redazione il torinese

Una casa dal cielo

A = Amicizia. Amicizia = solidarietà . Solidarietà = Aiuto. Aiuto = Amore. Amore = Purezza , Integrità e Umiltà”

Questi probabilmente dovrebbero essere ingredienti indispensabili capaci di comporre le relazioni del cuore, quelle non solo atte a far passare il tempo con amene futilità , ma al contrario idonei   nellaiutare non solo noi stessi ma tutti coloro che accanto a noi hanno la capacità delicata e garbata di riuscire a parlare anche di quella qualità della vita che molti di noi, comuni mortali, necessiteremmo di scoprire

Questa massima non vuole essere la recita di una preghiera ne tanto meno un sermone atto a far piegare la testa a coloro che ci circondano, ma indurci a pensare a questa sì. Spesso le persone cadono in quella che potrebbe essere definita la sindrome del : dare tutto per scontato, ignorando il valore delle cose buone e fondamentali per il miglioramento eccellente della vita di ognuno di noi e per quella di altrui. Ovviamente per fare ciò dovremmo anche essere muniti di un pochino di spirito di adattamento e di sacrificio, quel minimo occorrente ma importante, atto a far sì che almeno parte di quelle sofferenze, o impedimenti inutili causati dalle ombre nere della vita, possano in qualche modo essere diminuite. Dovremmo considerare le relazioni, i deboli stati di fatto, le fonti di aiuto, le emergenze e non solo, come piante bisognose delle nostre cure,  evitando quindi che giorno per giorno queste si secchino. Per fare ciò basterebbe aprire semplicemente un po’ di più gli occhi , godere di ciò che la vita ci ha dato e smettere di essere ingordi solo di quella smania superficiale ,atta soprattutto alla compensazione di quellopportunismo , frutto solamente  del nostro unico” piacere di avere. Trovare piacere ad esempio nel solo atto di cominciare a dare” al di fuori del nostro riempimento abituale personale di soddisfazione , beh, potrebbe essere già un buon inizio. Ci sono fasi nella vita che  potrebbero poi anche sussurrarci quanto importante sia preoccuparci  e prenderci cura di ciò che solitamente rendiamo invisibile, costruendoci pian piano un punto intermedio che possa darci la meraviglia di riuscire a dare senza che questo possa trasformarsi in unemorragia emotiva,  ma semplicemente il piacere” di farlo nei confronti di altrui e innanzitutto per noi stessi. Senza null’altro pretendere però che da quel momento in poi qualcuno debba darci qualcosa in cambio.Tutto questo può amabilmente nascere in compagnia di amici, coloro che riteniamo più veri, magnificamente fedeli e assolutamente ottimi candidati generosi per un futuro nel quale saper dare” , dare davvero.Chi ? Chi se non le persone che più amiamo , come la famiglia o gli amici più cari a noi vicini, possono darci questa consapevolezza e quella bellissima sensazione ,capace di poter costruire anche laddove può sembrare apparentemente impo
ssibile provare a farlo.

