redazione il torinese

"Per salvare la cultura a Torino bisogna usare le idee dell'innovazione come pennelli"

MONGOLFIERA2FERRERO GIOVANNIartissima 15 3arte 2INCHIESTA:

LA CULTURA  A TORINO / 4

 

Il passato e il futuro della cultura. Intervista  con Giovanni Ferrero

 

“Unificare lo sforzo per la promozione turistica, lasciando ai musei una parte del ricavato dalle attività turistiche. Dare impulso alle direzioni artistiche fissando rigidi budget e chiedendo loro di scavare nel nuovo e di produrre localmente (serve a poco importare mostre). Accrescere le collezioni e non limitarsi a seguire le mode: le collezioni sono il vero canone di moralità perché le decisioni prese oggi verranno giudicate dal futuro. E poi bisogna aprire con forza lo spazio a defiscalizzazioni a sostegno del bene comune, come negli Stati Uniti o in paesi del Nord Europa. In concreto, molto si potrebbe fare per il turismo e per la cultura, ma bisogna correre, inventare cose nuove. Regalare le foto dei musei a Google serve a poco, forse è inevitabile ma di per sé non assicura ricadute locali”

 

A partire dagli anni 80, prima da assessore alla cultura e poi come dirigente della Fondazione CRT, lei è stato uno degli ispiratori della trasformazione di Torino da città industriale a città culturale e turistica. Basti citare, tra i progetti che ha promosso, il castello di Rivoli – Museo d’arte contemporanea, le residenze sabaude, il Museo del cinema. Oggi che il 90% di quei progetti è stato realizzato, che giudizio dà dei risultati raggiunti?

 

Certamente positivo, con un grande limite. Sono molto soddisfatto dei risultati conseguiti, e riconosco con gioia i meriti e l’impegno di quanti hanno continuato a lavorare su questi temi dopo il 1985. Credo, però, che i risultati che si sono ottenuti per l’economia del territorio non abbiano concorso a sostenere le istituzioni pubbliche che pure avevano contribuito a quei risultati. Questo potrebbe essere un primo terreno di discussione ed iniziativa. Non siamo più in una realtà dominata dalla fabbrica: una crescente parte di ricchezza nasce oggi dall’economia della conoscenza. Il mondo è cambiato e noi siamo cambiati con lui. Ma quello che è cambiato più radicalmente è il contesto istituzionale. Le politiche culturali e le istituzioni sostenute dal pubblico denaro erano parte di un disegno politico regionalista , “federale” ed unitario a livello nazionale. Oggi questo disegno è venuto meno.  Oggi dilaga l’illusione cavalcata dall’anti-politica che la cancellazione dei partiti, delle Regioni, magari la riduzione dei comuni a manutentori dell’asfalto urbano, la chiusura dei musei e delle istituzioni che non hanno entrate da mercato sufficienti al pareggio di bilancio, sia la strada per vivere ricchi e felici. Molti la  pensano così. Partiti, regioni ed asfalto hanno le loro pecche ben evidenti. In questo contesto, bene fa oggi il Governo ad adottare decisioni che non sono le migliori in astratto, ma sono le uniche oggi concretamente possibili.

Trasformare davvero lo stato centrale, però, è faticoso: temo che fra qualche anno dovremo fare i conti con la sua inadeguatezza. Emergerà che la vendetta delle attuali direzioni generali contro un regionalismo debole non ci avrà reso più forti in Europa e non ci avrà inseriti da protagonisti, quali potremmo essere per storia e cultura, tra Cina e Stati Uniti d’America.Ecco allora che la difesa e la trasformazione delle istituzioni, innanzitutto quelle culturali, di cui la Regione e il Comune di Torino si sono dotati, non è un problema settoriale: è la scommessa, unica praticabile a livello locale, per arrivare a quell’appuntamento con una nuova classe dirigente di giovani che sappia dare un apporto di livello nazionale. Le istituzioni culturali sono sempre stati i soggetti di elezione degli investimenti nei momenti di crisi, di transizione.

