redazione il torinese

Artusi alla Camera di Commercio

Gli allievi delle classi terze, Enogastronomia e Sala/Vendita dell’Istituto alberghiero Artusi di Casale Monferrato hanno effettuato una visita di studio, con i loro docenti, allo sportello casalese della Camera di Commercio di Alessandria.

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Per oltre un’ora il responsabile dello Sportello Imprese, Antonio Di Fazio, ha illustrato i vari servizi e le opportunità che l’ente camerale offre, soffermandosi, in particolare, suo ruolo del Registro delle Imprese. La visita è inserita nel percorso formativo dell’Istituto alberghiero relativo alla materia di Diritto e Tecniche Amministrative delle Strutture Ricettive.

Sviluppo, sul “Patto per Torino” c’è la firma di Comune e Regione

chiampa lausappendino tgE’ stata siglata dal presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e dalla sindaca Chiara Appendino la lettera di accompagnamento alle proposte per il Patto  sugli interventi per lo sviluppo economico, la coesione sociale e territoriale della Regione Piemonte e della Città di Torino, annunciato tempo fa dal premier Matteo Renzi. Le risorse previste ammontano circa 6 miliardi di cui 600 garantiti dai fondi europei già attribuiti alla Regione. I contatti tecnici e politici con il governo  avverranno già dai prossimi giorni  per verificare le modalità e le tempistiche con cui arrivare alla stipula del patto. Le proposte e lo stato di avanzamento del patto verranno presentate lunedì in una conferenza stampa.

#Dilloatutti, al via la campagna

Noi politici parliamo spesso di ‘diritto alla salute’ come diritto d’accesso alle cure e quasi mai di come si può non ammalarsi e vivere in salute per più tempo. La sfida che lanciamo oggi è sul terreno della prevenzione primaria dove è necessario che qualcuno si assuma la responsabilità di dare concretezza a ciò che fino a oggi è sempre e solo stato detto. Ciò che desideriamo ‘dire a tutti’ è che ciascuno, per la propria parte, può essere protagonista di una vera e propria rivoluzione culturale, che veda nell’adozione di corretti stili di vita lo strumento per riuscire ad ammalarsi di meno e vivere meglio e più a lungo, generando anche un risparmio per il sistema sanitario. È un progetto ambizioso che può riuscire solamente attraverso il gioco di squadra e che mette al centro il bene più prezioso che abbiamo: la salute, una risorsa che ciascuno di noi ha il dovere di preservare”.

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Con queste parole il presidente del Consiglio regionale Mauro Laus,  ha aperto, mercoledì 23 novembre a Palazzo Lascaris, la conferenza stampa di presentazione del progetto #Dilloatutti, realizzato dall’Assemblea legislativa piemontese in collaborazione con il Centro universitario sportivo (Cus) Torino.

A poco più di un anno dalla nascita, in Consiglio regionale, degli Stati generali dello Sport, luogo non fisico di confronto tra soggetti rappresentativi del territorio che, a vario titolo, si occupano di educare al benessere, il progetto #Dilloatutti si propone di fare della pratica sportiva e dei corretti stili di vita gli strumenti di tutela della salute e della prevenzione primaria coinvolgendo, in questa prima fase, i giovani e il mondo universitario rendendoli testimonial di una campagna di promozione dei corretti stili di vita e di attività di formazione interattiva, trasformandoli in veri e propri “ambasciatori del benessere”.

consiglio lascarisIl progetto, consultabile a breve anche sul sito www.dilloatutti.piemonte.it,si articola in tre step: tra novembre e dicembre si prevede la diffusione della campagna #Dilloatutti utilizzando soggetti sportivi del territorio; tra gennaio e febbraio la realizzazione di contenuti video finalizzati al lancio dell’attività di engagement «Diventa ambasciatore del benessere»; a marzo la creazione di un percorso virtuoso sul territorio con supporto a tutte le iniziative/eventi legati al mondo universitario in linea con «i corretti stili di vita» “Il progetto è studiato e rivolto ai giovani che già praticano attività fisica e sportiva, o che semplicemente vogliono avvicinarsi ad essa – ha dichiarato il presidente del Cus Riccardo D’Elicio . L’obiettivo principale è quello di creare sinergia tra politica, sport e sanità affinché questi tre settori inizino a parlarsi al fine di costruire un’autentica strategia che veda gli studenti universitari promotori della stessa. Siamo infatti sicuri che gli universitari di oggi saranno il futuro della nostra società”.Il tour promozionale nelle sedi universitarie – il #Dilloatuttitour – avrà inizio domani, giovedì 24 novembre, dal Politecnico di Torino.