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A Torino, qualcuno è riuscito a donarsi questo grande regalo, la complicità e il cuore di capire ciò che sarebbe stato più giusto fare.  Tutto questo nasce dalla creatività emotiva di un gruppo di Amici, legati da unamicizia fraterna, fermamente decisi di dare personalmente” preziose risorse di impegno personale, tempo e forza economica per una concreta e spettacolare iniziativa di SolidarietàNel 2005, venti persone, venti sono stati gli amici , di diversa estrazione sociale e professionale ,  capaci fra di loro di fondare una Associazione  O N L U S : DIMORE SAN GIOVANNI,  presieduta dallIngegnere Giovanni Piccolis , aprendo un mutuo comune per acquistare un piccolo appartamento a Torino e seguendo  i principi di Uguaglianza, di Libertà e di Fraternità che fino a quel tempo erano stati davvero capaci di unirli così fraternamente , talmente tanto da riuscire a generare dal nulla  uniniziativa così unica. Unottima idea questa per regalarsi qualcosa di grande e poterlo trasmettere anche ad altrui, al fine di ottimizzare uno scopo sociale davvero nobile. Una  ONLUS capace di accogliere e ospitare gratuitamente le famiglie bisognose di bambini malati , nazionali e internazionali, senza distinzione quindi di provenienza o etnia, che arrivano a Torino per essere ricoverati negli ospedali torinesi per gravi malattie. Ma questa non fu solo uniniziativa fiorita in una cena fra amci dal cuore grande  e fatta vivere solo per pochi e per poco tempo, al contrario limpegno di questi Amici” persevera ancora oggi nella continuità di unintento sempre più oneroso e importante, a tal punto da creare altre quattro unità immobiliari (oltre a quella aperta nel 2005). Ad oggi lAssociazione DIMORE SAN GIOVANNI ha già ospitato circa 100 famiglie per circa 4500 giorni di occupazione degli appartamenti suddetti. Inoltre c’è in embrione anche il progetto di creare ununica struttura immobiliare, attrezzata e munita di personale addetto capace di ospitare numeri ancora più alti di famiglie che necessitano, per le loro insostenibili possibilità economiche di una trasferta, di essere ospitati . Parliamo oltretutto di famiglie aventi figli in tenera età destinati, per varie e complesse patologie , a interventi chirurgici anche complessi che richiedono quindi lungodegenze. 

Il lavoro poi persevera anche nellobbiettivo di creare iniziative vincenti a favore delle Dimore San Giovanni, con a seguito tutto limpegno che ne concerne.


 

Grazie a donazioni e soprattutto alla destinazione gratuita del 5 x 1000 della denuncia dei redditi da parte di chi è stato ed è vicino allAssociazione ciò può essere anche più facile da conquistare. Con la tenacia e la serietà del lavoro eccezionale di questi valenti personaggi, sono stati consolidati nel tempo i rapporti con le strutture ospedaliere di riferimento, in particolare con lospedale pediatrico Regina Margherita, il Centro Traumatologico e i reparti di pediatria dellOspedale S.Anna. Mediante i contatti con le Caposala e con i Medici di reparto , vengono segnalate le priorità delle famiglie dei bimbi ricoverati in stato di difficoltà e trasmesse a loro volta allassociazione. Successivamente le famiglie vengono accolte negli alloggi appena arrivati a Torino e immediatamente aiutati per integrarsi in una realtà del tutto nuova per loro, con amore e dedizione. Dobbiamo ricordare inoltre che il patrimonio altrettanto prezioso di questa iniziativa sono anche tutti i volontari  che si rendono disponibili  con queste famiglie e che fino ad oggi si sono prodigati nellaiutarle e supportarle. Sul sito dellAssociazione inoltre (www.dimoresangiovanni.org) , potrete anche ammirare la cura con cui sono stati creati gli appartamenti, davvero deliziosi , curati nei particolari , nellordine e nella pulizia. Nulla è lasciato al caso ed è tutto in equilibrio con il desiderio di offrire al massimo un aiuto più che soddisfacente, al fine di poter offrire loro non solo un supporto economico ma innanzitutto psicologico. Ognuno di noi dovrebbe prendere spunto da questa iniziativa davvero incredibile e cercare in qualche modo , se pur non così generoso, almeno di donare attenzione a ciò che ci gravita attorno e prendere spunto da questo per imparare a divertirsi” anche  aiutando a sorridere gli altri e non solo noi stessi. E’ un orgoglio per questa città anche solo venire a conoscenza di realtà così meravigliose.