Suggerisco di dedicare il 90% dell’impegno intellettuale per tratteggiare i punti di forza della nostra realtà locale, per ricavare l’energia per completare, modificare e, perché no, rivoltare i risultati raggiunti e le istituzioni che li incarnano.

 

 

Un capitolo particolare, nel bilancio di ciò che si è realizzato in questi anni, è quello che riguarda l’arte contemporanea, di cui Torino è una delle capitali riconosciute. Eppure, le istituzioni che operano in questo campo – Rivoli, Gam, Sandretto – sono in difficoltà. Dobbiamo arrenderci all’idea che le istituzioni votate all’arte contemporanea siano troppe? Oppure è il segno della crisi dell’arte contemporanea, legato, magari, all’esaurirsi della grande stagione avviata dall’arte povera? O ancora, più semplicemente, è in crisi l’idea tradizionale della “forma museo”, che non si adatterebbe alle nuove forme di espressione?

 

Il massimo di sforzo per innovare, come ho detto, mantenendo le differenze e la dialettica tra punti di vista. Non penso che basti una riorganizzazione amministrativa, così come non credo che la crisi nasca dal numero di istituzioni. l problema posto è formidabile: provo solo a formulare delle modeste suggestioni.

Unificare lo sforzo per la promozione turistica, lasciando ai musei una parte del ricavato dalle attività turistiche. Dare impulso alle direzioni artistiche fissando rigidi budget e chiedendo loro di scavare nel nuovo e di produrre localmente (serve a poco importare mostre). Accrescere le collezioni e non limitarsi a seguire le mode: le collezioni sono il vero canone di moralità perché le decisioni prese oggi verranno giudicate dal futuro. Non farsi prendere dal berlusconismo (concordo con quanto detto da Enzo Biffi Gentili al riguardo). Venaria e Sandretto sono stati esempi di utilizzo di fondi strutturali per investimenti in infrastrutture. Perché non usare  fondi regionali e comunitari, secondo le opportunità permesse e con un po’ di fantasia, per dare gambe a soggetti economicamente sani e legati all’economia della conoscenza ? Il lavoro di un giovane costa al mese come una frazione di metro quadro di un edificio che poi costerà di gestione ed è sempre meno utile come mezzo di produzione.

Costringere chi tra gli artisti vuole spazio (conta la freschezza delle idee e non l’età anagrafica) a proporre cose radicali e stimolanti, che facciano discutere e che siano scomode; dobbiamo interrompere abitudini soporifere che sono la vera radice della crisi. E poi bisogna aprire con forza lo spazio a defiscalizzazioni a sostegno del bene comune, come negli Stati Uniti o in paesi del Nord Europa

Non si costruisce l’Arte Povera con Delibera o con Legge, ma si può cominciare a favorire l’ambizione di crescere dei giovani. Bisogna essere bravi abbastanza da fornire stimoli analoghi a quelli che la mia generazione ha avuto da grandi intellettuali che non hanno mai lasciato spazio, ma hanno insegnato a usare la propria testa e a prendersi lo spazio da soli, quando si era capaci di farlo.

 Sono sicuro che la parte pubblica debba sostenere luoghi che siano un riferimento per il dibattito e l’accumulo di conoscenza, nelle persone ( curatori e pubblico) e nelle cose (conoscenza, luoghi, oggetti). Non penso che esista una cultura senza istituzioni culturali; penso però che la qualità di un museo non sia la loro dimensione. Certo bisogna studiare forme nuove, ma per un motivo che è l’opposto dei luoghi comuni. Un po’ di multimedia-tecno-computerologia non salverà i musei. Ma una seria riflessione culturale che parta dalla passione per il bello che da sempre caratterizza il nostro paese può aiutare a capire questa enorme biblioteca di Alessandria d’Egitto, questa wundercammer senza limiti che sta diventando il nostro mondo. Gli strumenti di classificazione e controllo del mondo di ieri non ci servono per avere un ruolo degno della nostra storia nel mondo del futuro. Quindi cambiamo pure le istituzioni museali, ma non per ragioni contabili.

