redazione il torinese

Gli italiani di Quaglieni alla Feltrinelli

Giovedì 23 marzo alle ore 18, alla Libreria Feltrinelli di Torino (piazza C.L.N., 251), Ugo Nespolo, in dialogo con l’autore, presenterà il libro di Pier Franco Quaglieni “Figure dell’Italia civile” Golem Edizioni

 Il libro di Quaglieni, intellettuale liberale torinese,  tratteggia le figure di personalità importanti della cultura e della politica italiana del ’900.

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Da Einaudi a Giovanni Amendola, da Marchesi a Soleri, da Calamandrei a Chabod, da Burzio ad Adriano Olivetti, da Ernesto Rossi a Balbo di Vinadio. La parte più consistente del libro riguarda gli “amici e maestri” che l’autore ha conosciuto e frequentato: Jemolo, Bobbio, Galante Garrone, Montanelli, Valiani, Venturi, Casalegno, Alda Croce, Primo Levi, Ciampi, Luraghi, Romeo, Spadolini, Pininfarina, Ronchey, Tortora, Pannella. Due capitoli molto densi concludono il libro, quelli dedicati a Soldati e Pannunzio. Si tratta di scritti che Quaglieni arricchisce ricostruendo la storia dei rapporti tra il Centro “Pannunzio” e le diverse personalità che animano il libro.

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Le figure delineate sono spesso ricordate con episodi del tutto inediti e poco convenzionali, in alcuni casi persino politicamente “poco corretti”, ma sempre equilibrati sotto il profilo storico. Ne viene fuori un ritratto a tutto tondo dell’Italia civile, che l’autore ritiene vada riscoperta e valorizzata come patrimonio culturale irrinunciabile anche per il futuro delle nuove generazioni.

Renzi al Lingotto sui fatti di Napoli: “Un sindaco non sta con i violenti”

Matteo Renzi al Lingotto ha attaccato il sindaco di Napoli De Magistris per gli incidenti di Napoli in occasione della visita del leader leghista Salvini: “Su certi argomenti non possiamo girarci introno: no alle alleanze con chi non accetta il principio di legalità, che non è un valore di parte,  ma un valore  di tutti. Quando un Sindaco si schiera con chi sfascia la città per non far parlare qualcuno, quella non è una cosa da Pd. Quando un parlamentare chiede di parlare lo deve fare: noi stiamo dalla parte di quel parlamentare anche se si chiama Salvini. Anzi, proprio perché si chiama così, lo vogliamo sconfiggere alle elezioni ma lui deve parlare come devono parlare tutti”. 

La grande battaglia di Mosul

FOCUS  / di Filippo Re

Dalla Grande Moschea di Al Nuri a Mosul annunciò con un sermone al mondo la sua missione per realizzare un immenso Califfato nelle terre dell’Islam e quel giorno, il 29 giugno 2014, decise di farsi chiamarsi Califfo Abu Bakr al Baghdadi. Non a caso scelse l’antica moschea di Nur ed-din o Norandino, grande e potente nemico della Cristianità, il condottiero e sultano che nove secoli fa riunificò le forze musulmane tra il Nilo e l’Eufrate, tra l’Egitto e la Siria, per combattere i Crociati, con il Saladino alla testa dell’esercito e suo illustre successore. La rinascita del Califfato non ci sarà mai e in quella moschea di Mosul il Califfo del terrore non ci tornerà più. Ora quel santuario islamico è diventato un luogo simbolico per l’esercito iracheno e per le forze curde: si trova a Mosul ovest, poco oltre il Tigri, all’interno della Città vecchia, in un labirinto di viuzze in cui sarà difficile avanzare con i blindati e i carri armati e con gli stessi soldati a rischio di autobombe, kamikaze e sotto il tiro incessante dei cecchini. Quanti morti per Mosul ?

Perde terreno nelle città l’Isis ma rialza la testa nelle retrovie del sedicente Califfato. Dopo la presa dell’aeroporto le forze irachene sono entrate nei quartieri occidentali dell’antica Ninive difesi da 3-4000 miliziani dello “Stato islamico” nascosti nei vicoli e nei tunnel, confusi tra oltre 700.000 civili usati spesso come scudi umani, con bambini kamikaze, con violenze e stupri, con uomini, donne e ragazzi che assistono a decapitazioni e stragi quotidiane. Ci vorranno forse diverse settimane per liberare Mosul ovest e al tempo stesso occorrerà fare attenzione a non concentrare tutte le forze nell’area occidentale del Tigri rischiando di perdere la parte orientale della città appena conquistata dopo più di tre mesi di durissimi combattimenti costati almeno 2500 vittime.

