redazione il torinese

Torino-Milan, i precedenti

L’incontro di domenica sera (ore 20:30) sarà il settantatreesimo confronto nella Serie A a girone unico, in terra piemontese, tra Torino e Milan. Le precedenti 72 gare vedono il Toro in vantaggio, con 20 vittorie contro le 17 dei milanesi (35, invece, i pareggi), ma con i meneghini avanti nel computo delle reti realizzate: 95-90. L’ultimo successo lombardo è un 4-2 risalente all’annata 2012-’13 (sedicesima giornata, 9 dicembre 2012), mentre l’ultima affermazione granata è datata 4 novembre 2001 (decima giornata della stagione 2001-2002): 1-0 firmato da Cristiano Lucarelli al 26′. Recentissimo, infine, l’ultimo pareggio: l’1-1 dalla scorsa annata (trentatreesima giornata, 18 aprile 2018), con i lombardi passati a condurre al 9′ (rete di Giacomo Bonaventura, dopo che il Toro aveva fallito un calcio di rigore con Andrea Belotti al 3′), ma raggiunti nella ripresa, grazie a una splendida incornata di Lorenzo De Silvestri (70′). Il più largo successo milanese è il 6-0 della stagione 1951-’52 (settima giornata, 21 ottobre 1951), mentre la più pingue vittoria torinista è il 6-2 col quale il Grande Torino fa suo l’incontro della trentasettesima giornata del campionato 1946-’47 (29 giugno 1947). Oltre al girone unico, le due compagini si sono, altresì, incontrate nei campionati strutturati su più gironi (quindi prima della stagione 1929-’30), nonché nella Serie A 1945-’46 (l’ultima, per forza di cose, non disputata in un unico girone): il conto “pre 1929” vede 11 confronti, con 5 vittorie del Torino, 5 pareggi e un solo successo milanista, con il Toro avanti per 29-18 nel computo delle reti. L’incontro della seconda giornata del girone finale del campionato 1907 consiste nel primo “incrocio” ufficiale in assoluto fra i due sodalizi: un 1-1 datato 10 marzo 1907. Per quanto riguarda, invece, l’annata 1945-’46, si contano due successi granata: 4-0 alla settima giornata del girone eliminatorio dell’Alta Italia e 3-0 alla seconda del girone finale.
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Ed eccoci alla Coppa Italia, nella quale in quel di Torino si computano 11 confronti, con 7 vittorie granata, un solo successo milanista e 3 pareggi, con il Toro avanti per 17-7 nel conto delle reti. I primi tre confronti vedono altrettanti successi piemontesi: 3-2 (dopo i tempi supplementari) nella ripetizione della gara di semifinale del 1937-’38, 5-0 nei quarti di finale del 1942-’43 (edizione poi vinta dal Toro, nella finale col Venezia) e 2-1 negli ottavi di finale del 1960-’61. Il Milan strappa un pareggio nell’edizione 1967-’68, con uno 0-0 alla prima giornata del girone finale (a quei tempi il trofeo non veniva assegnato mediante eliminazione diretta) che vede la successiva l’affermazione del Toro, quindi altre due vittorie granata: 1-0 nell’andata dei quarti di finale del 1968-’69 (successo poi “replicato” nella gara di ritorno in Lombardia) e stesso risultato alla prima giornata del girone finale del 1970-’71, edizione vinta dal Torino nel successivo spareggio con lo stesso Milan. Il “Diavolo” torna da Torino con un risultato positivo la stagione seguente, con uno 0-0 alla prima giornata del girone di semifinale (5 giugno 1972), quindi il successivo confronto va in scena sedici anni più tardi, nel 1988, alla terza giornata del girone valido quale seconda fase dell’edizione 1988-’89, con un già eliminato Toro che batte i rosso-neri per 1-0 (rete di Giorgio Bresciani, su rigore, al 29′), estromettendoli dalla competizione. I due confronti degli Anni Novanta vedono il Milan uscire indenne nel 1991-’92 (1-1 nel ritorno dei quarti di finale) ma sconfitto nel 1998-’99 (2-0 nell’andata del secondo turno): nel primo caso i milanesi avanzano grazie al 2-0 dell’andata, mentre nel secondo ribaltando la situazione nel match di ritorno (vinto con un secco 3-0). L’ultimo confronto, in quel di Torino, nella “competizione della coccarda tricolore” risale all’annata 2000-2001, con il Milan che passa per 3-1 su un Toro destinato a tornare in Serie A. Non va, infine, dimenticato il confronto internazionale datato 1961-’62 (10 giugno 1962), nella semifinale d’andata della Coppa dell’Amicizia italo-franco-svizzera, conclusosi col successo granata per 2-1. In totale, tra i vari campionati e le varie coppe ufficiali, il Torino ha ospitato il Milan 97 volte, vincendo in 35 occasioni e perdendo in 19 (43, invece, i pareggi). Il computo delle reti vede, infine, in vantaggio i granata, per 145-121.