 

A Torino i consumatori di cultura sembrano essere soddisfatti dell’offerta artistica e culturale cittadina. Il mondo dell’organizzazione culturale e della produzione artistica, per contro, sembra vivere in una fase di depressione. In che modo, secondo lei, occorrerebbe rilanciare la produzione culturale e modernizzare le istituzioni, tenendo conto, tra le altre cose, che le risorse pubbliche o parapubbliche non ci sono più?

 

Forse non sarebbe male scontentare un po’ di pubblico locale. La cultura traguarda nuovi orizzonti, anche se riceve l’input di glorificare il potere del momento. Forse questo sforzo di accontentare il pubblico locale spiega in parte la depressione di cui lei parla. Se il mecenate è senza soldi e non ha idee grandi che stimolano l’artista, questi da sempre si lamenta, e sovente se ne va altrove.

Suggerisco, peraltro, di non prendersela troppo con gli assessori di turno.

Chi ha idee deve cominciare a realizzarle, a metterle in pratica e poi a metterle sotto il naso del Sindaco di Torino o del Presidente della Giunta Regionale, che, e qui non condivido Biffi Gentili, a mio parere sono preoccupati dell’attuale situazione, ma hanno scuola e stoffa per capire. Forse qui difendo la generazione mia, di Biffi e di Vanelli, più che il Partito Comunista Italiano.

Penso però che le risorse disponibili siano ancora ingenti: i risparmi delle famiglie, le inefficienze della spesa pubblica da riconvertire (ai tagli ci credo poco, se fosse così semplice qualcuno lo avrebbe già fatto!), i fondi regionali, nazionali ed europei se ben spesi (e completamente spesi), il credito bancario e le risorse delle Fondazioni.

Queste ultime non possono essere considerate come cassa per le politiche di Regione ed Enti Locali, ma soggetti che nella ricchezza di articolazioni della società italiana possono sperimentare innovazioni anche radicali nella organizzazione delle attività di pubblico interesse.  Autonome, ma con politiche discusse e valutate in modo pubblico e trasparente. Non ancelle della politica, ma neppure con l’ambizione di controllarla o di farsi controllori delle istituzioni dello Stato.

 

Lei è un grande esperto dei settori di avanguardia dell’interattività e dell’informatica “smart”. In che modo queste forme di comunicazione sono destinate a cambiare la produzione e il consumo culturale?

Internet è il passato. I Big Data sono la realtà di oggi. L’unificazione di tutti i contenuti su base digitale e la costruzione di piattaforme di uso individuale che cancellano lo spazio geografico e permettono l’interazione con una base di informazioni che non ha l’eguale nella storia dell’umanità sono ormai una realtà.

La manipolazione dell’informazione, la dinamica delle reti, l’enorme quantità di dati memorizzati sono realtà operanti e concrete: epidemiologia e genetica, elettronica di consumo e videogiochi, produzione individuale di cose attraverso dispositivi che trasformano l’informazione in oggetti senza l’uso delle mani o di una fabbrica hanno ormai invaso il mondo, insieme a potentissimi modelli di simulazione della realtà. Non ha quasi più senso parlare di microelettronica: questa, anzi, è uno tra i tanti esempi di manipolazione dell’informazione.  Ma qui mi ripeto: ci sono volumi sull’argomento. Ci sono in Piemonte migliaia di specialisti in questi campi. E ci sono, in Piemonte, milioni di persone che usano le tecnologie e vi partecipano in un modo che, a diversi livelli, è interattivo e quindi produce e non solo utilizza conoscenza. C’è chi come Banzi ha permesso con una piccola scheda elettronica che porta il nome di un re di Ivrea, Arduino, a chiunque, nel mondo, artista o artigiano, hobbista o studente, di realizzare progetti complessi di interazione uomo-macchina, o chi, come mio suocero che è stato tecnico progettista alle Ferriere Fiat, di passare, all’età di 94 anni, alcune ore al giorno a usare un tablet per sentirsi sempre parte viva del mondo.

