redazione il torinese

In Municipio la sala matrimoni dedicata ad Alberto Musy

Alberto-MusySi affaccia su via Garibaldi, a poche decine di metri da dove avvenne l’agguato

 La Sala Matrimoni, al secondo piano di Palazzo Civico è stata dedicata alla figura di Alberto Musy,  consigliere comunale e avvocato ucciso a colpi d’arma da fuoco il 21 marzo del 2012. “In tempi in cui spesso la politica non è vista con favore dalla gente, Alberto Musy ci ricorda che esiste anche una buona politica, fatta con onestà e disinteresse per il bene comune”. Questo il ricordo del sindaco di Torino, Piero Fassino. Alla cerimonia erano presenti  la moglie Angelica e la sorella di Musy  Antonella, con i presidenti del Consiglio comunale e regionale, Giovanni Porcino e Mauro Laus, oltre a numerosi consiglieri comunali da cui è nata l’iniziativa dell’ intitolazione, della sala che si affaccia su via Garibaldi, a poche decine di metri da via Barbaroux, dove avvenne l’agguato che portò alla morte di Musy. Attraverso una nota, il cordoglio di Alberto Morano, candidato sindaco appartenente al centrodestra: “era uomo di grande qualità umana, che con spirito di servizio e abnegazione verso la Città, conciliava la professione di avvocato con l’impegno pubblico in Sala Rossa.”

Il gran divertimento e l’ironia dei "tre moschettieri"

C’è un gran ritmo, niente e nessuno dà segni di stanchezza tanto da far supporre di voler abbassare le armi, tutto procede con divertimento e vivacità. Un divertimento confezionato pensando alla testa prima che alla pancia

MOSCHETTIERI - TEATRO

Il figlio di Alexandre Dumas diceva che suo padre era come un fiume, capace di sprigionarsi in una vivace vitalità senza confini. Arrivati alla quarta puntata del progetto promosso da Beppe Navello e dal suo TPE, la regista Myriam Tenant ricordandosi appieno dell’affermazione viaggia con il vento in poppa, grazie anche ai fatti avventurosi con cui ha a che fare e alla drammaturgia firmata a suo tempo da Ettore Capriolo. Nel quarto appuntamento in scena all’Astra sino a mercoledì 23 marzo ripercorriamo tra l’altro il viaggio solitario di D’Artagnan (i suoi compagni d’avventura e di viaggio, Athos Porthos e Aramis, sono stati per il momento messi fuori combattimento con vari tranelliMOSCHETTIERI TEATRO dalle guardie del Cardinale) a Londra per incontrare Buckingam e per informarlo della necessità di riconsegnare a Parigi i puntali alla Regina per salvare il suo onore, una volta tornato in tempo a corte per il gran ballo. I duelli emozionanti sono lì man mano che s’avanza, c’è ancora un gran cavalcare “a bordo” di cavalli bipattino e dalle teste finemente scolpite che corrono a zigzag attraverso il lungo spazio predisposto da una scenografia, un grazie a Luigi Perego (anche per i costumi, davvero belli), che ogni sera mOSCHETTIERI A TEATROsprigiona piccoli miracoli, dall’insidioso porto di Calais c’è una Manica da attraversare. Ed ecco quindi che, tra canzoncine e musiche orecchiabilmente piacevoli, una parte della scena si fa nave, place des Vosges lascia il passo alle vele sconquassate dal vento, finalmente s’attracca sulla costa opposta. C’è un gran ritmo, niente e nessuno dà segni di stanchezza tanto da far supporre di voler abbassare le armi, tutto procede con divertimento e vivacità. Un divertimento confezionato pensando alla testa prima che alla pancia. Quasi sempre se ne sente il bisogno. Con la convinzione che il pressapochismo giochi dei brutti scherzi. E se qui il movimento e l’avventura la fanno da padroni, con il coinvolgimento pieno dello spettatore, non da meno è stato nella terza puntata, anche se là si privilegiava il dialogo e i sentimenti e i duelli per un attimo tacevano. Il testo lo si doveva a quel gran uomo di teatro che fu Aldo Trionfo e la regia a Piero Maccarinelli, precisa, attenta, finemente calibrata, che ancora oggi ha saputo trarre un paio di momenti di eccellente messa in scena dai dialoghi tra il Cardinale e Bonacieux come tra quello e il sovrano, coinvolgendo Antonio Sarasso, Fabrizio Martorelli e Gianluigi Pizzetti in un perfetto gioco di perfidia, di timori e di vacuità tutto da godere. Insomma, aspettiamo di arrivare alla fine, ma certo il giudizio più che positivo non cambierà, perché è chiaro che I tre moschettieri continua a rivelarsi come una delle proposte teatrali più divertenti, ironiche e vitali dell’intere stagione teatrale.