Giuseppe Livraghi

ELEZIONI REGIONALI: +EUROPA INSERISCE NEL SIMBOLO LA SCRITTA “SÌ TAV”

TRA I CAPILISTA LA SCRITTRICE ELENA LOEWENTHAL, VIRGINIA CAMOLETTO (LA PIU’ GIOVANE CANDIDATA DELLE REGIONALI) E SILVIO VIALE

La Lista +EUROPA, che sostiene la candidatura di Sergio Chiamparino a Presidente della Regione, ha deciso di inserire la scritta “SÌ TAV” all’interno del simbolo elettorale per rimarcare la necessità strategica per il Piemonte e l’Italia di essere collegati con la linea Torino-Lione alla rete di trasporti ad alta velocità europea.
Piemonte regione d’Europa” sarà lo slogan utilizzato in campagna elettorale per sottolineare la necessità per la nostra regione di rimanere ancorata alle regioni più ricche dell’Europa continentale, auspicando una integrazione sempre più stretta dell’Unione Europea, avendo come obiettivo gli Stati Uniti d’Europa.
 
Tra i candidati capilista sono presenti, tra gli altri:
Elena Loewenthal (capolista a Torino e Cuneo), scrittrice e traduttrice, collabora con il quotidiano La Stampa e con Tuttolibri, vincitrice nel 2003 del premio Grinzane Cavour con il suo primo romanzo “Lo strappo dell’anima. Una storia vera”;
Virginia Camoletto (capolista a Torino), studentessa, la più giovane candidata alle elezioni regionali che ha compiuto la maggiore età il 24 aprile;
Silvio Viale (capolista a Torino), ginecologo radicale, responsabile dell’IVG al Sant’Anna di Torino che con la sua battaglia ha consentito la legalizzazione in Italia dell’aborto farmacologico;
Antonello De Stefano (capolista a Novara), scrittore, sindacalista, già assessore alla cultura ad Arona;
Roswitha Flaibani (capolista a Vercelli), garante comunale delle carceri, storica militante radicale vercellese.
 
Nel listino del Presidente Chiamparino è candidata la torinese Silvja Manzi, Segretaria di Radicali Italiani nonché amministratrice nazionale di +EUROPA.

Breve storia delle Venusiane

Torino e le sue donne

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce

Con la locuzione “sesso debole” si indica il genere femminile. Una differenza di genere quella insita nell’espressione “sesso debole” che presuppone la condizione subalterna della donna bisognosa della protezione del cosiddetto “sesso forte”, uno stereotipo che ne ha sancito l’esclusione sociale e culturale per secoli. Ma le donne hanno saputo via via conquistare importanti diritti, e farsi spazio in una società da sempre prepotentemente maschilista. A questa “categoria” appartengono  figure di rilievo come Giovanna D’arco, Elisabetta I d’Inghilterra, Emmeline Pankhurst, colei  che ha combattuto la battaglia più dura in occidente per i diritti delle donne, Amelia Earhart, pioniera del volo e Valentina Tereskova, prima donna a viaggiare nello spazio. Anche Marie Curie, vincitrice del premio Nobel nel 1911 oltre che prima donna a insegnare alla Sorbona a Parigi, cade sotto tale definizione, così come Rita Levi Montalcini o Margherita Hack. Rientrano nell’elenco anche Coco Chanel, l’orfana rivoluzionaria che ha stravolto il concetto di stile ed eleganza e Rosa Parks, figura-simbolo del movimento per i diritti civili, o ancora Patty Smith, indimenticabile cantante rock. Il repertorio è decisamente lungo e fitto di nomi di quel “sesso debole” che “non si è addomesticato”, per dirla alla Alda Merini. Donne che non si sono mai arrese, proprio come hanno fatto alcune iconiche figure cinematografiche quali Sarah Connor o Ellen Ripley o, se pensiamo alle più piccole, Mulan. Coloro i quali sono soliti utilizzare tale perifrasi per intendere il “gentil sesso” sono invitati a cercare nel dizionario l’etimologia della parola “donna”: “domna”, forma sincopata dal latino “domina” = signora, padrona. Non c’è altro da aggiungere.  (ac)