Ogni giorno si produce informazione digitale equivalente a trecento miliardi di romanzi dell’ottocento.

Sul piano della cultura, vedo la possibilità di un’interazione in due sensi: usare le idee della scienza come pennelli per dipingere e usare la bellezza che hanno espresso i pennelli per far sì che la scommessa sul futuro veda l’umanesimo quale carta vincente.

In concreto, molto si potrebbe fare per il turismo e per la cultura, ma bisogna correre, inventare cose nuove. Regalare le foto dei musei a Google serve a poco, forse è inevitabile ma di per sé non assicura ricadute locali. Diverso sarebbe stato se lo avessimo fatto all’inizio di Internet, quando Bill Gates, non a caso, ha comprato codici di Leonardo. Ma vorrei concludere con una nota di incontenibile ottimismo: ho fiducia nei giovani, nella loro creatività, soprattutto in quelli che ci arrivano da ogni parte del mondo.

 

 

Le precedenti interviste pubblicate sul “Torinese”:

 

ALBERTO VANELLI

http://www.iltorinese.it/vanelli-generazione-imprenditori-creativi-per-aumentare-pil-torino-culturale/

http://www.iltorinese.it/sgarbi-torino-citta-bella-ditalia-imparato-mettersi-in-luce/

E' miseria quotidiana anche in città, aumenta il numero dei "poveri della porta accanto"

Magari i nostri stessi insospettabili vicini di casa che hanno perso il lavoro, o i pensionati che vivono di poche centinaia di euro, rappresentano una vera e propria emergenza

 

barboniPochi giorni fa l’arcivescovo di Torino, mons. cesare Nosiglia e le diocesi torinesi hanno rivolto un appello ai fedeli, affinché non si dimentichino dei poveri. Anche in Piemonte le persone che si trovano in difficoltà a fine mese o addirittura del tutto indigenti sono moltissime. I cosiddetti “poveri della porta accanto”, magari i nostri stessi insospettabili vicini di casa che hanno perso il lavoro, o i pensionati che vivono di poche centinaia di euro, rappresentano una vera e propria emergenza. Un’azione positiva contro i poveri è quella svolta dal  Banco Alimentare che lo scorso anno  ha distribuito sul territorio regionale 5.100 tonnellate di cibo per un valore di 15. 3 milioni di euro, pari a 10,2 milioni pasti. L’associazione ha inoltre assistito oltre 120 mila persone, attraverso l’operato di sette dipendenti e 260 volontari, raccogliendo alimenti vicini alla scadenza (in questa direzione va anche la recente iniziativa del Consiglio regionale contro lo spreco di cibo) e pasti pronti non consumati da oltre 150  supermercati,  70 aziende e 26 mense. Preoccupa anche il fatto che crescono i bambini senza cibo, nella fascia di età da zero a cinque anni.

Chiamparino: "Tra il 2008 e il 2014 il Piemonte ha perso più di 100 mila posti di lavoro"

chiampa scrivania

“Esistono segnali di ripresa anche in Piemonte – ha aggiunto –  in particolare da parte delle piccole e medie imprese che hanno avuto una performance migliore delle stesse realtà in altre regioni, come Lombardia ed Emilia”

 

“La nostra regione ha perso più di 100 mila posti di lavoro tra il il 2008 e il 2014. Si tratta di un enorme stock di capitale umano da ricostruire, continuiamo ad avere delle code”. Parola del presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, intervenuto al convegno sul futuro sistema industriale piemontese, promosso dalla Fondazione Ugo La Malfa.