Elio Rabbione

 

Non ce l'ha fatta Serena, la 23enne torinese è morta nell'incidente del bus in Spagna

 
bus spagna
In Spagna a Frejinals, in Catalogna, sull’autostrada Ap7
 

Anche due ragazze piemontesi tra le studentesse Erasmus rimaste ferite in Spagna a Frejinals, in Catalogna sull’autostrada Ap7, nel terribile incidente (13 vittime) sul pullman che  domenica le stava riportando a Barcellona. Una di loro non ce l’ha fatta: si tratta Serena Saracino , apparsa fin da subito in gravi condizioni, di 23 anni,  studiava Farmacia a Barcellona e ha lavorato all’Auditorium Rai di Torino. La conferma dellaserena saracino morte della ragazza è giunta dal padre. L’altra giovane, Annalisa Riba, 22 anni, è figlia di un commercialista  del Cuneese con studio a Torino , non è in pericolo di vita. Un minuto di silenzio per le 12 è stato indetto dall’ateneo torinese.

Il cordoglio del sindaco e della Città

“Dolore e sofferenza per la scomparsa improvvisa e assurda della giovane Serena . Ci stringiamo ai suoi genitori, intorno ai suoi amici, ai suoi compagni di studio. A tutti coloro che in queste terribili ore piangono Serena il cordoglio mio e della Città “. Queste le parole del Sindaco Piero Fassino alla notizia della morte della giovane Serena Saracino.

Il comunicato dell’Università
La terribile tragedia di Tarragona che ha colpito l’Università di Torino e tutta la comunità accademica nazionale e internazionale, ci lascia sgomenti. Ai familiari e amici delle vittime coinvolte rivolgiamo il nostro più sentito cordoglio. Alle ore 12 invitiamo la popolazione studentesca e tutto il personale dell’Università a osservare un minuto di silenzio per le vittime.
Il Rettore, la Prorettrice e la Direttrice Generale

Empowering women: Francesca Ferraro, chef

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage  (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne, corredate di foto

Di Sabrina Allegra www.womensocialinclusion.org 

Foto  di Stefano Di Marco www.stefanodimarco.com

ferraro chef

4 / FRANCESCA FERRARO, CHEF

CHI È FRANCESCA FERRARO?
Francesca è Chef e proprietaria di Tartifla Bistrot, un grazioso ristorante nel cuore del Balon inaugurato lo scorso ottobre. Piatto forte del locale sono le patate (nel dialetto valdostano “tartifla” significa appunto “patata”) in versione anglosassone; per intenderci si tratta delle famose jacket potatoes. Il menu prevede, poi, un’ampia scelta di condimenti da accompagnare alle patate, ispirati alla cucina piemontese. La caratterisica della cucina di Francesca è la freschezza e la genuinità dei prodotti, scelti accuratamente da lei per le zuppe, i taglieri e le torte: una cucina casalinga ma allo stesso tempo originale. Oltre ad essere chef nel suo bistrot, Francesca è mamma di 3 figli e la sua storia, a differenza delle precedenti, ci dà una testimonianza preziosa a proposito della conciliazione lavoro-famiglia.

