redazione il torinese

GC CANTONI: "E poi, il treno, nel viaggiare, sempre ci fa sognare"

gc frecciarossa…”E poi, il treno, nel viaggiare, sempre ci fa sognare”

 Antonio Machado

 

 

Il viaggio evoca promesse…orizzonti…speranze…sogni….immagina solo sogni totalmente preziosi…

 

Per i tuoi viaggi La Freccia dedica alla GC CANTONI un’intervista che racconta la magia di un progetto sognato al 999.9…

 

 

“Non andare dove il sentiero ti può trovare; va invece dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia”

Ralph Waldo Emerson

 

 www.giovannacantoni.com

 

 

 

 

INFORMAZIONE COMMERCIALE

14 dicembre 1944, fischia il vento di "Radio Libertà"

Le prime trasmissioni avvennero dalla frazione Trabbia e proseguirono per diverse sere, entrando nelle case dei biellesi. Ma facendosi sentire anche a Milano, Torino, Aosta e Firenze. Poi, nel gennaio del 1945,  a causa dell’accresciuta minaccia nemica,  la radio fu trasferita a Sala Biellese

 

RADIO LIBERTAEra il 14 dicembre del 1944 e faceva un freddo boia a Callabiana, nel biellese, tra le valli Mosso e Sessera. Mancavano meno di due settimane a Natale ed era il secondo, duro inverno per i partigiani che avevano scelto di battersi contro tedeschi e fascisti. Ad un certo punto della giornata, verso sera, chi poteva disporre di una radio poté udire le prime dieci note di “Fischia il vento”, eseguite alla chitarra ( “Soffia il vento, urla la bufera. Scarpe rotte eppur bisogna andar… a conquistare la nostra primavera..”) e subito dopo una voce annunciare: “Radio Libertà, libera voce dei volontari della libertà“.  Era il segnale della prima e unica emittente radiofonica rivolta al pubblico (e che avesse quindi una funzione non direttamente militare) gestita dai partigiani nel corso dei venti mesi della Resistenza. Le prime trasmissioni avvennero dalla frazione Trabbia e proseguirono per diverse sere,  , entrando nelle case dei biellesi. Ma facendosi sentire anche a Milano, Torino, Aosta e Firenze. Poi, nel gennaio del 1945,  a causa dell’accresciuta minaccia nemica,  la radio fu trasferita a Sala Biellese.

 

L’idea di dar vita a quella che una lapide commemorativa ricorda tutt’oggi essere stata “ la prima voce libera italiana” nacque nell’ambito delle attività della seconda Brigata Garibaldi. Gli intraprendenti  partigiani biellesi avevano preso la decisione di combattere il nemico  anche con l’arma della propaganda e l’emittente “Radio Libertà” riuscì a contrastare con successo la vasta opera di disinformazione compiuta dalla emittente nazifascista “Radio Baita”, intaccando il morale dei fascisti e dei tedeschi, diffondendo notizie sulle sconfitte dell’esercito nazista sui vari fronti. Così, dalle formazioni fasciste iniziarono le diserzioni in massa: a gruppi, gli alpini delle Divisioni “Monterosa” e “Littorio”, si affrettarono aRADIO LIBERTA2 raggiungere i reparti partigiani, passando dall’altra parte della barricata. I partigiani, tra l’estate e l’autunno del 1944, avevano già cercato di installare un’emittente radiofonica sul Monte Cerchio. La cosa, però, non aveva funzionato. Così l’imprenditore Filippo Maria Trossi decise di intervenire. Riuscì a procurarsi un apparecchio trasmittente, smontato da un aereo all’aeroporto militare di Cameri e lo fece arrivare al comando partigiano. Iniziò così la vita dell’emittente ribelle. Durante le prime trasmissioni, dopo le note musicali e il primo annuncio, veniva aggiunta una precisazione: “Non abbiano dubbi coloro che ci ascoltano, siamo partigiani, veri partigiani. Lo dice la nostra bandiera: Italia e libertà. Lo dice il nostro grido di battaglia: ‘Fuori i tedeschi, fuori i traditori fascisti’. Ecco chi siamo: null’altro che veri italiani. Le nostre parole giungeranno, valicando pianure e montagne, a tutti i compagni patrioti della Liguria, della Toscana, del Piemonte, della Lombardia, dell’Emilia, del Veneto, a tutti coloro che combattono per la nostra stessa causa. Viva l’Italia! Viva la libertà!“.

