redazione il torinese

La polizia scopre 27 migranti stipati nel furgone

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Poco dopo le 2 di martedì 30 aprile, una pattuglia della Polizia Stradale di
Torino è stata avvertita da un automobilista della presenza di un furgone in
sosta   in   una   delle   piste   della   barriera   autostradale   di   Bruere. L’automobilista   ha   raccontato   ai   poliziotti   di   aver   visto   un   uomo allontanarsi di corsa dal furgone. Giunti sul posto, i poliziotti hanno appurato che il conducente si era allontanato, lasciando le chiavi di accensione inserite. Grazie a questa ultime, una volta aperto il vano del furgone, i poliziotti hanno scoperto che all’interno   erano   stipate   27   persone   di   diversa   nazionalità:   indiani   e
pakistani. Tutti i cittadini stranieri sono stati accompagnati in Questura a Torino per gli accertamenti del caso. A seguito di controlli è emerso che il furgone era stato rubato. Sono in corso ulteriori accertamenti.

Bar – trattoria denunciato per carenze igieniche

I carabinieri di Torino  sono ‘scesi in campo’ per la sicurezza alimentare.
Nei giorni scorsi i militari dell’Arma della stazione di Chialamberto, in
collaborazione con l’Asl TO 4 di Ciriè hanno denunciato all’autorità
giudiziaria il titolare del bar trattoria Villa per aver violato la legge 283 del
1962 sulla ‘Vigilanza per la tutela della salute pubblica’. L’uomo non ha
osservatole corrette procedure relative alla conservazione degli alimenti.
Sarebbero  state riscontrate gravi carenze igienico-sanitarie e sarebbero stati trovati
parassiti e ratti nelle cucine, delle quali è stata disposta la sospensione
dell’attività.

Gara di solidarietà per ridare braccia e gambe a una bimba

Gli ospedali Regina Margherita e Cto di Torino per restituire mani e braccia ad una bimba gravemente ustionata proveniente dal Senegal, grazie ad una staffetta di solidarietà tutta torinese
 

S. è nata in Senegal 4 anni e mezzo fa. All’età di un anno e mezzo la piccola rimaneva vittima di un grave incidente domestico: durante la preparazione del pranzo, la bambina si avvicinava ad una pentola contenente acqua bollente e cadendo vi immergeva entrambi gli arti superiori ed il torace.La piccola veniva immediatamente condotta e ricoverata presso l’ospedale di Dakar (Université Cheikh Anta Diop de Dakar), dove venivano riscontrate ustioni di 2° e 3° grado profondi. Subito ricoverata nella Rianimazione dell’ospedale, veniva poi trasferita presso il reparto di Chirurgia pediatrica e sottoposta a plurimi interventi chirurgici. Durante gli 8 mesi di ricovero, non potendo la famiglia sostenere le cure mediche a pagamento, uno zio materno, residente a Torino, grazie al prezioso aiuto della Farmacia Palatina di corso Regina Margherita, riusciva a procurare materiale necessario per le medicazioni ospedaliere in Dakar. Nei mesi successivi per la carenza di strutture adeguate e nell’impossibilità di accedere ad altre cure in Senegal, le zone ustionate di S. iniziarono ad evolvere in cicatrici sempre più gravi, che hanno bloccato la maggior parte dei movimenti degli arti superiori inglobando di fatto, anche la mano destra e parte della sinistra in un’enorme cicatrice (come da foto allegate).
Sempre tramite la sopracitata Farmacia Palatina il caso veniva presentato all’Associazione Kaleidos@Torino, che iniziò ad impegnarsi per il trasferimento della piccola presso la Chirurgia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita della Città della Salute di Torino, per darle la possibilità di recuperare al meglio l’uso degli arti superiori e delle mani.L’associazione Kaleidos@Torino, tramite il progetto di Accoglienza e Cura, nei due anni successivi grazie ad un tenace sforzo organizzativo e di sostegno alla famiglia, è riuscita a far giungere la bimba e la sua mamma a Torino nel marzo scorso.Subito ricoverata presso il Centro Ustioni del reparto di Chirurgia pediatrica del Regina Margherita (diretta dal dottor Fabrizio Gennari), gli specialisti chirurghi pediatri, in particolare le dottoresse Maria Grazia Cortese, Patrizia Magro e Valeria Malvasio, con il fondamentale contributo del dottor Maurizio Stella, direttore del Centro Grandi Ustionati dell’ospedale CTO e tra i maggiori esperti di trattamento degli esiti cicatriziali da ustione, hanno pianificato il lungo e complesso percorso di cura della bimba.Attualmente dopo i primi due impegnativi interventi chirurgici, S. ha recuperato la possibilità di muovere il braccio e la mano sinistra ed ora, oltre ad un intenso percorso riabilitativo, affronterà ulteriori interventi per poter recuperare al massimo l’uso dell’arto e della mano destra, così che possa tornare alla sua vita di bambina nelle migliori condizioni possibili, grazie non solo alle sinergie professionali che la Città della Salute e della Scienza di Torino può mettere in campo per affrontare problematiche complesse, ma anche a quella forza silenziosa di attenzione umana e volontariato che una città operosa e discreta come Torino riesce continuamente ad esprimere.
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cs