COME NASCE LA PASSIONE PER LA CUCINA?
Francesca è una donna che ha sempre lavorato. Inizialmente si occupava di altro, era una restauratrice, poi con la gravidanza del terzo figlio e le difficoltà nel conciliare gli impegni di lavoro, decide di prendersi una pausa lavorativa di 6 mesi. È proprio in questo periodo che Francesca si dedica a ciò che più le piace: inizia a cucinare, segue corsi, legge libri e, con il supporto del marito, nasce un progetto di imprenditoria di tipo familiare.

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Inzia così la prima esperienza imprenditoriale di Francesca con l’apertura di un B&B. Il desiderio di crescere professionalmente e l’esigenza di offrire ai figli una dimensione meno dispersiva rispetto alla città, convince Francesca e la sua famiglia a lasciare Torino. Si trasferiscono a Moneglia, un paesino di 3000 abitanti in provincia di Genova, non lontano dalle Cinque Terre: un luogo a misura d’uomo e soprattutto di bambino.  Qui Francesca decide di puntare su realtà più complesse con l’apertura di un albergo, con tanto di bar, che gestisce con l’aiuto del marito. Spesso le attività familiari rappresentano la soluzione più congeniale affinchè si possa essere presenti nella crescita dei propri figli, investendo allo stesso tempo nella propria carriera. Il luogo di lavoro diventa un po’ come fosse una casa, racconta. I tempi di cura in ambito familiare, e il carico di lavoro che ne deriva, rappresentano da sempre una questione ostica in Italia, che si traduce in un forte squilibrio di genere a discapito delle donne. Non è però il caso di Francesca: questa è la storia di una donna, mamma e imprenditrice che con il sostegno di suo marito ha trovato un equilibrio nella conciliazione lavoro-famiglia.

Dopo qualche anno trascorso a Moneglia, la vita di paese inizia a diventare limitativa per i due figli più grandi. Allo stesso tempo l’attività alberghiera, evolutasi molto in fretta, comincia a rivelarsi troppo impegnativa per Francesca. Da queste nuove esigenze si prospetta così un nuovo cambio di programma: il ritorno a Torino, nel quartiere di origine del Balon, rappresenta per Francesca l’occasione per ricominciare daccapo con una nuova impresa che è Tartifla Bistrot.

LA SUA FONTE DI ISPIRAZIONE NELLA SUA PROFESSIONE?
Nel lavoro di Francesca non c’è niente che la ispiri di più dei “contadini del meraviglioso mercato di Porta Palazzo”. Quando ha bisogno di nuove idee per creare i suoi deliziosi piatti, Francesca sa di trovare ciò che cerca fra i banchi del mercato, fra le verdure e i prodotti di stagione. Dalle sagge chiacchere con i contadini nascono, inoltre, le idee per pietanze prelibate, come la vellutata di sedano rapa!

QUANTO É IMPORTANTE AVERE UNA PERSONA DI RIFERIMENTO SU CUI CONTARE?
Ha un “marito eccezionale”, confessa Francesca, con cui ha diviso al 50% gli impegni, i doveri e i piaceri derivanti dai figli. “Se uno dei due vuole eccellere nella sua carriera l’altro deve abbassare le proprie aspettative, ma se si decide di farlo equamente allora si riesce a trovare un equilibrio”. Ci sono altre due persone di riferimento nella vita di Francesa: la nonna, che l’ha cresciuta e sempre spronata, e la mamma. Sua mamma, dice, “le ha dato l’esempio!” Una donna forte che ha sempre voluto essere indipendente dagli uomini. Francesca parla della rinascita della mamma dopo i momenti faticosi dovuti alla separazione. Il suo esempio le ha trasmesso la convinzione che nonostante le difficoltà fisiche o psicologiche “nella vita non c’è niente che le donne non possano fare da sole”.