 

“Esistono segnali di ripresa anche in Piemonte – ha aggiunto –  in particolare da parte delle piccole e medie imprese che hanno avuto una performance migliore delle stesse realtà in altre regioni, come Lombardia ed Emilia, ma con una ricaduta inferiore a livello di Pil e di occupazione perché sono cresciuti molto meno i servizi collegati alla grande impresa e le funzioni direzionali dei grandi gruppi. Cercheremo come Regione di creare punti di riferimento che consentano di potenziare una logica di sistema con il mondo della finanza e della conoscenza per rafforzare la politica di investimento dei grandi gruppi. Ora bisogna agire per attrarre investimenti e favorire l’innovazione legata alla manifattura oltre a  rafforzare la logistica”.

Festival dell’educazione a Palazzo Lascaris

consiglio lascaris

Il senso degli interventi è stato quello di dare una risposta inclusiva alla crescente diversità etnica e culturale del territorio e, quindi, della popolazione scolastica. La scuola è sempre più trasparente, anche per l’utilizzo delle nuove tecnologie la cui diffusione tra gli allievi può essere utilizzata per armonizzare e includere i ragazzi pur nel nuovo paradigma dominante della scuola della diversità

 

La Sala Viglione della sede del Consiglio regionale, il 13 novembre, ha ospitato due seminari tematici del “Festival dell’Educazione” organizzato dalla Città di Torino in collaborazione con atenei, fondazioni e associazioni ed enti del territorio.“Connessioni educative. La città come ecosistema formativo” sottotitolo alla manifestazione evidenzia il necessario legame che deve esserci tra l’agire quotidiano della scuola e il territorio.“La didattica interattiva per l’inclusione in una scuola interculturale” è stato il primo seminario, tenuto da, Nicola Crepax, direttore della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, Renato Roda, esperto della Fondazione, e Maurizio Lana, docente dell’Università del Piemonte Orientale, di fronte a numerosi insegnanti.

 

Il senso degli interventi è stato quello di dare una risposta inclusiva alla crescente diversità etnica e culturale del territorio e, quindi, della popolazione scolastica. La scuola è sempre più trasparente, anche per l’utilizzo delle nuove tecnologie la cui diffusione tra gli allievi può essere utilizzata per armonizzare e includere i ragazzi pur nel nuovo paradigma dominante della scuola della diversità. Il secondo incontro “150 giochi di ieri per domani. Esperienze condivise: movimento cultura e gioco si incontrano”, è stato tenuto da Anna Motta, dell’Ufficio scolastico regionale del Piemonte, Maria Carla Rizzolo, Centri di cultura per il gioco Iter, Amilcare Acerbi, direttore dell’Associazione Città in gioco, ed i docenti coordinatori Antonio RubinoChiara Sperotto e  Patrizia Vanesia.Nell’illustrare i nuovi progetti, anche con i casi specifici portati dai docenti coordinatori, è stata illustrata pure la lunga storia legata al nostro territorio dell’utilizzo dei giochi a fini didattici, dall’opera di Adriano Olivetti, alla centralità dell’esplorazione del mondo attraverso il gioco, strategia che da decenni è perseguita dal Settore Formazione della Città di Torino.

 

Gioco, sport, tradizione ed educazione per mettere insieme persone diverse che costruiscono un contesto comune educativo, con ruoli non statici ma in movimento, per cui si possono cambiare il conduttore e le regole di volta in volta. Si va oltre la regola della sfida del gioco sport per cercare, certo, la vittoria, ma nella condivisione e accettazione delle regole e nel rispetto dell’avversario.La manifestazione, sfruttando altre sedi sul territorio prosegue sino al 15 novembre.

 

(Foto: il Torinese)

LAVORI SUL CAVALCAFERROVIA DI CORSO DANTE

Sarà percorribile al traffico veicolare con senso unico alternato

 

cielo sopra torinoDal 16 al 27 novembre, per lavori di manutenzione dei marciapiedi, il cavalcaferrovia di corso Dante, tra via Nizza e corso Turati, sarà percorribile al traffico veicolare con senso unico alternato.

