redazione il torinese

Il Cammino dei diritti incomincia da Torino

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Alla partenza erano presenti Angelo Pezzana, fondatore del Fuori, e Paola Bragantini

 

E’ partita da Torino la marcia ‘Cammino dei Diritti’, iniziativa promossa da Piero Spina con l’obiettivo di rivendicare i diritti delle coppie di fatto. La marcia è sostenuta dai Radicali e l’arrivo è previsto a Roma, a Porta Pia, il 20 agosto. Alla partenza erano presenti Angelo Pezzana, fondatore del Fuori, e Paola Bragantini, parlamentare Pd. Hanno mandato il loro saluto anche il sindaco Piero Fassino e l’assessore Ilda Curti.

 

(Foto: archivio il Torinese)

CANZONI DELL'EROE QUOTIDIANO

fenestrelle spettacolo

Sabato 22 agosto, ore 21, Chiesa della fortezza al Forte di Fenestrelle

 

Gli eroi esistono ancora? Il termine eroe riporta alla mente personaggi mitici e storici, avventurieri, uomini di coraggio per i quali il rischio è una sfida da vincere ad occhi aperti, oppure i protagonisti dei film e dei racconti frutto della fantasia di autori e sceneggiatori, eppure questa figura è più reale di quanto non si possa immaginare. L’eroe esiste ancora nel vivere quotidiano, nascosto tra le pieghe dei giorni senza nome, spesso inconsapevole del suo potere. La voce di Giovanni Battaglino, e la sua chitarra, ci raccontano la sua storia in un recital insolito, ricco di suggestioni letterarie, musicali e cinematografiche che lega con un filo una canzone all’altra e, con lo stesso filo, l’artista a chi ascolta. Un modo diverso di intendere un evento musicale che rende protagonista ogni persona presente. Un viaggio colorato di immagini oniriche e scorci di realtà che tutti, almeno una volta, abbiamo vissuto in prima persona o attraverso le parole di altri: l’amore, il cammino verso una meta importante, la guerra, l’amicizia, le tentazioni, il destino, il coraggio, la speranza. Dietro lo steccato, al di là di una porta chiusa, oltre l’angolo della strada: le canzoni di Giovanni Battaglino ci porteranno, un passo dopo l’altro, là dove ci aspetta l’eroe quotidiano. Il recital di Giovanni Battaglino è inserito all’interno della manifestazione “Parole, suoni e immagini nell’incanto della fortezza”. A questo appuntamento sarà presente un ospite speciale: il chitarrista Alessandro Chiappetta.

“Canzoni dell’eroe quotidiano” è un evento promosso dall’Associazione culturale
YOWRAS Young Writers & Storytellers – www.yowras.it

Rugantino, che bontà!

rugantino1rugantino5Vi presentiamo una pasticceria di qualità in zona Santa Rita

 

Si trova in Corso Sebastopoli 211/B “Il Rugantino”, nel cuore del quartiere Santa Rita che dal 2003 propone pasticceria di alta qualità riconosciuta dalla Eccellenza Artigiana e dalla folta clientela che ogni giorno siede ai tavolini del dehor sorseggiando un caffè e gustando una delle molte delizie, punto di forza del pasticcere e titolare Davide.

 

Famoso per le strepitose zeppole al forno, il Rugantino propone una pasticceria ricercata ed attenta nel selezionare materie prime di stagione di ottima qualità per creare dolci irresistibili come il Mont Blanc, i marron glacés del Mugello o i semifreddi al bicchiere alle mandorle e moscato.

 

Come in ogni “vero” buon locale che si rispetti, punto di forza del Rugantino è la cortesia e la disponibilità del personale che ci lavora, da Agata a Valentina a tutte le altre ragazze che si alternano tutti i giorni della settimana, da lunedì a domenica.

 

Per chi vive a Santa Rita, il Rugantino rimane un punto di riferimento importante per prendersi una pausa caffè o per iniziare bene la giornata con una colazione sprint e golosa.

