redazione il torinese

Preso il marito assassino, si era tagliato le vene

AMBULANZA Si nascondeva nei campi di Mombaruzzo

 

Luigi Caramello, l’uomo che stamane a Canelli ha ucciso la moglie e poi si è dato alla fuga, è stato catturato dai carabinieri. Si nascondeva nei campi di Mombaruzzo e si era tagliato le vene dei polsi cercando di suicidarsi. L’agenzia Ansa informa che una ambulanza lo ha portato in ospedale. L’omicida aveva nascosto l’auto rossa prestatagli da un amico  con la quale era fuggito.

In piazza Castello la solidarietà di Torino ai fratelli francesi feriti dalla barbarie

parigi5parigi4parigi bandiereparigi3parigi1Anche in città sono state intensificate le misure di sicurezza dopo la riunione convocata dal Prefetto Paolo Basilone, nonostante ad oggi non   ci siano indizi che possano dare preoccupazioni particolari

 

Centinaia di torinesi in piazza Castello hanno voluto portare la solidarietà ai francesi colpiti dall’attacco terroristico di Parigi. Dopo l’attentato multiplo alla Francia il sindaco ha convocato una Giunta straordinaria per assumere tutte le iniziative di solidarietà verso i  “fratelli” francesi. In piazza erano presenti i gonfaloni del Comune e della Regione  enti rappresentati dal sindaco Piero Fassino e dal presidente Sergio Chiamparino.

 

Nel suo intervento il primo cittadino ha ricordato come il mondo sia cambiato da quell’11 settembre 2001 con l’attacco alle Torri gemelle. Il sindaco ha esortato a non abbassare la guardia e al tempo stesso a non abbandonarsi all’ira, all’odio e alle generalizzazioni che non servono a debellare i terroristi. Anche in città sono state intensificate le misure di sicurezza dopo la riunione convocata dal Prefetto Paolo Basilone, nonostante ad oggi non   ci siano indizi che possano dare preoccupazioni particolari. Palazzo Civico (vedi foto) e tutti gli edifici pubblici della città espongono la bandiera francese e il tricolore italiano abbrunati. Le luci d’artista si spengono alle 21,20, ora degli attentati parigini, per 10 minuti. E sulla Mole viene issato il vessillo francese.

 

Annullati tanti eventi, tra cui il concerto dei Foo Fighters, il gruppo rock americano, che ha annunciato di aver cancellato il tour europeo in corso in questi giorni. Dopo Bologna la  band di Dave Grohl doveva esibirsi  a Torino, lunedì a Parigi e martedì a Lione. “Alla luce di questa cieca violenza – hanno detto – la chiusura dei confini, e il lutto internazionale, non possiamo continuare in questo momento. Non c’è altro modo per dirlo”.

 

(Foto: il Torinese)

“Il cuore dentro alle scarpe. Uomini di calcio: le loro storie, la loro magia”

calcio balillaDal 13 al 28 novembre la terza edizione del Festival

 

Nasce nel 2013 l’idea di creare un piccolo Festival per parlare di calcio. Ma parlare di calcio liberandolo dall’urgenza della pura cronaca sportiva. “Il calcio non è cronaca, è racconto”, il titolo della prima edizione. Niente risultati o commenti tecnici, ma questo sport usato come strumento per parlare di persone e per raccontare delle storie che evochino epoche, luoghi, sentimenti.In questa terza edizione gli appuntamenti in programma sono cinque, dal 13 al 28 novembre 2015. Si è deciso di allargare il campo di osservazione: non più o non solo le storie dei singoli, ma la Storia, nel suo complesso. La Storia che irrompe nei fatti del calcio. Perché il calcio è specchio di ciò che succede. E spesso spiega le cose meglio di altro.

 

L’intreccio tra calcio e politica è il comune denominatore di quest’anno. Viste dai campi di pallone e dagli spalti, verrà raccontata la storia della guerra in Jugoslavia, la storia di Hillsborough e di come siamo finiti dalle curve dritti seduti sui divani, la storia dell’Heysel e le storie del calcio militante, così come lo vivono in Irlanda del Nord, nei Paesi Baschi e in Germania.  Questo il programma del Festival che si svolge a Casseta Popular (via Tripoli 56, Grugliasco):

Venerdì 13 novembre ore 21.30: La Jugoslavia più forte di sempre. Quando la guerra ruba la storia. Le guerre degli anni ’90 nella ex Jugoslavia hanno privato il calcio di un pezzo della sua storia: la nazionale Jugoslava tra il 1990 e il 1992 era da tutti considerata geniale e piena di talento. Un viaggio alla scoperta di quella squadra e di quegli uomini a cavallo tra sport e politica per capire cosa ci siamo persi. Una nazionale, quella jugoslava, che per due anni domina la scena europea, che perde solo una partita, quella ininfluente contro la Danimarca, si prepara a vivere un Europeo da protagonista. Poi, la guerra. E quell’Europeo lo vince proprio la Danimarca, ripescata all’ultimo.

Ne parlano:  Damiano Benzoni (giornalista, East Journal), Alessandro Gori (giornalista), Andrea De Benedetti (giornalista, Guerin Sportivo).