Incendi dolosi, preso il piromane

“Sapevo che prima o poi i carabinieri sarebbero venuti a cercarmi. Volevo venire io in maniera spontanea ad accusarmi ma non ci sono riuscito”. Sono queste le prime parole che ha pronunciato un 40enne italiano, residente ad Oulx, ai carabinieri che hanno eseguito la perquisizione domiciliare nei suoi confronti perché ritenuto responsabile di diversi incendi appiccati a cassonetti di rifiuti avvenuti a inizio marzo sino ad oggi. L’attività investigativa dei carabinieri si era concentrata sulla visione dei sistemi di videosorveglianza del Comune di Oulx e di alcuni negozi privati ed era stato possibile risalire all’identificazione dell’autore dei gesti, incensurato e disoccupato. “Una situazione personale difficile” sarebbe alla base degli incendi dolosi. “Ho dentro di me una forte rabbia che, inconsapevolmente, ho sfogato in questi ultimi due o tre mesi, appiccando il fuoco ad alcuni cassonetti di rifiuti”. L’uomo, durante la perquisizione, ha fatto rinvenire un accendino che teneva nascosto in una fioriera vicino alla chiesa. Il metodo utilizzato era sempre il medesimo: un pezzetto di carta veniva dato alle fiamme con l’accendino e gettato nei cassonetti dei rifiuti. L’indagato ha reso confessione su diversi incendi a cassonetti dei rifiuti, oltre all’incendio all’area ecologica in legno che era avvenuto il 24 aprile scorso. In questo caso il danno era stato particolarmente rilevante. Sono in corso indagini per verificare altri simili episodi in Valle di Susa e scongiurare che lo stesso 40enne non sia responsabile dei numerosi incendi dolosi nei boschi limitrofi ad Oulx e Salbeltrand.
 
 

Donne (in nero), L'Iverny: il tardogotico in Galleria sabauda

Donne (in nero) a Torino è una rubrica di pittura in dieci uscite del torinese.it ed è anche una manifestazione pacifista che si svolge in centro a Torino ogni ultimo venerdì di ogni mese