. (AP Photo/Osama Sami)

Visto come è andata a Palmira, più volte occupata, persa e di nuovo conquistata, non si esclude la possibilità di un clamoroso ritorno dei miliziani neri sulla riva orientale mentre sulla sponda opposta bisognerà vedere come reagirà quella parte di popolazione sunnita che simpatizza per il Califfo preferendolo perfino al governo sciita di Baghdad e alle temute milizie iraniane. Riconquistare Mosul significa riprendersi non solo la seconda città irachena ma soprattutto tornare in possesso di un importante snodo commerciale e logistico verso la Siria nonchè assicurarsi il controllo delle risorse energetiche e idriche situate nel nord del Paese. Come la diga di Mosul, protetta da 500 militari italiani insieme agli americani e ai peshmerga curdi, in un’area ad alto rischio, per evitare che lo sbarramento possa essere colpito e distrutto dai terroristi (ci sono già stati momenti di tensione e scontri) e far sì che i lavori di risistemazione di questa infrastruttura fondamentale per il Paese procedano nella massima tranquillità. Nell’estate 2014 la diga era caduta nelle mani dell’Isis ma dopo pochi giorni era stata ripresa dai curdi con la copertura di raid aerei americani. Situazione sempre ingarbugliata anche ai tavoli del negoziato di Ginevra, ripreso dopo una lunga pausa, nonostante l’incrollabile ottimismo di Staffan de Mistura, l’inviato dell’Onu per la Siria, secondo cui ” il 2017 sarà sicuramente l’anno della fine del conflitto” ma prima di arrivarci sarà necessario un miracolo. Nella città svizzera proseguono fiaccamente i colloqui con la mediazione delle Nazioni Unite tra il regime di Damasco e i gruppi di opposizione (senza Isis e qaedisti) riuniti nell’Alto comitato per i negoziati. Sui colloqui incombe anche la minaccia del terrorismo che rischia di far saltare le trattative e avvelenare un clima già molto teso. Gli uomini del Califfo sono sulla difensiva anche in Siria e dopo aver perso Al Bab a nord e altri 15 villaggi liberati dai ribelli armati dalla Turchia, dai curdi e dalle truppe governative, reagiscono con attentati mentre i qaedisti seminano il terrore con gli stessi metodi sprofondando la Siria in un’altra stagione del terrore. Kamikaze si fanno esplodere presso Al Bab, vicino ad Aleppo, e a 30 km dal confine turco provocando oltre 60 morti, con la firma dell’Isis, e la paura torna a Homs, la terza città siriana rioccupata dall’esercito di Assad nel 2014 dopo un accordo con l’Onu, sconvolta da un attacco suicida, rivendicato dai qaedisti di Fateh al-Cham (ex al Nusra) contro la sede dei servizi segreti uccidendo almeno 42 persone tra cui il capo dell’intelligence di Assad, il generale Hassan Daaboul. La diplomazia è di nuovo al lavoro ma pochi se ne sono accorti. Si deve discutere di elezioni e della nuova Costituzione e di un percorso di transizione politica al presidente Assad ma il dialogo si blocca sovente per le accuse reciproche e i veti incrociati. Della nuova Carta costituzionale si sa poco: in base ai contenuti della bozza russa, che però deve essere accettata da tutte le parti in causa, dovrebbe essere eliminata la parola “araba”.

Lo Stato verrebbe indicato con il nome “Repubblica siriana” al posto dell’attuale “Repubblica araba siriana” e sparirebbe la dicitura: “la giurisprudenza islamica è la fonte principale della legislazione”. La novità più importante riguarderebbe tuttavia la possibilità di usare le lingue araba e curda come idiomi paritetici. La tregua sembra reggere ma si continua a combattere contro i gruppi jihadisti, dall’Isis ad Al Nusra, esclusi dal cessate il fuoco, il Paese è tutt’altro che pacificato, Assad vuole vincere la guerra e ci sta riuscendo mentre le opposizioni brancolano nel buio e nell’ambiguità, in attesa di una mossa del presidente Trump pronto a firmare il piano anti-Isis preparato dal Pentagono. Un altro scoglio da superare riguarda il ruolo degli iraniani nel futuro della Siria che gli oppositori rifiutano di accettare come interlocutori al tavolo della pace.