 

(Foto: il Torinese)

In piazza contro la "buona scuola" gli studenti bruciano bandiera Pd

“Bruciare la bandiera è un gesto violento che squalifica i motivi per i quali gli studenti sono scesi i piazza”. A dirlo il segretario regionale del Pd, Davide Gariglio

 

studenti corteoTensione durante il corteo studentesco contro la “buona scuola” a Torino. Un gruppo di studenti ha organizzato un lancio di uova contro la sede del Miur di corso Vittorio Emanuele urlando slogan contro il ministro Giannini e il presidente del Consiglio Renzi. In piazza Castello è stata  bruciata una bandiera del Pd.


“Bruciare la bandiera è un gesto violento che squalifica i motivi per i quali gli studenti sono scesi i piazza”. A dirlo il segretario regionale del Pd, Davide Gariglio, appreso che durante il corteo a Torino degli studenti è stata bruciata la bandiera del Partito democratico. “Ce la si può prendere legittimamente con i governi – prosegue Gariglio – ma trovo gravissimo che una bandiera il cui simbolo rappresenta milioni di persone e buona parte della partecipazione democratica di questo Paese venga bruciata”. “Manifestare ostentando simili gesti –  conclude il segretario regionale del PD – toglie credibilità alle motivazioni del corteo, alimentano solo odio e  violenza”.

Rubava sui treni ai passeggeri distratti

L’ultima vittima era  salita su un treno Frecciarossa, quando si è accorta del furto

 

treni porta nUn algerino di 36 anni è stato arrestato dalla polizia ferroviaria. Aveva appena rubato una treno11borsa con all’interno  un pc portatille Sottraeva abitualmente i bagagli dei passeggeri dei treni in partenza da  Porta Nuova. L’ultima vittima era  salita su un treno Frecciarossa, quando si è accorta del furto.  Il ladro è sospettato di altri due colpi avvenuti di recente: saliva a bordo dei treni e, mentre i passeggeri prendevano posto, approfittava della distrazione per rubare.

 

(Foto: il Torinese)

TRA RUMOROSI SILENZI. FRANCESCO PREVERINO

montagna preverino 

La mostra al  Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi”

 

Con la mostra TRA RUMOROSI SILENZI. FRANCESCO PREVERINO prosegue la rassegna d’arte contemporanea intitolata ARTE IN QUOTA curata da Riccardo Cordero e inaugurata con successo la scorsa estate dalla personale di Samuel di Blasi Lo scalatore di nuvole. La serie espositiva presenta al pubblico opere selezionate di artisti esordienti o già affermati attinenti al tema della montagna e si inserisce in un nuovo percorso, dedicato all’arte contemporanea, intrapreso dal Museomontagna che in quest’ottica ha accolto per due anni consecutivi anche il progetto espositivo Passi Erratici nato nell’ambito del Festival Torino e le Alpi. La mostra è diffusa all’interno di tutto lo spazio museale in cui le opere di Francesco Preverino interagiscono con l’esposizione permanente in un dialogo armonico senza creare forzature o strappi visivi e nulla sottraendo al progetto museale esistente.Anzi questo ne viene arricchito in un gioco di rimandi tra l’esistente e le opere contemporanee qui inserite.

 

Preverino, pittore e scultore affermato, già titolare della Cattedra di Decorazione presso l’Accademia Albertina di Torino, espone opere pittoriche e plastiche che riproducono, con un linguaggio poetico espressionista, figure, paesaggi e bozzetti per sculture realizzati dal 1988 ad oggi. Punto focale dell’evento sono le 8 opere su carta, dal titolo Tra rumorosi silenzi, chedanno il nome alla mostra stessa e sono poste all’interno dello spazio ipogeo in una collocazione leggermente staccata dall’impianto museale. Una serie di grandi profili di montagne in cui una trattenuta gestualità pittorica si accompagna a un’approfondita ricerca cromatica e compositiva.Progettata appositamente per il luogo che la ospita l’installazione ha come scopo precipuo quello di obbligare lo spettatore a meditare su un momento particolare della giornata in montagna; quel momento misterioso, dove tutti i colori si spengono creando una situazione strana, indescrivibile, quasi impercettibile ma spesso intrisa di una triste e malinconica atmosfera.