Donne (in nero) esce su iltorinese.it ogni martedì e potete leggerla quando volete, mentre avete occasione di incontrare il presidio cittadino del movimento nato in Israele nel 1988 solo una volta al mese, passando da via Garibaldi tra le ore 18 e le 19; le Donne In Nero manifestano contro la guerra, chiedono che il ruolo tradizionalmente attribuito alla donna nei confronti dei conflitti sia ripensato e, tra le molte discussioni a cui fanno riferimento, augurano che nessuna guerra sia mai dimenticata perché le prospettive di pace non vengano perse. Nero come l’inchiostro, il manto della madonna di Iverny attira lo sguardo dello spettatore, riassumendo su di sé la composizione tripartita e a due registri. Iverny lo dipinge sulle spalle, sulla testa e scivola sulle gambe, oltre ai piedi; apre sul fondo, sul lato destro e sul petto della donna per mostrare prima il risvolto verde, colore della femminilità e poi la veste, come si è visto anche in altre uscite, di uno dei colori tipici della madonna: l’arancione. Questa volta siamo di fronte a una “Madonna lactans”, in altre parole una madonna che sta allattando al seno il bambin Gesù. A ben guardare, dopo il primo avvicinamento al centro del trittico superiore, scopriamo che il mantello non è in realtà nero come è parso alla prima occhiata, ma piuttosto ha un ordito aranciato; potremmo immaginare che il pittore avignonese abbia voluto riprodurre un tessuto di pregiato velluto e che l’ombra arancione appaia nel lisciare distrattamente la stoffa. La madonna assisa su un trono sormontato da angeli, regge per le gambe il bambino lattante; il piccolo stringe il seno destro della madre portandolo alla bocca. Per associazione di idee legata alle dimensioni ridotte del seno della donna potemmo aspettarci di vedere Sant’Agata, la santa ritratta con i seni su di un piatto, invece la madonna in questo caso è accompagnata alla sua sinistra da santa Lucia, patrona della vista che infatti porta due occhi in una bacinella. A sinistra della composizione poi vediamo santo Stefano; nella biografia del santo si legge di un linciaggio e in effetti è dipinto con un sasso sul capo, si tratta probabilmente di uno dei sassi che lo colpirono, perché la testa è insaguinata. Come detto più sopra, si parla di un trittico con due registri; il registro superiore è molto più grande dell’inferiore che tuttavia è di grande interesse per il fatto che nella parte centrale mostra l’uscita dal sepolcro, ovvero la resurrezione di Cristo. L’opera di Iverny appartiene al tardo gotico, per la precisione è all’incirca del 1425 ed è realizzata in tempera e oro cosa che la collega all’altro trittico, lo Spanzotti, trattato nell’uscita precedente. Le opere menzionate si trovano in galleria Sabauda ai Musei Realidi Torino. Ci stiamo avvicinando alla fine di questa serie di quadri accomunati da madonne con veste nera, abbiamo visto opere in un arco temporale che va dal XIII secolo al XV toccando il XVI. Nella prossima e ultima uscita vedremo la bellissima Madonna con bambino di un pittore originario di Zara, lo Shiavone, conservata ancora una volta ai Musei Reali e ancora una volta ammantata di nero. Resta connesso!

Ellie 

 

Polveriera Nord Africa

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

Sembra seduto su un vulcano in eruzione il nord Africa, dalla Libia all’Algeria. Sulla sponda sud del Mediterraneo solo l’Egitto sembra reggere l’urto dell’attacco terroristico e del vasto malcontento popolare. Con il pugno di ferro e con una repressione spietata