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La serie di articoli che vi proporremo a partire da oggi, ogni venerdì

1. Breve storia delle Venusiane

2. Gina Lombroso

3. Rita Levi Montalcini

4. Luisa Levi

5. Mirella Casale

6. Susanna Agnelli

7. Ada Gobetti

8. Carol Rama

9. Natalia Ginzburg

10. Amalia Guglielminetti

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1. Breve storia delle “Venusiane”

Quando si parla di “Terrestri”, in realtà si fa riferimento a due popolazioni provenienti da pianeti tra loro diversi, lontani e opposti, i “Marziani” e le “Venusiane”. Perché è proprio così, le donne vengono da Venere e gli uomini da Marte, parlano lingue differenti, saltuariamente si sforzano di comprendersi e certe volte viene da pensare che sarebbe stato meglio se uno dei due popoli avesse un tempo sbagliato rotta. Tuttavia, nonostante le lamentele e i borbottii, restiamo ad Aristotele, che per primo spiega che “l’uomo è per natura un animale politico”, è portato a una vita comunitaria, e, anche se la natura lo rendesse autonomo in ogni suo bisogno, egli tenderebbe comunque a stare insieme agli altri. Per convivere bene in una società, (ahimè composta da “Marziani” e “Venusiane”), è prerogativa essenziale che tale “societas” (termine latino che indica un contratto consensuale tra soci) sia tutelata e governata dalla legge, e preveda che tutti i cittadini abbiano “pari dignità sociale e siano eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (Art.3 della Costituzione Italiana). Se tutto ciò pare ovvio a molti, c’è però sempre qualcuno che deve approfittarsene e scombussolare la scontata armonia del buon senso, procedendo a “distinzioni” improvvide, ed ecco che “diverso” diviene “inferiore”, di conseguenza privo di diritti privati, civili, politici, addirittura “pericoloso” o “non integrabile”, e, alla fine, del tutto soggiogabile. La prima grande differenza che la natura stessa mette in risalto è proprio la dualità maschio-femmina, ed è così che per secoli le donne vennero discriminate e costrette a vivere in condizioni subordinate, sottoposte alla volontà del padre prima e del marito poi. Per fortuna la Storia ci insegna che c’è sempre qualche voce fuori dal coro intenta a portare con sé la fiamma della rivolta in nome della giustizia e della parità. 

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Se nell’antico Egitto le donne possono ricoprire ruoli elevati all’interno della comunità, persino quello di faraone, come Hatshepsut, Nefertiti, o Nefertari, o la regina Cleopatra,  tutt’altra cosa accade nella Grecia Classica, in cui la donna vive pressoché segregata in casa, costretta nel limitato gineceo, con la possibilità di uscire solo in occasione di eventi religiosi, priva di  diritti politici, (non poteva votare né essere eletta come membro dell’assemblea), non è neppure oggetto di legislazione giuridica, (in caso di adulterio era considerata esclusivamente “oggetto” del reato). Non tutte, però, accettano tale costrizione, e così Medea, dopo essere stata abbandonata da Giasone, all’apice del suo monologo sulla sventurata condizione femminile lancia la sua invettiva contro il mondo maschile: “ma io preferirei starmene tre volte dietro uno scudo piuttosto che partorire una volta sola”. La straniera colpisce nel segno a tal punto che Floe Kennedy, in tempi decisamente più recenti, afferma a sua volta: “Se gli uomini potessero rimanere incinti, l’aborto diventerebbe un sacramento”. E se Medea sbigottisce con la sua furia, che dire di Antigone? Silenziosa e determinata, con una manciata di terra si oppone al volere di Creonte, lei sola a dispetto di tutti gli altri uomini. In seguito al frastuono greco, i Romani fingono di considerare la donna quasi pari all’uomo, concedendole di accompagnare il marito alle feste e assicurando ai genitori pari obblighi nei confronti dei figli. In realtà le donne romane sono prive dello “ius suffragi” e dello “ius honorum”, limitazioni dovute al fatto che la donna aveva “ignorantia iuris” (“non conoscenza della legge”), “infrmitas sexus” (“impedimento dovuto al sesso”) e “levitas animi” (“leggerezza d’animo”). “Infirmitas sexus” e “levitas animi”: il sesso “debole” nel linguaggio dei giuristi romani. (Non dimentichiamo che l’”infirmitas sexus” , ossia il principio giuridico dell’impedimento dovuto al sesso, è stato cancellato dal Parlamento italiano solo nel 1919). Anche nel campo del diritto privato è negata alla donna la “patria potestas”, prerogativa esclusiva del “pater familias”, ossia il “padre di famiglia”, non sottoposto a nessuno, che aveva la “patria potestas”, ossia la potestà di proteggere, educare, istruire il figlio e curarne gli interessi. Ma anche questa volta alcune “signore” non si trovano d’accordo e si elevano dalla massa silenziosa: Agrippina minore, Livia Drusilla o ancora Cornelia, figlia di Scipione Africano, che con la nota battuta: “ecco questi sono i miei gioielli”, in riferimento ai suoi figli, zittisce la tipica superficialità dell’eccessiva ricchezza di una matrona che era andata a trovarla facendo mostra di preziosi monili d’oro. 

