redazione il torinese

E’ tempo di Hispánica al Circolo dei lettori

Fa centro ancora una volta il Circolo dei lettori di Torino con il ciclo di incontri “Hispánica” che porta la letteratura spagnola a Torino.

Gli appuntamenti imperdibili sono con 4 grandi scrittori della levatura di Alicia Giménez Bartlett, Julio Llamazares, Javier Cercas e Almudena Grandes. Quattro voci delle vicina penisola iberica diverse tra loro, ma tutte strategiche e fondamentali per tracciare i cambiamenti del paese che, liberatosi della lunga dittatura franchista, è oggi una democrazia moderna la cui storia è stata segnata da boom economico e periodi critici. Stili, tematiche, universi narrativi e punti di vista diversi nei libri di questi 4 autori, ma denominatore comune la maestria della scrittura e la capacità di delineare spaccati della vita e della letteratura spagnola contemporanea.

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Si inizia domani 7 marzo alle ore 18,30 con Alicia Giménez Bartlett , la regina del giallo. Per molti la “Camilleri spagnola” che, lasciati i panni di professoressa di letteratura, si è immersa nella scrittura e ha dato vita ai polizieschi con protagonista l’ispettrice di Barcellona Petra Delicado. Un successo travolgente per la poliziotta attaccabrighe, ribelle, un po’ anarchica e decisamente testarda, alla quale fa da spalla il bonario viceispettore Fermin Garzòn.Ma la Bartlett ha scritto anche opere di narrativa di altissimo livello, tra le quali “Una stanza tutta per gli altri” (2003) e l’ultimo “Uomini nudi” (Sellerio) che nel 2015 le è valso il prestigioso Premio Planeta.Domani nelle sale del Circolo (in Via Bogino 9) l’autrice incontra i suoi lettori subalpini nell’appuntamento dedicato al genere noir di cui è maestra.

Martedì 11 aprile sarà la volta di Julio Llamazares, poeta e viaggiatore il cui sguardo punta al rapporto tra uomo e natura. Ha iniziato a scrivere poesie fin da giovanissimo e dopo la laurea si è trasferito a Madrid dove nel 1976 gli è stato assegnato il Premio Nazionale di Poesia Universitaria e tre anni dopo il Premio Antonio Gonzalez de Lama. Con “Memoria della neve” nel 1982 ha vinto il Premio Guillén.

Giovedì 20 aprile appuntamento con il grande Javier Cercas, autore del famoso “L’impostore” (Guanda), docente di letteratura spagnola all’Università di Gerona. Lui definisce i suoi scritti “racconti reali” in cui finzione e realtà sono amalgamati, come nel nuovo “Il sovrano delle ombre” (Guanda) dove mescola storia e ricordi familiari. Scava nella storia della sua famiglia e apre una pagina scomoda del passato. Nel romanzo ripercorre la vita dello zio materno Manuel Mena che fu sottotenente falangista arruolato nell’esercito di Franco e morto a 19 anni, nel 1938, nella battaglia dell’Ebro, la più sanguinosa della guerra civile spagnola.

Giovedì 4 maggio a chiudere il ciclo “Hispánica” sarà Almudena Grandes. La scrittrice madrilena diventata famosa con il romanzo “Le età di Lulù” che nel 1990 ispirò l’omonimo film di Bigas Luna. E il feeling col cinema si è rinnovato con “Malena” (1994) da cui il film di Gerardo Herrero. Ancora successi per la Grandes con le opere successive “Atlante di geografia umana” (1998), “Gli anni difficili” (2002) e “Troppo amore” (2004). L’ultima fatica letteraria è “I baci sul pane” (2015) ambientato a Madrid durante la crisi del 2008; protagonisti coppie, famiglie allargate, single, giovani e meno giovani, spagnoli e stranieri. E l’autrice si concentra sull’esperienza umana di fronte ai grandi eventi storici.

Laura Goria

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Per informazioni: Il Circolo dei lettori

Via Bogino 9

Tel. 011 4326827

info@circololettori.it

Lo sport praticato in un “Caldo clima al freddo”

Sebbene si possa ragionevolmente far coincidere con il progresso alcuni notevoli passi avanti nella salvaguardia della salute, non sempre tale innovazione concede a tutti noi gli strumenti per una migliore opportunità di adattamento all’ambiente.

