redazione il torinese

Il curriculum (senza colloquio) e la spintarella al tempo del "lavoro schiavo"

LE INCHIESTE DEL “TORINESE”

I ragazzi intervistati spiegano alla redazione come sia difficile poter andare avanti senza farsi aiutare dai propri genitori. Abbiamo chiesto quali iter hanno percorso per trovare un’occupazione e ogni storia appare simile all’altra

lavoratori

“Oggi è il tempo del lavoro schiavo, quello senza diritti e della mancanza di lavoro” . A pronunciare questa frase,non è il solito politico che, in vista delle elezioni elettorali deve ricevere consensi, ma è Papa Francesco,che, meno di un mese fa, rivolgendosi a migliaia di persone, ha affermato quanto sia grave per un giovane non avere un’occupazione.Alcune ricerche hanno confermato come la “spintarella” o la raccomandazione, sia lo strumento più idoneo per chi cerca un lavoro.

Non ci vogliono di certo degli studi per comprendere quanto sia più facile farsi raccomandare rispetto al seguire un faticoso percorso che, anche per un brillante laureato, non porta spesso da nessuna parte. Oggi i giovani hanno poche strade da percorrere; la prima è quella di iscriversi a Garanzia Giovani, un progetto voluto dal Governo Renzi che permette agli under 29 di trovare un’occupazione attraverso il Centro per l’Impiego ma, per coloro che hanno un’età superiore, il sistema offre veramente poco. La Redazione ha intervistato un gruppo di ragazzi privi di occupazione che, in assenza di questa, ha seguito dei percorsi formativi individuali, utili per acquisire delle competenze spendibili per la labirintica ricerca. lavoro33Tra i ragazzi del gruppo c’è chi ha seguito dei Corsi finanziati, tra i più quotati, quelli di Lingua inglese e Paghe e contributi. In una realtà come Torino, spiegano i ragazzi, si combatte contro la quantità e la qualità, cioè, rispetto ad altre realtà italiane, la Città Metropolitana ha la possibilità di scegliere i migliori candidati tra centinaia di persone che si propongono ad una determinata offerta.

Per questo motivo, il giovane che può permettersi di seguire un corso per inoccupati, approfitta della possibilità formativa, quasi sempre gratuita perché finanziata da Enti appositi, e ne fa di questa un surplus alla sua formazione professionale. In realtà però, frequentare un corso,è l’ultima spiaggia per la persona inoccupata perché, appare scontato affermarlo ma, un lavoratore, non seguirebbe mai un percorso tale, se non per arricchire il proprio bagaglio culturale. I ragazzi intervistati spiegano alla redazione come sia difficile poter andare avanti senza farsi aiutare dai propri genitori. Abbiamo chiesto quali iter hanno percorso per trovare un’occupazione e ogni storia appare simile all’altra. Marco ha una Laurea in Giurisprudenza, frequenta il Corso per la “Selezione e gestione del personale”perché, seppur ha ottenuto la faticosa abilitazione, non riesce a trovare uno Studio che gli dia uno stipendio ragionevole quindi, spiega, “Meglio trovare soluzioni alternative, piuttosto che guadagnare 300 euro al mese”. Marco, come gli altri ragazzi, sono iscritti a moltissime Agenzie per il lavoro ma,”Se qualcuno non mette il mio curriculum sotto gli occhi del selezionatore,è difficile trovare un’occupazione tra centinaia di persone che si candidano per quella offerta.lavoro 2 Ad alcune agenzie puoi portare il curriculum solo una volta a settimana, in orari stabiliti ma nessuno propone un colloquio individuale”. Il percorso da seguire infatti prevede,in primis, l’iscrizione al Centro per l’Impiego, in secundis,il portare a mano i curricula nelle agenzie. Qui però sta la più grande faglia del sistema. Oggi infatti, la maggior parte delle Agenzie interinali, sature di richieste di lavoro, chiedono alla persona che cerca, di effettuare l’iscrizione on line perché non hanno tempo di effettuare i colloqui individuali. Marta, una delle ragazze intervistate, racconta come questa procedura scarti a priori il candidato, infatti, spiega: “Se le agenzie non effettuano più colloqui e si basano solo sulle informazioni del curriculum come fanno a sapere se il candidato vale oppure no.