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Proseguendo nel nostro percorso, il cristianesimo medievale, scordandosi che Gesù predicava parimenti ai maschi e alle femmine, impone alla donna un ruolo di sottomissione all’uomo, confinandola nel ruolo di madre che doveva crescere spiritualmente i figli.  Diversa ancora la condizione femminile in epoca moderna. In Francia, durante la Rivoluzione Francese, alcuni filosofi, tra cui lo stesso Voltaire, avevano preso posizione a favore dell’uguaglianza dei sessi. In quegli anni turbolenti le donne hanno combattuto a fianco degli uomini, anzi, “davanti”, infatti il 5 ottobre 1789 sono state proprio le donne dei mercati di Parigi, spinte dalla carestia, a mobilitarsi per prime e a marciare su Versailles, dove risiedeva il re, seguite poi dalla Guardia Nazionale. Eppure, ancora una volta, alle donne è vietato votare né possono essere elette, totalmente escluse dalla vita politica, non è loro consentito partecipare alle assemblee. Nell’Ottocento si diffondono le prime istanze femministe e di suffragio a livello europeo e negli Stati Uniti. In Italia, nel periodo del Risorgimento, sono molte le donne che ricoprono ruoli importanti come Anita Garibaldi, Rosalia Montmasson e Giuditta Bellero Sidoli. Quando scoppia la Grande Guerra, gli uomini sono chiamati al fronte, e nei centri abitati rimangono le donne, le quali si trasformano da “angeli del focolare” a membri attivi dell’economia della società. Esse si trovano a svolgere il lavoro dei mariti in aggiunta ai compiti di madri e donne di casa, sempre mantenendo un ruolo di subordinazione, ricordato loro dai membri anziani della famiglia rimasti a casa. Come se non avessero dimostrato abbastanza il proprio valore, le donne dovranno combattere ancora molte battaglie prima di raggiungere il primo vero traguardo importante, cioè il conseguimento del diritto di voto per il quale si batterono strenuamente le suffragette. 

