convegno sul Controllo di vicinato (cui hanno preso parte diversi amministratori monferrini e non), alla rappresentazione della Bella e la Bestia a cura della comogania Giovani Artisti, alle due partecipate iniziative della Croce Rossa, presente in forza all’evento, una menzione particolare la  merita quella a cura della sezione casalese dell’Ana e dell’Istituto superiore Balbo sui “Il papà e la famiglia nella Grande Guerra” che ha registrato un pienone come si era visto rare volte. E insieme alla San Giuseppe si è conclusa la 21 edizione di Arteinfiera curata dall’artista e critico Piergiorgio Panelli, con un ricordo positivo sia dal punto di vista qualitativo dei 12 artisti scelti che dall’affluenza del pubblico tra i quali molti  giovani. Gli invitati di questa edizione intitolata “Quasi energia” hanno regalato veramente un ‘energia contaminante di creatività usando linguaggi diversi dall’espressionismo di Michele Tammaro, all’informale luminoso dello stesso Panelli, all’installazione eclatante e filosofica di Saldì, alla gestualità di Andrea Pollastro, alla raffinata matericità di Iris Devasini. Le fotografie poetiche di Igor Furlan, l’opticall art sofisticata di Massimo Salvadori, l’iperrealismo di Giulia Savino e quello di Livio Degiovanni, l’energia di Giada Ronci, l’onirico di Simone Murru, l’astrattismo di giuliano Mangani, la plasticità di giorgio Grosso. Positiva e graditissima è stata, infine, Casale Comics 10, la decima edizione dedicata agli eroi di carta della Sergio Bonelli Editore, allestita dallo staff di Monferrato Eventi con la supervisione di Luigi Corteggi “Cortez”, art director della casa editrice milanese. E proprio “Cortez” è stato il protagonista, insieme ai tre disegnatori presenti domenica in Mostra, Claudio Villa, Pasquale del Vecchio ed Alessandro Picinelli, di una grande giornata di creazioni dal vivo, che hanno trovato un grande apprezzamento da parte del pubblico.

 

Con PersonAtelier si cambia look (e autostima)

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Intervista / Coach PersonAtelier Daniela Prandi

 

Seconda puntata del nostro viaggio nell’universo di “PersonAtelier” che, con un ciclo di seminari e workshop  -tenuti da esperte di coaching, immagine e creatrici di moda e bijoux-  aiuta le donne torinesi a rinnovare look e atteggiamento. Oggi incontriamo l’ideatrice del progetto: la psicologa, coach e consulente in ambito risorse umane, Daniela Prandi.

 

-Quanto è fondamentale l’apporto di un coach per chi insegue un cambiamento?

«Direi che è il suo habitat, perché è proprio nella professionalità del coach lavorare su questo, su cosa manca per transitare da una situazione così com’è e traghettarla verso una dimensione futura».

 

-Come è nata l’idea di abbinare il coaching allo stile?

«E’ la sintesi del mio percorso professionale. Da 15 anni mi occupo del cambiamento, con  strumenti  differenti. Ho iniziato come psicologa, poi consulente di carriera e ho lavorato  sull’orientamento e bilancio di competenze. Sono fermamente convinta che per realizzare un cambiamento, la sinergia tra dentro e fuori sia la formula vincente».

 

-Idea assolutamente nuova?

«Nella psicologia della moda e nella consulenza di immagine si è visto e fatto già molto; di diverso e personale, nella nostra proposta, c’è l’affiancare punti di vista e professionalità  differenti. Si lavora a 360°; partendo dalla rappresentazione mentale, dalla percezione che si ha di se stesse, poi si veicola all’esterno».

 

-Quanto è importante la collaborazione con la consulente d’immagine?

«Direi fondamentale, proprio per lavorare su più piani. Ho pensato a Giuseppina Sansone perché ha un approccio “psico”; sa parlare di cose profonde in maniera simpatica, leggera ed accessibile».

 

-E le altre anime dell’iniziativa?

«Sono fondamentali per la parte concreta del progetto. Mi piace la filosofia dietro le creazioni di Elena Pignata e dell’Augelli; tutte insieme aiutiamo le donne a costruire la loro immagine, partendo dalle rappresentazioni interne per arrivare a ciò che vogliono mostrare agli altri, e sperimentare in atelier è una parte molto importante».

 

-Qual è la tipologia di donne che si rivolge a te?