 

Angela Barresi

Festa e tradizione per San Rocco a Sciolze

SCIOLZE

Chiusura lunedì con la tradizionale fiera

 

L’Associazione Sapori di Sciolze, con il patrocinio del Comune, organizza i festeggiamenti per la patronale di San Rocco. Nella giornata del 15, ferragosto, alle ore 11.15 viene celebrata la Santa Messa al colle del Fagnour. Nel pomeriggio ci sono alle 15.30 una gara di bocce, alle 16 giochi in piazza a cura della Pro loco Sciolzese, cena al padiglione gastronomico e, alla sera si balla con Renato e ManuJ di Radio Veronica One. Domenica 16, alle ore 8.30 al polo educativo l’associazione Trifole e Trifolè di Rivalba organizza una gara di ricerca del tartufo. Alle ore 11.15 verrà celebata la Santa Messa in onore del patrono San Rocco, mentre nel pomeriggio la scaletta degli impegni prevede la gara di bocce e, alle 16.30 una mostra canina per cani di razza e meticci. In serata seguono la cena ed il liscio con l’orchestra Mary Mancini. Infine lunedì 17 alle ore 9 apre la tradizionale Fiera di San Rocco, poi alle 10 inizia il percorso in mountain bike proposto a Bike Bussolino Sport. Alle ore 13 ci sarà il pranzo della fiera presso i ristoranti locali. Nel pomeriggio alle 17 tutti in campo con la partita di calcio “semiseria”. Alle 19 gran cena di chiusura, poi orchestra di liscio Alex Cabrio ed elezione di Miss San Rocco e damigelle con la presenza di Bastian Contrario e della Bella Lidia.

 

Massimo Iaretti

 

Attenti ai laudatori

DUOMO SINDONE

papa 333papa reale3Effetti perversi degli innesti peronisti sull’enciclica: perchè la “Laudato si” è stata (prevedibilmente) strumentalizzata da Stranamore ecologisti, abortisti e teologi della liberazione

 

Curioso: pare che nelle Sacre Stanze ci si lamenti che la Laudato si sia stata “superficialmente male interpretata”, secondo quanto riferiscono, concordi, vaticanisti autorevoli: per dire, Repubblica titolava trionfante: “Il Papa: decrescita o catastrofe”. Ma non era proprio la cifra del pontificato di Francesco, questo rapporto stretto e spericolato con l’universo di quei media, che fino all’abdicazione di Benedetto XVI formavano il comitato di salute pubblica impegnato a perseguire l’intera Chiesa cattolica come associazione a delinquere? Non aveva forse questo Papa trasformato i media laicisti ostili in curiosi e benevoli interlocutori, attenti a captare ed enfatizzare ogni segnale di rinnovamento?

 

E allora, c’è da stupirsi dello stupore, perché dal punto di vista della comunicazione – non della dottrina – la Laudato si rappresenta un passo ulteriore in questo processo. Intendiamoci: l’enciclica non contiene, in sé, nessun messaggio particolarmente rivoluzionario; è una riaffermazione della dottrina della Chiesa, radicata nelle Scritture, sulla responsabilità dell’Uomo verso il Creato. Smentisce il falso mito del sovrappopolamento, difende il valore della vita umana e la famiglia di diritto naturale, contesta il pensiero ecologista che vuole difendere ogni forma di vita salvo quella umana. Ma proprio perché Francesco conosce e utilizza le dinamiche dei media contemporanei, è difficile credere che non abbia calcolato questi effetti, a maggior ragione chiamando a lavorare al documento una galleria di personaggi improbabili, e intervenendo  su temi specifici e controversi, come il riscaldamento globale, le emissioni, persino il ciclo dei rifiuti.  I primi a mettersi in allarme sono stati i vescovi e i Cattolici americani, che presidiano uno dei fronti più caldi nella battaglia contro un secolarismo particolarmente truce e intollerante. La fondazione Acton Institute, ad esempio, insieme a 90 studiosi firmatari di una lettere al Pontefice, chiede al Papa di non farsi fuorviare da letture parziali e tendenziose.