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Nel 1928 le donne inglesi ottennero il suffragio universale, dopo la Nuova Zelanda, (1893), l’Australia, (1902), la Norvegia, (1913), la Russia, (1917) e ancora dopo l’Austria, la Germania e la Polonia, (1918). Non corriamo il rischio di pensare che parlare di suffragio universale sia materia antica e antiquata, in alcuni paesi è, al contrario, ancora una novità, si pensi al Quatar, che ha esteso il diritto di voto alle donne solo nel 2003 o all’Arabia Saudita, che lo ha fatto il 12 dicembre del 2015. Certo, paesi “particolari”, ma ci sia da insegnamento per il nostro altezzoso eurocentrismo pensare che il Brasile, nel 1932 concesse il diritto di voto alle donne, ben prima della Francia, (1944) e dell’Italia, (1945). Il nostro “bel Paese” ha preceduto solo di quattro anni la Cina e l’India, (1949), e non fa strano pensare che la perfetta Svizzera sia arrivata a tale risultato solo nel 1971, appena cinque anni prima della Nigeria (1976)?  Eccoci arrivati alla fine del viaggio, le “Venusiane” hanno ottenuto il diritto di voto e sono diventate anche loro “uomini politici”. Ma si sono davvero emancipate? Hanno ottenuto davvero la tanta agognata parità? Forse un po’ si, eppure, ogni tanto, guardando distrattamente la TV, non sembra di vedere le stesse pubblicità degli anni ’50? Con bellissime fanciulle dalla vita di vespa, il sorriso obbligato e gli occhi tristi? Perché ancora oggi alle “Venusiane” viene richiesto di essere di bella presenza e di andare in visibilio quando ci sono i saldi nei negozi di prodotti di pulizia per la casa? Forse è necessario combattere ancora un po’, quantomeno correggere il tiro e non smettere di pensare a quanto ha detto Rita Levi Montalcini: “L’affermazione di Ruskin che le donne sono migliori degli uomini è un fatuo complimento che deve provocare in loro un amaro sorriso, giacché non si dà altra situazione nella società nella quale si accetti che il migliore debba essere soggetto al peggiore”. 

Alessia Cagnotto

I tre giorni profumati di Per Fumum

Per tre giorni, dal 10 al 12 maggio prossimi, Torino sarà invasa da un inebriante caleidoscopio di profumi esclusivi e unici. Torna “Per Fumum” la manifestazione organizzata da Roberta Conzato, Roberto Drago e Sabrina Fichera, fondatori dell’omonima Associazione Culturale. Si potrà fare un tour olfattivo nei negozi del centro cittadino, assistere a conferenze con “nasi” famosi, partecipare a workshop nei quali si impareranno i segreti per la creazione di una fragranza

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© Gerard Uferas
Mathilde Laurent Fondation Cartier Paris

Si inizia venerdì 10 maggio con la “Passeggiata Olfattiva” nelle profumerie storiche e nelle boutique più esclusive che accoglieranno, insieme a nasi ed esperti del settore, per un’esperienza unica, appassionati e curiosi.

Sabato 11 si terranno conferenze al Teatro Vittoria (dalle 10,30 di mattina) e domenica 12 alla Nuvola Lavazza (a partire dalle 10). Protagonisti saranno grandi nasi di fama internazionale, come Luca Maffei Antoine Lie. Giovane promessa della profumeria italiana, Maffei è “figlio d’arte” e ha fondato col padre Atelier Fragranze Milano, di cui è amministratore delegato. È stato, fra l’altro, allievo di Françoise Marin, ex direttrice della prestigiosa scuola di profumeria di Roure di Grasse. Lie, naso precocissimo, ha frequentato la scuola di profumeria di Givaudan. Ha creato decine di fragranze per le più prestigiose maison di moda e collabora con Atelier Fragranze Milano. Gli altri incontri saranno con Mathilde Laurent, talentuosa creatrice e tutt’ora naso di Cartier, Jean-Claude Ellena, storico naso di Hermès, Lucien Ferrero, dell’alta scuola francese di profumeria, la prestigiosa Università di Forcalquier, Frédérique Remy, di Floral Concept, lo storico della profumeria, Ermano Picco.

Grazie alla Osmothèque di Versailles, presente a “Per Fumum”, i partecipanti agli incontri con Ferrero e Picco potranno “sentire” alcune delle più famose fragranze originali conservate nelle collezioni dell’importante museo francese, che protegge il patrimonio mondiale della profumeria. Il maestro Ferrero racconterà la storia dei profumi Chypre, che potranno anche essere conosciuti olfattivamente dai partecipanti. Picco, invece, parlerà dell’epoca d’oro della profumeria italiana, dalle colonie del primo Novecento fino alle creazioni degli Anni 60 e 70, proponendone un percorso olfattivo.

Due i workshop (sabato 11 alle ore 17,30 e domenica 12 alle ore 15) al Palazzo Graneri della Roccia, in via Bogino 9 interno cortile: il primo con Lucien Ferrero e il secondo con Luca Maffei. I partecipanti, guidati da Ferrero, potranno creare una fragranza, traendo ispirazione da una fotografia. Luca Maffei insegnerà a ricreare una fragranza nota, partendo dagli accordi, cioè dal risultato della combinazione delle materie prime utilizzate nel profumo originale. Con questa manifestazione Torino conferma la sua leadership nel campo dei profumi di nicchia, in Italia.

