redazione il torinese

Metrò, la scala è immobile: che fare?

metro scala mobile

Gtt dia una risposta in tempi rapidi

 

Una signora anziana cerca l’uscita su corso Vinzaglio dalla stazione della metro. Si trova una lunga scala mobile ferma, senza spiegazioni, con un palo rosso e bianco. Per fortuna c’è l’ascensore per le persone disabili che tuttavia ti fa uscire dall’altra parte su corso Vittorio e tocca riattraversare. Intendiamoci, può succedere una volta ma non ogni settimana in questa stazione come nelle altre della metropolitana torinese. Che fare? Lo chiediamo alla Gtt che ci dia una risposta in tempi rapidi e così lo chiediamo al Sindaco di Torino.

 

 (foto: il Torinese)

FMB

Papa Francesco scrive a Fassino per il Forum Mondiale

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Il pontefice auspica un “vero discernimento etico e per la creazione di economie e di imprese veramente libere”

 

In occasione del Terzo forum mondiale dello sviluppo economico locale – Led, Papa Francesco ha inviato una missiva al sindaco di Torino, Piero Fassino: “Le crisi mondiali hanno dimostrato che le decisioni economiche che” promuovono “il permanente incremento del profitto siano insostenibili e di per sé immorali”.  Il pontefice auspica un “vero discernimento etico e per la creazione di economie e di imprese veramente libere”.

 

(Foto: il Torinese)

Ospedale Oftalmico, dibattito infuocato in Consiglio regionale

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consiglio X 1Per l’assessore Saitta la scelta della Giunta porterà addirittura vantaggi all’utenza: “L’inserimento delle attività attualmente ospitate all’Ospedale Oftalmico presso strutture ospedaliere complesse garantirà ai pazienti attualmente tutte le attività di supporto diagnostico e terapeutico necessarie e non presenti attualmente”. La capogruppo leghista Gancia riceve la delegazione dell’Amministrazione comunale di Scarnafigi,  in rappresentanza della comunità che nel 1812 diede i natali al fondatore dell’Oftalmico, Casimiro Sperino

 

“La Giunta Chiamparino non commetterà con l’Oftalmico lo stesso errore che la Giunta Cota fece con il Valdese, chiudendolo senza preoccuparsi di dare adeguate risposte ai bisogni di salute delle pazienti. Non è possibile tornare indietro rispetto a decisioni prese nel passato con Roma, ma il trasferimento delle strutture attualmente presenti all’interno dell’ospedale Oftalmico presso due Hub quali l’A.O.U Città della Salute e il San Giovanni Bosco porterà vantaggi sia ai pazienti sia agli operatori, migliorando il livello delle prestazioni, la qualità dell’assistenza e la sicurezza. Il tutto avverrà senza creare problemi ai malati, nessun dipendente rischierà di perdere il posto di lavoro, e manterremo il Pronto Soccorso h24 e così il Centro di riabilitazione visiva. In questa operazione la Regione coinvolgerà i sindacati, gli operatori e i professionisti che lavorano nel presidio e le associazioni dei pazienti a partire dall’Unione italiana ciechi”. Questa l’opinione dell’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta, in occasione della seduta straordinaria del Consiglio regionale dedicata al futuro dell’Ospedale Oftalmico di Torino.

 

Ma non è dello stesso avviso l’opposizione: “Con il voto di oggi l’Oftalmico viene smembrato dal centrosinistra. Al grido di ‘contrordine compagni’ la Giunta Chiamparino quindi mostra il suo vero volto: quello di forza politica opportunista che gioca le partite a fianco dei cittadini, partecipando a fiaccolate, convegni e raccolte firme, ma esclusivamente per fini elettorali”. A sostenerlo il gruppo di Forza Italia e in particolare il capogruppo degli azzurri Gilberto Pichetto e i consiglieri regionali Porchietto e Vignale.

