redazione il torinese

Quando il migliore antifurto è il tuo vicino

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Incontro nel Casalese dell’Associazione Controllo del Vicinato

Venerdì 19 febbraio, alle ore 21, l’Associazione Controllo del Vicinato, il Gruppo Cdv Morano Sicuro con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale di Morano Po presentano “Morano Sicuro – Il migliore antifurto è il tuo vicino”. Si tratta di un nuovo incontro dell’Associazione al di là del Po dopo quelli nelle frazioni Popolo e Terranova di Casale Monferrato.

L’incontro si terrà alla Bocciofila e verrà introdotto da Eros Foltran, coordinatore del Gruppo “Morano Sicuro”. Sono previste le relazioni di Massimo Iaretti, referente regionale dell’Associazione Controllo del Vicinato e Stefano Granziero, coordinatore della Città di Casale Monferrato. Interverrà il sindaco di Morano Po, Mauro Rossino.

 

Il sogno al servizio delle aziende

Anche sapere che la prima auto guidata dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama è stata una Fiat Strada di colore rosso suscita una serie di stimoli: ricordi, italianità nel mondo, prestigio del passato, esempio nel futuro, sogni di successo e così via. Il nome dell’automobile suonerà strano ai lettori, si tratta di una Fiat Ritmo. La Ritmo debuttò al Salone dell’automobile di Torino del 1978. Nei mercati di lingua inglese, il nome fu cambiato in “Strada”, questa scelta è stata compiuta per ragioni di pronuncia

di Paolo Pietro Biancone*

OBAMA RITMO

Non stupisce il successo di Automotoretrò, il salone dedicato al motorismo storico e alle auto da corsa, conclusosi nei gorni scorsi a Torino. Sono circa 63.000 i visitatori che hanno affollato gli spazi del Lingotto Fiere e dell’Oval e testimoniano un’attenzione evidente al passato, come memoria, ricordi, desideri e sogni. E poi diffusione del made in Italy e della sua storia attraverso la storia delle moto e delle auto. Gli uomini che oggi hanno dai 40 ai 50 da bambini hanno fantasticato e giocato con le macchinine regalate e molti di loro sono soddisfatti nel rivederle in formato orginale; sono felici nel poterne acquistare una che ricorda “l’età dei giochi e della spensieratezza”.

Anche sapere che la prima auto guidata dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama è stata una Fiat Strada di colore rosso suscita una serie di stimoli: ricordi, italianità nel mondo, prestigio del passato, esempio nel futuro, sogni di successo e così via. Il nome dell’automobile suonerà strano ai lettori, si tratta di una Fiat Ritmo. La Ritmo debuttò al Salone dell’automobile di Torino del 1978. Nei mercati di lingua inglese, il nome fu cambiato in “Strada”, questa scelta è stata compiuta per ragioni di pronuncia. L’auto in questione è stata una delle più vendute all’estero fin da quando fu lanciata sul mercato nel lontano 1978 per prendere il posto della Fiat 128 di cui richiama le sospensioni a ruote indipendenti MacPherson davanti, l’ impianto frenante di tipo misto mentre il cambio manuale poteva essere a 4 o 5 marce. Nel1979 fu nominata seconda auto dell’anno classificandosi alle spalle della Simca Horizon, vettura prodotta dalla stessa Chrysler. L’automobile fu da subito disponibile sia a tre porte che a cinque, ed era si presentava al mercato in due allestimenti ovvero L e CL  e  in tre  versioni, ognuna differente dall’altra: Ritmo 60, Ritmo 65 e Ritmo 75. Un  tocco di “modernità” alla vettura fu dato dall’assemblaggio automatizzata,con l’uso di robot, di buona parte dell’autovettura. Dopo il grande successo riscontrato con le varie versioni della vettura, nel 1980 la Fiat lanciò la Ritmo D, con un motore a gasolio di 1714 cm3 con una potenza di 55 CV, e  sempre nello stesso anno esordirono sulle strade sia la Ritmo Cabrio subito accompagnata dal modello della Ritmo Abarth. P.

Stimolare i sogni è un approccio corretto di crescita e di motivazione: da un punto di vista aziendale, sognare è il primo passo per individuare gli obiettivi, saperli orientare e gestire, quindi, la propria attività, il proprio pensare per obiettivi. È il giusto comportamento dei manager: lavorare per obiettivi. E per di più, il sogno di bambino può aiutare le imprese in due modi: in primo luogo, a sviluppare il concetto del lavoro per obiettivi (ottieni un risultato così hai un “regalo”); dall’altro, a investire nella comunicazione rivolta ai bambini, il cui riflesso è immediato, ma anche futuro. Lo slogan è: lavorare per obiettivi aiuta a raggiungere i sogni delle persone e delle aziende.