Pochi giorni fa,un’impiegata di una nota agenzia che si trova vicino la stazione di Porta Nuova, mi ha letteralmente cacciata dicendomi che, seppur ho una laurea, se non conosco determinati programmi operativi,lavoro emigranti è inutile mandare la mia candidatura come impiegata,al massimo,possono propormi per effettuare l’ennesimo corso di formazione. Oggi mi ritrovo a seguire il Corso di paghe e contribuiti perché, con la mia laurea in Scienze della Formazione, non ci faccio nulla”. Il Centro per l’Impiego invece, propone ai ragazzi, un percorso di Politiche Attive cioè, degli esperti, seguono il singolo candidato,fanno un bilancio delle rispettive competenze e lo indirizzano su quelli che possono essere le possibili mansioni da svolgere ma, non offrono un lavoro loro, che sono i primi designati a doverlo fare, se va bene, propongono un tirocinio di 600 euro al mese per 8 ore al giorno. Un tirocinio però, non da diritto, ovviamente, a tutti i benefici che offre un contratto di lavoro come: ferie pagate, pagamento degli straordinari, trattamento di fine rapporto (Tfr), al massimo concede un’assicurazione contro gli infortuni.Quindi, in sostanza, la persona inoccupata deve iscriversi on line in tutte le Agenzie del lavoro e sperare che queste chiamino. Possono passare mesi, anni, ma, in conclusione, senza la famigerata spintarella, è difficile che qualcuno selezioni il candidato.

 

Bianca Maria

Accoglienza e terrore

comunitaislamCon l’invasione di migranti si parla molto di accoglienza e  integrazione.  Ma dopo cosa succederà?  Ci sparano addosso, o ci fanno  saltare in aria?  Visto che quasi tutte le stragi in Europa, e negli USA,  sono state compiute da soggetti islamici ben integrati?  Mi sa  tanto che la profezia di Oriana Fallaci si sta avverando! Con l’islam che conquisterà l’Europa, che diventerà Eurabia! E sono pochi i politici (e clero) che capiscono il nostro triste futuro, fatto da invasione e assedio da parte di soggetti islamici, magari  sponsorizzati da Stati arabi che vivono con i soldi, da noi pagati, per il loro petrolio !

M.B.

Diversi black out lasciano al buio parte della città

Decine le chiamate ai vigili del fuoco: c’è chi è rimasto senza corrente per 10 minuti, chi invece per più di mezz’ora

torino notteTra l’una e le 3 di questa notte, un guasto di tre cavi elettrici ha lasciato completamente al buoi gran parte della zona Sud di Torino. Si è trattato di una serie di black out intermittenti che nel complesso hanno coinvolto circa settemila utenze, creando disagi non indifferenti. Sono state decine le chiamate effettuate ai vigili del fuoco, che sono dovuti intervenire in maniera repentina per soccorrere chi malauguratamente si trovava in ascensore al momento del black out: c’è chi è rimasto senza corrente per 10 minuti, ma chi invece per più di mezz’ora. Ancora sconosciute le cause del guasto, anche se qualcuno si azzarda a sostenere che l’aumento dei consumi di energia elettrica, dato dal caldo, e i sempre più numerosi cantieri che rischiano di danneggiare le linee dell’elettricità, possano essere tra le cause più probabili.

Per finire la Torre di Fuksas non basteranno tre anni

Dopo ritardi e polemiche il fallimento della cooperativa incaricata della costruzione

gratta3Per completare la Torre “Unica” dell’archistar Fuksas ci vorranno ancora tre anni, tre anni e mezzo. I duemila dipendenti della Regione dovranno ancora aspettare di essere trasferiti  nella nuova struttura che accorperà tutte le sedi regionali oggi sparse per la città. Una storia sfortunata, quella del grattacielo del Lingotto, dipanatasi tra polemiche sulle parcelle lievitate , contenziosi tra Fuksas e la Regione , oltre alle inchieste giudiziarie. Il vice presidente della Giunta Aldo Reschigna dice che “si sta tentando in tutti i modi di accelerare i tempi” .grattacielo regione La doccia fredda di un ritardo così colossale e’ giunta in Consiglio  regionale durante la risposta data al Movimento 5 stelle sui ritardi al cantiere, fermo da ottobre dopo la messa in liquidazione coatta di Coopsette, la cooperativa emiliana di costruzioni che si era aggiudicata l’appalto dei lavori per 208 milioni di euro. E pensare che il cantiere è a soli sei mesi e mezzo di lavori stimati in 18 milioni di euro per interventi di finitura e per la posa di  700 finestre. Ma, se sarà necessario fate una nuova gara di appalto i tempi si dilateranno oltre i tre anni. Chi pagherà i costi aggiuntivi?