 

Continuano i consiglieri di Forza Italia: “Saitta smentisce quanto da lui dichiarato fino a pochi giorni fa. L’Oftalmico non verrà solo spostato di sede e inglobato in un’altra struttura, ma smembrato tra le Molinette e il San Giovanni Bosco. Lo dimostra la bocciatura non solo della nostra mozione – che chiedeva che il nosocomio di Via Juvarra non venisse trasferito fino alla costruzione della nuova Città della Salute – ma soprattutto il voto contrario espresso dal centrosinistra all’ordine del giorno del consigliere di maggioranza Monaco che domandava il mantenimento dell’unitarietà del presidio. Una situazione paradossale e priva di qualsiasi criterio oggettivo visto che già in Piemonte esistono ospedali monospecialistici quali Candiolo, CTO, Regina Margherita e Sant’Anna. E in Europa si pensi ad esempio al Moorfields Eye Hospital di Londra, all’Hospital Jules Gonin di Losanna e al Karolinska Institutet in Svezia”.

 

«Se proprio Chiamparino vuole smembrare l’Oftalmico, abbia la cautela di attendere la costruzione della Città della Salute, dove eventualmente trasferire in blocco l’ospedale, che fino a quel momento è bene resti dov’è, nell’interesse dei pazienti e degli operatori sanitari». Gianna Gancia, presidente del gruppo Lega Nord in Consiglio regionale del Piemonte, è intervenuta a sostenere le ragioni sottoscritte da oltre 40 mila cittadini e raccolte in una mozione consiliare (poi bocciata dalla maggioranza) . «Non si tratta di essere contrari per partito preso a qualsiasi forma di razionalizzazione amministrativa della Sanità – ha spiegato Gianna Gancia -, ma dividere l’Oftalmico in due tronconi è una scelta certamente antieconomica, illogica e pregiudizievole per la salute dei pazienti. Non c’è alcun bisogno di intervenire, la struttura è stata sottoposta a totale ristrutturazione e non presenta criticità di bilancio. E’ un ospedale di eccellenza, di assoluta priorità per la salute dei cittadini». La presidente leghista ha anche incontrato e ringraziato la delegazione dell’Amministrazione comunale di Scarnafigi, presente al Consiglio regionale con il sindaco Riccardo Ghigo, il consigliere Mauro Bollati e il gonfalone comunale, (nelle foto) in rappresentanza della comunità che nel 1812 diede i natali al fondatore dell’Oftalmico, Casimiro Sperino.

 

Per l’assessore Saitta la scelta della Giunta porterà addirittura vantaggi all’utenza: “L’inserimento delle attività attualmente ospitate all’Ospedale Oftalmico presso strutture ospedaliere complesse, dotate di tutte le funzioni di strutture ‘di secondo livello’, quali la Città della Salute o l’Ospedale S. Giovanni Bosco, porterà vantaggi da numerosi punti di vista. Intanto, garantirà ai pazienti attualmente tutte le attività di supporto diagnostico e terapeutico necessarie e non presenti attualmente all’Oftalmico, quindi senza necessità di trasferimento del paziente come accade oggi. Analogamente, arricchirà le competenze delle Strutture ‘ospiti’ di una specialistica di eccellenza, mettendo a disposizione di pazienti e professionisti l’esperienza maturata presso l’Oftalmico, e favorirà l’integrazione tra specialisti (oculisti, neurochirurghi, cardiologi, ecc.) permettendo la crescita e l’affinamento delle diverse tecniche di approccio al paziente. Tutto questo si tradurrà in aumento della qualità dell’assistenza dal momento che verrà aumentata la sicurezza dei pazienti (mettendo a disposizione degli stessi tutti i supporti eventualmente necessari, compresi quelli legati all’assistenza in emergenza e intensiva – in particolare nei casi di complicanze e/ o di emergenze cardiovascolari o neurologiche – e riducendo gli eventuali trasporti/trasferimenti legati all’espletamento di prestazioni/attività non presenti presso l’Ospedale Oftalmico). Senza dimenticare che la ricollocazione delle attività e l’organizzazione più efficiente del personale consentirà di ‘liberare’ risorse preziose da impiegare a favore dei cittadini”.

 

Pochi giorni e corso Inghilterra riapre nei due sensi

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I lavori di copertura del passante ferroviario  stanno procedendo nel pieno rispetto del cronoprogramma

 

L’assessore ai Trasporti Claudio Lubatti, dopo il sopralluogo nei cantieri aperti annuncia che i lavori di copertura del passante ferroviario di Torino, finanziati grazie ai 25 milioni nel decreto ‘Sblocca Italia’, stanno procedendo nel pieno rispetto del cronoprogramma. Così Entro la fine della settimana corso Inghilterra sarà di nuovo percorribile dalle auto su due corsie.