Se da una parte le stagioni soccombono agli eventi derivati dalle differenti situazioni degenerative ambientali, mutando improvvisamente da periodi piovosi a caldi asfissianti, da periodi di gelo a primavere inattese, possiamo però notare come negli ambienti cosiddetti “chiusi” si cerchi di mantenere una certa qual “omeotermia” che preveda sempre un clima “ideale”. Il problema sussiste nel valutare se tale “idealità” sia la stessa per tutti o se tale situazione non possa creare degli scompensi. Si possono osservare persone completamente infagottate al volante di una macchina con riscaldamento acceso d’inverno oppure in maglietta con aria condizionata in funzione d’estate. In entrambi i casi, all’apertura delle porte dell’auto e dal primo passo in poi, il mondo esterno presenterà una situazione diversa da quella vissuta fino ad un attimo prima. Se ragionassimo in modo adeguato, potremmo facilmente intuire che in uno dei due ambienti l’abbigliamento non dovrebbe essere adatto; eppure questa circostanza si realizza puntualmente.

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Cosa succederà al nostro corpo? Si adatterà o sarà semplicemente una passiva accettazione di tale situazione a renderci sempre più deboli? Questi sono problemi che sicuramente afferiscono a sfere più importanti del semplice campo sportivo di nostra competenza, ma anche negli ambienti sportivi si è sottoposti a stress climatici non da poco.Infatti, gli ambienti che si definiscono moderni sono costretti a dotare le sale dove si svolge attività fisica di impianti di climatizzazione che consentano alle persone di fare attività senza sudare… (sigh). Oppure di dotare le sale attrezzi di un clima che rassomigli a quello del proprio salotto di casa quando si è in inverno. Premesso che nulla di sbagliato vige nel ricercare un clima ideale che preservi la salute delle persone, è possibile intuire che il nostro corpo vive “protetto” salvo imprevisti… . Basta infatti dimenticare il cappellino, oppure non aver l’aria condizionata che funzioni in auto o il riscaldamento rotto a casa per mandare in tilt la nostra salute, ormai non più allenata agli “sbalzi di umore climatici”.L’attività fisica può permettere di reagire a quest’apatia reattiva del nostro adattamento fisiologico, stimolando i nostri organi a ricreare in maniera efficace e naturale le condizioni innate e forse dimenticate di assestamento personale.

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Consideriamo quindi, visto il periodo di fine inverno e ripresa primaverile che ci apprestiamo a vivere, quali possano essere le piccole strategie individuali di recupero naturale delle nostre facoltà di adattamento che possiamo realizzare in questo periodo. Innanzitutto, la prima regola di salute, oltre che funzionale, è quella di svolgere attività con la minor quantità di abbigliamento possibile (si intende tecnico, non per altre seconde e ben più variegate finalità,…). Questo permetterà al nostro organismo di adattarsi naturalmente alla temperatura degli ambienti in cui si opererà, senza l’opera di filtraggio creata da strati eccessivi di tessuti che permeano in maniera troppo sensibile il passaggio dall’aria alla pelle. Quando si comincia a svolgere attività fisica la temperatura corporea, innescata dal muoversi delle articolazioni e dei muscoli, si innalza, e quindi se ci si era coperti troppo in partenza, la termoregolazione corporea avrà difficoltà nel registrarsi in maniera adeguata. E’ necessario considerare un tipo di abbigliamento a più strati che consenta l’eliminazione di alcuni capi ogni qualvolta si abbia tale necessità. Molta attenzione dovrà essere posta non tanto ai capi superficiali ma soprattutto a quelli più aderenti alla pelle. Non sarà elegante parlarne, ma è necessario considerare che se dopo esserci scoperti per il calore, l’ultimo strato risulterà essere sudato, allora in questo caso la salute sarà a rischio: aria, correnti fredde o rallentamenti dell’attività potranno essere cause di raffreddamento e cosiddetti colpi d’aria.