 

Di rimando, al primo piano del Museo, la deliziosa composizione, formata da una sequenza di 48 piccole tavole su legno, dal titolo Paesaggio, del 2006, propone al visitatore una sorta di fantastica visione cartografica, a tecnica mista, della splendida cornice delle Alpi. L’iniziativa del Museo Nazionale della Montagna e della Compagnia di San Paolo, inserita nel progettoTorino e le Alpi si avvale della collaborazione della Città di Torino e del Club Alpino Italiano.

 

TRA RUMOROSI SILENZI. FRANCESCO PREVERINO

a cura di Riccardo Cordero

 

con

Compagnia di San Paolo – progetto Torino e le Alpi

Città di Torino

Club Alpino Italiano

 

Torino, Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi”, 09 ottobre – 29 novembre 2015

Inaugurazione: 8 ottobre 2015, ore 18.30.

 

TORINO, MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA, Piazzale Monte dei Cappuccini 7, 10131 Torino

Tel. 0116.604.104 / stampa.pr@museomontagna.org / www.museomontagna.org

Beccato il piromane: "Non riuscivo a fermarmi"

E’ possibile sia lui il colpevole  di vari incendi dolosi, tra i mesi di marzo e settembre, di cassonetti dei rifiuti

 

incendioIl piromane seriale che per mesi interi ha spaventato la comunità di Strambino si è giustificato dicendo che era “mosso  da un impulso irrefrenabile”. E’ un operaio di 43 anni, scoperto e denunciato dai carabinieri con l’aiuto delle telecamere di sicurezza. E’ possibile sia lui il colpevole  di vari incendi dolosi, tra i mesi di marzo e settembre, di cassonetti dei rifiuti nei pressi di scuole,  banche e uffici.

    

La parata dei sindaci fantasma: il Lungo, Osvaldo sempre in piedi, Rosso-bis e mons. Airaudo

comune palazzo civico

Uno spettro si aggira per Palazzo Civico. I partiti tradizionali non si sono accorti che, nel frattempo,  c’è stata una rivoluzione, una violenta ondata di antipolitica e di populismo feroce tale da travolgere gli schemi tradizionali? Tale da mettere a rischio persino lo strapotere Pci-Pds-Pd che governa da sempre all’ombra della Mole?

 

Di Ghinotto

 

Uno spettro si aggira per palazzo Civico. L’unica ad avere sciolto le riserve è Chiara Appendino,  la consigliera comunale pasionaria a 5 stelle che correrà per la poltrona di sindaco dei torinesi nel 2016. Tutte le altre forze politiche stanno facendo melina, secondo la migliore tradizione italiota  dei giochetti-sgambetti all’interno dei singoli partiti. Molto difficile, infatti, che il nome di un candidato venga ufficializzato in tempo per consentirgli una campagna elettorale efficace. Non si sono accorti che, nel frattempo,  c’è stata una rivoluzione, una violenta ondata di antipolitica e di populismo feroce (assecondata da media e magistratura) tale da travolgere gli schemi tradizionali? Tale da mettere a rischio persino lo strapotere Pci-Pds-Pd che governa da sempre all’ombra della Mole? Parrebbe di no. Dunque, lo scenario delle candidature per la carica di primo cittadino è ancora molto incerto. Diamo uno sguardo ai nomi che circolano: al momento più fantasmi che candidati.

 

IL LUNGO

Non è un segreto che il sindaco in carica, Piero Fassino,  praticamente obbligato dalla “ragion di Stato”a candidarsi per il secondo mandato, ambirebbe ad altro, a un incarico ministeriale o “diplomatico” in qualche ente internazionale. Opportunità sfumate. Con il carattere scorbutico che si ritrova è facile immaginare con che entusiasmo affronterà una campagna elettorale per un ruolo che non gli piace: una campagna ad alto rischio grillismo, secondo i sondaggi e il clima che si respira in città. Così Filura non ha ancora pronunciato il fatidico sì. Nella (vana?) speranza che Renzi gli offra una onorevole via d’uscita, si è preso un mese di tempo per decidere. Lo farà dopo la conferenza programmatica di metà dicembre, anche se nei corridoi del Municipio già si parla di uno spin doctor romano ingaggiato per curargli l’immagine. Mentre Grillo macina consensi.