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Segnaliamo un importantissimo evento a favore  di questa iniziativa: 

sabato 13 aprile 2019 ore 16.30 presso lAuditorium Vivaldi – Biblioteca Nazionale , si terrà levento  ANIMA-LI IN LIBERTA’” Spettacolo di solidarietà a favore di Dimore San Giovanni Onlus” presentato da Alis DAmico. Al pianoforte Fabio Mengozzi, al flauto Ilaria Pisacane e alle crystal bowls Chicca Morone. Lattrice comica Cristiana Maffucci  rallegrerà il pubblico con la sua ironia e poeti mitomodernisti leggeranno le filastrocche gioiose con protagonisti animali  speciali illustrati da Chiara Rota. Un piccolo rinfresco concluderà levento. Prenotazione obbligatoria (Stella: 335.8215134)Non potete mancare, questo è anche un modo come unaltro per imparare ad essere veramente AMICI!

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Monica Di Maria di Alleri Chiusano

Presi i minorenni ladri di biciclette


I Carabinieri della Stazione di Saluzzo hanno deferito in stato di libertà tre ragazzi dimoranti nel saluzzese, due dei quali minorenni, poiché ritenuti responsabili di furto aggravato in concorso.
Il bottino preferito dai tre erano le biciclette, ovunque esse fossero lasciate incustodite dai proprietari: bastava tagliare le catene che le tenevano legate ad un palo, oppure appostarsi per approfittare di una momentanea distrazione della vittima e fuggire via con la bicicletta. La tecnica, evidentemente rodata, in alcuni casi è stata anche immortalata dalle telecamere di videosorveglianza, da cui è stato possibile ricostruire i movimenti dei tre indagati che hanno commesso le azioni delittuose anche in forma autonoma. Gli episodi contestati si riferiscono ai furti aggravati di almeno tre biciclette, sottratte in pieno centro città, mentre i proprietari si trovavano nei negozi a fare compere. Tutte le persone sentite dai Carabinieri hanno concordemente riferito di essere entrate in un locale pubblico e, dopo esservi uscite, non avevano più trovato la bicicletta. In alcuni casi il velocipede è stato anche assicurato con una catena e un lucchetto, recisi però dai ladri mediante un utensile specifico. Nel corso delle indagini, una delle biciclette rubate è stata trovata in possesso di un extracomunitario a cui era stata venduta da uno dei tre indagati, per la somma di soli 20 euro. Il bene è stato recuperato e restituito all’avente diritto. I tre giovani dovranno rispondere di furto aggravato rispettivamente alla Procura della Repubblica di Cuneo e a quella per i Minorenni di Torino.
 
 

Sfumature di rosa e azzurro

Atmosfera fiabesca in questa bella foto dell’amico Mihai Bursuc: il Po e il Monte dei cappuccini si tingono di rosa e azzurro grazie ai colori del cielo di Torino.

Marella Agnelli collezionista d'arte

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Venerdi 12 aprile alle ore 17,30, al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35 H, la storica dell’arte Claudia De Feo parlerà sul tema: ”Marella Agnelli collezionista d’arte”. Introdurrà Pier Franco Quaglieni che avuto rapporti di amicizia con Donna Marella . Scomparsa di recente, Marella Agnelli era nata a Firenze nel 1927 in una storica famiglia proveniente dall’antica aristocrazia napoletana. Si era diplomata in Svizzera e laureata a Parigi. Aveva fatto la fotografa a New York e la redattrice per “Vogue” oltre che designer d’alta moda. Sposo’Gianni Agnelli nel 1953. Manifesto’ sempre grande interesse per l’arte e con il marito furono collezionisti rinomati che potevano vantare il possesso di opere di Canaletto, Bellotto, Canova, Manet, Renoir, Picasso, Matisse, Severini e Modigliani. La loro collezione privata fa oggi parte della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli al Lingotto.

Lattes Grinzane: primo appuntamento il 13 aprile

Battute finali per la IX edizione del “Premio Lattes Grinzane 2019”. Ormai quasi in vista il traguardo, il primo appuntamento è per sabato 13 aprile, alle ore 10,30, a Cuneo in via Roma 15, presso la sede della Fondazione CRC, ente che collabora e sostiene il Premio per il triennio 2017-2019. In quella sede e in quella data, si terrà la cerimonia di designazione – aperta al pubblico e a ingresso gratuito – dei cinque romanzi finalisti di quest’anno per la sezione Il Germoglio (destinata alla scoperta di opere contemporanee di narrativa edita, innovative e originali, di scrittori italiani e stranieri) e del vincitore assoluto per la sezione La Quercia (dedicata a Mario Lattes pittore, scrittore ed editore scomparso nel 2011), con cui si intende premiare un autore internazionale che, nel corso del tempo, si sia dimostrato meritevole di un condiviso apprezzamento critico e di pubblico.