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Il “colpo d’aria”, che è per sua natura leggendario, così come “l’accavallamento dei nervi” e altri impedimenti simili, altro non è che un periodo prolungato di esposizione di una parte del nostro corpo a situazioni di freddo che costringono il nostro organismo a reagire o contraendosi per riequilibrare la temperatura o soccombendo quando tale situazione è ingestibile. Crearsi un abbigliamento adatto al clima in cui si opera è necessario. Ma sarebbe importante “allenarsi” anche al freddo, intendendo proprio letteralmente quanto scritto. Alcune scuole cinesi hanno malamente interpretato tale concetto esasperando bambini molto piccoli a vivere per alcune ore in maglietta semplice al freddo delle montagne. Il principio ispiratore consisteva nel fortificare lo spirito ignorando le sofferenze del corpo (…) ma il principio che per noi sarebbe in grado di avere una valenza positiva potrebbe essere solo quello di rinforzare le proprie difese costringendo il corpo a reagire ad uno stimolo intenso. Correre ogni tanto all’aria aperta e non solo sul tapìs roulant potrebbe rappresentare una interessante innovazione per il nostro corpo.

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Così come non richiedere aria troppo calda in una palestra o in una piscina potrebbe contribuire a costringere il nostro organismo a rinverdire alcune primitive e salutari facoltà di adattamento all’ambiente.Sudare non fa male, semmai fa male agli altri non lavarsi se si è sudati o se si indossano abiti da troppo tempo “vissuti”, ma la ricerca anche dell’eccessivo caldo può condurre ad errori.E’ importante, piuttosto, predisporre un veloce ed adeguato cambio di indumenti se si opera in un ambiente freddo, una volta terminata l’attività. E’ questo infatti il vero problema. Il maratoneta che corre sotto la pioggia ed il vento non ha grossi problemi fin che corre, così come il ciclista che affronta la salita. Le preoccupazioni nascono o quando la gara termina o quando comincia la discesa. Paradossalmente non è svolgere l’attività fisica “scoperti” quando si è al freddo a creare potenziali nocumenti alla salute (ovviamente quando il freddo è ben tollerato con abbigliamento adeguato) ma è proprio quando questa termina o diminuisce l’intensità che si possono verificare problemi. Predisporre strumentazioni di copertura (felpe o asciugamani) e, soprattutto ricambi delle parti sudate può essere fondamentale. Il sudore che si “asciuga” addosso ha più di un effetto sgradito… . Terminiamo qui questa breve dissertazione con un pensiero finale: non sappiamo più quale sia il clima ideale, ma sicuramente possiamo considerare come la capacità di adattamento si possa “allenare” solo variando più o meno volontariamente clima. Tornare ogni tanto alla “natura” potrebbe essere un gran giovamento per tutti!

 

Paolo Michieletto

 

 

 

 

 

Un grande atto di Amore alle Molinette

Festa della donna: Dona un rene alla compagna e la salva, presso l’ospedale Molinette di Torino

Un gesto di grande amore, che va oltre la retorica delle parole. Una nuova vita alla propria compagna: quale miglior dono in occasione della Festa della donna. Non fiori, ma…un rene. Uno spot per la vita e per la donazione d’organi per il trapianto. Presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, ieri un uomo di 52 anni ha donato un rene ed ha salvato la vita della propria compagna di 44 anni (affetta da rene policistico) dalla dialisi. Si è trattato di un trapianto di rene da vivente pre-emptive. E’ stata una corsa contro il tempo per completare in pochi mesi gli esami di valutazione del donatore proprio per poter permettere a lei di riuscire a fare il trapianto direttamente senza dover passare attraverso un periodo di dialisi. L’intervento di prelievo del rene in laparoscopia dal donatore è stato eseguito dagli urologi Paolo Gontero e Giovanni Pasquale (équipe Urologia universitaria professor Gontero), mentre, proprio nella sala operatoria a fianco, veniva effettuato il trapianto del rene sulla ricevente dai chirurghi vascolari Maurizio Merlo e Claudia Melloni (équipe Chirurgia vascolare ospedaliera dottor Merlo) e dall’urologo Giovanni Pasquale, con gli anestesisti Fabio Gobbi ed Antonella Marzullo (équipe Anestesia e Rianimazione ospedaliera dottor Pier Paolo Donadio). Il trapianto è tecnicamente riuscito ed ora entrambi i pazienti sono ricoverati rispettivamente presso la degenza e la terapia subintensiva della Nefrologia universitaria (diretta dal professor Luigi Biancone). Come dice il professor Biancone, responsabile del programma di trapianto renale presso le Molinette: “Nel 30% dei trapianti da donatore vivente il donatore è di sesso maschile e questa percentuale è in progressivo incremento, sulla scia anche dell’aumento del numero dei trapianti da vivente in Italia”. Questa settimana della Festa della donna e della Giornata mondiale del Rene (9 marzo) alla paziente una nuova vita ed al donatore il sapore di avere compiuto un gesto che cambierà la vita della persona amata.