Fiori freschi per Mario Rigoni Stern

Si avanzò l’ipotesi che l’ultima dimora ad Asiago fosse un cenotafio, una tomba vuota, con le ceneri dello scrittore disperse nella steppa russa

MRS_AL_PICCOLO San BernardoMario Rigoni Stern morì ,all’età di 86 anni, il 16 giugno del 2008, nel  letto della sua casa di Asiago, dopo alcuni mesi di malattia. Era un lunedì sera. Per sua precisa disposizione la notizia della morte venne diffusa solo a funerali avvenuti, il giorno dopo, nella piccola chiesa del centro dell’altopiano dei Sette Comuni. C’erano la moglie Anna, i tre figli con i due nipoti ed il fratello Aldo dietro la bara. Nella cappella poche persone, come voleva il “Sergente nella neve”. E il mesto rintocco del Matìo, il campanone di Asiago. Ora è sepolto nel cimitero a sud del paese, sotto una grande croce di marmo chiaro che lui stesso aveva voluto recuperare dalla tomba del nonno paterno Giovanni Antonio, con davanti una piccola aiuola coltivata, come piaceva a lui. Una sera, ricordandolo a Falmenta, in valle Cannobina, insieme ad un suo grande amico , il maestro Bepi De Marzi, si avanzò l’ipotesi che l’ultima dimora ad Asiago fosse un cenotafio, una tomba vuota, con le ceneri dello scrittore disperse nella steppa russa. Ma era solo un’ipotesi, per quanto suggestiva. Rigoni Stern, nel 1973, pubblicò una raccolta di racconti intitolata “Ritorno sul Don”. E scrisse, nell’occasione: “Ecco, sono ritornato a casa ancora una volta; ma ora so che laggiù, quello tra il Donetz e il Don, è diventato il posto più tranquillo del mondo. C’è una grande pace, un grande Rigoni stern giovane con la moglie annasilenzio, un’infinita dolcezza. La finestra della mia stanza inquadra boschi e montagne, ma lontano, oltre le Alpi, le pianure, i grandi fiumi, vedo sempre quei villaggi e quelle pianure dove dormono nella loro pace i nostri compagni che non sono tornati a baita”. La sua vita portò i segni della guerra, della ritirata di Russia e della montagna. Nel 1938, a diciassette anni ( “Sull’Altipiano, per noi ragazzi c’era un detto: o prete, o frate, o fuori con le vacche”)  entrò alla Scuola Militare d’alpinismo di Aosta, quindi combattè come alpino nel battaglione Vestone, in Francia, Grecia, Albania, Russia. Fatto prigioniero dai tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, rientrò a casa, a piedi, dopo due anni di lager, il 5 maggio 1945. E da allora non lasciò più il suo Altopiano, dove viveva nella casa da lui stesso costruita insieme alla moglie Anna e ai tre figli. Ad Asiago lavorò al catasto comunale, mantenendo l’impiego fino al 1970, quando decide di dedicarsi completamente al lavoro di scrittore. Fu Elio Vittorini, nel 1953, a fargli pubblicare per I Gettoni di Einaudi il suo primo romanzo “Il sergente nella neve”. Poco meno di dieci anni dopo, nel 1962, pubblicò il secondo, “Il bosco degli urogalli”, sempre per Einaudi. E tanti altri seguirono fino  a “Stagioni”, l’ultimo romanzo uscito nel 2006, due anni prima della sua