(dal settimanale “La Voce e il Tempo”)

 

 

Filippo Re

 

IO PROPRIO IO: PEPPE POETA

Incontrare il capitano della FIAT AUXILIUM CUS TORINO è sicuramente qualcosa di importante sia per il valore della carica in sé e sia per il valore del giocatore stesso.

Ma nell’approccio iniziale si scopre fin da subito che il sorriso e la disponibilità del ragazzo Peppe… non sono fittizie. Può dare la sensazione che debba essere la solita routine del ruolo dover sostenere interviste ma, a ben vedere, il mondo che lui vive ogni giorno lo condiziona in positivo e gli dà la carica istintiva per rendere luminosa la propria realtà. “Eccolo” è la prima parola che pronuncia al suo arrivo e lo fa come lo si dice ad un amico ad un appuntamento. E’ sorprendente la sua disponibilità dopo allenamento e massaggio per riprendere al top con la sua schiena, e non si può non apprezzarne la qualità della persona. Il suo racconto sembra essere quello di un predestinato anche se lui lo considera come normale. Inizia a 6 anni e procede in tutta la trafila che lo conduce dalle giovanili alle nazionali, ma sa che tutto questo è conosciuto e sa che il suo passato è noto, e credo che la sua volontà sia di osservare il presente e sognare sempre il futuro. Sembra un personaggio di Oscar Wilde, sempre proiettato in avanti con una luminosità particolare che emana intorno a sé voglia di vivere. Tra i suoi ricordi curiosi, troviamo che un politico famoso avrebbe fatto di tutto per averlo a giocare nella sua squadra del cuore a Roma, ma non se ne fece nulla, ma forse, oltre ai molteplici riconoscimenti individuali, alcune esperienze lo aiutano a continuare quel percorso di crescita individuale che ancora oggi lo rende sempre protagonista. Ad un certo punto della carriera vola in Spagna a giocare da “straniero” e in quel luogo prova l’esperienza del “coccolato” ma responsabilizzato perché se sei in un luogo e non sei indigeno, devi giustificare con i fatti la tua presenza e questo ti costringe ad essere sempre concentrato. Il mondo spagnolo cestistico sembra più appassionato allo spettacolo che al risultato in sé, ma questo per lui non è fondamentale, in quanto per lui l’impegno è sempre identico.

Nel basket attuale lui si trova bene, è molto fisico, molto veloce con tanto atletismo in più e in quanto tale l’errore è sempre dietro l’angolo ma non è possibile paragonarlo a quello di tempo fa e ogni epoca fa storia a sé. Quando si parla con lui la sensazione del ragazzo giovane la si ha se non si pensa alla sua carriera che lo vede impegnato sulla scena di alto livello da tanti anni e che quindi lo rende “uomo” di esperienza sportiva, ma la sua quotidianità sembra essere sempre al massimo.

E’ disponibile al dialogo con i compagni ed è parte integrante del nucleo della squadra. Per lui Italiani o stranieri non “fa” differenza: è sempre pronto a collaborare in qualsiasi modo per il bene della squadra. Si impersonifica subito nel mondo in cui è immerso: i tifosi sono per lui parte importante, li sprona e li segue in tutto il mondo social che per lui è un aspetto fondamentale per mantenere il contatto con chi durante le partite soffre per chi gioca.