CT  – www.cr.piemonte.it

Foto: Essepiesse – il Torinese

 

Barbera kiss, il bacio di mezzanotte dei bagnacaudisti

bagna-2INVITO A BACIARSI IL 25 E 26 NOVEMBRE IN PIAZZA MEDICI AD ASTI

Si conferma come l’evento più glamour del Bagna Cauda Day che richiama ad Asti, a mezzanotte, centinaia di donne e uomini. È il Barbera kiss, il bacio di mezzanotte dei bagnacaudisti incalliti. “Per sfatare la credenza che dopo aver mangiato la bagna cauda non ci si possa amare” scherzano gli organizzatori.  Accadrà di nuovo quest’anno in piazza Medici nel cuore di Asti. Venerdì 25 e sabato 26 novembre allo scoccar della mezzanotte tutti i bagnacaudisti, sulle note della canzone “Non ti fidar di un bacio a mezzanotte” delle mitiche Gemelle Nete, sono invitati a un abbraccio collettivo e a un “coraggioso” bacio in piazza, per la durata di almeno i 12 rintocchi dell’orologio della torre Troyana. Vin brulè finale, offerto dal Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato. Il bacio di mezzanotte si potrà celebrare anche nei 155 ristoranti e locali fuori Asti, in Piemonte, in Liguria e nel mondo che aderiscono al Bagna Cauda Day. Nel castello di Casale Monferrato è previsto in contemporanea il “Bacio a corte”.

BAGNA CAUDA CLIC. Tutti sono invitati a fotografare il Bagna Cauda Day in ogni sua declinazione: dai piatti agli ingredienti, dalle tavole imbandite agli eventi collaterali, ai momenti conviviali, collettivi e divertenti come il Barbera Kiss.  Un concorso fotografico su Instagram organizzato insieme al Consorzio della Barbera d’Asti e dei Vini del Monferrato. Si può partecipare con un massimo di tre foto. È necessario seguire i profili Instagram @bagnacaudaday @barberadasti e taggare le foto con #BagnaCaudaDay2016 #barberadasti #siamotuttinellabagna #barberakiss e #mynameisbarbera. Le immagini saranno valutate da una giuria di esperti.  I vincitori riceveranno una cantinetta da sei bottiglie offerte dal Consorzio della Barbera d’Asti e dei Vini del Monferrato e altri premi. La premiazione avrà luogo a metà dicembre 2016, in occasione della presentazione del 18° numero della rivista Astigiani. “Siamo lieti – commenta il presidente del Consorzio della Barbera d’Asti Filippo Mobrici – di rinnovare la nostra partecipazione al Bagna Cauda Day, evento nato per riproporre uno dei piatti tipici della nostra zona, così come tipica è la Barbera d’Asti. Nella bagna cauda si possono infatti ritrovare le caratteristiche che rendono grande il nostro vino: l’esistenza di un rapporto storico con il territorio e la chiara localizzazione geografica sono infatti i tratti tipici della Barbera d’Asti, sposa ideale di questo piatto fortemente monferrino”.Il bando del Bagna Cauda Clic è scaricabile dal sito www.bagnacaudaday.it