morte. Mario più volte affrontò quest’argomento, sottolineando come la morte non gli incutesse paura: “La vita si sa che deve finire, ma io non vivo Mario_Rigoni_Stern_(1921-2008)questa consapevolezza con angoscia –disse in una intervista per il suo 85esimo compleanno – Semmai può spaventare la sofferenza fisica, perché a volte il dolore umilia, non lascia all’uomo nemmeno la possibilità di pensare. Ma è un’età, la mia, che va affrontata avendo la coscienza del limite”. D’altronde, la morte era da sempre intrecciata alla  sua vita, se non altro per la coincidenza che l’aveva visto venire al mondo (e quindi festeggiare il proprio compleanno) l’1 novembre (del 1921), giorno dei morti. Chi lo conosceva bene ( come il giornalista Sergio Frigo ( che ha curato “I luoghi di Mario Rigoni Stern” ) dice che era assiduo al cimitero, dove si aggirava tra le tombe ricordando i familiari e i compaesani che se n’erano andati, tra nostalgia, affetto e persino qualche sorriso: come, in un suo racconto, l’episodio dei ragazzini che andavano di tomba in tomba per raccogliere la cera sciolta delle candele con cui sciolinare gli sci. “Nella mia “Spoon River” paesana ritrovo le persone scomparse e rivivo le loro storie dimenticate”, disse in un’ intervista a Frigo. In “Stagioni”, racconta “una passeggiata in Cimitero in un giorno di primavera”, tra le tombe dei genitori e della vecchia maestra, dei fratelli e degli amici che l’hanno preceduto, delle “ragazze con le quali cacciavo le farfalle” e della “guardia comunale che ci faceva correre quando eravamo troppo invadenti”. Tutto questo, scriveva, “non è greve; è invece ritrovare memorie e dolce malinconia, non memorie cattive o fastidiose, o sensi di rabbia, o di rammarico per eventuali torti Tomba Mario Rigoni Stern1subiti”. Nel libro “Tra le due guerre”, una silloge di articoli, inediti e non, dedicati in gran parte  ai conflitti, scriveva ( nel capitolo “Il giorno dei morti”): “Negli ultimi giorni d’ottobre, nel pomeriggio appena ritornati dalla scuola, invece di salire ai roccoli (…) andavamo a piccole frotte al cimitero per ripulire dalle erbacce le tombe dei parenti (…) Nel pomeriggio del 1°novembre venivano accesi sulle tombe tanti lumini, venivano anche posati bene in vista i ritratti dei defunti ivi sepolti, e ghirlande intrecciate con rami d’edera, e fiori di latta smaltata a vivaci colori (…) Nelle sere del 1° e 2 novembre nessuno usciva di casa, nemmeno i più accaniti giocatori di carte (…) Forse oggi è tutto più banale. Anche il cimitero si è molto ampliato perché i nuovi ricchi vogliono tutti la tomba di famiglia o la cappella gentilizia, con marmi lucidati, e statue, e luci splendenti; le tombe con piccole aiuole coltivate a fiori sono molto poche perché quasi tutte hanno lastre di marmo e fiori di plastica”. Forse è anche per questo che ha voluto, davanti alla croce di marmo quella piccola aiuola coltivata con fiori veri, profumati e freschi, accarezzati dal vento delle sue montagne.