 

Sabato 14 novembre ore 21.30: 96 bugie per una Premier League. Il disastro di Hillsborough equivoco alla base del calcio moderno. Un’analisi del percorso che ci ha condotti al di fuori degli anni ’90, dal calcio che fu al calcio moderno, partendo dalla madre di tutte le bugie. Il 15 aprile 1989, Hillsborough, Regno Unito. Il calcio come oggi lo conosciamo è fatto forse più di televisioni, replay e divano che di stadio e gradinate. Come siamo arrivati a questo calcio, sempre più legato a doppio filo agli introiti delle televisioni, sempre più prodotto da vendere. Per capirlo partiremo dalla madre di tutte le bugie: dalle 96 vittime di Hillsborough, da quel disastro che segnò l’occasione per rendere gli stadi sempre meno luogo del tifo e sempre più esperienza di pochi, indirizzando la politica che governa il calcio verso il dominio televisivo. Capiremo perché, alla base di una trasformazione epocale, ci fossero Margareth Tatcher e una bugia durata 25 anni.

Intervengono: Christiano Presutti (co-fondatore del collettivo Luther Blissette del blog Fútbologia), Fulvio Paglialunga (giornalista e scrittore, Luca Di Meo (Wu Ming 3, scrittore, co-fondatore del progetto Fútbologia), Andrea De Benedetti (giornalista e scrittore).

 

Giovedì 26 novembre ore 21.30: Incontro col giornalista e scrittore Gian Luca Favetto in compagnia di Beppe Quaglia e Leandro Agostini.

Presentazione del libro “Il giorno perduto. Racconto di un viaggio all’Heysel”. La storia di un viaggio verso Bruxelles compiuto da due parti dell’Europa, la Valchiusella nel Torinese e Liverpool, in Inghilterra, da quattro ragazzi tifosi.

 

Venerdì 27 novembre, ore 21.30: Pareggia o Raddoppia? Il grande quiz del calcio.

Conduce Maurizio Blatto (scrittore, autore de “L’ultimo disco dei Mohicani”)arbitra Giorgio Pilon (musicista).

 

Sabato 28 novembre, ore 21.30: Un calcio al fascismo – Storie di calcio militante tra Amburgo, Derry e Bilbao.

Intervengono: Edoardo Molinelli (Minuto Settantotto, Athletic Club), Alessandro Colombini (Minuto Settantotto, autore di “Strikers – Viaggio in Irlanda del Nord tra George Best e Bobby Sands”), Marco Petroni (autore di “St. Pauli siamo noi – Pirati, punk e autonomi allo stadio e nelle strade di Amburgo”).

 

Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso libero riservato ai soci Arci

Non riesci a dimagrire? Scopri perché la tua dieta non sta funzionando

dietaSei partita piena di buona volontà: il tuo obiettivo è rientrare in quel bel tubino nero che giace in fondo al tuo armadio. Nonostante gli sforzi, però, l’ago della bilancia non scende. Scopri cosa stai sbagliando

 

La cerniera del tuo abito preferito non sale più: che delusione. Così hai deciso di metterti a dieta. Purtroppo, dopo i primi incoraggianti risultati, non ci sono stati miglioramenti. Perché? Cerchiamo di capirlo insieme. 

 

All’inizio è più semplice – I primi chili si perdono in modo più facile, perché inizialmente si perdono i liquidi in eccesso. Man mano che si prosegue, il calo di peso è più lento: è normale.


Ti nutri male
– Ti sembra di non mangiare nulla, ma non è esattamente così. Salti il pranzo ma poi vai alle macchinette e ingurgiti una merendina, oppure dei salatini, o ancora delle barrette al cioccolato. Sbagliato: meglio un piatto di pasta con verdure o pomodoro fresco, condito con un filo di olio a crudo: è più sano e ti sazierà, cosa che non faranno gli snack, pieni di grassi e conservanti e poveri di nutrimento.

Non ti muovi – Hai dato un taglio alle calorie, ma conduci una vita molto sedentaria. Sbagliato! Se vuoi perdere peso devi muoverti. Non è necessario massacrarsi di spinning o di corsa. Innanzitutto cammina di più: usa l’auto e i mezzi pubblici il meno possibile. Se hai la possibilità iscriviti in palestra, vai in piscina o a correre. Sii costante: sì a un allenamento di un’ora due-tre volte la settimana, no a un allenamento di tre ore concentrate in un solo giorno.

Bevi poco o male – Bisognerebbe consumare 1,5/2 litri di acqua al giorno per favorire il drenaggio dei liquidi. Non basta bere durante i pasti. No all’acqua gasata e nemmeno alle bibite o ai succhi. Sì alle tisane e al the verde.

La quantità è importante – Esageri con gli alimenti che consideri sani. Per esempio hai sostituito il burro con l’olio extravergine di oliva (ottimo!) ma ne usi troppo per condire (male!). Oppure hai eliminato le merendine  in favore dello yogurt, ma ne mangi due per volta. O ancora: assumi quantità esagerate di frutta: è vero che fa bene, ma contiene anche molti zuccheri.

Sgarri – A colazione, pranzo e cena sei inappuntabile, ma lontano dai pasti sei da riprendere! Il fatto di mangiare bene durante i pasti ti fa sentire in diritto di concederti una bella merenda nel pomeriggio e del junk food dopo cena, davanti alla tv. Questo è totalmente sbagliato.