 

Le trasmissioni di “Radio Libertà” comprendevano una gamma abbastanza differenziata di testi, prevedendo ogni sera editoriali su argomenti vari, bollettini di guerra partigiani, notizie su avvenimenti locali e nazionali di rilievo, lettere di partigiani o familiari, saluti a combattenti o familiari, brani musicali e, talvolta, comunicati dei comandi partigiani o del Cln e persino poesie. Il contenuto delle trasmissioni è tuttora consultabile; la parte più consistente della documentazione relativa è custodita presso la Biblioteca Civica di Biella. Il redattore della programmazione era Sam (il farmacista Sandro Berruto), lo speaker Gibo (il ferroviere Luigi Galleis) e il tecnico radiofonico Gamma (il panettiere Giovanni Passaglia). L’accompagnamento musicale dal vivo, inizialmente eseguito alla chitarra dal Grifo (il filatore Alfio Re)  si arricchì  durante la vita della radio di altri strumenti e persino di un coro. Come già ricordato, allo scopo di evitare rappresaglie nemiche, nel gennaio del 1945, la radio fu smantellata e trasferita a Sala Biellese, nella fascia nord-orientale dell’Anfiteatro morenico d’Ivrea, ai piedi delle Api Biellesi, dove proseguì la propria attività anche oltre al 25 aprile.

 

 Marco Travaglini

Beppe Grillo sul web: "Ora e sempre No Tav"

grillo anonimousUna nota scritta in occasione del 10° anniversario di quella che viene definita la “riconquista, da parte dei cittadini, del territorio di Venaus”

 

E’ firmata ‘M5S Parlamento’ e intitolata,”Ora e sempre No Tav” una nota comparsa sul blog di Beppe Grillo. E’ stata scritta in occasione del 10° anniversario di quella che viene definita la “riconquista, da parte dei cittadini, del territorio di Venaus quando decine di migliaia di cittadini hanno ripreso i territori sottratti per l’opera inutile del Tav”. “Dopo quegli eventi – si legge sul web – nacque qualcosa di straordinario: la lotta No-Tav divenne un simbolo per l’Italia intera”.

 

(foto: il Torinese)

TORINO-ROMA 1-1: Banchi di nebbia in casa giallorossa

toro romatoro flag Marcatori: st 38′ Pjanic, 49′ rig. Maxi Lopez.

 

TORINO (3-5-2): Padelli; Bovo, Glik, Moretti; Bruno Peres, Acquah, Vives, Baselli (69′ Benassi 6), Molinaro (85′ Martinez); Quagliarella (65′ Maxi Lopez), Belotti. A disp. Ichazo, Castellazzi, Jansson, Pryyma, Zappacosta, Prcic, Gazzi, Amauri. All. Ventura.

 

ROMA (4-3-3): Szczesny; Florenzi, Manolas, Rudiger, Digne; Pjanic, De Rossi, Nainggolan (72′ Vainqueur); Gervinho (24′ Iturbe), Dzeko, Iago Falque (83’ Torosidis). A disp. De Sanctis, Lobont, Emerson, Castan, Gyomber, Ucan, Keita, Sadiq, Di Livio. All. Garcia.