Il compleanno del “papà” di Pinocchio

pinochCarlo Collodi, all’anagrafe Carlo Lorenzini, nacque a Firenze il 24 novembre del 1826, esattamente centonovant’anni fa, e divenne celebre come autore del romanzo “Le avventure di Pinocchio.Storia di un burattino”. Il padre Domenico era cuoco e la madre, Angiolina Orzali, domestica, entrambi a servizio dei marchesi Ginori. Quest’ultima era originaria di Collodi , una frazione di Pescia, in provincia di Pistoia. E proprio il nome del paese della madre ispirò lo pseudonimo che rese famoso in tutto il mondo l’autore di Pinocchio. A diciotto anni entrò nel mondo dei libri, prima come commesso nella libreria Piatti a Firenze e poi come redattore. Nel 1845 ottenne una dispensa ecclesiastica che gli permise di leggere l’Indice dei libri proibiti e due ani più tardi, iniziò a scrivere recensioni ed articoli per La Rivista di Firenze. Allo scoppio della Prima guerra d’indipendenza, nel 1848, Collodi si arruolò volontario combattendo con altri studenti toscani a Curtatone e Montanara contro gli austriaci. Tornato a Firenze fondò una rivista satirica, Il Lampione (censurata da lì a breve).  Per anni svolse un’intensa attività culturale nel campo dell’editoria e del giornalismo, occupandosi di letteratura, musica, arte. Nel 1856, durante la sua collaborazione con la rivista umoristica La Lente, per la prima volta si firma con lo  pseudonimo di Collodi. E inizia a pubblicare i primi libri. Nella Seconda guerra d’indipendenza non si tira indietro e vi partecipa come soldato regolare piemontese nel Reggimento Cavalleggeri di Novara. Finita la campagna militare, ritornato a Firenze, si occupa di critica teatrale e su invito del Ministero della Pubblica Istruzione, entrò a far parte della redazione di un dizionario di lingua parlata, il “Novo vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze”. Il suo approccio al mondo delle favole inizia all’aba dei cinquant’anni quando ricevette dall’editore Paggi il compito di tradurre le fiabe francesi più famose. Ma nons i limitò a questo: effettuò anche l’adattamento dei testi integrandovi una morale; e questo lavoro venne poi pubblicato sotto il titolo de “I racconti delle fate”. Nel 1877 apparve “Giannettino”, il primo di una lunga serie di testi per l’educazione che spaziavano dalla geografia alla grammatica e all’aritmetica .  Questa serie faceva parte della Biblioteca Scolastica dell’editore Felice Paggi: un libro era venduto a due lire e, se era Legato in tela con placca a oro, a tre lire. Sia questa serie che il successivo “Minuzzolo”, anticipano di fatto la nascita di Pinocchio. Ed ecco che, il 7 luglio 1881, sul primo numero del periodico per l’infanzia “Giornale per i bambini “( praticamente il pioniere dei periodici italiani per ragazzi)  uscì la prima puntata de Le avventure di Pinocchio, con il titolo Storia di un burattino. Due anni dopo, raccolte in volume ed arricchite dalle illustrazioni di Enrico Mozzanti, le avventure del burattino che voleva diventare un bambino in carne e ossa, venneropinoc pubblicate e, nel medesimo anno, Collodi diventò direttore del “Giornale per i bambini”.  Carlo Lorenzini, detto Collodi, morì a Firenze nel 1890; dove  è sepolto nel cimitero delle Porte Sante. Pinocchio, invece, in barba ai suoi 133 ( che non dimostra) è stato pubblicato in 187 edizioni e tradotto in 260 lingue o dialetti, è diventato protagonista di film, cartoni animati e sceneggiati, è stato riprodotto in una infinità di situazioni ed occasioni. In molti hanno provato a catalogarne significati e “morali”. Una di queste è particolarmente originale. Secondo Italo Calvino, Pinocchio è l’unico vero picaro della letteratura italiana, seppure in forma fantastica: le sue avventure rocambolesche, a volte scanzonate a volte drammatiche, sono tipiche di questa figura letteraria trova origine in Spagna, dal “Lazarillo de Tormes” fino a quella grande opera che segna la nascita del romanzo moderno europeo: il Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes (1605). A noi, che lo incontrammo da piccoli e che imparammo ad amarlo, piace pensarlo all’Osteria del Gambero Rosso , in compagnia del Gatto e della Volpe) , mentre fugge con Lucignolo nel «Paese dei Balocchi» e finisce per trasformarsi, dopo cinque mesi di cuccagna, in un asino, finendo in una compagnia di pagliacci. Mastro Ciliegia, Geppetto, Mangiafuoco e la Fata Turchina lo accompagnano fin quando smette di essere un burattino e diventa un ragazzo in carne ed ossa. Pinocchio è un libro per bambini, edificante, educativo, letto anche dagli adulti perché ci aiuta a non perdere il contatto con la fantasia. Personalmente l’avevo perso di vista ma ho avuto la fortuna d’avere accanto chi mi ha aiutato a ritrovarlo.