* Director of the European Research Center for Islamic Finance

Editor in Chief European Journal of Islamic Finance

Department of Management

University of Turin

A SCUOLA SIGARETTE ELETTRONICHE ALLA MARIJUANA

carabinieri 332I carabinieri hanno notificato sette misure cautelari ad altrettanti minorenni

Non erano normali sigarette elettroniche, ma “aromatizzate” all’hashish o alla marijuana. Venivano costruite smontando i vaporizzatori portatili e poi  fumate nelle aule dell’alberghiero Colombatto di Torino. Lo hanno  scoperto i carabinieri che, in collaborazione la procura dei minori, hanno notificato sette misure cautelari ad altrettanti minorenni. Inoltre dieci persone, tra cui altri giovani, sono state indagate a piede libero.E’ stato il dirigente scolastico a far scattare l’inchiesta, consentendo di ricostruire una rete di spaccio che, dalla scuola si estendeva al capoluogo e ad alcuni comuni limitrofi. Grazie alle unità cinofile dell’Arma sono state sequestrare dosi, semi e piante di sostanze stupefacenti, oltre a tutto il necessario per confezionare la droga.

13 anni di carcere all'ispettore per la relazione con la minorenne

L’uomo aveva incontrato la quattordicenne dopo aver conosciuto su una chat di appuntamenti la madre della giovane
CARCERE SBARRE

Condanna a 13 anni di carcere per  l’ispettore di polizia torinese di  52 anni, arrestato nel maggio 2015 perché aveva una relazione una ragazzina minorenne di 14 anni. Il reato è stato però derubricato da “violenza sessuale” in “atti sessuali con minorenne”. L’uomo aveva incontrato la quattordicenne dopo aver conosciuto su una chat di appuntamenti, la madre della giovane. Il rapporto di amicizia, si era poi trasformato in una relazione amorosa, stoppata quando la madre lo aveva scoperto. Il poliziotto era stato arrestato suoi stessi colleghi. L’ispettore si è sempre difeso affermando che sia stata una normale relazione tra persone consenzienti.

Sondaggio web: difficile fare una classifica dei portici torinesi!

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Margy Messina: “tutti,  io vivo all’estero , e mi ricordo quando tagliavo , al mattino e camminavo , sotto i portici, che meraviglia . Stucco, archi, marmo, ottone…..uno splendore!”

QUALI SONO I PORTICI PIU’ BELLI DI ‪#‎Torino‬? La nostra città vanta il primato della rete di portici storici più estesa d’Europa: circa 14 chilometri! Ma quale tratto porticato è, a vostro parere, il più suggestivo? Corso Vittorio o via Po? I portici Anni ’30 di via Roma o quelli del salotto di piazza San Carlo? Oppure, ancora, piazza Statuto o piazza Vittorio? Il nostro mini-sondaggio sulla pagina FB del “Torinese” ha dato risposte molto diversificate: non possiamo quindi fare una classifica dei portici torinesi, perché ogni tratto porticato, a modo suo, è affascinante e suggestivo! Ecco alcuni commenti dei nostri lettori.
 
(Foto: il Torinese)
 

    • Grazia Piera Demaria Via Roma, piazza San Carlo

    • Rita Torraco Sono tutti belli ma preferisco quelli di via Po

    • Carla Silano belli tutti, ma il mio cuore è in via Po e piazza Vittorio

    • Maria Di Caprio sono tutti belli!! via Roma!

    • Maria Cristea Via Roma piazza San Carlo .

    • Lidia Gay Ogni tratto ha le sue caratteristiche quindi per me sono tutti belli,

    • Luigi Ciaccio Son tutti belli i portici di Torino, tranne alcuni tratti un pò in stato di abbandono in C.so Vittorio.

    • Marcella Estini Tutti bellissimi ognuno ha il suo fascino….!!!

    • Barbara Toniolo li amo tutti ma via po è magica

    • Renata Pochettino Quelli di via Nizza sono proprio da evitare, tutti gli altri ok.

    • Matilde Pozzo Piazza san Carlo, per affetto.

    • Adriana Paradisi C’è l’imbarazzo della scelta. Sono tutti belli in modo diverso, con i diversi stili .