A condurre l’incontro sarà la giornalista Chiara Pottini e, in prima fila, siederanno gli studenti delle scuole piemontesi facenti parte delle Giurie Scolastiche del Premio: il Liceo Scientifico Statale “C. Darwin” di Rivoli (Torino), l’Istituto di Istruzione Superiore “G. Govone” di Alba (Cuneo), il Liceo “A. Avogadro” di Biella e il Liceo Classico Statale “G. F. Porporato” di Pinerolo (Torino).

Ad annunciare i cinque romanzi finalisti e il vincitore assoluto della sezione La Quercia saranno i componenti della Giuria Tecnica, presieduta da Gian Luigi Beccaria, linguista, critico letterario e saggista. Le cinque opere finaliste saranno scelte sulla base del loro valore letterario e della rappresentatività delle tendenze più vive e originali della narrativa contemporanea e rese note in tempo reale sull’account Twitter @BottariLattes e sulla pagina Facebook della Fondazione Bottari Lattes.

La parola passerà quindi ai giovani: tra aprile e settembre 2019 i cinque libri saranno letti e discussi dai 400 studenti delle 25 Giurie Scolastiche, 24 scelte in modo da coprire tutto il territorio della Penisola, alle quali si aggiunge la Giuria estera di Madrid, presso la Scuola Italiana Statale.

Sabato 12 ottobre, presso il Castello di Grinzane Cavour alle ore 16.30, i ragazzi esprimeranno in diretta il loro voto per proclamare il vincitore nel corso della cerimonia di premiazione in cui saranno presenti tutti i finalisti, che riceveranno un premio in denaro di 2.500 euro ciascuno. Al vincitore andrà un ulteriore premio di 2.500 euro.

Negli anni precedenti i vincitori sono stati: Yu Hua (Feltrinelli) nel 2018; Laurent Mauvignier (Feltrinelli) nel 2017; Joachim Meyerhoff (Marsilio) nel 2016; Morten Brask (Iperborea) nel 2015;Andrew Sean Greer (Rizzoli) nel 2014; Melania Mazzucco (Einaudi) nel 2013; Romana Petri (Longanesi) nel 2012; Colum McCann (Rizzoli) nel 2011.

Venerdì 11 ottobre, l’autore vincitore per la sezione La Quercia terrà una lectio magistralis al Teatro Sociale di Alba (ore 18) su un tema letterario a propria scelta. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti. Le precedenti edizioni della Quercia sono state vinte da António Lobo Antunes (2018; Feltrinelli), Ian McEwan (2017; Einaudi), Amos Oz (2016; Feltrinelli), Javier Marías (2015; Einaudi), Martin Amis (2014; Einaudi), Alberto Arbasino (2013; Adelphi), Patrick Modiano (2012; Einaudi e Guanda), Premio Nobel 2014, EnriqueVila-Matas (2011; Feltrinelli). Il vincitore della sezione La Quercia otterrà un premio di 10.000 euro.

Il Premio Lattes Grinzane è organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes sotto gli auspici del Centro per il libro e la lettura e con il sostegno di: Mibac, Regione Piemonte, Fondazione CRC (principale sostenitore per il triennio 2017-2019), Fondazione CRT, Banca D’Alba, Città di Cuneo, Comune di Alba, Comune di Grinzane Cavour, Comune di Monforte d’Alba, Cantina Giacomo Conterno, Cantina Terre del Barolo, Enoteca Regionale Piemontese Cavour, Unione di Comuni Colline di Langa e del Barolo, Banor, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, Felicin-Ristorante Albergo Dimora Storica, La Ribezza Boutique Hotel.

g.m.