 La Libia è in guerra, l’Algeria senza presidente teme il contagio del caos libico mentre il Marocco osserva le crisi nordafricane preoccupato dalle vicende che scuotono Algeri. E tutto ciò a poche miglia di distanza dalle coste italiane ed europee. Centinaia di migliaia di persone continuano a manifestare nelle città algerine con alla testa i giovani che rappresentano il 60% della popolazione, assoluti protagonisti dei movimenti di protesta che hanno portato alle dimissioni del presidente Bouteflika. Le proteste sono continuate anche dopo le dimissioni di Abdelaziz Bouteflika, al potere da vent’anni, e l’annuncio di nuove elezioni presidenziali previste per il 4 luglio. Si chiedono riforme radicali, democrazia, pluralismo politico e fine della corruzione dilagante. Non solo ma si pretendono anche le dimissioni del presidente ad interim Abdelkader Bensalah e del premier Noureddine Bedoui, ritenuti troppo vicini a Bouteflika. C’è di più perchè una parte delle opposizioni non vuole andare alle urne con l’attuale sistema politico per cui gli islamisti del Partito della Giustizia e dello sviluppo e al-Nahda hanno deciso di boicottare le elezioni presidenziali. Le proteste, per ora, sono pacifiche e controllate dall’esercito ma il timore generale è che le manifestazioni possano degenerare in violenza da un momento all’altro, come già accaduto nei Paesi limitrofi. Gli algerini conoscono bene gli orrori della guerra civile vissuta sulla propria pelle negli anni Novanta. Lo scontro tra lo Stato e i terroristi islamisti provocò quasi 150.000 morti e molti ricordano che nel 2001 il malcontento popolare esploso nella Cabilia berbera contro il caro vita fu duramente represso dai militari con un centinaio di morti e migliaia di feriti. Con la guerra libica a est e la tensione sempre viva con il Marocco sul versante occidentale l’Algeria del dopo Bouteflika si scopre più debole e più vulnerabile. Algeri guarda con preoccupazione al caos libico e al pericolo di infiltrazioni terroristiche nel suo territorio. Alle tensioni sul lato orientale si aggiungono quelle al confine ovest con il regno di Maometto VI. Da quasi mezzo secolo l’Algeria rivendica il Sahara Occidentale, ex colonia spagnola, il cui territorio è stato occupato dal Marocco che deve fronteggiare la ribellione armata del Fronte Polisario creato e armato da Algeri. Si intrecciano così in modo drammatico le vicende delle due entità statali nordafricane, entrambe alla ricerca di riforme economiche e riconciliazione nazionale. Ma i veri pericoli si annidano proprio nella mancanza di stabilità e nel vuoto di potere. Sullo sfondo di un contesto regionale assai precario il grande incubo si chiama fondamentalismo religioso. Nel conflitto libico gli estremisti salafiti prevalgono nettamente nel fronte di al Sarraj ma sono presenti, pur in misura minore, anche in alcune brigate che appoggiano Haftar nell’assalto a Tripoli. In Algeria la Fratellanza musulmana cavalca sempre di più la protesta popolare contro il regime. Ciò significa che l’estremismo religioso e politico potrebbe un giorno andare al potere nelle due nazioni maghrebine. Siamo alla vigilia di una primavera islamista ad Algeri? La guerra libica contagia pericolosamente il Paese nord africano dove il nuovo stenta a decollare. Mentre il sistema politico resta saldamente nelle mani del regime e dell’esercito che controlla l’intero Paese dall’indipendenza nel 1962, l’opposizione è molto divisa lasciando così spazio ai movimenti estremisti e fondamentalisti. L’uscita di scena dell’ultraottantenne Bouteflika non ha placato la piazza che continua a chiedere la fine dell’attuale sistema di potere. Ma l’alternativa potrebbe essere peggiore e il caso dell’Egitto insegna. Mohammed Morsi, del partito islamista vicino ai Fratelli Musulmani vinse le elezioni presidenziali nel 2012, rimase in carica quasi un anno e poi fu deposto da colpo di Stato militare con il plauso dell’Occidente che non poteva consentire a un estremista islamico di trasformare il grande Paese del Nilo in un Stato confessionale retto dalla rigida applicazione della sharia, la legge coranica. Secondo analisti e osservatori del mondo arabo-maghrebino l’Algeria è a rischio infiltrazione di terroristi islamici provenienti dalla Libia e dal Mali come i seguaci di “al Qaeda nel Maghreb” (Aqim) e dell’Isis oltre ad altri gruppi radicali che combattono contro i governi locali nel Mali e in Ciad. La preoccupazione è diffusa anche tra i pochi cristiani presenti nel Paese (appena lo 0,2% , tra cui solo 8.000 cattolici, su 40 milioni di musulmani) per la presenza dell’Isis e di altri gruppi islamisti nella vicina Libia. L’Algeria è stata classificata dal Rapporto di “Open Doors” al 42° posto nella lista dei Paesi del mondo in cui è più difficile essere cristiani. Per evitare che la situazione in Algeria precipiti verso la destabilizzazione con un eventuale ritorno dei fondamentalisti islamici e del terrorismo diventa urgente lavorare per una transizione democratica con l’appoggio diplomatico della comunità internazionale e dell’Italia in particolare che deve essere pronta a svolgere un ruolo attivo nell’area. Dal gas alle migrazioni per noi italiani ci sono in ballo interessi vitali e nel caso di una crisi migratoria provocata da un possibile caos politico o per l’insorgere della minaccia terroristica ci troveremmo particolamente esposti per la vicinanza geografica. Le forniture di gas e petrolio dall’Algeria giungono regolarmente e non sono a rischio anche se la concitata Primavera algerina rischia di rallentare il rinnovo dei contratti energetici. Il tacito compromesso tra il governo nazionalista e laico di Bouteflika e i Fratelli Musulmani ha reso possibili vent’anni di stabilità dopo la lunga stagione del terrorismo. Ma la Fratellanza musulmana non ha mai rinunciato al potere e oggi alimenta la protesta popolare con l’obiettivo di conquistare il potere e insediare un regime fondamentalista sulla sponda meridionale del Mediterraneo sostenuto da Qatar e Turchia (gli stessi Paesi che appoggiano il governo di al Sarraj a Tripoli) e, dall’Algeria, destabilizzare l’intera regione nord africana.