Evade imposte su 350 mila euro. Medico in pensione nel mirino della Gdf

L’ex professore di medicina “allargava” la sua pensione con consulenze e affitti in nero

Con una pensione di oltre 5.500 euro mensili, 29 terreni in suo possesso non dichiarati, quattro appartamenti di sua proprietà che a quanto risulta affittava in nero e una quota in una società immobiliare che opera in tutta la provincia di Torino, un medico e docente universitario -ovviamente ormai in pensione- forniva anche consulenze a noti studi medici torinesi senza dichiarare i compensi al fisco. Così le fiamme gialle di Lanzo Torinese hanno puntato il dito contro il noto professionista della Val di Lanzo, iniziando mesi fa a scavare nelle sue dichiarazioni e nei suoi libretti contabili, scoprendo così tutto quello che non è mai stato dichiarato al fisco. Secondo gli esiti delle indagini della gdf, il medico dovrà pagare le imposte su oltre 350 mila euro non dichiarati, ai quali andranno ancora aggiunte multe ed interessi sulla cifra mai versata.

A Palazzo si aprono le stanze della Regina Elena

Quest’anno l’8 marzo diventa l’occasione per riscoprire la figura della Regina Elenaprotagonista di questa giornata ai Musei Reali, che aderiscono ai festeggiamenti per la festa della donna riservando a tutte le visitatrici un ingresso gratuito. Saranno aperte in via eccezionale alle Stanze della Regina Elena.

Elena di Savoia, originaria del Montenegro e sposa per amore di Vittorio Emanuele III nel 1896, è stata una delle sovrane più amate dal popolo per la sua profonda umanità e per il suo impegno in numerose iniziative caritatevoli.

Affreschi dai temi mitologici, stucchi dorati, parati in seta alla cinese, porcellane, cristalli e un prezioso pavimento in marmi policromi: dieci sono le stanze di grande fascino che è possibile riscoprire nel corso della giornata con le visite guidate organizzate in collaborazione con gli Amici di Palazzo Reale, alle ore 10,11, 12, 15, 16, 17.

L’appartamento, collocato al piano terra di Palazzo Reale, è stato abitato fino alla seconda guerra mondiale, ma la sua origine risale alla fine del Seicento, quando Vittorio Amedeo II lo destina alle sue figlie e, per loro, le sale vengono decorate da Bartolomeo Guidobono e dal pittore viennese Daniel Seiter, autore della splendida volta dedicata al tema dei Quattro Elementi nella Sala di Parata.

Di grande fascino e di gusto già “borghese” la sala da bagno, decorata da delicati acquerelli eseguiti da Emma Biscarra, pittrice specializzata in fiori, appartenente a un’importante famiglia di artisti attivi a Torino nel XIX secolo.

Molte le personalità importanti che hanno soggiornato in questo appartamento: ai tempi di Napoleone I, vi alloggia il governatore di Torino; nel 1857 l’Imperatrice Alessandra Fedorowna di Russia, vedova di Nicola I, e dal 1890 Maria Letizia Napoleone, Duchessa d’Aosta.