 

Nebbia fitta che a tratti si dirada in quel dell’Olimpico teatro del match finito sull’1-1 tra la compagine di Ventura e quella di Rudi Garcia. Banchi di nebbia, appunto, in casa Roma per un buon tre quarti di gioco, con i giallorossi forse ancora storditi dalle ultime vicissitudini Champions e soli quattro punti collezionati in quattro partite. Diametralmente opposto lo stato d’animo granata, in piena ripresa, reduci da due vittorie consecutive e pronti ad avanzare in classifica. Nebbia a tratti anche su quelli che sono stati gli episodi decisivi del match, con una papera di Padelli sul gol del vantaggio giallorosso, e un rigore concesso ai granata già sul finire dei supplementari. Episodi a parte, Toro decisamente più in partita degli avversari, con Quagliarella confermato davanti ed Acqua a centrocampo, vanno in panchina Benassi e Maxi Lopez. In casa Roma nulla di nuovo, ma Garcia preferisce schierare Szczesny al posto di De Sanctis tra i pali, e Rudiger in difesa.

 

Ingrana la quarta la squadra di Ventura che già sugli inizi del match si fa pericoloso sfiorando più volte il vantaggio. E’ Belotti al 4′ a creare la prima azione pericolosa per i granata: Baselli crossa dalla sinistra e l’attaccante arriva in scivolata, ma Szczesny risponde presente. Ancora brividi dopo soli 2′, questa volta per merito di Bruno Peres che in realtà manda il pallone tra i piedi di Digne vicinissimo ad un clamoroso autogol. La Roma sembra avere come un momento di sbandamento, e si fa puntualmente superare dagli avversari bravi a ripartire sugli sbilanciamenti difensivi dei giallorossi soprattutto sulla sinistra. Ritmi alti in questa prima frazione, soprattutto grazie alla buona tenuta di gara del Torino, eppure ancora reti inviolate al fischio dell’intervallo.

 

Sembra ridestarsi l’animo giallorosso con il primo tiro in porta della partita: al 3′ Nainggolan il centrocampista belga conclude al volo di sinistro un’azione ben controllata, ma ci pensa Padelli a mettere la toppa. Non si fanno intimidire i granata, anzi Bruno Peres scatenato, dopo una lunga cavalcata tenta il sinistro troppo impreciso che trova solo i guantoni si Szczesny. Intorno alla mezz’ora Ventura tenta di cambiare un po’ le sorti di un match ancora bloccato inserendo Maxi Lopez al posto di un Quagliarella che si è fatto vedere poco. Problemi anche per Baselli da uno scontro con Nainggolan; al suo posto pronto ad entrare Benassi. Tutto sembra inesorabilmente scivolare verso un finale alquanto povero di gol, se non fosse che al 38′ arriva la fiammata decisiva del match: punizione dalla trequarti di Pjanic, difensori inesistenti con Padelli non proprio in posizione; Roma in vantaggio.

 

Risultato non proprio specchio di ciò che si è visto in campo, ma nulla da temere per i granata che sullo scadere del match conquistano un altro punto utile. Al 94′ errore clamoroso di Rudiger che con il petto libera Belotti davanti a Szcsesny, Manolas tenta il recupero ma tocca l’attacante granata, il direttore di gara concede il rigore. Maxi Lopez mette così il tassello finale di un match tanto freddo quanto ricco di fiammate vincenti.

 

Valeria Tuberosi

 

Torino-Roma 1-1, le pagelle del Torinese

toro romatoro venturaI Granata hanno giocato bene e per quanto visto in campo il pareggio sta pure stretto

 

Il Toro pareggia in extremis con la Roma grazie alla rete su rigore di Maxi Lopez che risponde al goal segnato pochi minuti prima da Pjanic su punizione, aiutato dall’ennesima papera stagionale di Padelli. I Granata hanno giocato bene e per quanto visto in campo il pareggio sta pure stretto, tuttavia per come si era messa la partita nel finale il pareggio ci può stare. La squadra di Ventura si porta così a 22 punti in classifica e nel prossimo turno sarà impegnato in una gara contro una diretta concorrente per la corsa all’Europa, il Sassuolo.