Otto condanne per l'assalto No Tav al cantiere di Chiomonte

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notav ovunqueCaduta l’accusa di sequestro di persona nei confronti di tre attivisti No Tav che in primo grado erano invece stati condannati per avere sequestrato un poliziotto

 

Sono sei le condanne a un anno e nove mesi per resistenza a pubblico ufficiale, due condanne  invece a due mesi per tentate lesioni e tre  le assoluzioni. Si conclude così il processo per l’assalto al cantiere della Tav dell’8 dicembre 2011. La sentenza è stata pronunciata dal tribunale di Torino presieduto dal giudice Diamante Minucci. Accolte solo parzialmente le richieste del pm Manuela Pedrotta. Assolti i due leader del centro sociale Askatasuna: Andrea Bonadonna e Giorgio Rossetto.

 

Mentre è caduta l’accusa di sequestro di persona nei confronti di tre attivisti No Tav che in primo grado erano invece stati condannati per avere sequestrato un poliziotto, durante una protesta al cantiere di Chiomonte nel  2012, e di avergli tolto di mano la macchina fotografica. Confermata in appello ma per il solo reato di violenza privata, la condanna di due No Tav, con pene ridotte. Assoluzione per un terzo attivista.

 

(Foto: il Torinese)

Video storici su crpiemontetv

Dalla tradizionale fagiolata di Carnevale a Santhià  del 1934, alla vendemmia sulle colline dell’astigiano alla fine del primo conflitto mondiale, dalle mondine in partenza per le risaie vercellesi a metà degli anni Cinquanta, alla lavorazione del formaggio nel novarese nel 1976

 

storia crpÈ dedicata alla tradizione enogastronomica piemontese la seconda serie di filmati storici che il Consiglio regionale mette a disposizione sulla sua Social tv, grazie a un accordo con l’Istituto Luce. Dalla tradizionale fagiolata di Carnevale a Santhià  del 1934, alla vendemmia sulle colline dell’astigiano alla fine del primo conflitto mondiale, dalle mondine in partenza per le risaie vercellesi a metà degli anni Cinquanta, alla lavorazione del formaggio nel novarese nel 1976. Le sagre la fanno da padrone anche nella prima metà del secolo scorso. Dagli archivi dell’Istituto Luce sono stati selezionati i filmati della fiera dei marroni di Cuneo del 1936, quella del polentone a Monastero Bormida (1939) e del grano a Savigliano (1952) e le tradizionali fiere del vino di Asti (1946), del tartufo di Alba (1947) e del vitello grasso a Fossano (1952). Completa questa sezione la gara gastronomica “Il raviolo d’oro” di Asti (1957), dove il giornalista Occhiena ha vinto il più importante riconoscimento di bravura culinaria per un professionista della carta stampata con un “Pericolo giallo”, ovvero un risottino allo zafferano. I filmati, della durata di circa un minuto e mezzo, realizzati tra il 1934 e il 1976, sono visibili su crpiemonte.tv, nella sezione “Memoria”. L’iniziativa nasce da un accordo con l’Istituto Luce, che gestisce un archivio con 200.000 schede catalografiche, 4.000 ore di filmati e 400.000 fotografie da cui sono stati individuati poco meno di cento filmati, della durata di circa un minuto e mezzo, che, catalogati per materia, sono visibili su crpiemonte.tv nella sezione “memoria”.

 

 www.cr.piemonte.it 

 

I video:

 

A Santhià la tradizionale fagiolata di Carnevale (1934)

La fiera dei marroni a Cuneo (1936)

La fiera del polentone a Monastero Bormida (1939)

Vendemmia sulle Colline dell’Astigiano (1945)

La fiera del vino ad Asti (1946)

La fiera del tartufo di Alba (1947)

La sagra del grano a Savigliano (1952)

La XXVIII Fiera del vitello grasso a Fossano (1952)

Le mondine e la coltivazione del riso a Vercelli (1954)

Gara gastronomica “Il raviolo d’oro” ad Asti (1957)

La lavorazione del formaggio a Novara (1976)