 

(foto: L. Coda)

“Care figlie vi scrivo”. In sala anche Sarkozy

Marisa Bruni Tedeschi, suocera dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy ha presentato ieri sera alla Fondazione Sandretto di  Torino il suo libro di memorie ‘Care figlie vi scrivo’, edito dalla Nave di Teseo. E’ dedicato alla figlie Carla e Valeria, presenti all’iniziativa insieme all’ex presidente. Sarkozy non ha commentato la situazione della candidatura della destra alle presidenziali. Marisa Bruni Tedeschi, intervistata da Cesare Martinetti,  ha ripercorso la sua vita: dal fascismo fino  al matrimonio con l’industriale Alberto Bruni Tedeschi, dalla morte del primogenito Virginio fino ai viaggi ufficiali con il presidente francese. “Nella storia nessun re o presidente si era mai portato la suocera, mio genero l’ha fatto, lo ringrazio molto”.

Falsi addetti dei rifiuti tentano di entrare nelle abitazioni

La microcriminalità, in questo caso i truffatori, non difetta certo di fantasia. Sono arrivate nei giorni scorsi al numero verde della Cidiu Servizi, l’azienda che si occupa di raccolta rifiuti di ambiente con sede a Collegno, numerose segnalazioni di sedicenti operatori Cidiu che, con scuse di vario genere tentano di introdursi nelle abitazioni a scopo illecito.

La zona in cui sono state tentate le prime truffe è quella di via Adua a Collegno. La scusa, questa volta, è la consegna di secchielli per la raccolta dell’organico, per la quale i falsi operatori insistono sulla necessità di dover entrare in casa.L’Azienda Cidiu Servizi, con una propria nota, precisa che gli operatori della società o di società e cooperative incaricate sono muniti di tesserino di riconoscimento che i cittadini possono richiedere di esibire. Inoltre, gli operatori Cidiu non possono accedere agli appartamenti.

Nel dubbio telefonare al Numero Verde 800-011651. L’Azienda, diffidando fermamente chiunque dall’utilizzare indebitamente il nome della società, raccomanda ai cittadini di non far entrare in casa queste persone, di non fissare alcun appuntamento con loro e di segnalare il caso al Numero Verde 800-011651 (lun-gio 8.30-16.30 e ven 8.30-15) e alle Forze dell’Ordine competenti sul territorio.

Purtroppo sono molte ogni anno le truffe di questo genere, rivolte soprattutto a persone anziane, in particolar modo quelle che vivono da sole, e che sono dei “bersagli” maggiormente vulnerabili da parte dei malviventi.

Massimo Iaretti

MinD Mad in Design, i luoghi dell’abitare e la fragilità umana

A Torino, dal 9 al 13 marzo 2017, presso il Lingotto, avrà luogo la terza edizione del workshop che coniuga design e disagio psichico ed esplora in modo inedito i luoghi dell’abitare in relazione alle varie forme della fragilità umana.