Marco Travaglini

Il primo Rights Village in luglio a Torino Esposizioni

Con un format innovativo, il Rights Village sarà dunque un’occasione per diffondere i principi di non discriminazione e uguaglianza e promuovere le pari opportunità per tutti

IMG_5063Un mese di dibattiti, incontri, spettacoli, performance teatrali, musica e mostre per discutere in modo nuovo di diritti e uguaglianza. E’ la prima edizione del Rights Village, un “villaggio dei diritti” aperto per tutto il mese di luglio a Torino Esposizioni, per l’occasione reso di nuovo vivibile, con ingresso da Viale Boiardo, lato Parco del Valentino. Con un format innovativo, il Rights Village sarà dunque un’occasione per diffondere i principi di non discriminazione e uguaglianza e promuovere le pari opportunità per tutti, in un contesto di aggregazione e divertimento, con concerti gratuiti oltre al coinvolgimento delle più prestigiose serate del nightclubbling torinese, con importanti dj set e animazione.IMG_5066 “Come sede della prima edizione – ha sottolineato Roberto Vella, Presidente di Concept Event, la società privata che, assieme all’Associazione iNova, ha ideato e organizza il Rights Village, in collaborazione con il Coordinamento Torino Pride e l’Associazione LOFFICINA – abbiamo scelto Torino, valorizzando così il suo ruolo di laboratorio in tema di diritti”. “Non credo – ha spiegato, presentando l’iniziativa, Silvia Magino, Project Manager di Rights Village – che nessuno degli attori della promozione sociale abbia mai pensato prima d’ora ad una cosa tanto semplice quanto efficace: coniugare, come faremo noi, intrattenimento e informazione, divulgazione e partecipazione”. Il Rights Village – la cui realizzazione ha richiesto un investimento di oltre duecentomila euro – si aprirà sabato 2 luglio con il Party ufficiale di Torino Pride 2016 e proseguirà per tutto il mese con conferenze e incontri con la partecipazione di politici, delle varie associazioni di riferimento, esperti, studiosi e giornalisti. Tra gli argomenti trattati: la legge della Regione Piemonte contro ogni forma di discriminazione, i modelli di inclusione di una società multiculturale, le discriminazioni nella comunicazione pubblicitaria, il bullismo e il cyber bullismo, i diritti delle donne e il contrasto agli stereotipi, l’importanza delle differenze di genere nel linguaggio. In alcuni casi alle conferenze seguiranno pièces teatrali. torinoesposizioniSi parlerà anche di libri, di problemi e casi pilota di carattere legale, delle attività Lgbt nell’ Europa orientale, di storie di donne uscite dalla spirale della violenza domestica, della giornata europea per le vittime dei crimini d’odio. Sono pure previste proiezioni di film e di documentari, mostre fotografiche sulle donne e su sport e atleti paraolimpici, una esibizione di circo in carrozzina (Circus Ability), serate danzanti, spettacoli (il 26 ci sarà Sabina Guzzanti) e concerti. Per il cibo si è scelto di dare spazio al territorio: una selezione di operatori di San Salvario sarà sempre presente, alternandosi, al Rights Village per offrire delle proposte variegate per soddisfare tutte le esigenze. Il Rights Village sarà aperto dal lunedì alla domenica dalle ore 18, l’ingresso è gratuito, alcuni eventi, che si svolgeranno nell’area Emiciclo, saranno a pagamento.

Banda criminale produceva monete e documenti falsi

Perquisizioni nel Torinese, otto indagati

Polizia-Stradale-notteUna banda criminale dedita alle truffe e alla produzione di documenti e monete false operativa in provincia di Torino e’ stata sgominata dalla polizia. Sono otto le persone indagate a piede libero. L’organizzazione aveva allestito una zecca per coniate monete da 50 centesimi, 1 e 2 euro. Sono state effettuate undici perquisizioni a Cuorgné, Rivarolo, Caluso e Collegno, ma anche a Condofuri, in provincia di Reggio Calabria, dove è stata trovata una parte del materiale sottratto durante le truffe. Venivano infatti contattate ditte di noleggio di impianti acustici o negozi di alimentari ai quali la banda ordinava prodotti che pagava con assegni circolari falsi. Il ricavato  dei colpi e’ di circa 80 mila euro.

Due ristoranti piemontesi tra i 50 migliori al mondo

SALAME PIEMONTE VINO CIBOI due ristoranti piemontesi, Piazza Duomo di Alba con lo chef Enrico Crippa e Combalzero di Rivoli con lo chef Davide Scabin, sono tra i migliori 50 ristoranti al mondo del premio ‘The World’s 50 Best Restaurants’, assegnato a New York. Piazza Duomo si piazza al 17/posto e guadagna 10 posizioni rispetto all’anno scorso, mentre Combal Zero è 46/o. Il locale albese nel 2016 ha già ottenuto le tre stelle Michelin e l’Olimpo della ristorazione assegnato dalla Guida Touring Club e la Guida l’Espresso ha assegnato il voto di 19,75 su 20. Il miglior ristorante al mondo è invece  l’Osteria Francescana di Massimo Bottura, seconda nella graduatoria del 2015

Pietra di Luserna, materia prima piemontese alla conquista del mondo

luserna pietraSarà agli onori della cronaca all’inaugurazione del Museo previsto nel 2016 della cultura museale: l’edificio avveniristico, progettato da Jean Nouvel, punterà sulle suggestioni di luci e colori del corpo centrale con una doppia cupola in acciaio e vetro

di Paolo Pietro Biancone*

La Pietra di Luserna è il materiale scelto per la pavimentazione dell’edificio che ospiterà il Museo del Louvre di Abu Dhabi. La pietra piemontese è stata scelta per le sue caratteristiche di resistenza alle diverse temperature, durevolezza, resistenza alle macchie e alle abrasioni. La Pietra di Luserna, infatti, è una roccia metamorfica scistosa appartenente al gruppo degli gneiss. Si tratta in particolare di gneiss di tipo lamellare, cioè che si presenta in un insieme di strati sovrapposti come i fogli di un libro. Viene estratta da cave situate nelle Prealpi Cozie del Piemonte centro-occidentale, tra la Val Pellice e la Valle Po, nei territori dei Comuni di Luserna San Giovanni, Rorà, Bagnolo Piemonte e Barge, per i quali ha sempre rappresentato un’importante risorsa economica.

