redazione il torinese

Crolla cascata ghiacciata, quattro morti

Elicottero-118Quattro gli scalatori morti a causa del crollo della cascata di ghiaccio nella tarda mattinata di oggi a Gressoney-Saint-Jean, in Valle d’Aosta. Il gruppo stava effettuando una salita quando una parte della parete ghiacciata si è staccata improvvisamente  dalla roccia. Una donna, rimasta ferita è l’unica persona sopravvissuta.

Controlli di polizia nel quadrilatero Aurora

POLIZIA BRESCIANella Capigruppo in Comune del 17 gennaio 2017 i tre primi firmatari della Petizione Aurora, hanno ribadito che “la riqualifica del Quadrilatero Aurora deve anche passare attraverso i controlli delle case fatiscenti. Un Esempio era proprio corso Brescia 5 dove non c’è neppure più un Amministratore del condominio e dove regna l’anarchia totale”. I residenti riferivano di parti pericolanti e che in alcuni appartamenti quando piove gocciola l’acqua, oltre a varie attività illegali tra cui lo spaccio”, commenta la consigliera di FdI della Circoscrizione 7, Patrizia Alessi. “Vi sono famiglie che vivono in condizioni non accettabili”. Oggi diversi mezzi e agenti della polizia hanno effettuato dei controlli in zona. “Speriamo che quanto visto stamattina dai cittadini  sia un inizio di collaborazione con l’Amministrazione della Città, ora aspettiamo come promesso dal vicesindaco nella seduta del 17 gennaio una Commissione itinerante nelle vie del Quadrilatero Aurora per vedere le varie criticità per poi convocare dei Tavoli in Comune e affrontare le varie situazioni.Sempre un grazie alle forze dell’ordine  per il lavoro svolto”

Reddito di autonomia in Piemonte:  consultazioni sulla proposta di Grimaldi (SEL)

selOrmai più di un anno fa il Capogruppo di SEL Marco Grimaldi ha depositato la proposta di legge sull’istituzione di un reddito di autonomia in Piemonte, elaborata in forma aperta e partecipata a partire da Human Factor e da Precarissima, col contributo di tanti e tante, in particolare i giovani di ACT e della Rete della Conoscenza, Libera ed esponenti del mondo dell’accademia, della cultura e del sindacato.

Con una seduta della III Commissione per stabilire come procedere con audizioni e consultazioni, inizia finalmente l’iter della legge, che propone un assegno di 7.200 euro annuali per disoccupati, inoccupati e soggetti riconosciuti inabili al lavoro, o di 5.000 euro massimo per i lavoratori sottoccupati e precari. A poterne far richiesta sarebbero i residenti in Piemonte da almeno 36 mesi, iscritti ai Centri per l’impiego, con un imponibile personale non superiore agli 8.000 euro o un reddito famigliare inferiore a 15.000 euro o un Isee di 20.956 massimo.

 

con reg lascarisProssimamente saranno dunque consultati i rappresentanti sindacali, le associazioni, gli studiosi e in generale i soggetti interessati e competenti. Le consultazioni, che avverranno online e in forma aperta, partiranno fra qualche giorno ed entro l’8 marzo le osservazioni sulla legge potranno essere inviate all’indirizzo: terza.commissione@cr.piemonte.it.

 

Il disegno di legge è nato dall’esigenza di rispondere ai dati drammatici sulla povertà relativa, la povertà assoluta, le diseguaglianze, ma soprattutto la precarietà, la disoccupazione e la sottoccupazione in Italia e in Piemonte. La situazione stenta a migliorare. Secondo l’ultimo rapporto di Ires Piemonte (2016), rispetto al 2008 mancano all’appello 62.000 posti di lavoro e le persone in cerca di impiego sono più del doppio (205.000) di quante erano all’epoca. I giovani tra 15 e 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono in formazione (i cosiddetti NEET) rappresentano circa il 21% della popolazione di coetanei, leggermente al di sopra delle principali regioni del Nord-Italia.

 

L’ampio utilizzo da parte delle imprese di forme contrattuali precarie, l’aumento del “part time involontario” e il calo significativo della domanda di lavoro nei primi tre mesi del 2016 – le procedure di assunzione sono diminuite del 14% rispetto allo stesso periodo del 2015 – gettano un velo d’ombra anche sugli incrementi occupazionali registrati nel corso dell’ultimo anno.