 

Padelli 4,5: durante tutta la partita non viene mai impegnato, ma a pochi minuti dalla fine Pjanic mette in mezzo un cross e lui esce male permettendo così ai Giallorossi di portarsi in vantaggio. Mezzo voto in più è per la parata nel finale su Dzeko che impedisce ai Capitolini di chiudere la partita;

Bovo 6: non molto preciso in appoggio e pochi squilli quando deve impostare. Qualche volta sbaglia anche in marcatura, ma comunque nel complesso una buona partita;

Glik 6: per gran parte della gara annulla Dzeko, non uno qualsiasi. Buone anche alcune percussioni nella metà campo avversaria, unica pecca i tanti passaggi sbagliati dovuti al grande pressing dell’attacco romanista;

Moretti 6,5: non sente minimamente il pressing avversario ed è l’unico dei tre centrali a non sbagliare mai ne in impostazione ne in marcatura;

Bruno Peres 7: il Brasiliano è incontenibile! Salta gli uomini come birilli e quando riceve palla crea costantemente pericoli. E’ uno dei migliori in campo, peccato per l’ammonizione che gli farà saltare la sfida in trasferta contro il Sassuolo;

Acquah 6: il Ghanese lotta e fa valere il suo strapotere fisico. A tratti però è troppo nervoso e tecnicamente deve migliorare parecchio;

Vives 6,5: in fase difensiva salva tantissime situazioni con degi ottimi ripiegamenti. Peccato per il tiro tentato allo scadere, poteva infatti servire i compagni meglio posizionati per portare avanti un’azione molto pericolosa;

Baselli 6,5: inizia molto bene con un ottima azione accompagnata da un cross altrettanto buono per Belotti che non riesce però a battere il portiere giallorosso. Con il passare dei minuti si concentra sempre di più sulla fase difensiva e quando sale purtroppo i compagni non lo servono. E’ costretto a uscire per un botta ricevuta da Naingollan. La speranza è che non sia nulla di grave in quanto i Granata hanno bisogno del loro gioiello per poter splendere (dal 69’Benassi 6:si inserisce bene negli spazi e fraseggia bene con i compagni) ;

Molinaro 6,5: è un motorino, fa avanti e indietro da difesa a attacco con una costanza e un’abnegazione che in pochi hanno nel nostro campionato (dall’86’ Martinez 6: vuole mettersi in mostra e cerca subito di farsi vedere con una conclusione centrale, ma bella);

Quagliarella 5: continua il periodo negativo del bomber di Stabia. Mai realmente pericoloso e a tratti quasi un corpo estraneo in questa squadra. Il suo contributo è fondamentale per il Toro, deve tornare al più presto sui suoi livelli ( dal 66′ Maxi Lopez 7: entra con la giusta mentalità e si incarica di battere il rigore che poi trasforma con freddezza. Visto il momento negativo di Quagliarella sarebbe bello vederlo partire dal primo minuto contro il Sassuolo);

Belotti 6: sfiora il goal dopo due minuti, ma l’estremo difensore giallorosso gli nega questa soddisfazione deviando con la gamba la conclusione ravvicinata. Durante il resto della partita non ha più grandi occasioni, ma lotta continuamente su ogni pallone;

All. Ventura 7: la squadra è messa benissimo in campo, concede solo due tiri in tutta la partita agli avversari, ma purtroppo il goal arriva su un cross a cinque minuti dalla fine. Tuttavia i suoi ci credono e in extremis trovano il goal del pareggio, una vera e propria dimostrazione di carattere.