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QUALI SONO LE DIFFICOLTÁ INCONTRATE IN AMBITO PROFESSIONALE?
Francesca ha sempre affrontato coraggiosamente le difficoltà nel mondo del lavoro, sapendo ridisegnare e riformulare i confini fra vita privata e vita professionale, senza mai rinunciare a mettersi in gioco.

IN QUANTO DONNA?
Nel suo percorso lavorativo non ha mai dovuto affrontare ostacoli in quanto donna. Farsi rispettare è una prerogativa che dipende in parte dalla variabile caratteriale, in parte dalle competenze da mettere in campo. Francesca sostiene di aver un carattere forte, che s’impone: “noto immediatamente se qualcuno cerca di prevaricare”. Nell’ambiente di lavoro il rispetto reciproco è una cosa da mettere in chiaro subito nel rapporto con l’altro sesso.   La cucina è, in effetti, uno spazio ambivalente: se nella sfera domestica rappresenta un luogo tradizionalmente femminile, nel mondo del lavoro è la presenza maschile a predominare. Il detto che “i migliori chef siano uomini”, rimanda probabilmente a quelle caratteristiche indispensabili per mandare avanti una cucina a cui fa riferimento Francesca: “in cucina ci va una persona che dia ordini e comandi. Le donne devono avere un bel caratterino per farsi rispettare”. Determinazione, forza fisica, competenze nella direzione e gestione organizzativa, non hanno per niente a che fare con il genere!

COSA SOGNAVA DA PICCOLA FRANCESCA?
Da piccola Francesca sognava tante cose, ma non aveva un’idea specifica. La sua curiosità per la vita la porta ancora adesso a sognare di intraprendere nuove strade professionali. Francesca incarna in pieno il concetto di dinamicità: se da un lato ama scoprire cose nuove, dall’altro si annoia molto in fretta dopo aver esaurito gli stimoli.

OGGI LE DONNE SONO DAVVERO LIBERE DI SCEGLIERE IL LORO DESTINO?
L’impressione di Francesca è che molte siano ancora le donne in situazioni di vulnerabilità, donne sottomesse o che rinunciano in mille modi a loro stesse.   Le donne sono fortissime e in grado di affrontare qualsiasi situazione, ma nonostante ciò, molte di esse ancora oggi, non si vedono in grado di farcela senza l’appoggio del partner. Il punto non è tanto ammettere di avere bisogno dell’aiuto e del supporto del compagno/a della propria vita, come sottolinea Francesca, quanto piuttosto avere il coraggio di inseguire le proprie inclinazioni immaginandosi attrici e protagoniste della propria vita.
Esiste poi un altro aspetto nelle vite delle donne che attiene alla pressione culturale e sociale di “mettere su famiglia”, il cosiddetto orologio biologico, che per una donna rappresenta spesso un bivio: o la carriera o la maternità. In realtà il desiderio di un figlio non è un desiderio prettamente femminile, è un progetto di vita che deve essere condiviso da entrambi, con tutte le incombenze che derivano dalla cura dei figli. Come si diceva prima a proposito della condivisione dei compiti di cura è fondamentale per Francesca che ci sia solidarietà all’interno del nucleo.

FRANCESCA FERRARO IN SINTESI?
Curiosa, eclettica, amante delle nuove sfide.

VITA E MORTE DI CRISTO secondo Federico Gozzelino

gozzelinoGiovedi Santo, 24 marzo, alle ore 21 presso il Museo Borgogna in Vercelli le note della composizione The mystical story of Christ