 

Sono stati delicati, perché a lavorare sull’enciclica “verde”, Francesco ha ripescato Leonardo Boff, ex-francescano, esponente di quella teologia della liberazione duramente combattuta da Ratzinger e Wojtyla (che ne dispose l’allontanamento dall’Ordine), il quale Boff si è preso una bella rivincita morale sugli ultimi due Papi, facendo sapere a mezzo mondo dei ringraziamenti dal Vaticano per il suo contributo; è stato chiamato Jeffrey Sachs, guru mondiale neomalthusiano e promotore dell’aborto come misura strutturale di sostenibilità ambientale (vedasi il suo: Common Wealth: Economics for a Crowded Planet).  Ma la scelta più clamorosa è quella di John Schellnhuber, nominato membro della Pontificia Accademia delle Scienze con tempi e metodi che ricordano da vicino quelli con cui Napolitano nominò Mario Monti senatore a vita: alla conferenza sul clima di Copenhaghen del 2009, si intestò una affermazione curiosa, almeno per uno scienziato che si dica cattolico: “il riscaldamento globale (…) è un trionfo per la scienza, perché almeno abbiamo potuto stabilire qualcosa, ovvero che le stime affinché il pianeta si possa mantenere in equilibrio richiedono una popolazione inferiore al miliardo di persone”. E gli altri cinque virgola qualcosa? Insomma, ora anche il Vaticano ha il suo dottor Stranamore.

 

Ma possiamo davvero accettare con onestà intellettuale la tesi secondo cui Papa Francesco sia semplicemente “mal consigliato”, un debole e influenzabile Re Travicello? È così difficile accettare la spiegazione più semplice, ovvero che il dogma dell’infallibilità del Papa riguarda sì “l’intero deposito della rivelazione divina” (Catechismo della Chiesa cattolica, 891), ma che l’uomo Jorge Bergoglio resta – grazie a Dio – libero di sbagliare in materia di teorie economiche e persino di indulgere a illiberali suggestioni di equità sociale imposta dall’alto, tra le quali è nato e si è formato?

 

È sufficiente una modesta familiarità con la storia dell’Argentina per distinguere nell’enciclica la voce non del capo della Chiesa universale di Cristo, quanto quella del vescovo di Buenos Aires e del pastore delle villas miserias: c’è tutta la sofferenza di un sacerdote che si è formato in un Paese tormentato e in un’epoca di violenza e guerra civile, di impoverimento generalizzato, epoca in cui settori del basso clero esprimevano il loro apostolato fondando movimenti di “Sacerdoti per il Terzo Mondo” (e alcuni sostenendo i terroristi Montoneros, come se in Italia certi parroci fossero finiti a fare i cappellani delle BR. Insomma, è difficile scartare la lettura, ormai ampiamente circolante in ambienti cattolici sulle due sponde dell’Atlantico, che Francesco viva con la testa in Argentina e con il cuore saldamente impiantato in Sudamerica, dove effettivamente il capitalismo predatorio, l’industria che sfrutta irresponsabilmente le risorse naturali, l’impermeabilità del clero ai cambiamenti sociali (ovvero, la propensione a cedere a suggestioni marxiste-bolivariane) sono stati responsabili di degrado ambientale, materiale e morale. Che ha colpito innanzitutto quella classe media, unico potente agente di sviluppo equilibrato, ma che agli occhi di certo clero porta comunque la colpa collettiva di essere”borghesia”, perdipiù storicamente influenzata dalla Massoneria.

 

Lungo le 180 pagine, il pastore delle villas miserias risalta nella demonizzazione del sistema di libero mercato individuato come responsabile dei problemi ambientali, nel modo di trattare i temi dello sfruttamento delle risorse e dell’uomo, nell’adesione incondizionata alla tesi antropogenica del cambiamento climatico anche oltre le posizioni del panel dell’Onu;  nell’invettiva contro le banche, contro le città inondate di acciaio, vetro e cemento, contro il “consumismo” e “la cultura usa-e-getta”. Ma si sente soprattutto nell’avversione alle dinamiche sociali del libero mercato, quando siano sottratte a una occhiuta regía superiore, sia essa una futuribile tecnocrazia ecologista con sovranità globale, o l’antico regime social-nazionalista di Perón, uno spettro di cui gli Argentini sono tuttora prigionieri. In effetti, alcuni passaggi dell’enciclica potrebbero essere letteralmente trasposti dai messaggi video che Juan Domingo Perón diffondeva dal suo esilio di Madrid ( oggi tutti disponibili su web), teorizzando una Terza Via, opposta al marxismo e al capitalismo, che avrebbe garantito “più equità sociale a prezzo di un modesto rallentamento del progresso scientifico e tecnologico dei sistemi produttivi”, un “equilibrio nella gestione delle risorse, che sono finite” e uno sviluppo dell’essere umano “in linea con la natura che lo circonda”.