Info: 0173.789282 - eventi@fondazionebottarilattes.it

WEB fondazionebottarilattes.it | FB Fondazione Bottari Lattes | TW @BottariLattes | YT FondazioneBottariLattes

Il fascino dei Jukebox

Tra i primi in Italia  a costruirli ci fu la Microtecnica di Torino, un’azienda con sede in piazza Arturo Graf, nei pressi  via Madama Cristina

juke boxEra un mercoledì, il 22 giugno del 1927. Un giorno apparentemente come tanti altri se non fosse che proprio quel mercoledì vennero messi in vendita i primi Jukebox. E fu una vera e propria rivoluzione per la musica. Bastava introdurre una moneta e girare una manovella per selezionare un disco tra quelli esposti in una vetrina rettangolare. Così funzionavano i fonografi a moneta, antesignani dei jukebox moderni, che furono messi in commercio per la prima volta dalla Ami, un’azienda già nota per la produzione di pianoforti a gettoni, la cui diffusione aveva aperto la strada ai mitici “contenitori armonici” (traduzione letterale del termine). Le prime versioni di jukebox erano in legno e contenevano 12 dischi a 78 giri. I prodotti Ami si affermarono soprattutto in Europa mentre negli Usa conquistarono il mercato marchi come Wurlitzer, Seeburg e Rock-Ola. Tra i primi in Italia  a costruirli – su licenza della Ami – ci fu la Microtecnica di Torino, un’azienda con sede in piazza Arturo Graf, nei pressi  via Madama Cristina, nel rione di San Salvario, specializzata nelle lavorazioni meccaniche di precisione. I cari, vecchi jukebox, hanno sempre esercitato un grande fascino, offrendo la colonna sonora per intere generazioni che si sono incrociate, magari nel lido di una spiaggia o in un bar di uno sperduto paesino. Del jukebox , i meno giovani, rammentano non solo i motivi delle canzoni ma anche il rumore del gettone o della moneta, il clank clank della meccanica che si muoveva per selezionare il disco, il fruscio dei 45 giri di vinile suonati decine di volte al giorno. Injuke box 2 Italia il jukebox divenne celebre grazie al Festivalbar, trasmissione che premiava la canzone più “gettonata” nei jukebox di tutto il paese. Non si contano i film dove i  jukebox accompagnano le scene, come in Grease ma non vi è dubbio che una delle figure mitiche è stata quella di Arthur Fonzarelli, il “Fonzie” della  famosissima serie televisiva Happy Days, che faceva partire quello del ristorante diArnold’s con un pugno, ascoltando i successi di Elvis Presley. Poi, nel tempo,  sono venuti i mangiadischi (i giradischi portatili), le audio cassette da infilare nel registratore o nell’autoradio,  i cd dei Walkman  e infine i lettori Mp3 e chissà qual’altra diavoleria. Ma il jukebox rimane il jukebox. E niente e nessuno potrà prenderne il posto nella storia.

 

Marco Travaglini

VERSO IL DEBUTTO DEL GRAND ROAD 2019 VENEZIA – MONTECARLO

L’evento motoristico di riferimento per le Supercar moderne più glamour dell’anno