L’abbiamo visto in partite in cui il cuore supera il dolore, e non è certo lo stipendio lo stimolo ad andare realmente contro la sofferenza, ma è l’animo di chi vive un sogno in maniera positiva ed elegante. Già, elegante. Esiste un’eleganza forzata (come la ricerca di abiti sgargianti o ammennicoli assurdi) o chi ce l’ha naturale. Peppe la cerca nei particolari innati, come il suo numero di maglia, scelto sempre per la sua eleganza di forma, prima il numero 6 poi il 3 e adesso 8: una progressione che però ha un disegno sempre ricorrente che può permettere di comporre con pochi segni aggiunti o tolti sempre lo stesso disegno. Un’eleganza che si ritrova nella non volontà di esternare i successi individuali che sa però di essersi guadagnato nel corso degli anni. La mancanza di arroganza non significa remissività ma è la consapevolezza dei forti. I risultati sono in bacheca e sotto gli occhi di tutti e il pubblico conosce il passato, ma non si vive là dietro… e lui ha ancora un sogno nel cassetto che non è ancora stato aperto e che desidererebbe tanto schiudere: vincere di squadra.

Sì, la soddisfazione di raggiungere un importante traguardo con la squadra in cui giochi tutti insieme è in effetti una enorme ricompensa nel lavoro sportivo che svolgi. I successi personali, gli sponsor che da anni lo gratificano per il suo lavoro, le persone che incontra alla sera o in giro per la città lo spronano a valutare come il suo lavoro di cestista vada oltre al palleggiare ma a regalare emozioni e questo lo rende particolarmente consapevole della sua abilità come uomo cestista e della sua profondità umana come uomo “comune”.

La voglia di vincere qualcosa con la squadra è un segnale solo delle persone forti, che vogliono vincere non solo per qualcuno (per sé, per la carriera, per gli sponsor, …) ma CON qualcuno, ed è il massimo per chi sceglie uno sport come il basket, un vero sport di squadra, dove da soli non si può fare tutto.

Se gli si chiede se sia dura questa vita di cestista sorride e dice che non ha mai affrontato “veri” sacrifici, perché tutto quello che ha “fatto” lo ha sempre “fatto” perché quello che “faceva e fa” è quello che gli piace, fin da bambino. Il bambino Peppe non ha dovuto “costruire” il sogno di diventare un giocatore, lo è diventato fin da subito e il sogno di tanti per lui è diventato splendida realtà in maniera naturale. Ed è questo che lo rende unico: è naturale, è quello che si vede, è disponibile e con il suo sorriso può rendere semplice ogni cosa.

L’eleganza non è solo nei modi, non è solo in questo almeno; l’eleganza è nel rendere bello e semplice ciò che altri rendono complesso e difficile: caro Peppe da Battipaglia, vero argonauta del Basket, il tuo sorriso e la tua disponibilità ti rendono unico, ed è forse questa innata qualità di semplicità (che è solo dei grandi) che il pubblico delle gradinate adora, e che, visti i tuoi sogni, “sogna” insieme a te che tu vinca con la tua squadra della FIAT AUXILIUM CUS Torino…

Grazie Peppe Poeta, elegante artista del basket: a presto!

Paolo Michieletto

 

Ascensore precipita, tre feriti

DAL LAZIO

Avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi l’incidente avvenuto nella nuova sede di Assicurazioni di Roma di viale delle Mura Portuensi, in zona Porta Portese, nella Capitale. Questa mattina una cabina ascensore è infatti precipitata e tre persone all’interno sono state trasportate in ospedale dal 118 in codice rosso: hanno riportato diversi traumi ma non sono in pericolo di vita. Sul posto sono accorsi  vigili del fuoco e polizia.