 

La Terza Via, cosmologia del peronismo, non è mai stata calata nella realtà in modo duraturo: nel nostro mondo sublunare, i Paesi in cui certe suggestioni vengono messe in pratica, come il Venezuela di Chávez e Maduro – punto di riferimento di un vasto movimento globale che comprende tanto gli Spagnoli di Podemos quanto la presidente peronista argentina Cristina Fernández  de Kirchner – finiscono per aumentare la povertà, diffondere la dipendenza e il clientelismo, comprimere le libertà individuali, civili, religiose ed economiche.  Un’occasione sprecata: un’enciclica di taglio più prudente e rispettoso delle discussioni, già mature, in ambito internazionale, avrebbe forse aiutato a raggiungere prima soluzioni condivise a problemi che nessuno nega:  gli effetti disumanizzanti della finanziarizzazione dell’economia globale, l’aggancio dell’economia ai fondamentali della produzione, la necessità di sostenere una popolazione in crescita e in graduale uscita dalla povertà con gli strumenti dell’economia sociale di mercato e del controllo sociale esercitato dai consumatori in una moderna società capitalista. Altro che decrescita.

 

Col tempo, le polemiche sulla Laudato si si sedimenteranno, e con esse si calmerà il trionfalismo gongolante dei media imbevuti di superficiale ecologismo, megafoni della teoria irriducibilmente anticristiana secondo cui l’uomo è soltanto una forma di vita tra le altre, irrimediabilmente incline al tradimento della legge di armonia con la natura che presiede il regno animale. Ma il danno sarà in profondità e a lungo termine, soprattutto per quel mondo cattolico-liberale che si sforza di promuovere un modello di pensiero fondato sullo sviluppo sostenibile, in sintonia col principio di custodia del Creato, come via storicamente più efficace per combattere povertà e degrado.

 

(Foto: il Torinese)

EffeVi

Negozi aperti e turismo? Macché: per il popolo di Fb Torino in agosto è un deserto

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turisti 2Anche il “Torinese” ha pubblicato un articolo in cui si parla degli eventi culturali di Ferragosto – che sono reali, come l’ingresso ad un euro nei musei, va detto – e dei negozianti torinesi che, in molti,  terrebbero aperti i negozi evitando la “serranda selvaggia”

 

Non fosse per le dichiarazioni di ieri l’altro degli albergatori, che dimostrano come l’effetto Expo a Torino non si è fatto sentire (le stanze degli hotel sono vuote per metà), i giornali torinesi avevano decantato un’estate “aperta per ferie”. Anche il “Torinese” ha pubblicato un articolo in cui si parla degli eventi culturali di Ferragosto – che sono reali, come l’ingresso ad un euro nei musei va detto – e dei commercianti torinesi che, in molti,  terrebbero aperti i negozi evitando la “serranda selvaggia”. Ebbene, questo articolo, passato al vaglio dei nostri lettori su Facebook, ci ha dato un riscontro diverso. Stando almeno all’esperienza vissuta in prima persona da loro stessi, di cui certo non dubitiamo, la città risulta molto più “deserta” di quanto si potesse immaginare. Ecco, di seguito, alcuni commenti postati sulla nostra pagina Fb.

 

(Foto: il Torinese)

 

Luca Taffarello Peccato che i cittadini non vivono di turisti ma di lavoro legato all’auto che non c’è più 

Niky Cover Tutte balle…. Torino nelle due settimane centrali di agosto diventa un deserto. Serrande abbassate, strade vuote. Niente di molto diverso da 30 o 20 anni fa….
Parodi Franco Fiat o non Fiat è la mentalità che non è cambiata! le ferie sono sacrosante salvo poi lamentarsi sulla crisi
 
Lina Piazzolla c’e’ solo una cosa di buono in agosto,per le due settimane centrali,non si paga il parcheggio!!!
 