 

Filippo Burdese

Torna la Street Food parade, golosità e musica in piazza

cibo stradaSpecialità nostrane e internazionali

 

Di scena i migliori street food italiani e stranieri. In totale 80 tra truck food e stand per assaggiare curiose e saporite  specialità nostrane e internazionali: lampredotto toscano, pani ca meusa, bombetta pugliese, sushi di strada, miassa, frittura di pesce, churritos, Arancini e cannoli siciliani, pizza napoletana, hamburger, farinata, fish&chips, empanadas, specialità peruviane, ristorante messicano, carne argentina, cucina vegana, agnolotti fatti a mano, tartufi, carne cruda, hotdog, piadina e tanto altro. Allestita anche una zona “luna park” dedicata ai bambini, ma anche tanta musica con dj set e poi artisti di strada e cori gospel.

 

 

4 dicembre 2015 – 8 dicembre 2015
Orario:
18:00 – 23:30

Parco Dora
Via Livorno
Torino

 

www.guidatorino.com

Alberto Vanelli e Sergio Toffetti: "Bene i musei a Torino, ma l'industria culturale è lontana"

coda musei realeVanellitoffetti

 

Prosegue l’inchiesta del “Torinese” sulla cultura e sulle prospettive di Torino ad essa legate

 

A commento della precedente puntata, dedicata ai musei della città ospitiamo volentieri gli interventi di Alberto Vanelli, già direttore dei Beni culturali della Regione Piemonte e della Reggia di Venaria e di Sergio Toffetti, Direttore dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa, della sede del Piemonte del Centro Sperimentale di Cinematografia e fino al 2009 conservatore della Cineteca Nazionale.

 

Troppi squilibri e poco ricambio, ma la situazione è incoraggiante

 Di Alberto Vanelli

 

La ricerca del Torinese sulla situazione dei musei fa chiaramente emergere una storia di successo. Il modello delle fondazioni partecipate, generalizzato nell’esperienza torinese ma pressoché assente nel resto di Italia, permette di affiancare Torino alle grandi capitali europee della cultura. Grazie a questo modello organizzativo, infatti, e per la buona trasparenza gestionale, le singole istituzioni culturali possono esercitare una grande libertà di iniziativa culturale e una buona autonomia amministrativa.

 

Ne è discesa, in questi anni, la capacità di produrre risultati complessivamente migliori rispetto al resto del Paese. Il modello torinese, inoltre, si è rivelato come un positivo esempio di sostenibilità economica, anche in un periodo di crisi e riduzione della spesa pubblica come quello che stiamo vivendo. Un altro elemento positivo è il consolidamento delle attività di comunicazione e marketing, che ha consentito un aumento dei visitatori e una valorizzazione dell’immagine delle nostre istituzioni museali, contribuendo a un deciso miglioramento della performance economica. Un dato negativo è, invece, la mancanza di criteri uniformi per la determinazione dei finanziamenti pubblici. L’unico criterio su cui sembrano essere basate certe scelte, è la continuità con i finanziamenti degli anni precedenti, mentre andrebbero considerati anche gli obiettivi da perseguire e i risultati raggiunti.

 

Ora che queste positive modalità di organizzazione si sono affermate, potrebbe essere venuto il momento di sperimentare, anche nel campo del patrimonio culturale, l’applicazione di una serie di standard. Per esempio, sulle modalità di assunzione dei dipendenti e figure dirigenziali, ma anche sul loro numero e sui loro stipendi. Oppure nell’ambito della fruibilità e delle procedure di programmazione. Si tratta di un tema di grande delicatezza. Criteri uniformi, infatti, possono favorire una razionalizzazione della gestione, una riduzione degli squilibri e un miglior coordinamento del sistema generale. È anche vero, però, che la naturale competizione tra istituzioni ha mostrato in questi anni di essere un positivo fattore di crescita. La burocratizzazione e l’accentramento delle decisioni sulle attività degli istituti rischia di penalizzare le realtà più vivaci e avanzate.