Chi ha mancato l’appuntamento di domenica 20 marzo all’Accademia Le Muse in Casale Monferrato avrà modo di rifarsi Giovedi Santo, 24 marzo, alle ore 21 presso il Museo Borgogna in Vercelli per apprezzare le note della composizione The mystical story of Christ di Federico Gozzelino, vercellese di nascita ma casalese a tutti gli effetti. L’evento ha rappresentato la composizione, di chiaro stampo post-moderno, che il Maestro, ispirato da alcuni passi dei Vangeli, dedica a vita e morte di Cristo.   Il periodo, si osserverà, è sicuramente consono alla rievocazione di passi evangelici in un percorso mistico che rievoca la Pasqua; e la forma post-moderna, con il ritorno alla melodia, è quanto mai attuale per verificare il superamento di quel che nel ‘900 hanno scandagliato ed elaborato musicisti come Schoenberg e Stravinskij, o come gli italiani Nono e Berio. Il percorso dei citati, sicuramente di respiro europeo, non poteva certo considerarsi il più adeguato per coniugare musica e parola. Ecco quindi l’evoluzione verso il genere, che è contraddistinto dall’aggettivo post-moderno, in cui pur senza giungere ad un contesto squisitamente melologico si fa ricorso alla coniugazione della musica con la parola, con il testo. Federico Gozzelino in questo è autenticamente Maestro: attraverso la musica che evidenzia testi poetici profani, da Federico Garcia Lorca a Jacques Prevert, da Alda Merini a David Maria Turoldo, oppure passi ed episodi che vanno dal mistico al sacro, evoca delle immagini. C’è calore e colore mediterraneo nella sua musica, suggestione e profumo di ambienti certamente europei. E, se vogliamo scomodare il grande Marshall Mc Luhan, possiamo convenire che è musica che si può vedere con l’orecchio e ascoltare con l’occhio. Sembra un’osservazione paradossale a livello di sensi. Non lo è di certo. Come non lo è la considerazione che, ritornando alla melodia, il cuore della musica post-moderna sia antico. Con il ritorno alla melodia, e il ricorso alla parola recitata la tradizione non è tradizionalista; nel linguaggio è semmai innovazione, adeguamento al tempo che si vive, ricerca nella semplicità tonale di note che proiettano luce in questo momento storico sconsolatamente confuso e oscuro. Lo si può fare anche ispirandosi ad episodi che nella tradizione, nella liturgia   vengono mantenuti in vita da ricorrenze storiche e non solamente mnemoniche.  Silvia Belfiore al pianoforte e Alberto Raiteri come voce narrante hanno realizzato un connubio che ha dato vita ad un oratorio di sublime intensità, prodigandosi in una interpretazione di alto livello, molto partecipata dall’attento pubblico presente.

Al Conservatorio "Tra Armenia ed Islam"

conservatorioMagistrali suggestioni, condotte dal Direttore Guido Maria Guida. Le musiche sono del compositore Giulio Castagnoli

Questa sera alle ore 21,00 si terrà il concerto per coro ed orchestra “Tra Armenia ed Islam”. Ieri sera alle prove col pubblico, l’esibizione ha commosso e coinvolto i partecipanti, per le magistrali suggestioni, condotte dal Direttore Guido Maria Guida. Coro ed Orchestra dell’Accademia Stefano Tempia Tra gli interpreti, tutti peraltro di grande rilievo, ricordiamo al violino Massimo Marini, al viola Maurizio Redegoso Kharitian, Violoncello Dario Destefano,. Tra le voci Francesca Rotondo, Devis Longo e Alejandro Escobar che si distingue per l’interpretazione e la bravura. le musiche sono del compositore Giulio Castagnoli.

Rosso: "Più sicurezza sul territorio significa maggiore crescita per Torino"

Telecamere in tutti i condomini, vigili in strada, nuove linee di metropolitana e incentivi alle imprese: questo il programma del candidato sindaco Roberto Rosso