Edoardo Nicolino Lavoro in pieno centro e in questi giorni faccio fatica a trovare un posto aperto dove mangiare. Per me non è un grande problema, ma vedere i turisti spaesati fa capire che non riusciremo mai a tirarci fuori da questa crisi, siamo troppo egoisti o stiamo ancora troppo bene.
Armando Tavano Altro che gelati o proposte culturali…la città è morta senza lavoro e prospettive serie. Basta cazzate sparate dai media e politucoli stampo Fassino Chiamparino.
Rita Barberis Era meglio la città della Fiat almeno c era lavoro per molte persone
Rosanna Capobianco Insomma. ..è il deserto dei Tartari! !
 
GiuseppeFabio Pasquariello Mica tanto… Non so in centro se i negozi sono aperti (probabilmente i grossi franchising lo sono). Nella zona dove abito son chiusi anche i bar

Nuovo comandante e più agenti per il Ferrante Aporti

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Lo ha annunciato  il viceministro alla Giustizia Enrico Costa, che ha visitato la struttura con il garante regionale per i detenuti Bruno Mellano

 

Entro la fine di settembre l’Istituto per minori Ferrante Aporti di Torino avrà un nuovo comandante di polizia penitenziaria e la disponibilità di un numero maggiore di agenti. Lo ha annunciato  il viceministro alla Giustizia Enrico Costa, che ha visitato la struttura con il garante regionale per i detenuti Bruno Mellano. Accolti dal dirigente del Centro Giustizia minorile di Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Massa Carrara Antonio Pappalardo, il viceministro Costa e il garante Mellano hanno visitato con il direttore dell’Istituto Gabriella Picco e il vicecomandante della Polizia penitenziaria Giovanni Camillo i laboratori d’informatica e di ceramica, la cioccolateria, le aule scolastiche e la chiesa.

 

Al momento l’Istituto – che ha una capienza di 48 posti – ospita 35 detenuti, di cui 4 italiani: 13 sono minorenni e 22 di età compresa tra 18 e 25 anni.“Per i minori – ha dichiarato Mellano – il carcere resta l’ultima alternativa possibile quando i servizi sociali e territoriali non riescono nell’intento di formulare proposte alternative di rieducazione e di recupero. È necessario che l’attuale modello di giustizia minorile si estenda sempre più a quello degli adulti affinché, con le risorse e gli investimenti necessari, il carcere possa rappresentare una scelta sempre più residuale per l’esecuzione della pena”.

 

www.cr.piemonte.it

Al cinema "Mirafiori Lunapark"

Fanno parte del cast Alessandro Haber, Antonio Catania e Giorgio Colangeli. Regia di Stefano Di Polito

 

Alessandro-HaberUscirà nelle sale il  prossimo 27 agosto ‘Mirafiori Lunapark’, il film prodotto da Mimmo Calopresti in collaborazione con Rai Cinema. La regia è di Stefano Di Polito, autore torinese nato proprio a Mirafiori. Il film a Torino sarà proiettato al Cinema Romano. Fanno parte del cast Alessandro Haber, Antonio Catania e Giorgio Colangeli. Il lungometraggio è stato interamente girato a Mirafiori e narra della strenua battaglia di tre dipendenti di una vecchia fabbrica ora andati in pensione, contro l’abbattimento dell’edificio dove hanno passato metà della loro vita.

INCIDENTE STRADALE: MUORE A 22 ANNI DOPO UNA FESTA

Ha probabilmente perso il controllo della propria vettura, che si è schiantata contro il muretto di un canale

 

ambulanza SOCCORSOAveva trascorso una serata di festa nel Biellese con la fidanzata ed è morto in un incidente stradale a Formigliana (Vercelli). Alberto Bellan, 22 anni, ha probabilmente perso il controllo della propria vettura, che si è schiantata contro il muretto di un canale. Il ragazzo era un operaio della Zschimmer & Schwarz di Tricerro e giocava a basket in serie D con la Pallacanestro Trino.