 

“Mentre in Italia Renzi ha fatto del Jobs Act il suo cavallo di battaglia e demonizzato il reddito GRIMALDIminimo, per fortuna molto sta cambiando intorno a noi, culturalmente e non solo” – dichiara il Capogruppo di SEL Marco Grimaldi. – “Hamon in Francia introduce nel dibattito francese addirittura il tema del reddito universale, la Finlandia istituisce un reddito base per i disoccupati, e in tutto ciò l’Italia rimane fanalino di coda con la Grecia, senza nemmeno una forma di reddito minimo di dignità. Per questo da tempo le Regioni italiane si stanno muovendo in assenza del Governo. Dopo Friuli e Puglia, da ultima l’Emilia ha dato il via libera alla legge che istituisce il reddito di solidarietà. Adesso è il momento del Piemonte, non possiamo più aspettare. E la battaglia a livello nazionale non si ferma”.

Chiara Gamberale alla ricerca del senso della vita

gamberale2Chi siamo, cosa vogliamo, qual è il senso della vita? Le risposte le trovate in “Qualcosa” (Longanesi), l’ultimo libro di Chiara Gamberale che l’ha presentato al Circolo dei lettori di Torino, città a cui è legata da un feeling speciale. Poco meno di 200 pagine al confine sottilissimo tra romanzo e fiaba, toni lievi e surreali, parole accompagnate dalle illustrazioni di Tuono Pettinato (al secolo Andrea Paggiaro, vignettista-narratore tra i migliori sulla piazza) e concetti tostissimi. La scrittrice, conduttrice radiofonica e televisiva (finalista al Premio Campiello nel 2008 e autrice di best seller come “Avrò cura di te”, scritto a quattro mani con Gramellini) riflette su vita, amore, amicizia e dolore, partendo dallo spazio vuoto che alberga in ognuno di noi e che ci affanniamo a riempire in tutti i modi (im)possibili. Al centro della storia   la “Principessa qualcosa di troppo”, esagerata in tutto quello che fa e sente, senza limiti e ingorda di vita. Ma alla morte della madre, scopre di avere un buco al posto del cuore. Tenta allora di riempirlo cercando sollievo tra i ragazzini “Abbastanza”, ovvero quelli normali (e mediocri) e nell’ingannevole condivisione di Smorfialibro. Qui la parodia dei social è lampante, solo che la comunicazione è affidata a lenzuoli con la propria immagine appesi alla finestra. Poi s’innamora di 5 fidanzati che incarnano altrettanti archetipi maschili; ma, chi per un verso, chi per un altro, nessuno di loro riesce a salvarla. Strategica invece sarà l’amicizia con “Cavalier Niente” che in un lieto fine filosoficamente immenso le farà capire che “è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura” e dobbiamo imparare ad accettarci senza cercare soluzione negli altri.

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E’ un tornado di spontaneità, pensieri e parole Chiara Gamberale. E s’illumina parlando della scommessa vinta con un desiderio che ha radici nella sua adolescenza: gamberale libro«Sognavo di trasferire i miei temi in un mondo come quello del “Piccolo Principe” o del “Visconte dimezzato” di Calvino”, per renderli ancora più chiari. Perché in un libro del genere la scrittura ti chiama a non sbrodolare» ci dice: «universi immaginati in cui poter chiamare le cose col loro nome: come il “troppo” della protagonista o i pretendenti ”il conte sempre triste”, “il duca sempre indignato”…e via così. Qui c’è tanta verità sul vuoto interiore e sulla fuga da noi stessi, argomenti ricorrenti nei miei libri, ma che qui sono presi di petto».

Come definirebbe “Qualcosa”?

«Una fiaba esistenziale che può essere letta a diversi livelli d’età. Narra ».

Ma come si trasforma il buco che abbiamo in passaggio segreto riempito con persone e cose non sbagliate?

«E’ possibile se non facciamo finta che i nostri dolori non ci siano. Se non giochiamo di rimozione; ma nemmeno ci affezioniamo troppo alla sofferenza, dimenticando che ai bordi di quel dolore possiamo costruire la nostra identità».