MinD Mad in Design: il Design come strumento di inclusione sociale Quando il design si confronta con lo spazio della mente umana, quando supera i limiti della presunta normalità, quando è stimolato dalla necessità del benessere a trovare nuove soluzioni e sa cambiare prospettive e punti di vista, allora il design può diventare “cura” e aprire a nuovi percorsi professionali e di riabilitazione. MinD – Mad in Design è un progetto didattico e culturale che affronta, nell’ambito della formazione universitaria e dell’inserimento nel mondo del lavoro, il tema del progetto dei luoghi del disagio mentale. MinD nasce da un’idea degli architetti Giulia Mezzalama e Sandra Poletto, della psicologa Elena Varini, ed è promosso da Camplus – Fondazione CEUR (Centro Europeo Università e Ricerca) con Blu Acqua, società attiva nell’ambito della residenzialità psichiatrica, con il sostegno della Compagnia di San Paolo e la collaborazione di istituzioni universitarie e aziende del settore. Articolato in un workshop e una serie di eventi collaterali, MinD sperimenta metodi di lavoro, approcci e soluzioni per un’idea di abitare socialmente inclusivo (www.madindesign.com). MinD: IL WORKSHOP Nella prestigiosa sede del Camplus Lingotto di Torino, collegio universitario di merito della Fondazione CEUR, durante quattro giorni di workshop, dal 9 al 13 marzo, 42 studenti universitari provenienti da tutta Italia (delle discipline Design, Architettura, Psicologia, Antropologia, Scienze dell’educazione e affini), insieme a 12 utenti seguiti dai servizi di salute mentale, sperimenteranno nuove soluzioni per un abitare inclusivo. Seguendo un approccio multidisciplinare e olistico, e partendo dai bisogni della residenzialità psichiatrica, sei team di progettazione, guidati da designer professionisti lavoreranno sull’idea di “pausa” come momento di rigenerazione fisiologica e psicologica, come rito, come spazio individuale e di condivisione, ponendo al centro dell’azione di progetto il rapporto tra il benessere della persona e lo spazio progettato. I sei progetti saranno presentati nella giornata conclusiva di lunedì 13 marzo. I designer che collaborano alla terza edizione di MinD sono: Arcangelo Favata, (Alicucio, www.alicucio.com), Natascia Fenoglio (Natascia Fenoglio Edible Design, www.natasciafenoglio. com), Sara Ricciardi (www.sararicciardi.org), Ilaria Scarpellini (UX Pills, www.uxpills.com), Adelaide Testa (Marcante -Testa UdA Architetti, www.marcante-testa.it), Silvio Tidu (yetmatilde, www.yetmatilde.it), Alessia Pagotto, Walter D’Esposito (Sotterranea Officina Sperimentale, www.sotterraneaofficinasperimentale.com).

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Il workshop MinD è realizzato grazie alla collaborazione con Università degli Studi di Torino, Istituto d’Arte Applicata e Design di Torino IAAD, Politecnico di Torino, Domus Academy, NABA Nuova Accademia di Belle Arti, alla speciale partecipazione di Eataly, della Fondazione Achille Castiglioni e al contributo degli sponsor tecnici Carioca S.p.A, Ferrino S.p.A, Filz Torino Feltri e Positive Causes. MinD offre un’esperienza di formazione fortemente inclusiva e interdisciplinare, e l’occasione di impegnarsi in prima linea, mettendo in gioco le proprie competenze e abilità, nel superamento delle barriere del pregiudizio e dell’indifferenza nei confronti delle persone fragili. Partecipare a MinD significa relazionarsi direttamente con una parte della società emarginata, in una dimensione di scambio e ascolto reciproco, per la costruzione di una società più aperta e paritaria.

Una proposta per l’8 marzo

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in occasione della Giornata internazionale della donna (08 marzo), proclamata anche in base alla risoluzione n. 32/142 del 16 dicembre del 1977 dell’ONU, intende sensibilizzare l’opinione pubblica circa il ruolo femminile nell’attuale società.

Discriminazione, violenza, disparità nel mondo del lavoro e squilibri nelle relazioni sociali sono temi sui quali si continua a discutere continuamente nei dibattiti politici. Considerando i molteplici, tragici, episodi di cronaca, registrati quasi quotidianamente e aventi come vittime donne, colpevoli di autodeterminarsi, brutalizzate da compagni emotivamente “diseducati”, in una società in cui il corpo femminile è spesso mercificato e banalizzato, e riscontrando la strumentalizzazione ossessiva dello stesso nella pubblicità e nei prodotti d’intrattenimento in cui il “gentil sesso” viene sempre relegato a ruoli di subalternità, passività e arrendevolezza, diventa doveroso intervenire tempestivamente per promuovere tra i giovani il rispetto dell’altro e diffondere i valori della reciprocità e parità.

In Italia la situazione ancora non è delle migliori neanche circa la rappresentanza politica, nonostante alcuni interventi normativi tesi a riequilibrare i rapporti tra i sessi (Legge n. 215/2012). Basta riflettere su alcuni dati: solo un terzo dei parlamentari nell’attuale legislatura è di sesso femminile; le deputate della Camera sono circa il 31% del totale, mentre le senatrici sono il 29%.

Spinte retrograde e oscurantiste spesso inficerebbero i traguardi raggiunti dalle donne durante il Novecento. Non bisogna recedere dalla divulgazione dei principi di uguaglianza riconosciuti dall’art. 3 della Costituzione italiana e dall’art. 1 della DUDU.