Francia sotto attacco: i commenti e le reazioni a Torino

francia italiaPubblichiamo  le reazioni e i commenti  delle istituzioni e della politica torinesi sulla strage di Parigi

 

 Il sindaco di Torino Piero Fassino:

“Di fronte a un evento così drammatico e orrendo occorre dare una manifestazione di condanna netta. Queste sono ore che rinnovano il dolore conosciuto da Torino per gli attentati del Bardo e chiamiamo tutti i cittadini a manifestare il proprio cordoglio”.

 

Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino:

“I fatti di Parigi ci dimostrano che, lungi dall’essere debellato, il terrorismo è sempre più forte: per sconfiggerlo bisogna reciderne le radici, e le radici affondano in quel tormentato scacchiere mediorientale in cui evidentemente la politica portata avanti per decenni dall’Occidente ha avuto effetti opposti a quelli per i quali si era mossa.Il terrorismo sarà sconfitro solo da forze uguali e contrarie nate in quegli stessi Paesi che lo alimentano, non saranno certo azioni esterne a debellarlo. Bisogna quindi evitare di rispondere a questi atti cadendo nella trappola che gli stessi terroristi vogliono montare, cioè la politica “dei muri”, delle chiusure e delle contrapposizioni frontali, senza però sottovalutare tutte le misure di sicurezza che vanno messe in campo per tutelare la vita delle persone.”

 

L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia:

“È illusorio pensare di fermare i violenti con i muri, li si combatte costruendo ponti, di dialogo e riconciliazione. Uno stragismo e una violenza che si stanno diffondendo in modo preoccupante richiedono un’alleanza di coscienze di tutti gli uomini di buona volontà  che ci sono in tutti gli Stati, tutte le religioni e le culture. Ci vuole una voce non solo di giusta condanna ma anche di proposta”.

 

Il capogruppo di Forza Italia in Comune, Andrea Tronzano:

“La manifestazione di oggi non può essere solo simbolica e di cordoglio ma deve anche far partire la richiesta di una azione concreta: non si può più stare a guardare. Unione europea e gli Stati Uniti devono tornare a collaborare con la Russia perché la risposta ad un attacco globale non può essere che globale e unitaria.” 

 

 Maurizio Marrone, Capogruppo di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale in Comune di Torino e Regione Piemonte:

<“Mentre il sangue riprende a scorrere in Francia con oltre un centinaio di civili caduti sotto il piombo del terrorismo islamico, a Torino non possiamo limitarci alla doverosa solidarietà alle vittime: Parigi è vicina e non immaginiamo quanto. Il nostro Osservatorio sulla minaccia islamista ha rinvenuto sui blog dell’Isis un documento inquietante che teorizza letteralmente la creazione di un corridoio dalla Francia al Nord Ovest Italia per prendere Roma, con tanto di teorizzazioni sulla saldatura delle milizie islamiche con i gruppi antagonisti della sinistra radicale in funzione di contrasto ai partiti nazionali di destra (definiti neonazisti), indicazioni sugli snodi logistici da colpire (es. Bologna) e considerazioni sulla debolezza del Governo italiano tale da individuare nella mafia un avversario più pericoloso per il controllo militare del territorio, tutto condito da istruzioni per la costruzione di ordigni, dalla molotov all’autobomba. L’imprevedibilità dei gruppi di fuoco spontaneisti usati dalla Jihad in Francia insegna come un documento simile possa essere facilmente preso a modello da cellule autorganizzate e per questo non vada assolutamente sottovalutato! Torino vanta già una triste storia di imam espulsi perché impegnati in attività di predicazione e addirittura di arruolamento per aspiranti terroristi, mentre il nostro Osservatorio ha esordito proprio con un dossier che dimostrava prove alla mano che nella nostra città avvengono ancora il reclutamento di guerriglieri nei centri sociali antagonisti poi inviati in Siria e raccolte fondi per sceicchi del terrore. Per queste ragioni riteniamo demenziali e irresponsabili le rassicurazioni del Ministro Alfano e pretendiamo la blindatura immediata delle frontiere e un giro di vite sulle troppe moschee fuori controllo nelle nostre città, il tempo del buonismo è finito!”.

 

 

 

 

(VIOL)AZIONE E NARRAZIONE: la violenza maschile contro le donne

Basta chiamarlo raptus: stereotipi fuorvianti e (dis)informazione

 

donne viol-azioneIl prossimo 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’Università degli Studi di Torino e il Comitato Unico di Garanzia con la collaborazione dell’Associazione Volontarie Telefono Rosa Piemonte di Torino e del Teatro della Caduta, organizzano una serie di eventi e di iniziative dal titolo “(VIOL)AZIONE E NARRAZIONE: la violenza maschile contro le donne. Basta chiamarlo raptus: stereotipi fuorvianti e (dis)informazione”.

 

Si inizierà il 16 e il 17 novembre con due incontri presso il Campus Luigi Einaudi, dove avvocate e psicologhe/i che da anni lavorano con il Telefono Rosa di Torino interagiranno con studentesse e studenti sui temi della narrazione della violenza. Nel primo appuntamento verrà dato risalto agli stili delle narrazioni delle donne vittime di violenza; nel secondo saranno centrali i linguaggi e le comunicazioni giornalistiche sul tema della violenza di genere: narrazioni che vedono sempre al centro dell’attenzione, anche dei mezzi di comunicazione, la “donnavittimadiviolenza” con pochissimi riferimenti, invece, al responsabile della violenza, il maltrattante o, nei casi più gravi, il femminicida.