L’attesa per il Grand Road 2019 Venezia-Montecarlo inizia a farsi palpabile. L’esclusivo evento organizzato dalla Scuderia Mantova Corse (già conosciuta per le 28 edizioni del Gran Premio Nuvolari) e riservato a Supercar moderne (1982 – 2019) di tutte le marche, si disputerà dal 30 maggio al 2 giugno 2019, con un percorso mozzafiato tra le bellezze dell’Italia settentrionale, e un’incursione finale in terra francese, coronata dall’arrivo nel Principato di Monaco. Il Grand Road prenderà il via tra poco meno di due mesi da Venezia, debuttando sulla scena automobilistica internazionale con un format innovativo e un’allure squisitamente glamour. Sarà un concentrato modaiolo di novità, turismo a 5 stelle e prestazione, a cui la Scuderia Mantova Corse sta lavorando intensamente da diversi mesi, perfezionando aspetti tecnici, logistici e d’immagine. Una gara che affascinerà gli appassionati, dando loro l’occasione ideale per godere della propria Supercar e delle meraviglie del Bel Paese, misurando al contempo le proprie abilità di guida. Non mancherà infatti ilbrivido adrenalinico della competizione: gli equipaggi avranno l’opportunità unica di testare le performance dei propri “bolidi” all’interno di due luoghi ricchi di fascino e allure motoristica, l’Autodromo Nazionale di Monza, tempio della velocità per eccellenza, e la Pista di Prova FCA all’interno del Circuito di Balocco (VC). La manifestazione sarà anche un’occasione per rilassarsi entro una cornice di ospitalità alberghiera e ristorativa di ottimo livello. A Venezia, dopo le verifiche tecniche e sportive, la serata inaugurale di giovedì 30 maggio si svolgerà presso il meraviglioso Hilton Hotel Molino Stucky, affacciato sulle sponde dell’Isola della Giudecca. Il giorno seguente, venerdì 31 maggio, si entrerà nel vivo della kermesse: gli equipaggi partiranno dalla Serenissima per arrivare a Como. Una prima tratta di 400 km tra Alpi e laghi del Nord Italia, rinfrancata dal lunch break a Castel Ivano di Trento, maestosa residenza nobiliare medievale. Le auto proseguiranno poi verso il Parco Naturale dell’Adamello, il Passo del Tonale e arriveranno nel suggestivo scenario del Lago di Como per la serata, organizzata presso la terrazza panoramica dell’Hilton Como Lake Sabato 1 giugno le vetture affronteranno la seconda tappa di 300 km lungo la tratta Como – Torino.  Nella mattinata gli equipaggi arriveranno presso l’Autodromo Nazionale di Monza per confrontarsi in pista, proseguendo poi l’itinerario verso il Lago Maggiore. La sosta del pranzo si terrà nei magnifici ambienti liberty del blasonato Grand Hotel des Iles Borromées. La manifestazione continuerà lungo le suggestive sponde del Lago d’Orta per arrivare nel tardo pomeriggio a Torino, nel complesso del Lingotto, dove presso la “Piazza” del Museo dell’Automobile, ideata dall’architetto Cino Zucchi, si svolgerà una speciale soirée tutta dedicata alla passione automobilistica. Nell’ultimo giorno di gara, domenica 2 giugno, l’itinerario si svilupperà tra Torino e Montecarlo, lungo un percorso di 250 km tra le Alpi italo-francesi. Il break sarà organizzato a Vinadio, presso il Forte Albertino, uno dei più significativi esempi di architettura militare ottocentesca. Dopo aver attraversato il Col de la Lombarde, gli equipaggi scollineranno in terra francese. L’evento si chiuderà con l’arrivo delle auto in uno dei luoghi simbolo del jet set internazionale, Monaco, con un defilé presso la Place du Casino, location prestigiosa e ricca di fascino. Il Gala dinner conclusivo avrà luogo nel magnifico Salon sur Mer dell’Hotel Fairmont, durante il quale si terrà la cerimonia di premiazione.

 

Le iscrizioni sono aperte fino al 30 aprile 2019. Le richieste dovranno pervenire all’organizzazione esclusivamente tramite il sito web www.grandroad.it

Fotografia vs bullismo

Anche la fotografia può rappresentare un’arma efficace per combattere il bullismo

 Ne sono convinti gli studenti dell’Istituto Garelli di Rivalta (To), che hanno realizzato la mostra “Autori e cooperatori dalla debole identità”, inauguratasi lunedì 8 aprile alle 17 all’Urp del Consiglio regionale del Piemonte, in via Arsenale 14/G, a Torino. Promossa dalla garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale (Usr) e l’Istituto, l’esposizione raccoglie una trentina di scatti realizzati dal fotografo Roberto Cavallo, che ha coinvolto alunne e alunni in un vero e proprio laboratorio in cui alle istantanee di situazioni di bullismo si è cercato di affiancare quelle di gesti riparatori che possano portare alla riappacificazione. Con la garante e il fotografo intervengono il direttore generale dell’Usr Fabrizio Manca e Maurizio Giacone e Germana Golia dell’Istituto Garelli. Visitabile dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 15.30 e il venerdì dalle 9 alle 12.30 la mostra rimane aperta fino al 29 maggio.