    • Tiziana Lucchesi Ma ..veramente sono tutti belli

    • Carmela Cocozza Tutti a me piacciono tutti.. Hanno tutti una particolarità .. Torino e’ favolosa…

    • Bruna Adriana Zacco .non saprei scegliere, sono tutti talmente belli! !maaa forse via Roma! !!

    • Cristina Vittone Tutti belli, tutti diversi uno dall’altro

    • Angela Ferrero Torino è bellissima! Tra tutti scelgo i portici di Piazza San Carlo

    • Livia Racca X me quelli di via Roma !

    • Floriana Buzzetti Via cernaia e via Po

    • Eralda Franco Sono d’accordo con Scarantino,li trovo molto eleganti con una bella pavimentazione e anche bei soffitti

    • Emilia Dinunno Via Po. Via Roma corso Vittorio. Pzza San Carlo .Pzza statuto.tutti sono belli e ‘particolari’ con i loro angoli .I loro pavimenti. I deort con le loro sedie colorate i tavoli3ni con posacenere nel mezzo e i porta tovaglioli accanto. . .Belli.Belli .quanti ricordi quanti sogni

    • Elena Rizzi Torino è bellissima ovunque…ogni incrocio, piazza, palazzo ha qualcosa da vedere…solo che lo sappiamo solo noi…vanno a Firenze Roma …Pisa! Mah….

    • Mirella Frola Sono tutti bellissimi!!

    • Giuliana Joy Portici salotto Piazza S.Carlo!!

    • Marisa Morello Sono belli, ma molto sporchi

    • Rosanna Turso Via Roma

    • Rosa Margherita Sperone Per me i portici più belli sono quelli che partono da p.zza statuto cso San Martino porta Susa via cernaia perché sono la mia infanzia

    • Gianna Esposito Li adoro tutti , quanti ricordi!

  • Margy Messina tutti io vivo all’estero , e mi ricordo quando tagliavo , al mattino e camminavo ,sotto i portici, che meraviglia . Stucco, archi, marmo, ottone…..uno splendore!

  • Mariagrazia Fattori Tutti….tutti

  • Bruna Maria Gregori tutti belli

  • Teresa Di Padova Non saprei dire….mi piacciono tutti

  • Cecilia D’Urso corso vittorio!!!

  • Taffy Taffy Via pietro micca

  • Clara Sosso Via PO e piazza S.Carlo

  • Bruna Gho Dimenticate via P Micca….

  • Barbara Cacciatore Via Cernaia

  • Rosella Contri Via cernaia

  • Vilma Colombo Come fare a scegliere? Sono l’uno più bello dell’altro!

  • Luciano Mele Tutti

  • Ilaria Esposito Tutti bellissimi

  • Beatrice Rambaldi Via Po

  • Nuccia Muratore Tutti!

  • Imma Nuzzo Via Po

  • Elenina Pepe Tutti bellissimi

  • Lolly Lorena Via Po…!

  • Sabrina Vitrani P.zza San Carlo

Garanzia Giovani fase due, per i ragazzi che non studiano e non lavorano

Il budget delle indennità di tirocinio passa da 20 a 30 milioni di euro e viene introdotta la presa in carico, nel momento stesso in cui il giovane si iscrive al portale, venendo assegnato a un unico referente

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Per contrastare la crisi occupazionale inizia il  1 marzo la seconda fase di Garanzia Giovani, il programma nazionale che intende favorire l’occupazione dei giovani che non studiano e non lavorano, nella fascia d’età compresa tra 15 e 29 anni. “Il ministero – dice l’assessore regionale  Giovanna Pentenero – ha riscontrato un uso non sempre corretto dei tirocini. Proprio per evitare che le aziende occupino i giovani per un lasso di tempo eccessivamente breve, il Piemonte, d’intesa con le parti sociali, ha deciso di concentrare il pagamento delle indennità negli ultimi tre mesi e di escludere i contratti part-time e di durata inferiore a sei mesi”. Il budget delle indennità di tirocinio passa da 20 a 30 milioni di euro e viene introdotta la presa in carico, nel momento stesso in cui il giovane si iscrive al portale, venendo assegnato a un unico referente. Inoltre, per tre mesi può essere selezionato per svolgere attività formative, tirocini, o per un’offerta di lavoro. Una volta passato questo periodo, viene ricontattato per svolgere attività di orientamento.