 

I dati della ricerca, infine, fanno emergere la grave crisi delle istituzioni attive nell’arte contemporanea. Delle due l’una. Si tratta di una crisi dell’attrattività dell’arte più recente, che forse ha perso la carica critica che aveva avuto nel ‘900, quando era arte d’avanguardia? Oppure, al contrario, è il caso di ripensare il tema della forma museo: un luogo forse troppo rigido per contenere le modalità espressive che sono tipiche dell’arte e della cultura attuale? Su questo, un dibattito pubblico sarebbe di grande interesse, anche nella prospettiva della fusione della GAM e del Castello di Rivoli, già in fase avanzata di realizzazione.Un’operazione, questa, che non può e non deve essere ridotta a una questione di razionalizzazione della spesa, ma che dovrebbe, invece, misurarsi con i temi posti dalla produzione e dalla rappresentazione culturale contemporanea.

 

Bene l’industria della cultura, ma per compensare la crisi della manifattura occorre pazienza

Di Sergio Toffetti

 

Quando qualcuno dà i numeri sulla cultura, mi viene sempre in mente la risposta dell’università di Francoforte a Walter Benjamin che chiedeva un posto da professore: “Il genio non basta per l’abilitazione”. E neppure molto meno, oggi.  Sono ormai fuori corso le formule magiche del tardo Novecento: la sperimentazione, la ricerca… “Sospendete le ricerche”, era già il grido di Vittorio Gassman di fronte ai teatranti più improbabili. Oggi, la ricerca commissionata più volentieri resta quella sull’“impatto economico territoriale”, da cui risulta, inderogabilmente, che tutte le manifestazioni hanno una ricaduta miracolosa: 1 a 13, diceva ad esempio uno studio sul Salone del Libro di qualche anno fa. Cioè, per ogni euro di costo del Salone, i prodighi e spensierati visitatori ne spendevano 13 in città. E non c’è niente da ridere. Infatti, con tutta evidenza, si trattava di una raffinata crittografia letteraria con citazione implicita del campo dei miracoli dove il Gatto e la Volpe convincevano quel grullo di Pinocchio a seminare i suoi denari per vederli crescere più in fretta.

 

Dalla relazione di Luca Briatore, quel che si capisce, invece, è che le istituzioni “hard”, che non bruciano la loro attività in un pugno di giorni, ma devono macinare con pazienza – a volte contendendo spazi e risorse per “la ricerca” a un’onerosa gestione quotidiana – hanno, generalmente, radici più solide, che potrebbero essere messe in evidenza integrando i dati con una nuova tabella: il costo di gestione diviso per giorni di attività. Il sistema museale dell’area torinese preso in considerazione (con l’esclusione dunque dei musei statali) costa quotidianamente circa 180.000 euro (dividendo brutalmente i 54 milioni di costo totale per 300 giorni lavorativi). Se teniamo conto che stiamo parlano di 9 musei (Egizio, Cinema, Rivoli, Auto, Venaria e i 4 della Fondazione Torino Musei: Gam, Mao, Palazzo Madama e Borgo Medievale), si arriva a 20.000 euro al giorno per struttura. In termini di sistema, è dunque più conveniente fare musei di festival, mostre, saloni, etc, che con quei soldi pagano a stento la comunicazione. Se continuiamo con la “media del pollo” per quanto riguarda gli ingressi, complessivamente entrano ogni giorno nei 9 musei circa 9.000 persone, però con differenze tali da falsare la prospettiva, perché si va dai 2.000 di Venaria o del Museo del cinema ai 110 del Borgo Medievale. Su questo piano, forse vince l’effimero, ma si dovrebbero ponderare i dati.