dal settimanale “La Voce e il Tempo”

Non c'è Storia, storie che raccontano la storia

40 iniziative
3 comuni coinvolti
3 piazze
1 festa/concerto
eventi insoliti: a bordo del Tram 4, al Consolato Vietnamita e nel Rifugio Antiaereo
10 workshop
3 lezioni aperte
25 ospiti da tutta Italia
coinvolti: 3 musei, 9 circoli e tante associazioni

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Un festival dedicato alla letteratura per bambini e ragazzi. Da giovedì 2 a lunedì 6 maggio, a Torino è in programma la seconda edizione del festival Matota, organizzato dall’Associazione Culturale Babelica, con il supporto del Comitato Arci Torino e il patrocinio di Comune di Torino, Circoscrizione 4 e Biblioteche Civiche Torinesi.
Matota, in piemontese, significa bambina, un nome femminile scelto per il festival dedicato alla letteratura per i più giovani, un appuntamento nato per parlare a bambini e ragazzi dei grandi temi sociali attraverso la narrativa, per affrontare con parole semplici temi difficili. L’edizione 2019 di Matota – la seconda – è dedicata alla Storia, alle vicende di donne e uomini che, da soli o in gruppo, hanno cambiato la propria epoca, mettendosi al servizio di un principio di giustizia. L’obiettivo è capire come la memoria aiuti a scoprire le nostre origini, a comprendere il mondo attuale, ad affrontare le sfide che ci porta il futuro. A parlarne, tanti autori, tra i quali anche  Moni Ovadia, Laura Curino, Carlo Pestelli. E, ancora, Bruno Maida, Fabio Bartolomei, Daniele Aristarco .«Torino ha una vasta offerta di appuntamenti culturali, ma quasi tutti dedicati a un pubblico adulto e in zone centrali della città. Matota abbassa l’età ma alza l’offerta, con appuntamenti dedicati ai bambini, ai ragazzi e alle loro famiglie, anche nei luoghi più fuori mano, dov’è difficile ascoltare musica, storie, dove sia possibile giocare e inventare – dice Pino Pace, direttore artistico della rassegna -. Questa seconda edizione Matota, dedicata alle storie che raccontano la Storia, si concentra soprattutto sulla storia del ‘900, ripercorrendone attraverso la musica, la narrativa, l’esplorazione, l’invenzione, i momenti drammatici e quelli lieti, in un cammino di conoscenza indispensabile per capire il mondo com’è o come sarà. O almeno provarci».Tatjana Giorcelli, presidente Circolo Arci Babelica, spiega: «Il nostro festival nasce per aiutare i più giovani a comprendere il presente con l’intento di non lasciarli soli nella ricerca di risposte davanti ai grandi temi sociali e alle contraddizioni del mondo contemporaneo. La narrativa è una risorsa fondamentale per fornire a bambini e ragazzi gli strumenti per diventare futuri cittadini consapevoli».

Solo 4 italiani su 10 leggono almeno un libro all’anno, 33 milioni di persone di età superiore ai 6 anni non hanno letto nemmeno un libro di carta (Istat 2016): «Arci Torino è in prima linea per la promozione della lettura, un’emergenza culturale che serve affrontare soprattutto lavorando sull’infanzia e sulle famiglie – dice Andrea Polacchi, presidente del Comitato Arci Torino – Il Festival Matota, in questo senso, è un orgoglio per Arci anche livello nazionale e a Torino, dove si conferma come il principale appuntamente sulla lettura messo in campo da una rete no-profit. L’Associazione Babelica, con la nostra collaborazione, ha costruito una proposta che parte dal basso coinvolgendo decine di Circoli Arci e, contemporaneamente, aprendosi a importanti sinergie con i soggetti e le istituzioni del territorio». Per valorizzare le migliori esperienze della rete, da alcuni mesi Arci Torino ha costituito un gruppo di lavoro sulla lettura, dove lo scambio di buone pratiche e la progettazione comune consentiranno – questo è l’auspicio – di mettere in campo sempre più iniziative come questa: «Il contrasto alla barbarie, all’intolleranza, all’egoismo sociale da cui siamo circondati passa per l’educazione alla bellezza, alla sensbilità di ascoltare e interpretare il mondo con gli occhi degli altri. La lettura è il veicolo di questa consapevolezza, che riguarda anche la capacità delle comunità di fare i conti e imparare degli errori del proprio passato, non cedendo alla tentazione, tutta contemporanea, di vivere esclusivamente in un presente da consumare, incapaci di avere memoria e, quindi, di sognare il futuro».
Il Festival si aprirà giovedì 2 maggio con gli appuntamenti gratuiti dedicati alle scuole e coinvolgendo due comuni: Settimo Torinese e Torino. La biblioteca civica multimediale Archimede di Settimo Torinese ospiterà Daniele Aristarco, autore di “Io dico sì” (EL editore), per un’iniziativa organizzata in collaborazione e con il sostegno del Rotary Club e della Libreria Alicante, mentre le scuole torinesi saranno coinvolte in due attività laboratoriali partecipate: “Immagina di essere in guerra” di Daniela Carucci e “Lo zaino del partigiano” di Tatjana Giorcelli e Pino Pace, nella sede della biblioteca dell’Anpi Sezione Martinetto di Torino.
 