 Marco Travaglini

La morte davanti alle telecamere e la insulsa ribellione di una sedicenne

Dal fatto di cronaca, ma con piena libertà, prese le mosse Sidney Lumet per costruire sulla sceneggiatura di Paddy Chayefsky Quinto potere con al centro il grandioso Howard Beale vittima di un pericoloso calo d’ascolti televisivi. Il film vinse nel ’77 quattro Oscar tra cui quello a Peter Finch alla memoria. Il fatto trasportato dalla realtà era successo nel luglio di tre anni prima, quando Christine Chubbuck, giornalista di una televisione di Sarasota in Florida si era uccisa con un colpo alla testa davanti alle telecamere, dando piena soddisfazione all’economia della rete e alla volontà del suo capo di avere in ogni momento attraverso tinte forti i resoconti dei fatti di sangue che più rendevano incuriosito e soddisfatto lo spettatore.

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Ancora nel nuovo millennio il personaggio e l’occasione continuano a interessare il cinema: se n’è accorto il TFF che bene ha fatto a presentare Kate plays Christine sotto la sezione “Festa Mobile”, dove il regista Robert Greene mescola finzione e documento, e soprattutto Christine dove Antonio Campos, con un occhio rivolto alla cinematografia degli anni Settanta, insomma siamo dalle parti di “alla maniera di”, ricostruisce il personaggio tra la vita lavorativa e il privato e ha in Rebecca Hall (Vicky per Woody Allen in Vicky Cristina Barcelona) un’interprete che in un incredibile ventaglio di emozioni e sfumature – a nessuno verrà in mente di proporla per la cinquina dei prossimi Oscar? – dà vita ad un personaggio femminile che definiremmo perfetto. Bel personaggio, quello di Cristina. Interessante, chiuso e rigido nel suo desiderio di una brillante carriera, sempre in cerca del pezzo importante e desiderosa di togliersi dalle sciocchezze che reclamizzano la produzione delle fragole o delle uova di questa o quella gallina, in lotta continua con chi dirige la baracca; d’altra parte una donna fragile, vicina ai trent’anni ma ancora nella stessa casa di una madre che sente ancora forte l’amicizia maschile, lontana lei dall’amore e dal sesso, turbata da una ciste ovarica che le avrebbe per sempre cancellato il desiderio di avere figli.

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Campos con attenzione e grande partecipazione guarda i turbamenti nell’una e nell’altra parte, rendendoci un film maturo, concreto, appassionato che alza di parecchio il concorso festivaliero. Il quale tuttavia ha modo di cadere rovinosamente con due pellicole viste nelle ultime ore. Il premio alla vuotaggine andrebbe dato alla signorina Tamara Drakulic, di eventuale professione regista, battente bandiera della Serbia, che spende 70’ di belle immagini, pretendendo che lo spettatore creda alla piccola quanto insulsa ribellione di una sedicenne in vacanza al mare con papà. 70’ che grondano brandelli di dialoghi al limite del ridicolo, lune arrossate, stormi d’uccelli in volo, foglie fruscianti, onde e ondine quante più se ne può, spiaggia calpestata con passaggi improvvisi e mai legittimati davanti alla macchina da presa, gite in vespa seguite per ogni metro di strada compiuto: quando si è terminato il panorama, si torna alle immagini già prima abusate. Insomma questo Vetar (che suonerebbe in italiano come “vento”) è irritante, stupidamente inquadernato, nemmeno degno di essere ricercato per quel che è il disegno e la costruzione dei personaggi. Forse al pari gli sta Los decentes (strano miscuglio di coproduzione Austria/Corea del Sud/Argentina), storia di una cameriera che spolverando nella casa bene, in un quartiere residenziale alle porte di Buenos Aires che è la roccaforte del perbenismo e del marciume sbattuto sotto il tappeto, scorge oltre il muro di cinta una comunità che in vesti adamitiche pratica pseudo filosofie e amore libero. La povera Belén sciupa pantofole e scarpe tra casa e paradiso ritrovato, abbraccia di botto il nuovo continente e fa fuori la padrona per amore di libertà: il conflitto finale tra ignudi e vestiti forse rimetterà le cose al loro stato primitivo, mentre noi ci chiediamo quali intenzioni avesse il regista Lukas Valenta Rinner, se di estrema serietà o di grandissima ironia.