 

(foto: archivio il Torinese)

La nobile Giulia che aiutava i poveri

ALLA SCOPERTA DEI NOMI DI VIE E PIAZZE /

di Simona Pili Stella

 

L’impegno che Giulia di Barolo dimostrò nei confronti delle donne carcerate (si occupò dell’istruzione, dell’abbigliamento, dell’igiene) arrivò a tal punto che, il 30 ottobre 1821, il ministero la nominò soprintendente del carcere

 

Giulia_di_BaroloContinuando con il nostro piccolo spazio dedicato alle vie che costituiscono la nostra città, oggi parleremo della marchesa Giulia Falletti di Barolo.Traversa di corso San Maurizio e parallela a via Vanchiglia e a via Buniva, via Giulia di Barolo rientra a far parte della cosiddetta zona “Vanchiglia”, diventata ormai molto conosciuta ai giovani per la presenza di numerosi locali. Essendo molto vicina a Palazzo Nuovo, al liceo classico Gioberti e all’aula studio Verdi, questa via è abitata e frequentata principalmente dalla gioventù torinese.

 

Giulia Falletti di Barolo (nota da nubile con il nome di Juliette Colbert di Maulévrier), nacque a Vandea il 27 giugno del 1785. Discendente da una nobile famiglia che trovava le sue origine nel consigliere del famoso Re Sole, Giulia rimase orfana di madre all’età di sette anni e vide molti dei suoi parenti (tra cui l’amata nonna) salire al patibolo durante la Rivoluzione francese.Sfuggita con la sua famiglia alla ghigliottina, il 18 agosto 1806 si unì in matrimonio al marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo e qualche anno più tardi, nel 1814, si trasferì a Torino a Palazzo Barolo.

 

Nonostante il nobile rango a cui apparteneva e il mondo sfarzoso che la circondava, Giulia (insieme a suo marito) si dedicò principalmente alla beneficenza e alle opere caritatevoli. Aprì le porte del suo palazzo a mendicanti e disagiati: la loro dimora si trasformò di giorno in una mensa per i poveri (dove lei serviva personalmente il cibo), mentre la sera tornava ad essere il salotto più ambito della città dove famosi intellettuali e nobili, si riunivano per discutere e conversare di polita, arte e letteratura. Per parecchio tempo Giulia e suo marito ospitarono a Palazzo Barolo il patriota Silvio Pellico, reduce dalla lunga prigionia nella Fortezza dello Spielberg.Nel corso della loro vita i due coniugi intrapresero molte iniziative benefiche come ad esempio la creazione di scuole gratuite, l’assistenza ai poveri e anche ingenti donazioni per quello che sarebbe diventato il Cimitero monumentale di Torino. L’impegno che Giulia di Barolo dimostrò nei confronti delle donne carcerate (si occupò dell’istruzione, dell’abbigliamento, dell’igiene) arrivò a tal punto che, il 30 ottobre 1821, il ministero la nominò soprintendente del carcere.

 

Nello stesso anno fondò, nel quartiere popolare di Borgo Dora, una scuola per ragazze povere, mentre nel 1823 fondò al Valdocco l’Istituto del Rifugio, un luogo creato per aiutare ed ospitare le ragazze madri. Nel 1825 adibì una parte di Palazzo Barolo come asilo per i figli dei lavoratori: fu la prima opera di questo tipo che venne fatta in Italia.Suo marito morì nel 1838 a seguito dell’epidemia di colera che aveva colpito il Paese nel 1835 e a cui entrambi avevano prestato generosamente soccorso. Nel 1845 aprì l’Ospedaletto di santa Filomena per bambine disabili, mentre nel 1847 fondò una scuola professionale, presso il proprio palazzo, per le ragazze di famiglia operaia.

 

La sua ultima opera di beneficenza fu la costruzione della chiesa di santa Giulia, nel popolare quartiere di Vanchiglia; morì a Torino il 19 gennaio del 1864. Nel corso della sua vita la marchesa Giulia di Barolo si distinse per la sua bellezza ed intelligenza e soprattutto per la sua generosità nei confronti dei meno fortunati; pare che dedicò alle opere di beneficenza complessivamente 12 milioni di lire, una somma pari al bilancio di uno stato del tempo. Il 21 gennaio del 1991 è stata avviata la pratica di beatificazione. Una nota curiosa per gli amanti del vino, è che fu grazie agli investimenti terrieri e alla passione dei due coniugi per le vigne delle Langhe, che oggi possiamo gustare il prezioso e pregiato Barolo piemontese.