“Le mie Marche” conquista Eataly Lingotto

Dal 1° marzo arriva a Eataly Lingotto “Le mie Marche”, il progetto di ristorazione di Andrea Giuseppucci, giovane chef di Tolentino, provincia di Macerata. Dall’1 al 31 marzo sarà possibile assaggiare presso il Ristorantino Temporaneo di Eataly Lingotto la cucina dello chef marchigiano: attraverso i piatti della tradizione locale, Andrea racconta la bellezza e la bontà che caratterizzano la sua terra, al centro dell’attenzione nazionale a seguito del terremoto del 30 ottobre 2016, che ha duramente colpito, oltre alle Marche, anche Umbria e Lazio. Il progetto ristorativo di Andrea Giuseppucci nasce nel 2014 nelle ex carceri di Tolentino, il paese di nascita dello chef, nel cuore delle Marche: grazie ad un’opera di recupero e restauro, lo spazio viene trasformato nel ristorante La Gattabuia. Andrea, nonostante i suoi 22 anni, ha ben chiaro in mente il suo obiettivo imprenditoriale: studiare, sperimentare e provocare per far conoscere al grande pubblico la meraviglia del cibo marchigiano in una versione diversa da quella fino ad allora conosciuta. Dopo solo un anno di attività, La Gattabuia è già presente in due delle principali guide enogastronomiche annuali nazionali, Il Gambero Rosso e l’Espresso, come novità di rilievo del panorama marchigiano e nazionale. Nel 2016 inoltre esce il libro “Giovani & audaci. Ritratti (quasi) veri dei cuochi che stanno rivoluzionando la cucina italiana” (EDT editore) dove i tre autori, Paolo Vizzari, Stefano Cavallito e Alessandro Lamacchia, descrivono il profilo e le ricette di trenta cuochi italiani under trenta che “stanno cambiando la cucina del nostro paese.”: tra i trenta cuochi protagonisti c’è anche Andrea. Questo fino all’ottobre 2016, quando il terremoto che devasta il Centro Italia colpisce duramente anche Tolentino: il ristorante La Gattabuia è costretto a chiudere. Lo chef Giuseppucci però non si arrende e la sua voglia di cucinare ha la meglio: decide così di portare in giro per l’Italia il suo concetto di ristorazione e trova un partner perfetto in Eataly. Rivolgendo un abbraccio virtuale alla regione Marche e alla sua popolazione messa a dura prova dagli eventi della natura, Eataly è orgogliosa di sostenere il progetto “Le mie Marche”.

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Dopo Eataly Lingotto, il viaggio dello chef Giuseppucci proseguirà a Milano, presso Eataly Smeraldo, dall’1 al 30 aprile, valicherà i confini nazionali, rimanendo dall’1 maggio al 30 giugno a Eataly Monaco, in Germania, per poi ritornare in Italia, a Eataly Roma, per tutto il mese di luglio.

 

(Foto: il Torinese)

Incontri sul fine vita alla Scuola di Politica Renata Fonte

Secondo appuntamento del ciclo di incontri sul fine vita che la Fondazione A. Fabretti curerà presso la Scuola di Politica Renata Fonte, organizzata dalla Fondazione Benvenuti in Italia, che ha come titolo per questa stagione #destinazioneuropa. 

Lunedì 13 marzo 2017 ore 21: Testamento biologico ed eutanasia: i diritti e le scelte di fine vita, con Valeria Cappellato, sociologa, Università di Torino e Laura Cataldi, politologa, Università di Torino  l dibattito sul testamento biologico e sull’eutanasia in Italia è aperto da anni, e molti sono gli orientamenti e le opinioni in merito. Quali sono i problemi e le questioni che creano tensioni? Che cosa si intende per autonomia, autodeterminazione e trattamento sanitario o assistenziale e quali sono i confini? Durante l’incontro si cercherà di dare risposte a queste e altre domande attraverso una prospettiva sociologica e politologica.

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Ingresso libero e gratuito

Per informazioni: info@benvenutiintalia.it; info@fondazionefabretti.it

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

“Senza un’effettiva parità di genere la società si priva di energie importanti. Chi sostiene la via delle “quote rose” anche oggi sbaglia perché realizzare la parità significa far crescere il potenziale di sviluppo della società italiana nel suo insieme”