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Per la seconda volta si presenta come candidato sindaco di Torino per una Torino diversa e più onestà l’onorevole Roberto Rosso. Nel 2001 a votarlo, nello scontro con Sergio Chiamparino, furono 266 mila torinesi. Il suo motto oggi è ” Più sicurezza più sviluppo”. Non si può negare, infatti, che lo sviluppo sociale e il miglioramento della qualità della vita apportino un aumento del grado di sicurezza della città. “La sicurezza di una città passa attraverso quella dei suoi abitanti – afferma Roberto Rosso – A Torino ci sono 11 mila condomini e la Torino del futuro dovrà essere una città tutta cablata, in cui ogni condominio sia dotato di telecamera interna e esterna, per un totale di circa 33 mila telecamere. Queste funzionerebbero da deterrente per la microcriminalità che imperversa con furti, truffe ai danni dei più deboli, scippi e violenze che sconfinano in pericolosi episodi di bullismo. Le telecamere, inoltre, potranno permettere l’individuazione anche degli autori di delitti efferati. Saranno collegate con la centrale unica della Polizia Municipale, che potrà intervenire con maggiore tempestività”. “È anche necessario creare un apposito Assessorato alla Sicurezza, alla Polizia Municipale e all’Immigrazione – precisa il candidato sindaco Roberto Rosso – capace di confrontarsi con la Prefettura e le Forze dell’ Ordine.ROSSO2 Torino in materia di sivurezza è al 103esimo posto su 116 capoluoghi di provincia. È fondamentale, quindi, che la metà del Corpo municipale, che conta oggi 1860 vigili, sia impiegato direttamente sulle strade, in qualità di vigili di quartiere per una migliore prevenzione e repressione degli episodi di insicurezza. I vigili di quartiere dovranno essere attivi anche nelle periferie e organizzati sulla base degli antichi borghi cittadini, e non delle attuali anonime circoscrizioni. Deve essere assicurata la sicirezza sulle strade, nei mercati ambulanti, nei parchi e nei giardini. Purtroppo intere zone di Torino sono diventate veri e propri ghetti, anche a causa dell’attraversamento della città da parte della linea 4, che taglia in due Torino”.”È veramente pesante – aggiunge Roberto Rosso- la mancanza a Torino di una vera e propria rete metropolitana, già pensata dai lontani anni Settanta. Noi proponiamo la progettazione di due nuove linee di metropolitana e l’interramento della linea del 4. Con una linea di metropolitana interrata a partire dalla Falchera, attraverso corso Giulio Cesare, piazza della Repubblica, fino a Mirafiori, si cambierebbe radicalmente la qualità dei trasporti, dei servizi e dei commerci in quelle zone. La seconda linea di metropolitana dovrebbe passare da Venaria, Rebaudengo, arrivare fino a Porta Palazzo, ritornare verso Nord verso Regio Parco e la zona del Campus Einaudi, fino a Settimo. I trasporti verrebbero interrati. Vogliamo anche arginare gli palazzo civicosprechi negli investimenti fatti a Torino e poi scarsamente utilizzati. Sono stati, per esempio, sprecati quasi 300 milioni di euro per costruire due grandi parcheggi alla Falchera e a Mirafiori. In realtà la linea 4 non viene utilizzata se non raramente dalle persone che provengono in auto da Milano e che lasciano l’auto al parcheggio, prendendo il tram per andare in centro. A fare da deterrente la scarsa sicurezza presente su questa linea e la presenza frequente di scippatori”.

“Un altro problema che ci sta a cuore – conclude Roberto Rosso – è quello dei rom. La sicurezza di Torino passa attraverso lo sgombero dei campi rom. Diverse migliaia di loro delinquono e rubano il rame, compiono piccoli furti. Bisogna, inoltre, assolutamente impedire che i bambini rom vivano allo stato brado e non vadano a scuola. Devono, invece, essere seguiti da assistenti sociali e giudici. Infine la mia volontà è anche quella di far tornare le imprese a lavorare e investire nel territorio torinese. Devono trovare nuova destinazione gli immobili pubblici come le Ogr, le ex Carceri Nuove, l’ex Villaggio Olimpico Moi, oggi in evidente stato di degrado. Devono essere liberati i centri sociali e l’area della Cavallerizza di via Verdi dagli squattrinato. È anche fondamentale attivare dei bandi internazionali aperti a artisti e artigiani stranieri. Purtroppo Torino è una delle città d’Europa che ha un maggiore indebitamento, con un debito di 5 miliardi di euro a fronte di un bilancio di 1 miliardo di euro. Le due grandi fondazioni bancarie cittadine, la Fondazione Sanpaolo e quella della Cassa di Risparmio di Torino, non devono solo più ripianare i debiti del Comune di Torino, ma orientare i loro finanziamenti a nuovi progetti di sviluppo e crescita occupazionale sul territorio cittadino”.