 

Il 25 novembre, dalle ore 14, presso l’Aula Magna del Campus Luigi Einaudi verranno presentati gli esiti dei due incontri e discussi con alcune esperte sul tema. Il convegno vedrà la partecipazione generosa e straordinaria di Serena Dandini, che presenterà brani tratti dal suo libro “Ferite a morte”, letti da Germana Pasquero.

 

Il 24 e il 25 novembre e il 3, 4, 5 dicembre, alle ore 21, presso il Caffè della Caduta in Torino, Via Eusebio Bava n. 39, saranno messe in scena cinque repliche di “Open Cafè speciale 25 novembre”: si tratta di una performance appositamente ideata e realizzata dal Teatro della Caduta, uno spettacolo interattivo di storytelling, un momento per riflettere sull’educazione sentimentale del maschio. Con Francesco Giorda, Emanuela Currao, Stefano Gorno.

 

Nella settimana fra il 23 e il 28 novembre, le/i docenti dell’Università degli Studi di Torino dedicheranno alcune ore di lezione al tema della violenza di genere in un’ottica multidisciplinare: temi delle lezioni, orari e sedi saranno disponibili alla pagina web:

www.unito.it/pagina/25novembre_donne

 

 

Il focus delle iniziative sarà il binomio “violenza e narrazione”: storie non solo di cronache efferate ma anche di culture, di opinioni, di stereotipi e di pregiudizi; linguaggi che riguardano ambiti giuridici, sanitari, dei centri antiviolenza e di chi, a diverso titolo, si occupa di violenza. Con un preciso scopo: affrontare temi importanti, delicati e mai risolti, all’interno dell’università, dove l’argomento della violenza di genere è marginale non solo nei percorsi di studio ma anche nel modo stesso in cui i giovani e le giovani conoscono e affrontano il problema.

 

 

 

Università degli Studi di Torino

Staff Comunicazione e Stampa

Responsabile Eva Ferra

Tel. 011 6702590 – 2222 – 2533

Email: ufficio.stampa@unito.it

 

Università degli Studi di Torino

Comitato Unico di Garanzia (CUG)

Presidente Silvia Giorcelli

Tel. 011 6704369

Email: cug@unito.it

 

Associazione Volontarie Telefono Rosa Piemonte di Torino

Via Assietta 13/A – Torino

Tel. 011 530666 – 5628314

Email: telefonorosa@mandragola.com

 

Caffè della Caduta

Via Bava 39 – Torino

Tel. 011 5781467

Email: info@teatrodellacaduta.org

WhatsApp 340 6906136

Nursing Up: “Sicurezza sull’orario di lavoro: dal 25 novembre servizi a rischio”

Il segretario regionale Claudio Delli Carri: “Nessuno ha ancora fatto nulla: l’unica soluzione è assumere. Siamo pronti a tutelare i nostri lavoratori e i cittadini piemontesi”

 

LETTO OSPEDALELa normativa europea recepita dalla Legge 161 del 30 ottobre 2014- Disposizione in materia di orario di lavoro del personale delle aree dirigenziali e del ruolo sanitario del servizio sanitario nazionale, che stabilisce il tetto delle ore lavorabili settimanali per chi opera in sanità, il tetto delle ore di riposo giornaliere (11 ore consecutive) e il riposo settimanale, deflagrerà come una bomba nelle aziende sanitarie piemontesi mettendo addirittura a rischio alcuni servizi. La data in cui inderogabilmente entrerà in vigore questa norma è il 25 novembre 2015 e ad oggi nessuna Azienda Sanitaria piemontese è ancora corsa ai ripari, perché? Perché c’è l’impossibilità di procedere a nuove assunzioni derogando alla recente legge regionale.

 

Con la disattesa di tali parametri imposti dall’Europa non solo non ci sarà personale sufficiente a coprire tutti i reparti e le aziende sanitarie della nostra regione dovranno chiuderli, ma le stesse aziende si vedranno esposte a numerose segnalazioni che perverranno agli ispettorati del lavoro delle provincie piemontesi con multe salatissime che piomberanno sui direttori generali e su bilanci aziendali già dissanguati. Il Nursing Up, il sindacato degli infermieri italiani, in assenza di un piano, di una strada chiara individuata dalla Regione per sopperire a questa emergenza, è pronto, a partire dal 26 novembre, a rivolgersi agli Ispettorati del lavoro per mettere in regola tutti i lavoratori  della sanità piemontese tutelando così anche i cittadini-utenti.

 

“Siamo in una situazione che va oltre il paradosso – attacca Claudio Delli Carri, segretario regionale del Nursing Up -. La soluzione è una sola: fare subito nuove assunzioni in modo da rimpolpare i reparti e far si che i turni di lavoro siano rispettosi della norma sopra menzionata. Per fare un esempio, già oggi,  in uno degli ospedali più grandi della regione, c’è  un  reparto con 23 infermieri con una  programmazione turni di lavoro  preventiva già fuori norma. Con le attuali dotazioni organiche non è possibile, per le aziende, ottemperare al rispetto della direttiva che verrà imposta dal 25 novembre 2015.E allora? Che facciamo? Chiudiamo i reparti cancellando dei posti letto? Facciamo esplodere le già sovraffollate liste d’attesa?”.