Sarà agli onori della cronaca all’inaugurazione del Museo previsto nel 2016 della cultura museale: l’edificio avveniristico, progettato da Jean Nouvel, punterà sulle suggestioni di luci e colori del corpo centrale con una doppia cupola in acciaio e vetro. Il progetto è ambizioso e di certo avrà ripercussioni importantissime sulla cultura del mondo arabo e non solo.

Il progetto è ambizioso: il museo sorge sull’isola naturale di Saadiyat, a cinque minuti dalla capitale degli Emirati; nello stesso sito, prevede la costruzione di altri quattro musei firmati da altrettante Archistar e circondati da ville, alberghi, servizi di lusso. Il Louvre-bis di Abu Dhabi, l’emirato più esteso e più ricco del Paese, un milione e 300mila abitanti e l’80 per cento dell’oro nero posseduto dall’intera nazione, è una scommessa da 27 miliardi di dollari.

Si tratta, dunque, di un altro tassello del made in Italy, grazie dalla materia prima piemontese. E non solo, è un chiaro esempio di come Investire nella cultura abbia riflessi positivi anche in settori e in territori apparentemente estranei all’investimento. La chiave di volta è puntare sulle eccellenze territoriali e metterle a disposizione del mondo.

Occorrono però, opportune e mirate strategie di internazionalizzazione aziendale, che mirino a diffondere l’eccellenza, senza perdere l’originalità del made in Italy. La prospettiva è la crescita territoriale e la diffusione dell’italianità nel mondo.

* Director of the European Research Center for Islamic Finance
Editor in Chief European Journal of Islamic Finance
Department of Management
University of Turin

Torino si allea con il territorio per l'emergenza cinghiali

CinghialProvincia di Asti, Città Metropolitana di Torino, ATC TO5 e ATC AT1 collaboreranno per il contenimento della specie

La Provincia di Asti, la Città Metropolitana di Torino, l’Ambito Territoriale di Caccia TO5 “Collina Torino” e l’Ambito Territoriale AT1 “Nord Tanaro” hanno siglato un protocollo d’intesa che prevede interventi coordinati per il contenimento numerico dei cinghiali nei rispettivi territori di competenza.

Il protocollo prevede uno “sconfinamento” degli interventi: viene cioè autorizzata l’estensione delle operazioni di contenimento nei Comuni confinanti appartenenti al territorio di competenza degli altri Enti firmatari.

Le modalità delle operazioni verranno di volta in volta concordate dai soggetti attuatori degli interventi di controllo previsti dai Piani di contenimento adottati nel 2015 dalla Provincia di Asti e dalla Città Metropolitana di Torino.

“Siamo in una situazione di emergenza. – spiega Gemma Amprino, Consigliera metropolitana delegata all’agricoltura, all’ambiente e alla tutela della fauna e della flora – Le numerose segnalazioni su danni alle colture agricole e sugli incidenti stradali provocati dalla presenza di ungulati sulle arterie extraurbane hanno confermato la necessità di adottare procedure stabili di collaborazione con la Provincia di Asti nei territori al confine con la Città Metropolitana. In particolare è stata segnalata l’eccessiva presenza di cinghiali nell’Ambito territoriale di caccia AT 1 Nord Tanaro. Intendiamo monitorare e nel contempo diminuire la consistenza numerica dei cinghiali, per ridurre l’impatto negativo sulle colture agrarie ed il rischio di danni in genere. Gli interventi coordinati e contemporanei nei territori confinanti saranno effettuati nelle zone rurali, individuate nella programmazione della Provincia di Asti e della Città Metropolitana di Torino, in cui vi sono anomale concentrazioni di cinghiali. Tali concentrazioni causano un giustificato allarme sociale, oltre ai concreti danni alle colture e agli incidenti stradali”.