Unitre Torino, prima In Italia per numero di iscritti e ore di lezione

mole cavallerizzaIl presidente Andrea Dalla Chiara inaugura l’ Anno Accademico 2015-2016 con una cerimonia nell’ Aula Magna dell’ Università

 

Centosettanta corsi, 4 mila associati. Con questi significativi numeri l’ Università della Terza Età-Unitre Torino si presenta al nastro di partenza del nuovo anno accademico 2015-2016,  che si inaugura il 14 ottobre (ore 11) nell’ Aula Magna dell’ Università, in via Verdi 8, a Torino “L’ Unitre- Torino non invecchia – sottolinea il presidente, Andrea Dalla Chiara – siamo una realtà vivace e dinamica che rappresenta un modello di grande attualità per le Unitre italiane e del mondo. Siamo primi in Italia per numero di iscritti e per ore di lezione, ben 5 mila. Ai nostri numerosi associati offriamo importanti momenti di aggregazione e di interesse culturale, con un costo di iscrizione che è di soli 90 euro”. Lo dimostrano la ricchezza e la varietà  dei corsi e dei laboratori, di cui è direttrice Lucia Cellino. Sono suddivisi in sette filoni, denominati “Collegi”: l’Artistico, il Creativo-Espressivo, il Letterario, il Linguistico, il Medico-Psicologico, lo Scientifico, lo Storico-Umanistico. La sede sociale e la maggior parte delle aule è in Corso Trento 13, presso l’ Educatorio della Provvidenza. Alta la qualità dei 200 docenti, professori universitari, primari, scienziati e intellettuali, come lo storico Gianni Oliva, uno dei più noti esponenti della cultura italiana, che quest’anno ha accettato di diventare il “testimonial” di “Unitre- Torino”; e il professore emerito Piero Galeotti, docente di Fisica sperimentale all’Università di Torino, a cui è stato intitolato il pianeta jr134, scoperto nel 1999. I corsi di Gianni Oliva e di Lucia Cellino, per la grande affluenza di iscritti, sono organizzati nella SALA 500 dell’Unione Industriale di Torino. Le materie trattate spaziano dall’ arte all’ astronomia, dall’ informatica ai laboratori, dalla letteratura alle lingue straniere, dalla medicina alla pittura, dalla psicologia alla storia. Vasto e interessante, in particolare, lo spettro dei corsi di lingua che riguardano l’ arabo, il cinese, il russo, l’ esperanto, il tedesco, oltre che l’ inglese, il francese e lo spagnolo. E non manca la “lenga” piemontese.Il nuovo anno accademico offre poi corsi di educazione alla salute, in tutte le sue sfaccettature (mediche, psicologiche, nutrizionali, per fasce di età), una rassegna di film che hanno riscosso grande successo di pubblico e di critica, lezioni di fotografia, ceramica, pittura e tecniche pittoriche, lezioni su civiltà dal passato glorioso, come l’ occitana e la franco provenzale, o meno note, come la tibetana.C’èanche spazio per l’ economia: il corso: “L’investimento perfetto: l’isola che non c’è”, offre nozioni di finanza, quanto mai utili per non inseguire pericolose chimere di guadagni facili; quello sulla ”Successione”, spiega come trasferire il patrimonio familiare nel migliore dei modi. Una grande attenzione viene dedicata al sociale e molte sono le iniziative di intrattenimento a carattere “ludico”, come la nascita del coro a cappella e il ricco calendario di commedie e di musical.

 

Per seguire le attività ci sono un canale Facebook molto attivo e il sito www.unitretorino.net.

 

 

UNITRE TORINO IN CIFRE

 

Associati: 4 mila

Corsi: 170

Ore di lezione: 5 mila

Docenti: 200

Matricole: 500

 

 

 

TUTELA DEGLI ANIMALI, ALL'ON. BRAMBILLA LA “STELLA AL MERITO SOCIALE”

BRAMBILLA

“Per aver dato voce a chi non ha voce e migliorato la convivenza tra uomo ed animali”, l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’ Ambiente, ha ricevuto ieri sera la “Stella al merito sociale 2015”dell’associazione “Cultura&solidarietà”

 