 

“A quanto pare sembra che presso il Governo sia in fase di preparazione una deroga a questa norma che scatta dal 25 novembre – aggiunge Delli Carri -. Ciò che non si vuole capire però è che gli ospedali non hanno bisogno di artifici politici o amministrativi per coprire turni massacranti con poco personale, hanno invece necessità urgente di più infermieri e personale di supporto per garantire prestazioni adeguate ed efficaci ai pazienti. Noi siamo contrari a qualsiasi tipo di deroga e lo ripeteremo in Regione all’incontro programmato per il 16 novembre. La soluzione a questo pasticcio non la possono pagare i lavoratori che hanno il sacrosanto diritto al rispetto della sicurezza sull’orario di lavoro, soprattutto per  una professione  usurante come la  nostra.

 

Le persone, gli infermieri, non sono numeri. L’unica soluzione è rivedere le dotazioni organiche con uno studio adeguato dei carichi di lavoro e una rimodulazione dei modelli organizzativi sia per i servizi ospedalieri sia per quelli territoriali. Ci va, insomma, una riorganizzazione generale vera che deve partire dalla Regione. E, poi, basta perdere tempo, la direttiva che scade il 25 novembre è di un anno fa e fino a oggi nessuno ha fatto nulla. Noi siamo pronti, a partire dal 26 novembre, a tutelare adeguatamente i nostri lavoratori che hanno tutto il diritto di fruire delle ore di riposo necessarie. Le aziende sanitarie, dal 26 novembre, potrebbero trovarsi in serie difficoltà”.

 

 

 

Il Segretario  Regionale

Nursing Up Piemonte

Claudio Delli Carri

 

Fiori, miss e verde nel weekend langarolo

miss fiori

Grande premiazione nazionale dei Comuni fioriti, con 142 sindaci da tutte le regioni italiane

 

Saranno 18 le ragazze che sabato 14 novembre  ad Alba si contenderanno la fascia di Miss Comuni Fioriti. Arrivano da diverse regioni italiane e rappresentano alcuni dei 142 Comuni che aderiscono alla rete. L’elezione di Miss Comuni fioriti sarà il secondo evento di un week end molto intenso di iniziative promosse da Asproflor, l’Associazione dei produttori florovivaisti, nella capitale delle Langhe.

 

Si parte sabato 14 novembre, nella chiesa di San Domenico (via Teobaldo Calissano) alle ore 10 con il convegno “Il verde ornamentale pubblico per il benessere del cittadino. Gestione della sicurezza e dell’ambiente”, moderato dal giornalista della Stampa Roberto Fiori. Interverranno Francesco Ferrini, docente di coltivazioni arboree all’Università di Firenze, Luigi Delloste, arboricoltore del Comune di Torino, Franco Didoli, biologo naturalista responsabile tecnico dell’azienda Tempoverde, Matteo Massara, funzionario della Direzione Ambiente della Regione Piemonte e coordinatore del Gruppo regionale specie esotiche vegetali, e Daniele Fazio, consulente e progettista in campo ambientale dell’azienda Seacop.

 

Nel pomeriggio di sabato, alle 15, sfilata ed elezione di Miss Comuni fioriti 2015. Presenta Camilla Nata, giornalista di Raiuno, con Elena Dresti. Presidente di giuria la giornalista Grazia Pitorri. Ospite d’onore, la cantante Numa, con il suo ultimo brano Promised Land, brano scritto da Phil Palmer, chitarrista Dire Straits. Le Miss in concorso sabato pomeriggio sono: Arianna Sanino di Bene Vagienna, Patrizia Fiorino di Strambino, Milena Gallo di Fossano, Isabela Bertocchi di Alba, Nadia Gonella di Peveragno, Elena Testa di Cavallermaggiore, Asia Tramontana di Terme Vigliatore, Marta Chiolerio di Crissolo, Beatrice Giorgi di Fivizzano, Fabiana Reffi di Costiglione Chiavarese, Corinne Longo di Gallodoro, Hajar Guennani di Tavagnasco, Adela Moldovan di Forza D’agrò, Martina Vayr di Sant’ambrogio di Torino, Valeria Rebora di Alto, Martina Visentin di San Germano Vercellese, Arianna Viale di Fossano, Giulia Margaria di Villar San Costanzo.

 

Domenica mattina, dalle 10, la grande premiazione nazionale dei Comuni fioriti, con 142 sindaci da tutte le regioni italiane. Cerimonia del passaggio di bandiere alla presenza di Raymond Carrière, presidente mondiale di Communities in Bloom e dei giudici internazionali di Entente Florale Europe. Nel corso della premiazione, intervento di Salvatore Domolo, esperto di comunicazione. I criteri di valutazione dei Comuni saranno illustrati dai giudici Mariapia Dellavalle, fashion blogger, Emanuela Palmer, cantante, Renè Stins, floricoltore, Marco Sitta, consulente Assofoodtec, Piero Daffonchio, fotografo, Sara Pennella, Consigliere comunale di Alba, Alain Cappelle, giudice mondiale Communities in Bloom. Ai Comuni in concorso verranno assegnate le  targhe con uno, due, tre, quattro fiori a seconda del livello di fioritura ottenuto, i primi e secondi premi (duemila e mille euro in piante e fiori) nelle quattro categorie di concorso (Comuni turistici, Comuni fino a mille abitanti, da mille a cinquemila, oltre i cinquemila), le targhe per iniziative interessanti di sensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini. Infine i premi speciali: provincia fiorita, municipio fiorito, scuola fiorita, casa fiorita, albergo fiorito, edificio storico fiorito, orto fiorito, partecipazione dei cittadini, comunicazione, pollice verde. Due Comuni verranno scelti per partecipare al concorso europeo Entente Florale 2016