Approvata la legge contro la violenza sulle donne

consiglio lascarisCon questa norma viene ampliato il quadro delle disposizioni già esistenti per l’inserimento o il reinserimento socio-lavorativo delle donne vittime di violenza

Il Piemonte ha la sua legge contro la violenza sulle donne. Nella seduta del 16 febbraio, infatti, è stato approvato a maggioranza (contrari i gruppi FI e Fratelli d’Italia) il disegno di legge “Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli”, presentato dall’assessora Monica Cerutti.

Con questa norma viene ampliato il quadro delle disposizioni già esistenti per l’inserimento o il reinserimento socio-lavorativo delle donne vittime di violenza, per la sperimentazione di interventi per gli autori della violenza, per la formazione degli operatori dei servizi, per le azioni di sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno nell’ambito del lavoro, del sistema scolastico, educativo e del tempo libero, con una costante e specifica attenzione anche alla presenza di eventuali minori vittime di violenza assistita.

Al netto dei fondi statali – che non possono essere inseriti a causa del principio della “competenza rinforzata”, recentemente entrato in vigore – lo stanziamento proposto dalla Giunta regionale è di 500mila euro.La discussione generale è terminata con gli interventi dei consiglieri del Gruppo M5S Giorgio Bertola, Francesca Frediani eMauro Campo, che hanno sostenuto come servano supporti non solo in termini di risorse, ma anche a livello culturale – come l’educazione sentimentale e l’educazione sessuale –  lamentando nel contempo l’uso discriminatorio della donna nel campo della pubblicità e del marketing.

Sono poi stati discussi e votati i tredici emendamenti che erano stati presentati: approvati i cinque a firma dell’assessora Cerutti, respinti i rimanenti dei consiglieri di Forza Italia, tutti di merito.Sono stati i consiglieri Claudia Porchietto e Francesco Graglia (Fi), proprio durante la discussione degli emendamenti e la votazione dei ventinove articoli, a parlare di “surrettizio tentativo di inserire in modo strumentale le politiche gender all’interno della legge contro la violenza sulle donne”.

“Una legge sulla difesa delle donne dovrebbe contenere misure per la sicurezza, di sostegno reale alla maternità, di contrasto della discriminazione sul luogo di lavoro e di aiuto socio- assistenziale a chi ha subito violenze. Invece si è di fronte ad un elenco di iniziative, più o meno utili, e, soprattutto, senza alcuna copertura finanziaria” ha ribadito anche Gianluca Vignale (Fi).

Per Stefania Batzella (M5S) “la criticità di questo ddl che noi sosteniamo, sono però le risorse limitate”.Nelle dichiarazioni di voto, Batzella e Nadia Conticelli (Pd) hanno ribadito le posizioni dei loro gruppi sul testo approvato.

 
www.cr.piemonte.it
 

SEQUESTRATI 62 MILA CALENDARI (TAROCCHI) DELLE STAR

guardia-di-finanza-fiamme-gialleL’inchiesta era scattata lo scorso autunno in occasione del concerto a Torino degli U2

Sequestrati dalle Fiamme Gialle oltre 62mila calendari con le immegini cantanti, star del cinema, personaggi dei cartoni animati o calciatori famosi. La guardia di finanza di Torino  ha scoperto un giro internazionale di contraffazione in cui sono coinvolte numerose aziende con sede a Torino e nelle province di Varese, Bologna e Rimini. L’inchiesta era scattata lo scorso autunno in occasione del concerto a Torino degli U2. Sequestrati anche 320 cliché di marchi registrati, 390mila lastre stereotipiche, 124 macchinari utilizzati per la produzione del materiale contraffatto. Sono sedici le persone denunciate. E’ stata accertata anche una frode fiscale per oltre 240mila euro di Iva evasa.

"La morte di Danton" al Carignano, i fiumi di sangue di ogni rivoluzione

Nel testo di Georg Büchner opera di un autore ventunenne, invischiato in una rivolta in Assia e fuggitivo -, scritto in poco più di cinque settimane, tra il gennaio e il febbraio del 1835, si descrive con estrema lucidità, in un variopinto affresco corale, come un moto rivoluzionario sfoci prima o poi in una arrogante quanto feroce e sanguinaria dittatura, quanto divergano le concezioni ormai agli antipodi di due uomini un tempo amici, Danton e Robespierre