«Soprattutto quelle in fase di ridefinizione della loro identità o libere professioniste con più ruoli che vogliono trovare un’integrazione tra le diverse sfaccettature, per arrivare ad una personale sintesi. Poi persone che hanno perso il lavoro e devono reinserirsi con un diverso ruolo; o ancora donne che da tempo si sono dedicate alla famiglia e desiderano un cambiamento, non  necessariamente legato al mondo del lavoro».

 

-Si può affermare che l’autostima ti fa più bella?

«E’ un buon punto di partenza. Nell’ottica del miglioramento c’è la possibilità di vedersi di una bellezza diversa, anche grazie alla consulenza di un professionista. La percezione che si ha di se stesse può migliorare ascoltando nuovi punti di vista, così da riuscire a valorizzare ancora di più le proprie risorse, ed esistono tecniche e metodi precisi. Poi è importante anche il contributo tecnico di chi crea abiti e accessori, si occupa di make up e hairstyling. Interiorità ed esterno non sono in contrapposizione; ed è strategica la sinergia tra le due facce della stessa medaglia».

 

-Le maggiori difficoltà sulla strada del cambiamento?

«L’ostacolo da abbattere più comune è la difficoltà  di modificare quello sguardo e quel linguaggio che parla con i “se”, piuttosto che con i “nonostante”. Spesso mi sento dire “cambierei se ci fosse  questa o quell’altra condizione”; io rispondo con una sorta di provocazione e chiedo di sostituire al “se” la parola “nonostante” e vedere se succede qualcosa di diverso. Occorre modificare quel modo di vedersi che sottolinea prevalentemente ciò che non si ha e che ci manca, e considerare, invece quanto si ha già e puntare sul positivo».

 

-Ma fino a che punto e a che età è possibile cambiare?

«Non c’è un limite, perché ognuno ha un potenziale di cambiamento lungo tutto l’arco della sua vita. Piuttosto, accade che non tutti abbiano voglia di attivarlo; ma questa porta è sempre aperta. Mi affascina proprio cercare di capire come trovare una motivazione, una leva, che faccia scattare quel potenziale».

 

-Gli aspetti più difficili del tuo lavoro?

«Gestire proprio le fasi dello stallo; perché ci sono delle resistenze che sono anche energie utili, ma è complicato riorientarle ai fini  di un cambiamento positivo».

 

-E la soddisfazione più grande?

«Assistere ai cambiamenti delle persone che accompagno nel percorso di coaching. Per esempio, lavorare per fare ottenere una promozione, che poi arriva».

 

Per  informazioni sui  corsi di PersonAtelier , scrivere ad

info@personatelier.com

 

Laura Goria

 

 

 

L'addio alle vittime dell'Isis oggi ai funerali celebrati da mons. Nosiglia alla Consolata

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sesinocontetunisi striscioneAlle 13 di oggi un corteo silenzioso partirà per la Basilica per lo svolgimento dei funerali, che saranno officiati dall’arcivescovo

 

Nella Sala delle Colonne di Palazzo Civico è stata aperta ieir alle 10  la camera ardente per Antonella Sesino e Orazio Conte, le due vittime torinesi della strage di Tunisi. Prima dell’apertura si era formata una coda di alcune decine di persone. Sulla cancellata del monumento al Conte Verde, davanti al municipio,  gli amici di Antonella hanno collocato uno striscione con la scritta “4 angeli volati in cielo.Il nostro cuore le vostre ali. San Mauro nel dolore. Ciao Antonella!”. Un violino e uno spartito sono stati messi sulla bara di Orazio, fiori candidi su quella di Antonella. Il gonfalone blu e oro della Città di Torino è stato posto al centro della camera ardente,  presente anche quello di San Mauro Torinese, comune di residenza della donna. Sono intervenuti  il sindaco, Piero Fassino, il prefetto, Paola Basilone, il sindaco di San Mauro, Ugo Dallolio, e i comandanti della polizia municipale. I dipendenti del Comune di Torino si danno i turni  al picchetto d’onore di fianco alle due bare. La camera ardente rimarrà aperta sino alle 13 di oggi quando un corteo silenzioso partirà per la Basilica della Consolata per lo svolgimento dei funerali, che saranno officiati dall’arcivescovo Cesare Nosiglia alle ore 14. Sarà presente anche un ministro della repubblica tunisina..

 

(Foto: Il Torinese)