Lei ha capito il senso della vita?

«No, ma continuo a interrogarmi. Credo che proprio questa ricerca sia la vera avventura

dell’esistenza: con giorni in cui non pensiamo ci sia un senso, altri in cui invece lo troviamo».

Perché secondo Cavalier Niente “meno fai più sei”?

«Il non fare è una delle espressioni chiave del romanzo: non è il contrario di fare, quanto piuttosto spostarsi in un’altra dimensione dove si ha modo di so-stare e da quel momento in poi le cose che facciamo possono aver a che fare con i nostri desideri, non con i bisogni».

Un elogio del niente e uno della noia.

«Il primo è importantissimo perché ognuno di noi, a contatto col niente, può approdare alla sua originalità e personalità. E se si sopporta il cuscinetto della noia, si passa dal ritmo frenetico dei pensieri a quello più dolce delle idee e della fantasia».

E’ importante saper stare da soli?

«Fondamentale. Proprio quando riusciamo a stare in silenzio, senza condizionamenti delle voci di genitori, amici ed altro, ecco che finalmente arriva la nostra voce. Ognuno può trovare il suo modo. Io come esercizio di meditazione, ogni giorno, per almeno 10 minuti, mi isolo da tutto e guardo il soffitto. Il libro può essere anche un manuale di psicologia per trovare il modo di ascoltarci».

gamberale1L’ amore: per lei cos’è e qual è la dichiarazione più bella?

«Essere affamati di amore spesso ha a che fare più col nostro desiderio di essere amati che non con una reale disponibilità ad amare l’altro. A quasi 40 anni non ho più la voracità d’amore dei 16, ma passo dal bisogno al più autentico desiderio. La dichiarazione più bella è quella di un uomo che ti dica “non vedo l’ora di annoiarmi con te…”».

C’è una tipologia degli archetipi maschili più insidiosi?

«Nel libro ce ne sono 5, ma di fatto sono pericolosi tutti gli uomini con cui è impossibile instaurare un rapporto paritario e anziché fare da compagne ci inducono a fare da madre, figlia, sorella…..».

Ci salva l ’amicizia?

«Si, senza dubbio, con me lo fa tutti i giorni».

Come gestire il bisogno di sentirsi parte di qualcosa oggi che siamo iperconnessi tra social, selfie e condivisioni varie?

«Bisogna essere se stessi. Va bene far parte di una coppia o di un gruppo, ma non dobbiamo chiedere all’esterno di toglierci la responsabilità di scoprire chi siamo. Internet e i social sono strumenti straordinari se li si usa senza esserne usati; ma sono anche un attentato alla concentrazione. Io ad un certo punto mi sono difesa: per esempio non ho Internet né email sul telefonino, non ho un profilo privato facebook, anche se partecipo a quello dei miei lettori, e nel momento in cui ho rischiato di passare troppo tempo con Internet mi sono tirata i capelli ed ho letto tutta la Recherce di Proust».

Scrive che la morte “non significa che qualcuno se ne va, ma che tu resti”: come superare questo dolore?

«Non ho istruzioni da dare, posso solo dire che, anche se sembra un ossimoro, guadagnare una perdita si può. In questo sono fortunata perché ho così tanta paura della morte delle persone che amo, che tendo, anche ansiosamente, a dire loro quanto siano importanti per me, senza lasciare nulla d’irrisolto. Così facendo i lutti che ho subito, dopo il grande dolore, si sono trasformati in qualcosa che mi tiene compagnia, perché è un dialogo che per me continua».

Quando occorre dove si rifugia?

«Su un’isola. Ne sento il bisogno come persona e come scrittrice. La mia vita oscilla tra la parte vitale mole giardini2e molto ricca della promozione, importantissima perché, come adesso, incontro i miei lettori che sono fondamentali. Mentre per scrivere mi ritiro, in genere su isole. Per “Qualcosa” sono stata 3 mesi in quella greca di Milos, affascinante ma certo non mondana».

Il suo legame con Torino?