Il violoncello di Vedran Smailović

Vedran Smailović è del ’56. Ha un anno più di me. Vive in Irlanda del Nord, a Warrenpoint, nella contea di Down, provincia dell’Ulster. E’ un musicista. Anzi, per l’esattezza, è un violoncellista bosniaco, nato a Sarajevo. Nella sua città ha studiato, si è diplomato e ha suonato all’Opera e  nell’ orchestra filarmonica, al teatro nazionale e in molti altri posti. Unico sopravvissuto del Quartetto d’archi di Sarajevo, durante l’assedio strinse i denti per sopravvivere come gli altri, sotto le bombe e il tiro degli snjper, patendo il freddo, la fame e la sete. Nei pressi della via che porta il nome del  Maresciallo Tito, sull’asse centrale di Sarajevo, dove passa  il tram della linea che collega la Bascarsija a Ilidža, a meno di centocinquanta metri dal Merkale, il mercato austro-ungarico, c’è la via Vaso Miskin. Lì, un gruppo di persone, approfittando di un breve periodo di tregua, si trovava in fila davanti ad un forno attendendo di poter acquistare del pane. Era il 27 maggio del 1992 e “gli uomini delle montagne“, a colpi di mortaio,  uccisero ventidue persone e ne ferirono altre centocinquanta. Dopo lo scoppio, sui feriti infierirono i cecchini serbi, in un tragico tiro a segno. A partire da quel 27 maggio, per ventidue giorni, Vedran Smailović, indossò lo smoking, prese il suo violoncello, si accomodò fra le macerie di Vaso Miskin e si mise a suonare l’Adagio di Albinoni. Ventidue volte, una per ogni vittima, incurante dei cecchini, sfidando la brutalità della guerra per riprendersi il valore della vita. Perché, scrisse “c’è un istante prima dell’impatto, l’ultimo in cui le cose sono come sono state. Poi il mondo visibile esplode“. Quella è stata la prima carneficina in un mercato della vecchia città di Sarajevo e passò tragicamente alla storia come la “strage del pane“. Smailović raccontò a “Repubblica” quelle giornate: “Non c’ era alcunché di programmato, era impossibile pianificare in una zona di guerra. Riuscivo solo a piangere e i miei vicini mi consigliarono di uscire a suonare per le strade di Sarajevo. Iniziai a suonare e solo dopo un po’ mi resi conto che stavo intonando l’ Adagio di Albinoni. Ho continuato a farlo per mesi, perché la gente mi diceva che se avessi smesso di suonare Sarajevo sarebbe caduta”. Sarà stata una risposta emotiva o un gesto scaramantico ma Vedran non si limitò a questo. Suonò gratuitamente alle esequie di persone che nemmeno conosceva, incurante dei rischi (i funerali in città erano presi di mira dai cecchini serbi). Il brano , scelto o no, con le sue note dolenti e malinconiche, pareva scritto apposta per queste occasioni. L’Adagio in sol minore (Mi 26), noto anche come Adagio di Albinoni, è una composizione scritta nel 1945 e pubblicata nel 1958 da Remo Giazotto, musicologo e compositore italiano. Grande esperto di Albinoni , “ricostruì” l’Adagio sulla base di una serie di frammenti di spartiti del grande violinista veneziano, ritrovati tra le macerie della biblioteca di Stato di Dresda (la Sächsische Landesbibliothek,l’unica dov’erano custodite partiture autografe di Albinoni), distrutta nel bombardamento che rase al suolo la città il 13 e 14 febbraio del 1945 ad opera degli aerei inglesi della RAF e dei B.17 americani, le famose “fortezze volanti”. I frammenti sarebbero stati parte di un movimento lento di sonata in sol minore per archi e organo, particolarmente evocativa. Da Dresda a Sarajevo. Dalle macerie della biblioteca nella capitale della Sassonia a quelle della sarajevese Vijećnica, tradita e offesa nei “tre giorni di fuoco” che la distrussero. Tragico parallelismo nel cuore d’Europa, sempre in epoca contemporanea, sotto gli occhi e nel silenzio del mondo. “Là, dove si bruciano i libri, si finisce col bruciare anche gli uomini“, scriveva nel 1823 il poeta tedesco Heinrich Heine.I nazisti, col loro delirio violento, realizzarono quella triste profezia un secolo dopo, ma poi accadde anche a Dresda, e poi ancora a Sarajevo. L’odio per i libri ha consapevolmente sintetizzato l’intreccio di memorie ferite, rivendicazioni identitarie, disprezzo per le culture degli altri ammantato da deliri ideologici e religiosi che forma quella terribile miscela che incendia i conflitti contemporanei .Vedran, solitario interprete di Albinoni, suonò anche tra le steli dei cimiteri della sua città e fra le macerie della Biblioteca di Stato. Un’immagine che fece il giro del mondo, quella di Smailović che, sfidando i nuovi barbari e le loro pallottole, seduto tenendo lo strumento tra le gambe, ben poggiato a terra  sul puntale, fa scorrere l’archetto sulle corde del suo violoncello tra le macerie  della biblioteca distrutta. I giornalisti lo fotografavano, facendo crepitare i flash delle reflex. Lui, si racconta, ad un certo punto smise di suonare per un attimo e si asciugò le lacrime. Finito il loro lavoro, i fotografi gli dissero: “Dai, adesso basta, abbiamo finito”. Lui li guardò incredulo, scuotendo la testa. Credevano che facesse finta di piangere, a beneficio dei loro servizi fotografici. Non avevano capito niente. Lui, Vedran Smailović, artista sarajevese, piangeva lacrime vere per la  disperazione.
 