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C’è, alle spalle della fatica odierna di Mario Martone, una strada recente, percorsa a cavallo tra cinema e teatro, che lo ha spinto a gettare uno sguardo approfondito, a comporre una precisa visione della Storia, ad analizzare i meccanismi di costruzione e di distruzione che coinvolgono gli uomini di questo o quel secolo: una strada che ha le sue tappe precise nelle Operette morali, in Noi credevamo, nel Giovane favoloso. Tappe che, dal canto loro, non sono momenti incrostati a quel preciso momento storico ma coinvolgono l’oggi che noi viviamo, andando a toccare i nervi dolorosamente scoperti della condizione umana, a farci ripensare alle ragioni rivoluzionarie e alle loro immancabili storpiature, al nichilismo, alle promesse gettate via, agli integralismi e al terrore. Assistendo oggi, sul palcoscenico torinese del Carignano per la stagione dello Stabile, alla messa in scena della Morte di Danton, senza alcuna forzatura registica, ci si accorge, nella limpidezza dello svolgersi dei fatti, nella frenesia della parola, nelle arringhe e nei tradimenti, nelle apparizioni di un popolo maldestramente vociante, nell’ammasso di teste rotolate giù dalla ghigliottina, quanto di rassomigliante esista a mettere a specchio epoche anche lontane tra loro. danton

Nel testo di Georg Büchner opera di un autore ventunenne, invischiato in una rivolta in Assia e fuggitivo -, scritto in poco più di cinque settimane, tra il gennaio e il febbraio del 1835, si descrive con estrema lucidità, in un variopinto affresco corale, come un moto rivoluzionario sfoci prima o poi in una arrogante quanto feroce e sanguinaria dittatura, quanto divergano le concezioni ormai agli antipodi di due uomini un tempo amici, Danton e Robespierre, quanto il primo tenti, pur con le mani grondanti sangue per le uccisioni di cui nei mesi precedenti s’è macchiato anche lui, di cancellare o per lo meno di allontanare gli eccessi di violenza dell’antico compagno, divenuto incorruttibile e implacabile, un leone pronto a negarsi ad ogni legame d’affetto e d’amicizia e a scagliarsi contro chiunque. Dalle parole di Büchner nascono due personalità possenti, splendidamente messe a fuoco, l’uno ormai legato ad ogni effetto della vita quotidiana, pronto a rendere una vita ormai inconsistente, quasi ieratico l’altro nella sua violenza senza ritorno, incastonate in una Storia più grande di loro, pronta ad agguantarli e a stritolarli, in un confronto spietato che non conosce più pause, ricordi, realtà eccessive con cui placidamente confrontarsi. Ai loro piedi i compagni dell’ultima ora e non soltanto, il popolo (qui affetto da troppa napoletaneità ad ogni costo, che forse ha il pregio di raggiungere ogni tempo e ogni luogo o il difetto d’accontentare gran parte della compagnia) arruffato, pronto a cadere in braccio a questo o a quell’altro, inconsapevolmente, disgustosamente.

In una perfetta cornice “teatrale”, La morte di Danton si muove entro un palcoscenico inventato da Martone stesso, cinque sipari di velluto rosso in continue aperture e chiusure, ove si concretizzano (e ricordiamo qui l’apporto non indifferente dell’intera squadra tecnica alla riuscita a tutto tondo dello spettacolo: corale, dicevamo, inevitabilmente quindi ancora bisognoso di ritocchi, di un riordino in certi passaggi, di briglie a questo o a quello per un amalgama maggiore, penso per esempio alla scena del carcere all’inizio della seconda parte, a certe “invasioni” popolane) tribunali, salotti, interni domestici, prigioni, strade che invadono con un bel colpo d’occhio per lo spettatore l’intera platea, fiumi in piena che nella loro corsa trascinano tutto e tutti. Una compagine di trenta attori a ricoprire un grumo della Storia del mondo nei bei costumi di Ursula Patzak, tra cui almeno vorremmo citare un veemente quanto amorevole Denis Fasolo che è Desmoulins, Fausto Cabra implacabile Saint-Just, perfetto nell’urlo della propria arringa, Irene Petris rassegnata Lucile, Paolo Graziosi un Thomas Payne ragionatore perfetto, Giuseppe Battiston che è Danton e soprattutto l’eccellente prova di Paolo Pierobon, per il ritratto che regala del suo Robespierre, chiuso nella torre d’avorio della propria sanguinolenta volontà di uccidere.