«Qui ho vissuto per 2 anni, quando in Rai conducevo “Parola mia” con Luciano Rispoli. E’ una città di cui amo il clima, la bellezza, le chiese, la gente, il mix di fascino e cose che funzionano, la collina e le montagne che la circondano. A Torino ho fatto incontri importantissimi, come quello con Luciano Segre, grande uomo, protagonista del mondo politico ed economico italiano e con Casa Oz. L’associazione Onlus che da 10 anni aiuta i bambini colpiti da gravi malattie e le loro famiglie. A loro devolvo la mia parte di proventi del libro».

5 cose per cui vale la pena vivere?

«L’amore e svegliarsi la prima volta con una persona che sentiamo sarà importante per noi. Gli amici e la complicità. Il mondo vastissimo, con tutte le cose che ancora non ho né visto né letto: perché dopo la scrittura, la cosa che amo di più è viaggiare ed è bello vivere perché esistono Islanda ed Australia, per dire 2 luoghi che non ho ancora attraversato. Poi le montagne che m’incantano, calmano ed ispirano: sono una sciatrice e una gran camminatrice. E poi è bello vivere perché ogni giorno è una risposta diversa a questa domanda».

 

Laura Goria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il basket in città. Vita e opere … dei protagonisti

Penso che chiunque abbia praticato sport, inteso come un’attività fisica con finalità sì ludica ma anche competitiva, possa comprendere quale sia sempre la componente adrenalinica della gara in sé: cercare di vincere o almeno di giocare bene.

Noi tutti, inteso come coloro che osservano lo sport, talvolta ci dimentichiamo delle difficoltà del nostro inquieto vivere osservando abili evoluzioni dei nostri più o meno osannati idoli, e ci identifichiamo a tal punto che sembra, al termine della competizione, di aver faticato anche noi come loro. Eppure, il protagonista ha dei risvolti emotivi che non sempre ci si immagina possano aver luogo. Noi siamo osservatori, ma gli attori, coloro che agiscono, hanno una visione diversa della loro disciplina sportiva.

MICHI BASK3

Sovente si incorre nel luogo comune che gli sportivi non lavorano, che fanno poco per quello che guadagnano, ecc. … Forse non sempre hanno guadagni proporzionati all’immaginario popolare, ma non è di questo che voglio parlare, seppure possa dire che se qualcuno li paga un motivo ci sarà, non credete?

Vorrei soffermarmi sull’età di questi “lavoratori” sportivi, di questi industriali di sé stessi che impegnano tutte le loro energie per poter vivere di quello che fanno. Sicuramente gli antichi e attuali operai delle miniere potrebbero aver qualcosa da obiettare su quello che sto per scrivere, e credo non solo loro…, ma per un attimo anche solo per un istante, vorrei parlare solo degli atleti.

Quando noi abbiamo giocato in un campetto, in un parco o in una spiaggia non sempre ci siamo preoccupati di aver sbagliato un tiro, un passaggio o non aver difeso bene in una azione. E se la vostra vita futura dipendesse da questo? Se la vostra vita dipendesse da un canestro segnato o da una palla recuperata? Da una palla persa malamente o da una difesa non adeguata?

Il lavoro dello sportivo potrebbe essere uno shock per chi lo ha sempre svolto per hobby o poco di più. Chi deve immaginare di dover vivere grazie a queste “cose” forse non riesce più a giocare… .

Ho visto qualche allenamento di una squadra professionistica della nostra città. E guardavo i visi di questi ragazzi tra i venti e i trent’anni come se non fossero su un campo da gioco. Sono ragazzi! Alcuni già papà con figli e altri “scapestrati” intelligenti in giro per il mondo. Ragazzi di poco più di vent’anni MICHI BASKET6che vivono realtà lontane migliaia di chilometri da casa in balia di un tiro che entra o non entra in partita. Tirare bene o essere bravi non è sufficiente: sono già tutti fisicamente e tecnicamente stratosferici: ma bisogna essere sempre al top in allenamento come in partita. Immaginate le ore di allenamento per tirare a canestro. E poi in partita quelli che tirano di più a canestro, tirano al massimo 10 15 volte, e in base a quanti ne segnano talvolta si decide il loro destino.

Il cittadino modello, l’impiegato quotidiano ha tempo per rileggere la pratica, può studiare per colmare le lacune: il giocatore vive per quei pochi tiri e occasioni che avrà in partita per poter continuare a vivere di quello stipendio che gli permette di lavorare in modo diverso da tanti altri.