Marco Travaglini

Torino Fermo Immagine. Il nuovo romanzo di Graziella Naurath

Presentato a Torino, presso La Libreria La Piola di Katia, il nuovo romanzo di Graziella Naurath “Torino Fermo Immagine” edito da Atene del Canavese con la moderatrice del dibattito, Maria Araceli Meluzzi che, oltre ad essere la figlia del celebre psichiatra forense Alessandro Meluzzi è anche particolarmente brava.
In piola, a rallegrare la serata anche il chitarrista Riccardo Leonetti che ha eseguito pezzi degli anni ’60. Sempre della stessa autrice, il giallo “Dimentica”, un noir psicologico, un pò venato di malinconia che speriamo venga presto ristampato. Quello che ci presenta la Naurath non è più la Torino di oggi, ma quella che è riuscita a restare in vita nei ricordi dei baby boomers (praticamente quelli della mia età) in contrasto con quelli dei baby flop che i figli non li fanno più. La scrittrice ci racconta la Torino delle botteghe polverose dove si entrava per cercare qualche cosa di singolare che durasse una vita. “Allora – dice la Naurath – era possibile scoprire una rimagliatrice di calze, una sarta che a prezzi contenuti realizzava il sogno di quell’abito ammirato sulla rivista di moda”. Un tuffo nella memoria di storie, luoghi e percorsi che devono essere tramandati perché senza un passato non ci sarà un futuro. Molti riconosceranno una Torino d’antan e proveranno- sempre per dirla con l’autrice – “rimpianto di quei tempi dove gli amori erano freschi e crocchianti come grissini”.La mia bella di quei tempi l’ho rivista per caso, recentemente, e mi fa ancora battere il cuore, anche questo è d’antan.

Tommaso Lo Russo