 

 Mara Martellotta

Al via ilcampionato di twirling di serie A

Dopo i successi delle scorse settimane nei campionati regionali di serie C e B, è stata la volta di Alessia Ignelzi, l’atleta più giovane del campionato maggiore

twirling2twirlingPartito il campionato di twirling di serie A il weekend 19-20 marzo a Loano, l’ASD L’Arcobaleno di La Loggia ha dato nuovamente prova di una preparazione di ottimo livello. Dopo i successi delle scorse settimane nei campionati regionali di serie C e B, è stata la volta di Alessia Ignelzi, l’atleta più giovane del campionato maggiore. A soli dodici anni, Alessia ha conquistato il 14° posto in classifica generale su 32 atlete a livello nazionale, classificandosi 12° nell’esercizio di free-style.
La sua grande determinazione le ha permesso di mantenere la concentrazione dopo una prestazione non particolarmente brillante negli obbligatori di sabato, facendole risalire ben dieci posizioni il giorno successivo grazie ad un esercizio che ha esaltato le sue doti fisiche ed atletiche. Prossimo appuntamento per la serie A il 16-17 aprile a Busto Arsizio.

Torino "anomala": nelle urne la sfida del Pd è con i grillini

LA GANGALA VERSIONE DI GIUSI / di Giusi La Ganga

Il centrodestra è spappolato e la sinistra di Airaudo si pone come principale obbiettivo (ahimè, una certa sinistra non cambia mai!) di far perdere Fassino e il PD

sala rossa palazzo civico

L’appuntamento elettorale amministrativo di giugno è importante e il suo risultato sarà politicamente significativo. Innanzitutto perché vanno al voto le quattro più grandi città: Roma, Milano, Napoli e Torino, oltre ad una miriade di comuni medi e piccoli. E poi perché saranno trascorsi allora circa due anni e mezzo dall’avvio del governo Renzi e sarà quindi forte la tentazione di dare al voto anche un valore politico.E in ciò si nasconde un’insidia seria, quella di scordarsi che si vota per eleggere sindaci e consigli comunali e che si tratta quindi di valutare i risultati amministrativi, confermando chi ha lavorato bene ed, eventualmente, sostituendo chi ha mal governato.

A Torino siamo particolarmente interessati a difendere il carattere amministrativo del voto, giacché la giunta Fassino, soprattutto se confrontata con quelle di altre città, ha operato bene, garantendo il mantenimento del livello dei servizi e insieme avviando un risanamento del bilancio, messo a dura prova dall’impegno olimpico.Il voto torinese vede una situazione che un tempo avremmo considerato anomala: non il classico testa a testa fra centrodestra e centrosinistra, ma un confronto fra quest’ultimo e il Movimento Cinque Stelle. Il centrodestra è spappolato e la sinistra di Airaudo si pone come principale obbiettivo (ahimè, una certa sinistra non cambia mai!) di far perdere Fassino e il PD.

La tentazione dell’assenteismo o di un voto di protesta appare diffusa per il perdurare della crisi (da cui si sta uscendo troppo lentamente) e per il confuso e irrazionale desiderio di dare una spallata contro l’esistente, a prescindere da ciò che possa succedere. Per questa ragione è indispensabile intensificare il dialogo con i cittadini, sollecitando la testa e non la pancia degli elettori. L’amministrazione uscente ha operato con serietà, superando grandi difficoltà finanziarie, e ha creato le condizioni per una nuova fase di sviluppo.