 

Massimo Iaretti

 

 

Moni Ovadia apre Eccentrika al teatro Le Serre di Grugliasco

Moni-Ovadia

La musica Klezmer e la lingua yiddish sono un connubio perfetto per  esprimere la condizione universale dell’ebreo errante

 

Moni Ovadia apre il 14 novembre la stagione Eccentrika del Teatro Le Serre di Grugliasco, curata dal Circo Vertigo. Lo spettacolo di cui è protagonista è incentrato sul cabaret yiddish,  vale a dire sulla musica, la lingua e la cultura yiddish, quel miscuglio di tedesco, ebraico, polacco, russo, ucraino e romeno,  che ben esemplificano la condizione universale dell’ebreo errante, il suo essere privo di una patria. Dal cabaret yiddish è poi derivato il celebre Oylem Goylem. Lo spettacolo di Moni Ovadia, che presenta la forma classica del cabaret comunemente inteso, alterna brani musicali e canti a storielle, aneddoti d citazioni, che la comprovata abilità di Moni Ovadia sa rendere particolarmente vivaci. La curiosità dello spettacolo sta nel fatto di essere dedicato a quella parte della cultura ebraica di cui lo yiddish è la lingua e il klezmer la musica.

 

Questa musica, che ben esprime, secondo Moni Ovadia, “Il suono dell’esilio e della dispersione”, deriva dalle parole ebraiche Kley Zemer,  che si riferiscono agli strumenti musicali del violino, archi in genere, e il clarinetto, con cui si suonava la musica tradizionale ebraica dell’Est europeo a partire circa dal Cinquecento.

 

“Ho scelto – spiega Moni Ovadia – di dimenticare la filologia per percorrere un’altra possibilità, proclamando che questa musica trascende le sue coordinate spazio temporali scientificamente determinate, per parlarci delle lontananza dell’uomo, della sua anima ferita,  dei suoi sentimenti assoluti, dei suoi rapporti con il mondo naturale e sociale, del suo essere “santo” e della sua possibilità di ergersi di fronte all’universo, debole ma sublime. Gli umili sono stati depredati della loro cultura e trasformati in consumatori inebetiti, ma sono riusciti a lasciarci una chance postuma, una musica che si genera laddove la distanza tra cielo e terra ha la consistenza di una sottile membrana imenea che, vibrando,  suggerisce che siamo stati posti qui per qualcos’altro”.

 

Mara Martellotta

Teatro Le Serre di Grugliasco  Parco Culturale, via Tiziano Lanza 21, ore 21.

Biglietteria aperta sabato sera a partire dalle 19.30. Consigliata la prenotazione ai numeri 011071448 o 3277423350.

"Per salvare la cultura a Torino bisogna usare le idee dell'innovazione come pennelli"

MONGOLFIERA2FERRERO GIOVANNIartissima 15 3arte 2INCHIESTA:

LA CULTURA  A TORINO / 4

 

Il passato e il futuro della cultura. Intervista  con Giovanni Ferrero

 

“Unificare lo sforzo per la promozione turistica, lasciando ai musei una parte del ricavato dalle attività turistiche. Dare impulso alle direzioni artistiche fissando rigidi budget e chiedendo loro di scavare nel nuovo e di produrre localmente (serve a poco importare mostre). Accrescere le collezioni e non limitarsi a seguire le mode: le collezioni sono il vero canone di moralità perché le decisioni prese oggi verranno giudicate dal futuro. E poi bisogna aprire con forza lo spazio a defiscalizzazioni a sostegno del bene comune, come negli Stati Uniti o in paesi del Nord Europa. In concreto, molto si potrebbe fare per il turismo e per la cultura, ma bisogna correre, inventare cose nuove. Regalare le foto dei musei a Google serve a poco, forse è inevitabile ma di per sé non assicura ricadute locali”

 

A partire dagli anni 80, prima da assessore alla cultura e poi come dirigente della Fondazione CRT, lei è stato uno degli ispiratori della trasformazione di Torino da città industriale a città culturale e turistica. Basti citare, tra i progetti che ha promosso, il castello di Rivoli – Museo d’arte contemporanea, le residenze sabaude, il Museo del cinema. Oggi che il 90% di quei progetti è stato realizzato, che giudizio dà dei risultati raggiunti?

 

Certamente positivo, con un grande limite. Sono molto soddisfatto dei risultati conseguiti, e riconosco con gioia i meriti e l’impegno di quanti hanno continuato a lavorare su questi temi dopo il 1985. Credo, però, che i risultati che si sono ottenuti per l’economia del territorio non abbiano concorso a sostenere le istituzioni pubbliche che pure avevano contribuito a quei risultati. Questo potrebbe essere un primo terreno di discussione ed iniziativa. Non siamo più in una realtà dominata dalla fabbrica: una crescente parte di ricchezza nasce oggi dall’economia della conoscenza. Il mondo è cambiato e noi siamo cambiati con lui. Ma quello che è cambiato più radicalmente è il contesto istituzionale. Le politiche culturali e le istituzioni sostenute dal pubblico denaro erano parte di un disegno politico regionalista , “federale” ed unitario a livello nazionale. Oggi questo disegno è venuto meno.  Oggi dilaga l’illusione cavalcata dall’anti-politica che la cancellazione dei partiti, delle Regioni, magari la riduzione dei comuni a manutentori dell’asfalto urbano, la chiusura dei musei e delle istituzioni che non hanno entrate da mercato sufficienti al pareggio di bilancio, sia la strada per vivere ricchi e felici. Molti la  pensano così. Partiti, regioni ed asfalto hanno le loro pecche ben evidenti. In questo contesto, bene fa oggi il Governo ad adottare decisioni che non sono le migliori in astratto, ma sono le uniche oggi concretamente possibili.