A tal proposito, nel lasso di tempo che intercorre tra l’8 marzo e il 15 marzo, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani invita le scuole di ogni ordine e grado di Torino a sostenere campagne di sensibilizzazione circa il tema proposto e ad associarsi al flash mob ideato e promosso dall’ISI Pertini di Lucca nell’ambito di un progetto realizzato in collaborazione con il Coordinamento e che consiste nel lancio, da parte degli studenti, di palloncini rosa e azzurri uniti insieme da un nastro per simboleggiare l’armonia e la parità tra i generi.

Prof. Romano Pesavento

Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

(foto: il Torinese)

 

Panificazione, c’è il contratto nazionale. In Piemonte 15 mila addetti

Nella nostra regione interessa 6.200 imprese e 15mila addetti. Roberto Dellavalle (Presidente Confartigianato Piemonte Alimentazione): “Consente un miglior collocamento delle risorse umane e valorizza il settore”

 

Confartigianato Alimentazione, unitamente alle altre Organizzazioni Artigiane, ha sottoscritto con  Flai-Cgil, Fai-Cisl, Uila-Uil, il nuovo contratto nazionale di lavoro per le imprese dei settori alimentazione-panificazione. L’intesa si applicherà ai dipendenti delle imprese artigiane, delle imprese non artigiane che occupano fino a 15 dipendenti del settore alimentare, e ai dipendenti delle imprese della panificazione fino a 249 dipendenti. In Piemonte le imprese interessate sono circa 6.200 con oltre 15mila addetti di cui 7.000 dipendenti.

“Il nuovo contratto – commenta Roberto Dellavalle, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte Alimentazione – costituisce un passo in avanti nella direzione di consentire alle imprese del settore il migliore collocamento delle risorse umane e di rispondere maggiormente alle nuove esigenze dei consumatori. Inoltre permette di rappresentare meglio la molteplice varietà delle imprese italiane del settore alimentare, da quelle tradizionali fino alle attività più specifiche”.Nel rinnovo viene estesa l’applicabilità del contratto alle imprese che svolgono somministrazione di pasti e bevande in attività di ristorazione, vale a dire i pubblici esercizi quali ristoranti, bar, tavole calde, ecc.

Per quanto riguarda la parte economica, è stato definito un aumento salariale medio pari a 55 euro per i dipendenti delle imprese alimentari artigiane. L’accordo fornisce alle imprese alimentari artigiane, nonchè alle piccole e medie imprese del settore, strumenti contrattuali innovativi,  in primo luogo introducendo una nuova tipologia di contratto di lavoro finalizzata al reinserimento lavorativo di alcune specifiche categorie di persone: disoccupati o lavoratori in sospensione di lavoro, coloro che non abbiano conseguito un titolo di studio di istruzione secondaria superiore, persone prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi potranno accedere ad un contratto che ne potenzia l’occupabilità. L’accordo di rinnovo ribadisce l’importanza per le imprese del settore di aderire agli Enti Bilaterali dell’Artigianato, in Piemonte l’EBAP (Ente Bilaterale dell’Artigianato Piemontese), anche alla luce della più recente normativa che demanda a questi enti l’erogazione degli ammortizzatori sociali in caso di crisi aziendale.

“Quella dell’alimentazione – sottolinea Dellavalle – è un’attività che necessita di creatività e gusto, competenze che non sono assimilabili alla routine dei precotti e che non sono diverse, in quanto a spirito ed a capacità di innovazione, da quelle dei maestri pasticceri. In Piemonte il settore è in crescita e con questo accordo si rinnovano le relazioni industriali, si rilanciano bilateralità e formazione, consolidando nel contempo la parte salariale; in tema di mercato del lavoro si sperimenta poi il contratto di reinserimento a favore di categorie svantaggiate”. 

“In ogni caso – conclude Dellavalle  -il rinnovo costituisce, anche in prospettiva, un importante passo in avanti per le tante imprese piemontesi alimentari e loro dipendenti”.