Dai loro tiri e dalla loro difesa passa anche il lavoro di tante altre persone che non si vedono, che oscure lavorano affinché si aprano le porte e si accendano i riflettori sullo spettacolo. Gli allenatori, i vice, i fisioterapisti, gli “stancatori” atletici, i dirigenti, i responsabili delle varie aree, coloro che si occupano del sito, le segretarie della società, gli affittuari di tutti i locali che si devono occupare affinchè la squadra si muova (palestre, alberghi, case per giocatori, …) fino a coloro che si occupano delle biglietterie, … i servizi d’ordine e tanto altro ancora. Tutto nelle mani di chi segna o non segna un canestro: davvero è solo un gioco? Davvero il loro lavoro non vale?

MICHI BASKET

Sulle spalle di ragazzi di età giovanissima pende la responsabilità su tutto questo. E il peso lo si vede negli allenamenti dove il clima raramente è divertito. Non è un clima triste, ma è attento: è un consiglio di amministrazione permanente, dove tutti sono a favore ma tutti pretendono il massimo dai soci amministratori. Si sorride e si scherza, ma si lavora. Sì, si lavora. In maniera diversa dalle fabbriche, ma anche qui si lavora, dal primo all’ultimo. L’allenatore osserva, i vice controllano i manager telefonano e i giocatori giocano lavorando. Sono consci del privilegio del loro lavoro. Sono pagati per fare quello che da piccoli ritenevano tale, ma che ora per loro non è più: è un dovere per sé stessi e per le loro famiglie dal quale dipende il proprio futuro. Oggi a Torino, domani a Gerusalemme, e poi chissà, ma sempre lavorando con il tiro a canestro o per non farne entrare uno.

E allora il tifoso onesto, forse in considerazione della giovane età di questi giocatori, forse prima di chiedere la testa di uno e dell’altro, dovrebbe prima pensare a cosa succederebbe se una manica di esaltati lo insultasse quando lui è sul posto di lavoro e deve continuare a svolgere quello che fa. Pensate sia facile? Immaginatevi sul vostro posto di lavoro e qualcuno che a pochi centimetri mette in dubbio la vostra paternità… e immaginate di restare sereni e di rispondere tranquillamente al telefono, scrivere fatture o spiegare il caso ad un cliente… facile, sicuramente no, anche se non è proprio uguale, ovviamente.Il lavoro del cestista è su sé stessi per non sbagliare mai, anche se poi succederà. E le responsabilità sono tante, e se la palla rimbalza di pochi centimetri a destra o a sinistra sarete eroi o traditori, meritevoli dei più grati elogi o di epiteti dolorosi. Ragazzi di vent’anni o poco più che giocano o lavorano: bello sarebbe conoscerli meglio.

 