Trasformare davvero lo stato centrale, però, è faticoso: temo che fra qualche anno dovremo fare i conti con la sua inadeguatezza. Emergerà che la vendetta delle attuali direzioni generali contro un regionalismo debole non ci avrà reso più forti in Europa e non ci avrà inseriti da protagonisti, quali potremmo essere per storia e cultura, tra Cina e Stati Uniti d’America.Ecco allora che la difesa e la trasformazione delle istituzioni, innanzitutto quelle culturali, di cui la Regione e il Comune di Torino si sono dotati, non è un problema settoriale: è la scommessa, unica praticabile a livello locale, per arrivare a quell’appuntamento con una nuova classe dirigente di giovani che sappia dare un apporto di livello nazionale. Le istituzioni culturali sono sempre stati i soggetti di elezione degli investimenti nei momenti di crisi, di transizione.

Suggerisco di dedicare il 90% dell’impegno intellettuale per tratteggiare i punti di forza della nostra realtà locale, per ricavare l’energia per completare, modificare e, perché no, rivoltare i risultati raggiunti e le istituzioni che li incarnano.

 

 

Un capitolo particolare, nel bilancio di ciò che si è realizzato in questi anni, è quello che riguarda l’arte contemporanea, di cui Torino è una delle capitali riconosciute. Eppure, le istituzioni che operano in questo campo – Rivoli, Gam, Sandretto – sono in difficoltà. Dobbiamo arrenderci all’idea che le istituzioni votate all’arte contemporanea siano troppe? Oppure è il segno della crisi dell’arte contemporanea, legato, magari, all’esaurirsi della grande stagione avviata dall’arte povera? O ancora, più semplicemente, è in crisi l’idea tradizionale della “forma museo”, che non si adatterebbe alle nuove forme di espressione?

 

Il massimo di sforzo per innovare, come ho detto, mantenendo le differenze e la dialettica tra punti di vista. Non penso che basti una riorganizzazione amministrativa, così come non credo che la crisi nasca dal numero di istituzioni. l problema posto è formidabile: provo solo a formulare delle modeste suggestioni.

Unificare lo sforzo per la promozione turistica, lasciando ai musei una parte del ricavato dalle attività turistiche. Dare impulso alle direzioni artistiche fissando rigidi budget e chiedendo loro di scavare nel nuovo e di produrre localmente (serve a poco importare mostre). Accrescere le collezioni e non limitarsi a seguire le mode: le collezioni sono il vero canone di moralità perché le decisioni prese oggi verranno giudicate dal futuro. Non farsi prendere dal berlusconismo (concordo con quanto detto da Enzo Biffi Gentili al riguardo). Venaria e Sandretto sono stati esempi di utilizzo di fondi strutturali per investimenti in infrastrutture. Perché non usare  fondi regionali e comunitari, secondo le opportunità permesse e con un po’ di fantasia, per dare gambe a soggetti economicamente sani e legati all’economia della conoscenza ? Il lavoro di un giovane costa al mese come una frazione di metro quadro di un edificio che poi costerà di gestione ed è sempre meno utile come mezzo di produzione.

Costringere chi tra gli artisti vuole spazio (conta la freschezza delle idee e non l’età anagrafica) a proporre cose radicali e stimolanti, che facciano discutere e che siano scomode; dobbiamo interrompere abitudini soporifere che sono la vera radice della crisi. E poi bisogna aprire con forza lo spazio a defiscalizzazioni a sostegno del bene comune, come negli Stati Uniti o in paesi del Nord Europa

Non si costruisce l’Arte Povera con Delibera o con Legge, ma si può cominciare a favorire l’ambizione di crescere dei giovani. Bisogna essere bravi abbastanza da fornire stimoli analoghi a quelli che la mia generazione ha avuto da grandi intellettuali che non hanno mai lasciato spazio, ma hanno insegnato a usare la propria testa e a prendersi lo spazio da soli, quando si era capaci di farlo.

 Sono sicuro che la parte pubblica debba sostenere luoghi che siano un riferimento per il dibattito e l’accumulo di conoscenza, nelle persone ( curatori e pubblico) e nelle cose (conoscenza, luoghi, oggetti). Non penso che esista una cultura senza istituzioni culturali; penso però che la qualità di un museo non sia la loro dimensione. Certo bisogna studiare forme nuove, ma per un motivo che è l’opposto dei luoghi comuni. Un po’ di multimedia-tecno-computerologia non salverà i musei. Ma una seria riflessione culturale che parta dalla passione per il bello che da sempre caratterizza il nostro paese può aiutare a capire questa enorme biblioteca di Alessandria d’Egitto, questa wundercammer senza limiti che sta diventando il nostro mondo. Gli strumenti di classificazione e controllo del mondo di ieri non ci servono per avere un ruolo degno della nostra storia nel mondo del futuro. Quindi cambiamo pure le istituzioni museali, ma non per ragioni contabili.