Sicurezza, sui treni i controlli straordinari per le festività

Il Compartimento Piemonte e Valle d’Aosta ha assicurato, fin dalla chiusura delle scuole, una presenza significativa degli operatori nelle stazioni e sui treni per garantire ai viaggiatori partenze serene e rientri altrettanto tranquilli.

Nel lungo week-end pasquale sono state 1.786 le persone controllate, di cui 622 straniere e 6 indagate in stato di libertà; 198 le pattuglie impiegate in stazione e 57 quelle a bordo treno; 162 i treni scortati e 15 i servizi antiborseggio per il contrasto in particolare dei furti in danno dei viaggiatori. Tre le sanzioni elevate, di cui una al regolamento di Polizia Ferroviaria e due al Codice della Strada.
 
Diverse, circa una quindicina e riconducibili al maggior flusso di passeggeri registratosi in questi giorni, le richieste di Capi treno, in massima parte relative a persone moleste o prive di titolo di viaggio, risoltesi senza strascichi per l’intervento immediato delle pattuglie di Specialità.
 
I servizi svolti nelle due maggiori stazioni di Torino, Porta Nuova e Porta Susa, hanno visto, come preannunciato, l’affiancamento agli Agenti della Polfer, di contingenti del Reparto Mobile e di unità cinofile antidroga e antisabotaggio, resi disponibili dalla Questura.
 
L’attività di prevenzione riguardo alle aggressioni in danno di capi treno, il lungo ponte delle festività, non ha fatto registrare episodi significativi, grazie anche alla sinergia tra Uffici della Specialità dislocati sul territorio regionale. Lo dimostra quanto accaduto nella mattinata della vigilia di Pasqua, lungo la tratta Asti-Alessandria: il capo treno di un regionale proveniente da Torino e diretto a Genova, appena ripartito dalla stazione di Asti, ha richiesto l’intervento della Polfer, tramite il Centro Operativo del Compartimento per un passeggero straniero privo di biglietto che lo aveva spintonato durante il controllo. Gli Agenti del Posto Polfer di Asti hanno immediatamente contattato il Capo Treno e, raccolte le prime informazioni, hanno allertato i colleghi di Alessandria che hanno atteso il convoglio all’arrivo. L’uomo, un nigeriano di 20 anni, irregolare sul Territorio Nazionale, è stato denunciato per resistenza a Pubblico Ufficiale.

Servizi di prevenzione sono stati assicurati anche sui treni da e per la Liguria, con controlli mirati svolti in collaborazione con la Polfer ligure e dispositivi predisposti nelle stazioni di Torino Porta Nuova, Trofarello e Fossano che hanno consentito di attuare un’azione incisiva di contrasto ai comportamenti illeciti sia a bordo treno che negli scali ferroviari. I servizi così rafforzati proseguiranno sino a tutta la prima settimana del mese di maggio.
 

All'asta tre opportunità per assistere alla Partita del Cuore

Ci si può aggiudicare una giornata insieme al team Campioni per la Ricerca, posti nello Skybox o nella Tribuna Centrale con partecipazione alla cena d’ onore.
E’ partita sul sito www.charitystars.com l’ asta online per poter assistere in modo molto speciale alla Partita del Cuore 2019 in programma il 27 maggio prossimo all’ Allianz Stadium di Torino con la superstar Cristiano Ronaldo che darà il calcio d’ inizio. Sono tre le possibilità messe in palio per partecipare al grande evento di sport, spettacolo e solidarietà a favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. La prima, che scade il 14 maggio, è far parte del team “Campioni per la Ricerca”, capitanato da Andrea Agnelli e guidato da Michel Platini e Gianluca Vialli. Chi si aggiudicherà questa asta potrà scendere in campo sul manto erboso dell’Allianz Stadium e diventare a tutti gli effetti membro del team che sfiderà la Nazionale Italiana Cantanti, capitanata da Paolo Belli e guidata dal duo Gianni Morandi e Marco Masini. Ma non solo, potrà: recarsi nell’hotel dove si radunerà la squadra, ricevere il kit personalizzato, trasferirsi in pullman allo stadio con la squadra, entrare nello spogliatoio con i giocatori, riscaldarsi nel pregara insieme ai giocatori, sedere sulla panchina del team durante l’incontro. La seconda possibilità è aggiudicarsi due posti nello SkyBox, con accesso all’atrio d’onore dell’Allianz Stadium. Gli SkyBox permettono di assistere alla partita a pochi metri dal campo, seduti su poltrone ad alto comfort, con un TV LCD. L’accesso allo Sky Box consente, inoltre, di beneficiare di esclusivi servizi, quali quello di ristorazione all’interno della Lounge. Questa asta scade il 30 aprile. Infine sono all’ asta due posti per assistere alla partita dalla tribuna centrale dello stadio e per la cena post-gara, cui parteciperanno gran parte dei protagonisti del match. Le offerte dovranno giungere entro il 2 maggio.
 