Il Piemonte contro il melanoma

consiglio lascaris“La prevenzione, come insegna la letteratura scientifica, deve partire dalla conoscenza del nostro corpo, delle sue potenzialità e dei suoi limiti. È una responsabilità di tutti, per tutelare un bene non solo individuale ma che appartiene alla collettività. Sono quindi importanti l’informazione e la formazione, affinché si riesca a incidere sul cambiamento dei comportamenti. Ecco perché il Consiglio regionale, da sempre attento alla promozione della salute, anche attraverso gli Stati generali dello sport e del benessere, ha deciso di patrocinare questo progetto sulla prevenzione del melanoma, con la speranza di promuovere un percorso di sensibilizzazione che – rivolgendosi innanzitutto ai bambini e alle scuole, quindi alle famiglie e agli insegnanti – favorisca l’attivazione di buone pratiche e di stili di vita sani”. Così ha affermato Mauro Laus, presidente del Consiglio regionale, durante la conferenza stampa di presentazione della campagna nazionale Il sole per amico, promossa da Imi – Intergruppo melanoma italiano in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione. L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio anche del Ministero della Salute, dell’Associazione italiana di oncologia medica e della con reg lascarisRegione Piemonte, oltre al supporto di Merck&Co. Si tratta di un progetto educativo di prevenzione primaria contro il melanoma che ha già coinvolto 10 regioni e circa 30mila studenti e ora raggiunge anche le scuole elementari del Piemonte per spiegare ai bambini in modo semplice come esporsi al sole senza rischi. Oltre agli incontri in classe con dermatologi e oncologi, il messaggio è veicolato attraverso utili e divertenti strumenti didattici come i poster da appendere, un video e un opuscolo a fumetti. “L’incidenza del melanoma è più che raddoppiata negli ultimi 30 anni: in Italia si diagnosticano circa 10mila nuovi casi ogni anno e si tratta del secondo tumore per incidenza prima dei 50 anni. Inoltre, le scottature da esposizione solare in età pediatrica rappresentano uno dei principali fattori di rischio”, ha spiegato Paola Queirolo, ideatrice e coordinatrice della campagna, past president dell’Intergruppo melanoma italiano, Unità operativa complessa di oncologia medica dell’azienda ospedaliera universitaria San Martino-Ist di Genova. “Riveste quindi particolare importanza rivolgersi ai bambini, spiegando loro con un decalogo semplice come si possano modificare comportamenti che incidono molto sulla salvaguardia della pelle e il contrasto del melanoma”. “Le istituzioni devono favorire la diffusione e l’efficacia di campagne come questa perché agiscono positivamente sia sul benessere dei cittadini sia sui costi della salute”, ha affermato Roberto Montà dell’assessorato regionale all’Istruzione. “L’assessorato sta lavorando alla catalogazione e BANDIERE REGIONEmessa in rete di iniziative formative di questo tipo affinché siano rese accessibili in modo ordinato a tutte le scuole e agli studenti”. “Si tende spesso a sottovalutare le criticità dell’esposizione solare perché mancano quelle informazioni e buone pratiche che invece vogliamo diffondere il più possibile”, ha aggiunto Franco Calcagno, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte. “Rivolgendoci ai bambini favoriamo il loro diventare veicoli informativi anche per le famiglie”. All’incontro, moderato dal caporedattore dell’Ansa, Alessandro Galavotti, hanno partecipato anche Oscar Bertetto, direttore dipartimento interaziendale interregionale Rete oncologica Piemonte Valle d’Aosta, azienda ospedaliera universitaria Città della salute e della scienza di Torino, Pietro Quaglino e Paolo Broganelli, dermatologia azienda ospedaliera universitaria Città della salute e della scienza di Torino.

 

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Da Terra Madre al progetto dei Lions: ritorna a Torino il Prof. Zamagni

LIONSIl Lions Club Torino New Century ha organizzato un convegno di approfondimento sul tema“L’agroecologia può essere uno strumento per alleviare la fame?Un nuovo mondo nel nostro territorio è possibile?” che si inserisce nell’area della lotta alla fame. L’agricoltura industriale distrugge il suolo, elimina la biodiversità, consuma risorse non rinnovabili. Non è neppure economicamente sostenibile. L’agroecologia invece capovolge questo sistema, si prende cura delle risorse naturali e lancia una sfida. La crescita infinita su un pianeta finito non è sostenibile. Lo sviluppo fino a se stesso distrugge la natura ed il tessuto sociale. Cambiare radicalmente paradigma e percorrere strade diverse è ormai una necessità. Si parlerà  di sovranità del cibo e resilienza con i relatori: Stefano Zamagni, economista e Massimo Tirone, presidente dell’Ordine degli Agronomi e Forestali. Moderatore, Roberto De Battistini, professore di Economia. Interviene  Stefania Giannuzzi, Assessore all’ambiente del Comune di Torino. Quest’anno i Lions celebrano i 100 anni di service mettendosi al servizio di più di 100 milioni di persone in quattro aeree tematiche: LOTTA ALLAFAME, VISTA, GIOVANI e AMBIENTE . Tutti i Lions Clubs del mondo tra il 1o luglio 2016 e il 30 giugno 2017 stanno organizzando eventi e service con l’intento di fare la differenza nelle loro comunità. “We serve”. Il servizio al prossimo è uno dei punti cardine della celebrazione del Centenario.