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Ci risolleviamo il morale con Avant les rues della canadese Chloé Leriche, girato in lingua atikamekw tra la comunità di Manawan, in un paese poverissimo e senza prospettiva, dove al mattino ci si mette in coda pur di recuperare un lavoro per la giornata. Ci vive Shawnouk, ragazzo senza nessuna certezza, scontroso, con affetti familiari incompleti, alla ricerca di sé e di altro, avvicinato un giorno da un piccolo delinquente per un furto in una delle case estive lasciate vuote. Non va tutto senza inciampi come dovrebbe, qualcuno ci rimette la pelle e in Shawnouk cresce il senso di colpa per quanto è successo: solo riscoprendo i riti antichi del proprio popolo riuscirà a ritrovare la serenità. Leriche, nella descrizione delle giornate del ragazzo, nella sua solitudine, in quell’essere appartato nel mondo magico della natura, nel dispiegamento religioso della propria voce ci fa poco a poco entrare nella magia delle tradizioni, rendendola per un attimo vicino a noi, portatori di una cultura del tutto lontana.

 

Elio Rabbione

Lavia, “L’uomo dal fiore in bocca e…non solo”

Dopo “Sei Personaggi in cerca d’autore”, passando per “Vita di Galileo” di Bertolt Brecht, Gabriele Lavia torna a Pirandello, un drammaturgo che, più di ogni altro, ha segnato il teatro del nostro tempo, profetizzando la crisi d’identità dell’uomo contemporaneo. Lo fa portando in scena al teatro Carignano di Torino fino a domenica 4 dicembre, nell’ambito di una produzione del Teatro della Toscana e dello Stabile di Genova, la celebre piece intitolata “L’uomo dal fiore in bocca”, arricchendo, tuttavia, il monologo originale con altre novelle che affrontano il tema della morte e della donna.

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In questo si spiega il sottotitolo “e non solo” di questa sua nuova proposta teatrale. “L’uomo dal fiore in bocca” del drammaturgo agrigentino rappresenta il culmine pirandelliano dell’incomunicabilità, di quella solitudine che si aggrappa alla banalità dei più piccoli e insignificanti particolari del quotidiano, per tentare di rintracciare una qualche superiorità della vita sulla morte. Gabriele Lavia, con Michele Demaria e Barbara Alesse, prova a trattenere quella vita un poco prima della fine. Questo atto unico fu rappresentato la prima volta a Milano al teatro Manzoni il 21 febbraio 1923, mettendo in scena il colloquio tra un uomo che sa di essere condannato tra breve a morte, e per questa ragione medita sulla vita (l’uomo dal fiore in bocca impersonato da Lavia), e un uomo come tanti, convenzionale, che non si pone il problema della morte ( il Pacifico Avventore, interpretato da Michele Demaria). Il testo è stato tratto da Pirandello da un altro suo lavoro teatrale precedente, intitolato “La morte addosso”. “La morte addosso spiega Gabriele Lavia può essere considerato il sottotitolo di tutta l’opera letteraria di Pirandello, che fu sin da piccolo risucchiato dall’orrore e dal mistero della morte. Il celebre episodio del cadavere e dei due amanti che caratterizzò la sua fanciullezza, avvenuto in quello strano “fondaco buio” segnò per sempre la sua vita e la sua opera”. La scena si apre in una simbolica sala d’attesa di una qualche stazione ferroviaria del Sud Italia, contraddistinta dalla scenografia imponente di Alessandro Camera, costruita nei magazzini del Teatro La Pergola di Firenze. La struttura portante, alta almeno 9 metri, tutta in legno di pioppo, regge le vetrate annerite della vecchia stazione. L’uomo dal fiore in bocca, che comincia a parlare con ritmo insistente, in modo ironico e disperato, dimostrando una straordinaria capacità di cogliere gli aspetti più minuti e apparentemente insignificanti della vita, vede dietro la grande vetrata l’ombra della moglie, interpretata da Barbara Alesse. La donna non gli è di consolazione, ma di ostacolo, alla sua stringente necessità di vivere che lo porta a trascorrere ore in stazione e a osservare i commessi impacchettare la merce venduta. Alla donna si affiancano “tante donne… donne …donne, che non si vedono, ma che sono l’assillo e l’incubo del nostro piccolo uomo pacifico”. Rimane sospeso l’interrogativo pirandelliano se la donna della stazione impersoni anche la morte.