Il prestigioso riconoscimento, “destinato a coloro che si sono distinti nel sociale”, è stato consegnato dal presidente dell’associazione, Francesco Vivacqua, durante la 7.a edizione dell’”International social commitment Award” al Teatro Dal Verme di Milano. Premia il lungo impegno dell’on.Brambilla per la tutela dei diritti degli animali. Tra le principali iniziative, la campagna contro la vivisezione e l’allevamento di cani da laboratorio di Green Hill, la lotta al randagismo e per fermare il traffico di cuccioli, la proposta di riconoscere, anche in Costituzione, sull’esempio del trattato di Lisbona, gli animali come “esseri senzienti” portatori di diritti, gli accordi con i Comuni, con Ferrovie dello Stato e con Autogrill per promuovere una migliore convivenza tra l’uomo e gli animali domestici, la battaglia contro la caccia e quella contro il consumo e il traffico di carne di cane in Asia. L’on.Brambilla, imprenditrice, giornalista professionista e scrittrice, ha fatto parte del IV governo Berlusconi, prima come sottosegretario al Turismo (2008-9) e poi come ministro (2009-2011).

 

 

 

Saccheggiavano cimiteri, recuperati portafiori in rame e ottone

CIMITERO

Denunciati dai carabinieri e  dalla polizia municipale di None

 

Due uomini, di 44 e 68 anni, sono stati denunciati dai carabinieri e  dalla polizia municipale di None, con l’accusa di furto aggravato di arredi cimiteriali e ricettazione. A casa di uno dei due italiani sono stati sequestrati più di 100 portafiori in rame e ottone – informa l’Ansa – per un valore di circa 12 mila euro, tutti  rubati al cimitero di None. Sono sospettati di aver organizzato ed effettuato numerosi altri furti in cimiteri del pinerolese.

I Balcani nelle immagini di Paolo Siccardi

balcani3La mostra è esposta in un luogo-simbolo della storia del Novecento: la Casa della Resistenza di Fondotoce, a Verbania. In quelle immagini, rigorosamente in bianco e nero, sono riassunti dieci anni di guerre, di speranze e di cambiamenti di confini 

 

siccardi foto“Per me i Balcani, oltre a guerre e secessioni, richiamano note bastarde, voci e frequenze che bucano i confini, ignorano i visti, i passaporti e le lingue, per andare dritti al cuore dell’uomo”. Così descrive le terre ad est, oltre l’Adriatico, Paolo Rumiz, giornalista e scrittore. Ed è più o meno lo stesso per Paolo Siccardi che però non usa le parole ma le immagini delle sue fotografie. “Balcani, oltre i confini” è il titolo della mostra esposta in un luogo-simbolo della storia del Novecento:la Casa della Resistenza di Fondotoce, a Verbania. In quellebalcani2 immagini, rigorosamente in bianco e nero, sono riassunti dieci anni di guerre, di speranze e di cambiamenti di confini nei Balcani attraverso un viaggio itinerante che parte dalla rete di Gorizia e corre lungo un sottile filo virtuale unendo queste terre ad un unico destino. Un viaggio attraverso linee di confini che non rappresentano solo cicatrici nella geografia dei luoghi   ma un grumo d’emozioni, gioie e soprattutto dolore che pesano nell’anima della gente che abita e abitava queste regioni. Soprattutto a cavallo del millennio, nell’ultimo decennio del “secolo breve”.

 

balcani1Tempo di guerre e dissoluzione, raccontato da Siccardi, photoreporter freelance noto per i suoi reportage dalle zone di guerra più “calde” del mondo, fissando ogni tappa del viaggio con le immagini  più significative, corredate da un brevissimo scritto a commento. Un progetto visivo che si apre con una fotografia simbolica del riflesso in una pozza d’acqua della rete di Gorizia abbattuta nel 2004 che divideva i quartieri periferici della città italiana con quella slovena di Nova Gorica. Le fotografie che seguono sono un flash-back all’indietro del lavoro proposto, cioè alcune immagini dei clandestini che negli anni novanta,per sfuggire alle guerre balcaniche, attraversavano come oggi quella frontiera. Fermati dalla Polizia, schedati ebalcani4 rimandati ai loro paesi di origine, lasciando per terra lungo le maglie bucate della rete la propria memoria storica dei ricordi (fotografie dei propri cari, documenti ed oggetti personali per non essere identificati dalle autorità di frontiera). Quella rete per i migranti diventava la porta per l’Europa di Schengen come oggi il passaggio a nord di Subotica, in Ungheria. Il percorso segue poi la linea della complessa geografia dei confini nella ex-Jugoslavia negli ultimi vent’anni, con le singole popolazioni stritolate da u conflitto pazzesco con i propri vicini di casa e con la propria storia.