(foto: Mario Spada)

Elio Rabbione

 

"Perfetti sconosciuti" ovvero se i telefonini svelano le nostre vite segrete

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione
 

Oggi Paolo Genovese sembra tirare le somme di tutto e di tutti, con una perfidia senza mezzi termini e uno spiattellamento che se all’inizio spingono lo spettatore al sorriso e alla risata man mano lo indirizzano verso il soffocamento visivo, con tanto di presa di coscienza da parte di qualcuno, quasi la serata fosse una teca blindata da cui è impossibile uscire

sconosciuti cinema

Metti una sera a cena, avrebbe detto il napoletano Patroni Griffi sul finire degli anni Sessanta, di decennio in decennio Scola prima, tra una terrazza e una cena, Virzì poi a fustigare destra e sinistra vacanziere al mare in Ferie d’agosto sino all’ultima recentissima infornata, con I nostri ragazzi di Ivano De Matteo, Il nome del figlio di Francesca Archibugi e Dobbiamo parlare di Sergio Rubini, per non dire degli ultimi anni fulminati dal Carnage di Polanski . Un excursus che forse dimentica qualcuno ma che si fa forte delle tante occasioni di una semplice cena improvvisata o stabilita, comunque messa lì a far da perfido imbuto pronto a raccogliere le confessioni, l’acidità delle battute, l’esplosione delle parole troppo a lungo tenute nel fondo della gola, gli sfoghi, le menzogne, i giochetti, i sotterfugi multipli, le incomprensioni, le schifezze, le esistenze politicamente corrette. Con Perfetti sconosciuti, oggi, Paolo Genovese sembra tirare le somme di tutto e di tutti, con una perfidia senza mezzi termini e uno spiattellamento che se all’inizio spingono lo spettatore al sorriso e alla risata man mano lo indirizzano verso il soffocamento visivo, con tanto di presa di coscienza da parte di qualcuno, quasi la serata fosse una teca blindata da cui è impossibile uscire. E le boccate d’aria non sono le uscite in terrazza a guardare l’eclisse di luna, anche quelle possono riservare delle sorprese amare.

Insomma, immaginate tre coppie. Ci sono i padroni di casa, Marco Giallini e Kasia Smutniak, lui chirurgo estetico di umili origini (“mamma fruttarola”), psicanalista lei ben piazzata per parte di padre, con una figlia non ancora diciottenne, pulitina ma bisognosa di quattrini e di consigli paterni soprattutto, c’è Valerio Mastandrea che conduce una vita a due con Anna Foglietta sempre più agli sgoccioli, c’è Edoardo Leo, tassista sporcato dal ghiribizzo degli affari, fresco sposo dell’amorevole Alba Rohrwacher. Arriva anche Giuseppe Battiston, due bottiglie in mano ma senza fidanzata, è un po’ influenzata, stasera non verrà, combiniamo per la prossima volta. In questo gruppo compatto, tutto d’un pezzo, specie i maschi che stanno insieme da una vita, calcetto e avventure, le donne sono un’appendice arrivata dopo, immaginate anche che Kasia butti lì il desiderio di fare un gioco, tanto non abbiamo nulla da perdere, non è vero?, mettiamo sul tavolo i nostri cellulari e in viva voce rispondiamo a chiamate, messaggi, whatsapp e quant’altro. La parte minore sarà quella innocua, la maggior parte dei trilli non arriverà mai senza affanni e spiegazioni. Forse sul finire il film allinea innesti oltre il dovuto e l’immaginabile, per la serie ma quanti scheletri hanno ‘sti tipi negli armadi, però Perfetti sconosciuti resta un piccolo capolavoro di scrittura la sceneggiatura è firmata da Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini, Rolando Ravello e dallo stesso Genovese e di meticolosa regia al microscopio come una delle commedie italiane (all’italiana?) più perfette di questi ultimi anni, con un gruppo d’attori che certo smettono di recitare e danno brandelli di vita faticosi e autentici (Leo, Mastandrea e Giallini in testa), senza dubbio mille gradini al di sopra di certa sottoproduzione (non soltanto i cinepanettoni di desichiana memoria) che circola in qualsiasi mese della stagione cinematografica, dandoci la certezza che anche i film italiani belli possono davvero esistere. Tutto è vero, tutto è crudele, mai scontato, quella scatola nera inghiotte tutto e tutto scarnifica. Diceva Gabriel Garcia Marquez che in ognuno di noi esiste una vita pubblica, una privata e una segreta: Genovese ci fa pensare quanto di quest’ultima abbia invaso le nostre esistenze. L’escamotage finale che non anticipiamo e che potrebbe riavvolgere la pellicola per lasciare Battiston sotto le luci di una notte a fare quegli esercizi fisici che lo rimetteranno in forma, non cancella certo tutta la possibilità della serata. Una sorta di “sliding doors” che non riporta i sorrisi e le risate. L’ipocrisia sta al fondo delle scale di casa e la vita continua.