Alle 18 di giovedì l’inaugurazione ufficiale del Matota al Magazzino sul Po, ai Murazzi, lato sinistro, con il concerto dedicato alle famiglie con Michele Dal Lago e Giusy Pesenti: dai canti contadini al rock, passando per il blues, perché la musica del secolo scorso non è solo roba da grandi (ingresso riservato ai soci Arci).
 
La giornata di venerdì 3 maggio sarà dedicata alle scuole, con numerosi appuntamenti mattutini e pomeridiani in piazza Paravia e Risorgimento e nei circoli Arci Banfo, Basaglia e Risorgimento.
 
Sabato 4 maggio, alle 10, si inizia con la lettura della storia “Mia mamma guida una balena” (Lapis edizioni) di Pino Pace sul tram della linea 4: un bambino scopre il lavoro importante di sua mamma, che trasporta le persone che fanno andare avanti la città…
Il pomeriggio di sabato 4 e tutta la giornata di domenica 5 gli incontri si concentreranno in piazza Risorgimento. Dalle 14 del sabato è prevista l’apertura gratuita del Rifugio antiaereo con visite guidate a cura del Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà e la proiezione sotterranea del video “Resistere per essere liberi”, a cura di Lacumbia Film. In contemporanea, si terranno letture a cura degli studenti del corso di recitazione di ODS supportati da Stefania Giuliano e sarà presente il bibliobus delle biblioteche civiche di Torino con una selezione speciale dedicata al tema del Matota 2019. Dalle 14,30, con l’appuntamento “Come giocare con i giochi – Istruzioni per i grandi”, sarà presente il progetto “Prima della terza” che scende in piazza e spiega ai genitori come usare con i più piccoli i principali giochi educativi affinché i momenti di gioco si trasformino in apprendimento, in collaborazione con Quercetti.
Alle 15,30 lezione aperta ai bambini e ai ragazzi del professor Bruno Maida su “I treni della felicità”: i convogli che portavano da Sud a Nord migliaia di bambini di famiglie finite in miseria, una pagina poco nota dell’Italia appena uscita dalla Seconda Guerra Mondiale.