 

OSVALDO “SEMPRE IN PIEDI” E I NOTARI

In casa Forza Italia, o in quel che ne resta, problemi di emergenza abitativa a parte (dopo lo sfratto dalla sede di Corso Vittorio, ora gli azzurri stanno per essere messi alla porta anche da quella di corso Vinzaglio, sempre per morosità) per ora tutto fumo e niente arrosto. I nomi dei notai Giulio Biino e Alberto Morano, i classici esponenti della società civile sembrano essere usciti dai giochi, anche se per il secondo, forse c’è ancora qualche possibilità. L’avvocato Luca Olivetti che si era autocandidato all’autocombustione già un anno fa è stato apparentemente assecondato dai vertici del partito è oggi si accorge di essere rimasto a piedi. Che fare? La risposta forse è lui, l’eterno Osvaldo Napoli,  ras di Giaveno, parlamentare inviato dall’ex Cav ai talk show, vicepresidente Anci. Da navigato democristiano l’attuale sindaco di Valgioie si è fatto tirare in ballo con piacere. La visibilità è il suo pane, e si dice che Berlusconi abbia già deciso di candidare lui.

 

RICCA IL SOLITARIO

Voci sempre più insistenti darebbero per quasi fatta la candidatura in solitaria per la Lega del giovane Fabrizio Ricca, consigliere comunale padano. Le indecisioni degli alleati e la necessità per il carroccio di approfittare del momento di grazia nei consensi elettorali, potrebbe portare a questa decisione. Anche se, dopo il ricompattamento del centrodestra sancito a Bologna e le fibrillazioni per i rinnovi dei vertici leghisti in Piemonte, il percorso per Ricca potrebbe essere impervio.

 

MONS. AIRAUDO

Che un comunista duro e puro come Giorgio Airaudo, origini da sindacalista barricadero, citi monsignor Nosiglia nell’incipit del suo “discorso programmatico”, la dice lunga sugli effetti dirompenti della campagna pauperistica condotta da papa Francesco. Il deputato di Sel approva in pieno la visione dell’arcivescovo sulla Torino divisa in due tra poverissimi e ricchissimi. E proprio facendo di questo tema il suo cavallo di battaglia – seppur non abbia ufficialmente sciolto le riserve – Airaudo potrebbe candidarsi a sindaco per un vera sinistra alternativa al Pd. Un altro vantaggio per i grillini e un timore in più per il Pd.

 

ROSSO BIS

Il più volte parlamentare Roberto Rosso, ex assessore regionale e candidato sindaco del centrodestra nel 2001, anno in cui Chiamparino iniziò la sua scalata al successo di futuro sindaco olimpico e governatore piemontese, ci riprova. I suoi fedelissimi, ultimamente, ne parlavano come di un uomo deluso e decisamente depresso: la politica gli mancava da morire. Ed ecco che ora si inventa un modello fotocopia dei Moderati, ma orientato al centrodestra. Una serie di liste civiche in grado, magari, di rappresentare l’ago della bilancia in caso di ballottaggio. Ed ecco, il coup de teatre. In un crescendo rossiano, più che rossiniano, il riccioluto democristiano vercellese si spinge addirittura a proporre ciò che gli ex Pdl vedono come l’anticristo: le primarie per scegliere il candidato della coalizione.

 

Vinca il migliore, se e quando lo si troverà.

 

 

PS: Al momento di “andare in stampa” apprendiamo che dopo il Movimento 5 Stelle, anche il Partito Comunista ha scelto il suo candidato, il segretario Marco Rizzo che ha annunciato la sua corsa a sindaco. “Da qui rinasce e riparte il Partito Comunista”, ha dichiarato.