 

Carabinieri in motoslitta salvano anziano scialpinista

E’  stato   un   25   aprile   piuttosto   movimentato   per   il   personale   delle
emergenze della montagna torinese
Intorno alle 11 uno scialpinista 70enne
ha accusato sintomi che facevano pensare ad infarto durante la risalita delle
piste ormai chiuse del Sestriere. La Centrale operativa del Soccorso alpino
e speleologico, che ha gestito la chiamata, essendo impossibilitata ad
inviare l’eliambulanza 118 per le condizioni meteo avverse ha girato la
chiamata alla stazione dei carabinieri locale che con la motoslitta hanno
raggiunto l’uomo a quota 2300 metri affrontando nebbia e vento e lo hanno
condotto a Borgata dove lo aspettava un’ambulanza medicalizzata per il
trasporto all’ospedale. Poi, però, grazie ad un lieve miglioramento del
meteo è stato possibile inviare l’eliambulanza 118 a Pragelato dove è
avvenuto   il   trasferimento   del   paziente   per   un   trasporto   più   rapido
all’ospedale.

SFALCI E POTATURE DEL VERDE PUBBLICO NON SONO RIFIUTI

Il Senato ha dato il via libera definitivo alla Legge europea 2018. L’articolo 20 del testo approvato è relativo allo smaltimento degli sfalci e delle potature, modificando così il Codice dell’ambiente del 2006, fino a ieri in contrasto con il testo della direttiva europea sui rifiuti

La norma esclude dall’applicazione della parte quarta del Codice dell’ambiente in materia di rifiuti, le materie fecali, la paglia nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso quali gli sfalci e le potature effettuate nell’ambito delle buone pratiche colturali.  Grazie a un emendamento approvato in Commissione, l’esclusione vale anche per la categoria degli sfalci e delle potature da manutenzione del verde pubblico dei Comuni. Non saranno più rifiuti.  Si prevede che i materiali siano utilizzati in agricoltura, nella silvicoltura o per la produzione di energia da biomassa, anche al di fuori del luogo di produzione, con metodi che non danneggiano l’ambiente e la salute umana. Uncem accoglie positivamente il provvedimento che chiude storici contenziosi, dibattiti infarciti di burocrazia e permette ai Comuni di risparmiare anche risorse economiche non dovendo smaltire come rifiuto gli sfalci e le potature urbane. “È prevalso il buonsenso. Lo chiedevamo da due decenni”, commenta il Presidente nazionale Uncem, Marco Bussone.
(foto: il Torinese)

Marchisio operato al menisco all'ospedale Koelliker

Ieri, 24 aprile, presso l’Ospedale Koelliker  di Torino, il calciatore Claudio Marchisio è stato sottoposto a intervento chirurgico di riparazione artroscopica del menisco laterale del ginocchio destro, dal Dottor Saccia, coadiuvato dai dottori Comba e Cenna. I tempi di ripresa dell’attività agonistica, dopo l’operazione perfettamente riuscita, saranno non inferiori ai 4 mesi.