Domenica 5 si inizierà alle 10 all’Oca Carlotta con “Il baule verde, una favola musicale”, un laboratorio per i più piccini a cura dell’associazione Amaranto. A seguire, nuovamente in piazza Risorgimento, prenderanno il via le attività laboratoriali a cura del Musli sui Libri pop up, poi visita guidata al borgo vecchio Campidoglio a cura del MAU (partenza alle 10,30 dal Sagrato San Alfonso, via Cibrario angolo corso Tassoni). Alle 15,30 sarà il momento del laboratorio attivo “La costituzione in 11 colori” con Cristiana Voglino e Federica Rosso: come spiegare la Costituzione in meno di due ore? In che maniera i suoi principi fondamentali sono parte della nostra quotidianità E, infine, alle 17 appuntamento con Martina Recchiuti, Ilaria Rodella e Pietro Corraini che parleranno del progetto “Internazionale Kids”. Lunedì 6 maggio il Festival si chiuderà in bellezza con due super ospiti e un evento speciale: Moni Ovadia, accompagnerà i bambini in una passeggiata alla scoperta delle pietre d’inciampo e delle storie di deportazione nella nostra città. All’Environment Park, invece, Laura Curino racconterà ai ragazzi delle scuole medie la vicenda di Adriano Olivetti: si può essere capitalisti e rivoluzionari? L’industria può darsi dei fini che non siano solo i profitti? Nel pomeriggio, nell’incredibile cornice del giardino del Consolato della Repubblica Socialista del Vietnam, attraverso la lettura dei ca dao e l’analisi dei poster, saranno spiegati ai bambini i concetti di “colonialismo” e “resistenza” e l’azione di un popolo in lotta. Matota è anche MatotOff, eventi fuori dagli orari scolastici e dai luoghi comuni: musiche, parole, arti maggiori e minori, in contesti informali e in luoghi non scontati. Gli eventi del MatotOff spazieranno dal laboratorio “Memoria, odori e immagini” al caffè Basaglia, alle chiacchiere sulle Fiabe Sarde ed. Condaghes con Rossana Copez al circolo B-Locale, all’incontro con i lettori di Nicoletta Bortolotti con il suo “Chiamami sottovoce” (HarperCollins) alla Piola Sardo-Veneziana Bar Pietro fino alla cena sarda di finanziamento del festival al circolo dei sardi Antonio Gramsci e all’incontro con Fabio Bartolomei in Babelica con la presentazione del suo “L’ultima volta che siamo stati bambini” (edizioni e/o). Il MatotOff arriverà fino a Carmagnola, al Circolo Arci Margot dove Carlo Pestelli e il Coro Moro racconteranno il significato di “Bella Ciao”.
 
Il programma completo del Matota è disponibile su www.matota.it
 
 

Tornano "madre e padre" sulla carta di identità

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Nel provvedimento, firmato il 31 gennaio scorso dal ministero dell’Interno, da quello della Pubblica Amministrazione e da quello dell’Economia, sulla carta d’identità il termine “genitore” viene sostituito dai più tradizionali “padre” e “madre” ogni qual volta si presenta nel testo che predispone le “modalità tecniche di emissione della carta d’identità elettronica“. Il provvedimento modifica il testo del decreto del 23 dicembre 2015, con il quale si introduceva la dicitura “genitori”. Lo scorso novembre era stato lo stesso ministro Salvini a proporre il reintegro di “padre” e “madre”. Il vicepremier aveva annunciato la sua battaglia “in difesa della famiglia naturale”, partendo già dalle pagine web del Viminale. Ora, a pochi mesi da quelle parole, la modifica ha effetto per decreto. Il provvedimento era stato bocciato dal Garante della Privacy, Antonello Soro. Il 24 novembre 2018, infatti, Soro, nel parere richiesto dal Governo, aveva scritto: “La modifica introdotta dal decreto si è rivelata inattuabile in alcune ipotesi, con gli effetti discriminatori che necessariamente ne conseguono per il minore. Per esempio, nei casi nei quali egli sia affidato non al padre e alla madre biologici, ma a coloro i quali esercitino — secondo quanto previsto dall’ordinamento — la responsabilità genitoriale a seguito di trascrizione di atto di nascita formato all’estero, sentenza di adozione in casi particolari o riconoscimento di provvedimento di adozione pronunciato all’estero”.

 

Picchia la moglie ma la accusa di averlo aggredito

Aveva raccontato agli agenti, mostrando il labbro rotto, di aver subito un’aggressione senza motivo dalla moglie che poi si era allontanata da casa. La versione dell’uomo sembrava imprecisa, infatti non era lui la vittima! La signora, dopo aver ricevuto dal marito uno schiaffo al volto e un calcio alla coscia, solo per averlo svegliato, si era difesa colpendolo con il dorso della mano.Era stata una vicina a contattare la Polizia nel pomeriggio di mercoledì, nel quartiere Madonna di Campagna, a causa delle richieste esasperate di aiuto della donna. Quest’ultima era ormai stanca delle continue discussioni ed aggressioni fisiche e verbali del marito, che andavano avanti da circa 7 anni e che si manifestavano generalmente per futili motivi, spesso anche in presenza del figlio minore.L’uomo, un italiano di 36 anni, è stato arrestato dagli agenti della Squadra Volante per il reato di maltrattamenti in famiglia.