 

A Torino i consumatori di cultura sembrano essere soddisfatti dell’offerta artistica e culturale cittadina. Il mondo dell’organizzazione culturale e della produzione artistica, per contro, sembra vivere in una fase di depressione. In che modo, secondo lei, occorrerebbe rilanciare la produzione culturale e modernizzare le istituzioni, tenendo conto, tra le altre cose, che le risorse pubbliche o parapubbliche non ci sono più?

 

Forse non sarebbe male scontentare un po’ di pubblico locale. La cultura traguarda nuovi orizzonti, anche se riceve l’input di glorificare il potere del momento. Forse questo sforzo di accontentare il pubblico locale spiega in parte la depressione di cui lei parla. Se il mecenate è senza soldi e non ha idee grandi che stimolano l’artista, questi da sempre si lamenta, e sovente se ne va altrove.

Suggerisco, peraltro, di non prendersela troppo con gli assessori di turno.

Chi ha idee deve cominciare a realizzarle, a metterle in pratica e poi a metterle sotto il naso del Sindaco di Torino o del Presidente della Giunta Regionale, che, e qui non condivido Biffi Gentili, a mio parere sono preoccupati dell’attuale situazione, ma hanno scuola e stoffa per capire. Forse qui difendo la generazione mia, di Biffi e di Vanelli, più che il Partito Comunista Italiano.

Penso però che le risorse disponibili siano ancora ingenti: i risparmi delle famiglie, le inefficienze della spesa pubblica da riconvertire (ai tagli ci credo poco, se fosse così semplice qualcuno lo avrebbe già fatto!), i fondi regionali, nazionali ed europei se ben spesi (e completamente spesi), il credito bancario e le risorse delle Fondazioni.

Queste ultime non possono essere considerate come cassa per le politiche di Regione ed Enti Locali, ma soggetti che nella ricchezza di articolazioni della società italiana possono sperimentare innovazioni anche radicali nella organizzazione delle attività di pubblico interesse.  Autonome, ma con politiche discusse e valutate in modo pubblico e trasparente. Non ancelle della politica, ma neppure con l’ambizione di controllarla o di farsi controllori delle istituzioni dello Stato.

 

Lei è un grande esperto dei settori di avanguardia dell’interattività e dell’informatica “smart”. In che modo queste forme di comunicazione sono destinate a cambiare la produzione e il consumo culturale?

Internet è il passato. I Big Data sono la realtà di oggi. L’unificazione di tutti i contenuti su base digitale e la costruzione di piattaforme di uso individuale che cancellano lo spazio geografico e permettono l’interazione con una base di informazioni che non ha l’eguale nella storia dell’umanità sono ormai una realtà.

La manipolazione dell’informazione, la dinamica delle reti, l’enorme quantità di dati memorizzati sono realtà operanti e concrete: epidemiologia e genetica, elettronica di consumo e videogiochi, produzione individuale di cose attraverso dispositivi che trasformano l’informazione in oggetti senza l’uso delle mani o di una fabbrica hanno ormai invaso il mondo, insieme a potentissimi modelli di simulazione della realtà. Non ha quasi più senso parlare di microelettronica: questa, anzi, è uno tra i tanti esempi di manipolazione dell’informazione.  Ma qui mi ripeto: ci sono volumi sull’argomento. Ci sono in Piemonte migliaia di specialisti in questi campi. E ci sono, in Piemonte, milioni di persone che usano le tecnologie e vi partecipano in un modo che, a diversi livelli, è interattivo e quindi produce e non solo utilizza conoscenza. C’è chi come Banzi ha permesso con una piccola scheda elettronica che porta il nome di un re di Ivrea, Arduino, a chiunque, nel mondo, artista o artigiano, hobbista o studente, di realizzare progetti complessi di interazione uomo-macchina, o chi, come mio suocero che è stato tecnico progettista alle Ferriere Fiat, di passare, all’età di 94 anni, alcune ore al giorno a usare un tablet per sentirsi sempre parte viva del mondo.

Ogni giorno si produce informazione digitale equivalente a trecento miliardi di romanzi dell’ottocento.

Sul piano della cultura, vedo la possibilità di un’interazione in due sensi: usare le idee della scienza come pennelli per dipingere e usare la bellezza che hanno espresso i pennelli per far sì che la scommessa sul futuro veda l’umanesimo quale carta vincente.

In concreto, molto si potrebbe fare per il turismo e per la cultura, ma bisogna correre, inventare cose nuove. Regalare le foto dei musei a Google serve a poco, forse è inevitabile ma di per sé non assicura ricadute locali. Diverso sarebbe stato se lo avessimo fatto all’inizio di Internet, quando Bill Gates, non a caso, ha comprato codici di Leonardo. Ma vorrei concludere con una nota di incontenibile ottimismo: ho fiducia nei giovani, nella loro creatività, soprattutto in quelli che ci arrivano da ogni parte del mondo.

 

 

Le precedenti interviste pubblicate sul “Torinese”:

 

ALBERTO VANELLI

http://www.iltorinese.it/vanelli-generazione-imprenditori-creativi-per-aumentare-pil-torino-culturale/

http://www.iltorinese.it/sgarbi-torino-citta-bella-ditalia-imparato-mettersi-in-luce/