 

Questi numeri grezzi consentono tra l’altro di rovesciare, almeno in parte, la vulgata politico-giornalistica sulla marginalità del Castello di Rivoli. La gestione quotidiana di Rivoli sembrerebbe infatti generare quasi il doppio di ingressi della GAM, che poi recupera con gli investimenti per le mostre temporanee (la ricerca non offre elementi per capire se il costo delle mostre rientri nei dati di bilancio presentati). E questo apre un tema centrale di riflessione attorno a quella che un tempo si chiamava “politica culturale”, e oggi è forse diventata una sottosezione degli investimenti turistico-produttivi, non so con quale efficacia, non solo rispetto alla cultura, ma anche rispetto all’economia, per motivi che provo almeno a enunciare. Mentre la situazione è evidentemente buona sul piano del “consumo”, da ormai molti anni mi sembra sottovalutata l’importanza della “produzione”.

 

Schematizzando: il sistema degli eventi culturali (anche, come vediamo, a sostegno virtuoso di istituzioni stabili), regge sempre più spesso grazie all’importazione di mostre ideate e realizzate altrove. Mostre attrattive, che generano flussi turistici, ma che dovrebbero essere equilibrate da una corrispondente capacità di produrre cultura ed esportarla, con il risultato di: 1) generare risorse riequilibrando una ipotetica “bilancia dei pagamenti degli eventi culturali” (le mostre si pagano, compreso quelle che compriamo noi); 2) favorire la crescita di una nuova classe dirigente della cultura (abbasso sempre l’autarchia, ma è troppo tempo che oltre alle mostre si importano anche direttori e curatori, mentre se ne esportano troppo di rado di quelli formati a Torino); 3) valorizzare le collezioni museali che, lasciate a se stesse, in alcuni casi risultano scarsamente attrattive. Insomma, il nostro modello di sviluppo culturale non può essere mutuato dagli emirati arabi, che si comprano sedi intere del Louvre o della Guggenheim per attrarre turisti. Intanto ci mancano i soldi, e poi, in linea di massima, avremmo i titoli storici per metterci in fila tra quelli che gli eventi culturali sanno anche venderli.

 

I “numeri di Briatore” ci pongono molte altre domande. Una per tutte: è davvero vero che uno spettatore pagante conta di più che uno gratuito (astraendoci dai soldi)? E gli studenti? Capisco che spesso vengono impacchettati e spediti nei musei, ma davvero si pensa che dall’esperienza non resti loro nulla, magari in un recesso della memoria, che potrà poi spingerli, 20 anni dopo, a comprare almeno una volta nella vita, il biglietto per gli ennesimi Impressionisti? Con questa battuta, non vorrei insinuare che ho qualcosa contro gli Impressionisti, figuriamoci, con Godard penso che siano i veri antesignani dei fratelli Lumière. Però… non sarebbe male dare un’occhiata da vicino all’operazione fatta da Guy Cogeval, presidente del Musée d’Orsay, che gli consente ora di “spacciarci” un impressionista all’anno con crescente successo. Il riallestimento di Orsay con un maggior equilibrio tra le collezioni, ha infatti dato maggiore spazio a quella che potremmo definire, sbrigativamente, la grande arte non d’avanguardia, con tre risultati: 1) offrire una nuova occasione di visitare il museo; 2) rivalutare il patrimonio delle buone famiglie francesi, che di “pompiers” ne hanno piene la pareti di casa; 3) recuperare un “tesoretto” di capolavori a rotazione da vendere a Torino e altrove. Ecco, il nostro sistema culturale potrà dirsi in equilibrio quando anche da noi si sapranno montare operazioni comparabili.

 

Per chiudere torniamo ai numeri. Questo sistema museale costa 54 milioni di euro l’anno (di cui oltre 19 di entrate proprie) per 2.689.836 ingressi (più o meno paganti). Sono tanti, sono pochi? Per fare un esempio: il Teatro Regio da solo ne cuba (dal consuntivo 2014 on line) circa 39 milioni per 169.000 spettatori. Ogni ingresso in uno di questi musei costa alla collettività 12,78 euro (si va dai 3,80 dell’Egizio ai 34 di Rivoli). Al Teatro Regio, al prezzo di un biglietto venduto, si devono aggiungere altri 228,50 euro di contributo per pagare i costi di rappresentazione.