Paola Cortellesi (malamente) alla ricerca del vivere civile

“Ma cosa ci dice il cervello” di Riccardo Milani

 Anche Schwarzenegger esattamente venticinque anni fa in True Lies camuffava la sua vita di spericolato agente segreto al servizio di un’agenzia segreta di sicurezza del governo degli Stati Uniti dietro quella piuttosto noiosa e anonima di rappresentante di apparecchi informatici: senza pensarci su due volte, doveva salvare moglie, famiglia e l’intero suo Paese dalle grinfie del terrorista mediorientale di turno. Oggi la nostra Paola Cortellesi, nei confini più stretti di una Roma caotica, caciarona e priva di educazione, (stra)facendo la sceneggiatrice in compagnia del marito/regista Riccardo Milani, cui s’aggiungono Furio Andreotti e Giulia Calenda, imbocca la medesima strada, nella lunghissima quanto eccessiva, debordante prima parte di Ma cosa ci dice il cervello, ultimo titolo per uno sguardo sulla povera Italia in cui stiamo vivendo, ma sguardo che avrebbe intenzione di dire ben altro, con il rischio di impantanarsi in un terreno affatto suo. Parliamo di spionaggio, con Remo Girone nella sala comando a impartire ordini e lei tra le dune del Marocco con le movenze simili al Neo di Matrix o sulla Piazza Rossa di Mosca a inseguire i cattivi? Oppure parliamo di strafottenza, di cattivo gusto, di tutti che sanno tutto, di tutti che ti schiacciano e ti guardano dall’alto in basso e tu che cerchi di porci una palizzata di ribellione? Va bene, lasciamo perdere e cambiamo strada. Nell’altro capitolo Giovanna è separata dal marito pilota d’aereo, vive con una figlia e una madre che sta vivendo una seconda giovinezza a suon di balli in discoteca e vestiti di lamé attillatissimi e gambe in bella vista, soprattutto il ritmo delle sue giornate è scandito dal suono del cartellino bollato in entrata e in uscita al Ministero presso cui lavora. Il grigiore, l’anonimato, l’incolore tailleurino sempre cascante, il muso lungo (ma non è troppo il rifugio nello spionaggio?). È chiaro che uno si sente un po’ fuori posto se ai colloqui di classe i giovani compagni della pargola hanno per genitori chi un’astronauta chi un vigile del fuoco che con gesta da fuochi d’artificio salva a più riprese decine di persone, lei sta lì a raccontare che si occupa di ritenute d’acconto e di certo con quelle premesse il morale della piccola non si risolleva di un centimetro. Una premessa per rigirare nuovamente la torta e tentare sulla commedia di costume della nostra quotidianità sfasciata, per acclamare ai buoni sentimenti e alla modalità tutta zen, per dare una aggiustata ai soprusi e agli usurpatori. La molla arriva dalla vecchia compagna di scuola che si rifà viva dopo un secolo e per una cena in riva al Tevere si porta appresso un gruppetto di sfigati, vecchi compagni della nostra o amorucci liceali irrisolti e ormai sfioriti. Il medico Lucia Mascino, la hostess Claudia Pandolfi, l’insegnante Stefano Fresi e l’allenatore Vinicio Marchioni se la devono vedere tutti i giorni con pazienti che vivono di scienza infusa o raffazzonata da Internet, di passeggeri che pretendono di tenere acceso il cellulare in volo perché anche lì è business, di discepoli bulli che menano e ti ficcano il cestino delle cartacce in testa, di padri che credono di conoscere il gioco e se non fai come dicono loro ti stendono sul tappeto verde. Ma le maniere forti sono bandite, all’indignazione si risponde con l’insegnamento, alla prepotenza e all’ignoranza ormai imperante con lo sberleffo. In un’altra (lunga) tappa che ci trasporta a Siviglia, con un orgoglio transfrontaliero raro nel nostro cinema, si tirano le somme: sbiadite, inconcludenti, facili. È la ricarica verso i buoni sentimenti, che negli intenti potrebbe avere anche l’applauso generale: ma il tutto si risolve in una scrittura iniziale piena di disordine e di fragilità, con qualche briciolo di noia e spunti divertenti che si risolvono nel nulla immediatamente, con compagni di viaggio che fanno la loro piccola particina (a dire il vero chi più chi meno, qualcuno sembra capitato sul set per caso o controvoglia) ammodo ammodo ma che sono ben lontani dal far parte di un quadro preciso e compatto (ci voleva insomma un graffio, più cattiveria, andare anche a scovare le cause di un simile dissesto, ci volevano gli sceneggiatori di un tempo a descriverci i “nuovi mostri”) capace di farci vivere oggi questa “aiuola che ci fa tanto feroci”.