 

Tutte le fotografie sono tratte da un lungo lavoro nell’arco degli anni del conflitto, spostandosi sui vari fronti della guerra e toccando non l’aspetto militaristico, ma bensì quello sociale delle popolazioni della ex-Jugoslavia. Siccardi, in quegli anni, scatta immagini dalla Croazia alla Bosnia, dal Kosovo alla Serbia e dedica un intenso capitolo al lungo assedio di Sarajevo. Una di questa straordinanza testimonianza fotografica include l’Albania, “il paese delle Aquile”, prima del grande esodo di Bari del 1991 e chiuso per quart’anni balcani5da un regime nel cuore dell’Europa, per giungere alla rivolta dei Comitati Spontanei Rivoluzionari nel 1997 con la caduta delle società finanziarie albanesi creando il “caos” tra la popolazione e una guerriglia di bande rivali all’interno dello stesso territorio. La Romania, con la pesante eredità lasciata dal “Contucator” Ceausescu si propone con i suoi tremila ragazzi di strada che vivono nelle fogne di Bucarest, sniffando colla. Gli orfanotrofi e ospedali dove sono ricoverati i bambini sieropositivi, usati al tempo del dittatore come cavie umane dalle case farmaceutiche straniere per la sperimentazione medica. Le storie raccontate in questo capitolo sono il vissuto personale dell’autore con i ragazzi di strada, vivendo sotto terra nei cunicoli a Bucarest per ottenere la loro fiducia ed essere accettato all’interno dei loro clan.

 

Così come il racconto all’interno dell’ospedale “Babes” di Bucarest e nella Casa Famiglia di Mino D’Amato dove vivono i bambini colpiti da HIV. C’è poi a Moldavia, piccola parentesi all’interno della Romania, attraversata dal Danubio che solo in terra balcanica ritorna con il nome al maschile “Die Donau”; una regione considerata, dopo il crollo del socialismo, la nuova frontiera occidentale, ma attualmente dopo vent’anni si trova ad essere “l’est più ad est” che si possa immaginare di quelle terre. Lo stesso si può dire per la Bulgaria, dove le immagini narrano la lenta trasformazione del paese che dal socialismo passa alla privatizzazione delle piccole e medie industrie tra mille contraddizioni. Un viaggio che, nella quarta ed ultima sezione, comprende la Macedonia, triangolo di terra conteso tra Albania e Grecia, dove nel ’99 scoppiarono alcuni tumultibalcani6 da parte dalla minoranza kosovara albanese contro il governo centrale per l’indipendenza di alcune parti del territorio. E qui, l’esistenza dell’ultimo capo spirituale del sufismo nei Balcani,  consente d’imprimere una boccata di spiritualità alla complessità del lavoro fotografico che incontra poi la Grecia a Salonicco, l’antica Tessalonica, dove si mescolano le popolazioni di diverse etnie migranti, considerata la porta tra occidente ed oriente, sul bordo di un confine inesistente.

 

L’ultima immagine del percorso fotografico (riassunto nella sua totalità dal video che accompagna l’esposizione) ci porta in riva al mare, a quell’Adriatico che, simbolicamente, si propone come linea virtuale che corre in uno spazio obliquo infinito, a volte quasi irraggiungibile per i clandestini che affrontano un viaggio per la fuga. E’“il mare dell’intimità”, come lo definisce Predrag Matvejevic, uno dei più grandi intellettuali europei dei Balcani .Lo stesso specchio d’acqua su cui s’affacciano genti diverse per genere e provenienza, le cui storie sono inesorabilmente destinate ad intrecciarsi, come ci suggerisce Paolo Siccardi che, con le sue immagini, ci regala forti emozioni e  un potente richiamo alla realtà della storia. 

 

Marco Travaglini