 

Un sistema museale, tutt’altro che fuori controllo dunque, anche se probabilmente non sarebbe male fare un po’ di “benchmarking” tra le varie istituzioni, come si usa dire oggi. Cioè in parole povere, provare ad allineare maggiormente costi e impegni di personale e di struttura. Ah, certo, il personale. 400 assunti direttamente e 500 “esternalizzati” nei servizi. In attesa che uno studio d’impatto ci conforti sullo straordinario indotto di occupazione a cerchi concentrici in tutti gli anfratti del mercato del lavoro (“milioni, anzi che dico, migliaia”, per citare Totò), restando fermi a questi numeri, vien da concludere che per fare a meno della Fiat ci vuole ancora un po’ di pazienza.

 

Poca neve ma tutto esaurito sulle montagne piemontesi, la stagione turistica è iniziata

setstriere neve montagnaVialattea apre quattro piste a Sestriere e quattro a Sauze d’Oulx, con skipass a prezzo ridotto fino a martedì 8

 

Le previsioni del ponte dell’Immacolata non promettono bene per le montagne piemontesi. Zero neve o quasi. Ma Vialattea apre quattro piste a Sestriere e quattro a Sauze d’Oulx, con skipass a prezzo ridotto fino a martedì 8, per chiudere fino al prossimo weekend. Bardonecchia apre 4 piste a Colomion e Melezet, con il giornaliero a soli 18 euro. L’innevamento artificiale aiuta.

 

Le società degli impianti del Piemonte hanno deciso l’apertura di piste e seggiovie anche se le temperature sono sopra la media stagionale. Manca la neve ma, come a Torino, le prenotazioni di hotel segnano il tutto esaurito o quasi sulle montagne olimpiche dell’alta Val Susa.

 

L’Atl del Cuneese, dove la neve non manca ha illustrato di recente la campagna promozionale per questa stagione, la più significativa nella storia dell’Azienda turistica. Particolare attenzione alla comunicazione, con  il coinvolgimento di blogger e canali web per la promozione dei 32 comprensori. Nuova pagina Facebook per l’Atl, ma anche un profilo Instagram, Twitter e un canale Youtube per dare spazio alle attività invernali delle  montagne con i due hashtag #visitGranda, #skiingGranda.

 

(Foto: Comune di Sestriere)

 

Emorragia causata da clistere? Morta donna di 94 anni

AMBULANZAE’ morta il 3 dicembre e  i familiari hanno presentato una denuncia ai carabinieri

 

Una emorragia interna è la causa della morte di una donna di 94 anni, poco dopo essere stata sottoposta a un clistere. Il pm Raffaele Guariniello ha disposto l’autopsia che stabilirà se esiste un collegamento fra l’intervento e la perforazione rettale che ha provocato la morte. La donna era di Leini, e a ottobre era stata colpita da ictus e si trovava  nella clinica per la riabilitazione. E’ stata portata al pronto soccorso di Rivoli ma non è stato possibile salvarla. E’ morta il 3 dicembre e  i familiari hanno presentato una denuncia ai carabinieri.

"Crescere insieme", com'è buono il panettone per i bimbi del Sant'Anna

PANETTONE

A favore del reparto di neonatologia

 

E’ il settimo anno consecutivo per l’iniziativa  ‘Crescere insieme al Sant’Anna’, la campagna promossa da Codè Crai Ovest con Ascom Confcommercio. Obiettivo raccogliere fondi a favore della Fondazione Crescere Insieme al Sant’Anna e contribuire ai lavori di ristrutturazione del nuovo reparto di neonatologia dell’ospedale. Alena Seredova, in qualità di madrina  ha tagliato un panettone da mezzo quintale offerto da Maina. La raccolta fondi avviene attraverso la vendita dei panettoni, sabato e domenica per le vie del centro di Torino.