Le trasformazioni urbane, realizzate o progettate, hanno cambiato il volto della città, rendendola più vivibile e attrattiva. L’idea di Torino città della ricerca, della cultura e della tecnologia ha iniziato a prendere corpo, con centomila studenti (di cui un terzo stranieri) che affollano la nostra Università e il Politecnico. I servizi sociali ed educativi hanno mantenuto il loro consolidato livello di eccellenza. C’è un ritardo nella ripresa dell’occupazione, nonostante la crescita dell’export, che pesa sui giovani e sui lavoratori di mezza età espulsi dalle ristrutturazioni produttive. Il Comune su questo non può sostituirsi allo Stato o all’Unione Europea ma continuerà nella sua azione per attrarre nuovi investimenti, valorizzando le attitudini della nostra comunità, da sempre polo industriale di livello internazionale. Automobile, magari a trazione elettrica, telecomunicazioni, nuove tecnologie ambientali sembrano essere le prospettive più interessanti, su cui già si cimentano un gran numero di piccole imprese innovative. Certo si può e si deve fare ancora di più ed è questo il nostro impegno per gli anni a venire.

“Eu model”, foreign fighters ma non solo

eumodel ruffinoconsiglio lascarisDal 21 al 24 marzo il Campus Einaudi di Torino ospita circa novanta studenti provenienti da tutta Italia, che partecipano al progetto realizzato in collaborazione con il Movimento studentesco per le organizzazioni internazionali (Msoi), Europae (rivista di affari europei) e Movimento Giovani federalisti

Una simulazione delle attività di Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue per imparare come si decide a Bruxelles. È questo l’obiettivo dell’iniziativa “Eu model Torino”, promossa dalla Consulta regionale europea e presentata a Palazzo Lascaris.

“La presenza di numerosi studenti che partecipano a questo progetto – ha sottolineato la vicepresidente del Consiglio –  è un segnale concreto dell’interesse maturato dal mondo giovanile nei confronti delle tematiche europee. Anche la Consulta intende offrire, attraverso le proprie iniziative, un  contributo alla formazione di una cultura europea nella società piemontese e nei giovani in particolare”.

Dal 21 al 24 marzo il Campus Einaudi di Torino ospita circa novanta studenti provenienti da tutta Italia, che partecipano al progetto realizzato in collaborazione con il Movimento studentesco per le organizzazioni internazionali (Msoi), Europae (rivista di affari europei) e Movimento Giovani federalisti.

Quattro giorni, dunque, all’insegna dell’Europa e del “riavvicinamento degli ordinamenti nazionali rispetto a norme penali comuni sull’incriminazione dei foreign fighters”. Il tema proposto per questa edizione di Eu Model rappresenta un importante appuntamento ispirato ai recenti fatti che hanno coinvolto tutta l’Europa, per offrire agli studenti una visione del lavoro svolto dagli organismi comunitari.

“I giovani – ha proseguito la vicepresidente –  devono sentirsi protagonisti e destinatari di un messaggio europeo da parte della politica e del mondo istituzionale, che deve garantire un percorso di lavoro e di relazioni sociali soddisfacente per i cittadini del domani, ai quali affidare un’Europa finalmente compiuta”.

Eu Model Torino è un’iniziativa incentrata sulla procedura legislativa ordinaria dell’Unione e si articola di un momento di studio e uno di simulazione dei lavori delle Istituzioni europee.

Nel corso dell’anno accademico il progetto ha sviluppato un ciclo di conferenze nelle quali gli studenti hanno approfondito temi di attualità, grazie al contributo di accademici ed esperti.

La conclusione dell’attività è invece stata la simulazione dell’iter di un progetto legislativo, nel ruolo, da parte degli studenti, di membri del Parlamento europeo o del Consiglio dell’Unione.

dr – www.cr.piemonte.it