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Venerdì 17 febbraio 2017 dalle ore 18,45 Hotel NH Torino Lingotto Tech –Via Via Giacomo Mattè Trucco 230 – Torino, di fronte Eataly Lingotto (Parcheggio auto via Giacomo Mattè Trucco 230. Citofonare Hotel NH)

Matteo torna al Lingotto, culla del Pd. E c’è anche la mail per le proposte dei cittadini

chiampa renziParola di Matteo: “Dal 10 al 12 marzo con gli amici che sosterranno la mozione congressuale ci vedremo a Torino, al Lingotto. Nel luogo dove nacque il Pd a fare il tagliando a quell’idea di quasi dieci anni fa”. E’ quanto scrive l’ex premier Renzi sulla sua  E news.  E aggiunge:  “Ma anche a fare le pulci all’azione di governo di questi tre anni per costruire il prossimo programma. Cosa ha funzionato, cosa no. Cosa dobbiamo fare meglio, oggi e domani. Una discussione vera, senza rete. Venite al Lingotto, se potete”. Renzi indica anche una email per chiedere informazioni e per raccogliere le proposte: lingotto@matteorenzi.it .” Sto girando molto per l’Italia e mi capita di ascoltare, vedere, discutere. Modello Scampia, insomma”, commenta Renzi. ” Mi serve molto e mi aiuta a capire meglio cose che fino a due mesi fa vedevo solo blindato dai cerimoniali. E vogliamo portare energia e entusiasmo nella vita di questo Paese e nel congresso. Non polemiche astratte ma idee, speranze e sogni”.

 

(foto: il Torinese)

Doppia moneta interna o Euro a 2 velocita? Per me pari son…

Paolo_TuratiMeglio tardi che mai…come ho sostenuto più volte, quale alternativa ad un Euro a 2 velocità come finalmente ipotizzato (salvo un successivo distinguo “spintaneo” qualche giorno dopo) risultare possibile ( senza peraltro confliggere con quanto sotto, con cui questa ipotesi potrebbe essere concertatamente ricalibrata) anche dalla Merkel,euro denaro basterebbe che i pagamenti dello Stato venissero rifatti in Lire: Nel giro di pochi anni si genererebbero due masse monetarie equivalenti ad un rapporto di cambio fissato dal mercato interno, dopo di che, sarà il Mercato stesso a decidere quale delle due prevarrà ( e non è difficile ipotizzare quale).

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Ma come si dovrebbe dispiegare questo, auspicabilissimo processo, al fine di uscire da quella che, per Italia, Spagna, Portogallo Francia e, peggio di tutte, Grecia è la più grande crisi economica, causata anche dall’Euro e dall’imprudenza del susseguente Fiscal compact- come si può anche solo lontanamente pensare che Grecia, o Spagna, o le stesse Italia e Francia possano condividere coefficienti di bilancio equivalenti a quello tedesco, oltretutto  sine die!- pure inserito nelle Costituzioni, della Storia Moderna? O il Fiscal compact viene modificato onde consentire deficit di almeno l’8% per far davvero ripartire l’Economia( ma la Germania non vuole ché, in questo modo, addio alla sua competitività in termini di miglior MERKELproduttività!), o si lasciano le cose come sono e in pochi anni la distruzione definitiva delle Economie europee non-tedesche è certa, oppure, salvo ipotizzare come altra alternativa un’Euroarea a due velocità EuroNord/EuroMed,  bisogna pensare ad un piano, più che sostitutivo, integrativo dell’Euro, per quanto attiene nello specifico all’Italia, con una nuova Lira. La reintroduzione della Lira dovrebbe procedere con la creazione di una doppia valuta circolante in Italia, senza eliminare in una prima fase l’Euro. Lo Stato provvederebbe ad effettuare tutti i pagamenti nella nuova( potrebbe avere un rapporto di 1:1 con l’Euro) o nella reintrodotta vecchia Lira( rapportata con l’Euro a 1936, 27), e sarà poi il Mercato, in funzione delle variabili macroeconomiche( tassi d’interesse, inflazione, crescita, massa monetaria) a determinare gli equilibri fra le due divise interne, la cui massa monetaria( con quelle che sono in Italia le spese dello Stato!) entro breve tempo dovrebbe andare ad equivalersi, onde alla fine, “la vinca la più adatta” al Paese( con quasi totale probabilità sarà da nuova Lira, svalutata – e così l’Economia nazionale ne trarrà in immenso sospiro di sollievo- rispetto all’ Euro, che è, come da millenni a partire dai Sesterzi, certamente più aderente alle caratteristiche dell’Italia).

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