Mara Martellotta

 

TAV, REGIONE; CONTICELLI (PD): AUDIZIONE SINDACI E COMMISSARIO

consiglio lascarisNella seduta della II commissione (trasporti e infrastrutture) del Consiglio regionale del Piemonte presieduta da Nadia Conticelli (Pd) sono stati auditi i sindaci di Susa e di Chiomonte, Sandro Plano e Silvano Ollivier, e il commissario di Governo per la linea Torino Lione Paolo Foietta. L’argomento della riunione sono state le opere compensative previste in Val Susa conseguenti al cantiere dell’alta velocità ferroviaria. “Con l’approvazione della prossima delibera Cipe prevista per domani  – dichiara Conticelli – si procede con la prima tranche di opere per i Comuni valsusini. L’elenco sarà riformulato proprio come richiesto dal Sindaco di Susa per la parte di suo interesse, inserendo la variazione del primo finanziamento impegnate per Susa convergere sul rifacimento del Teatro civico; a Chiomonte invece si procede con il finanziamento della metanizzazione. Ha ragione il Ministro – prosegue – quando sostiene la necessità di dotarsi di un piano generale dei lavori, perché così si offre un insieme di opere durevoli con un idea forte della Valle. Dopo questa prima parte di finanziamenti  – continua la presidente della Commissione – è già pronto il secondo l’elenco per altri 32 milioni di opere e c’è l’impegno del Ministro di aumentare le risorse fino a circa 100 milioni di finanziamenti. C’è – conclude – un lavoro di condivisione tra amministrazioni locali, struttura governativa e la Regione Piemonte, mi auguro che si possa procedere speditamente con i cantieri per queste opere chieste dai Sindaci e prevedere, così come chiedono i Sindaci, una semplificazione delle procedure e il necessario supporto tecnico ai Comuni coinvolti”.

Dopo Siviglia la gioia bianconera sui social

logo-juventusLa squadra bianconera affida ai social i commenti dopo il successo conseguito a Siviglia: “Nelle corride non sempre il toro va preso per le corna, serve pazienza e bisogna colpire quando è stanco. Primo obiettivo raggiunto!!”. Massimiliano Allegri la vede così  su Twitter, dopo la rimonta contro il Siviglia, che porta la Juventus gli ottavi di finale di Champions League. “Sciacquatevi la bocca!!! Obiettivo qualificazione raggiunto!!!”, scrive invece su Instagram Leonardo Bonucci. Giorgio Chiellini twitta: “Una vittoria importante, passaggio del turno ottenuto!! Avanti cosi!!!”

Un bene prezioso: il Rotary e i gioielli “conflict free”

Il Rotary Club Torino Lagrange ha organizzato la serata “Un bene Prezioso”, un’iniziativa culturale e sociale, che si svolgerà giovedì 24 novembre a Torino, presso la Gioielleria Rocca in Piazza Lagrange 2, a partire dalle ore 20

 

rotaryAttraverso un percorso tra la gemmologia e i diamanti offerto dal Gruppo Damiani-Rocca, gli ospiti verranno sensibilizzati sull’importanza di utilizzare materie prime “conflict free” e nello specifico dei diamanti così detti “free blood diamonds”. L’incontro sarà inoltre arricchito dalla presenza del maestro orafo di casa Damiani, che confezionerà dal vivo alcuni preziosi, e dalla messa a disposizione delle ultime collezioni di orologeria dei brand gestiti dal Gruppo. “Ma la serata ha un duplice obiettivo – afferma Riccardo Ruscalla, Presidente del Rotary Club Torino Lagrange – il ricavato sarà infatti interamente utilizzato per contribuire al progetto nazionale “Certamen di Storia e Letteratura Italiana”, a favore della cultura giovanile, per la realizzazione di nuove borse di studio.” Il progetto nazionale Certamen è sostenuto anche da Oxford e Cambridge University, Unipol Assicurazioni e Casa editrice Zanichelli, ha il patrocinio della Regione Piemonte, della Città Metropolitana di Torino e del Ministero dell’Istruzione, oltre che, da quest’anno, la sponsorizzazione del Rotary Torino Lagrange.

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Per ulteriori informazioni: www.lesclochesonlus.itwww.rotarytorinolagrange.it

Segreteria Rotary Club Torino Lagrange 

segreteria@rotarytorinolagrange.it