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L’Anpi e Israele 
Ha ragioni da vendere il vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte Nino Boeti ,uomo sempre aperto al confronto delle idee, a criticare  il patrocinio concesso dall’Anpi di Biella al film “Israele il cancro”, innanzi tutto a cominciare dal titolo. Definire Israele il cancro tradisce un antisemitismo viscerale , incapace di comprendere la storia dell’unico stato democratico del Medio Oriente. Certo, Israele ha commesso degli  errori, anche gravi, ma non va mai dimenticato il fatto incontestabile che nei territori israeliani si vive costantemente con l’ansia di morire ad opera dei terroristi palestinesi. Un’associazione di partigiani dovrebbe ispirarsi ai valori della libertà  e non a quelli dell’apriorismo fazioso. Soprattutto ,affrontando il tema spinoso dei palestinesi che vivono sicuramente una tragedia,dovrebbe anche considerare le ragioni israeliane. E’, per altri versi, un vecchio vizio delle estreme di sinistra e di destra , quello di essere  antiisraeliane e filo palestinesi a prescindere. Ricordo nel 1967,durante la guerra di aggressione ad Israele voluta da Nasser ,gli attacchi contro il piccolo stato “ebraico” di esponenti del vecchio PCI, dimentichi dei motivi storici che portarono ,dopo la II guerra mondiale, a creare quella realtà. Anche Eugenio Scalfari fu della partita ,suscitando l’aspra critica del suo  iniziale maestro Pannunzio. Non parliamo  della estrema destra  che riversa il  terribile antisemitismo della Shoah  nel presente. E non posso dimenticare che l’ebrea Natalia  Levi Ginzburg scrisse  cose piuttosto  imbarazzanti sull’argomento. Erano anni difficili, c’era il Muro di Berlino, oggi si vorrebbe più ponderatezza nel valutare una realtà complessa come il Medio Oriente, a partire dalla minaccia incombente dell’ Isis che per l’Europa rappresenta una sorta di nuovo nazismo volto, anch’esso, allo sterminio .

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L’autostrada del Conte

L’autostrada Torino- Pinerolo, estremamente utile per favorire il turismo invernale, e non solo quello, venne fortemente osteggiata e venne realizzata con grande ritardo. Veniva definita l’autostrada del Conte. Il conte era Edoardo Calleri di Sala, politico democristiano di gran peso, presidente della Cassa di Risparmio di Torino e poi dal 1970 presidente della Giunta Regionale,il primo presidente affiancato prima da Paolo Vittorelli e poi da Aldo Viglione presidenti del Consiglio regionale. Lo conobbi a Moncalieri, di cui era stato sindaco, eletto nel 1964,dove si fece promotore del secondo ponte sul Po (senza il quale il traffico era sempre intasato), anch’esso definito, dall’opposizione comunista, il ponte del Conte o ,più semplicemente, il ponte di Calleri. Era un uomo di poche parole ,ma di grande competenza amministrativa. Aveva una straordinaria resistenza alla fatica e nei dibattiti sapeva fare le ore piccole ,bevendo Coca-Cola. Lo consideravano un ras,ma sicuramente l’uomo era di grande qualità.Una qualità oggi davvero quasi impensabile. Forse non seppe circondarsi di collaboratori validi,come spesso succede anche ai non mediocri.Laureato in medicina,era in grado di tener testa e di mettere in difficoltà architetti esperti nelle discussioni urbanistiche.Era stato giovanissimo resistente a fianco del padre ammiraglio. Donat Cattin, che era suo fiero avversario, riconobbe la sua competenza e la sua onestà,al di là della competizione politica che fu durissima. La sua carriera venne interrotta da una vicenda giudiziaria su cui si fece un gran baccano,ma da cui il Conte uscì, alla fine ,indenne. Calleri aveva una residenza in quel di Bricherasio. La mamma era una Cacherano di Bricherasio,un donna straordinaria che conobbi quando abitava nel palazzo di via Maria Vittoria che ,per caso ,divenne quindici anni dopo sede del Centro “Pannunzio”. Era colta e amabile,ospitava un suo nipote,mio grande amico e coetaneo,che studiava all’Università .A volte mi parlava con un certo orgoglio del figlio,anche se intravvedeva i pericoli della politica.L’autostrada Torino -Pinerolo c’è ormai da molti anni ( senza quell’idea di Calleri le Olimpiadi invernali del 2006 non si sarebbero potute fare )e nessuno pensa più a collegarla al conte Calleri. Ma negli anni ’70 non si sarebbe dovuta realizzare perché avrebbe sveltito l’arrivo del Conte a Bricherasio. Incredibile,ma vero,basterebbe andare a rileggere i giornali di quel periodo.Miserie della politica,stoltezza degli uomini faziosi di quegli anni.

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Lotto marzo torinese

L’8 marzo di quest’anno sembra essere cambiato rispetto al passato, non solo perché l’iniziativa di quest’anno è senza l’apostrofo.Sono state tante le iniziative.alcune molto azzeccate, altre, come quella di bloccare il traffico, assai meno. L’elemento fondamentale ci sembra una maggiore consapevolezza rispetto al passato e una partecipazione molto alta. Soprattutto la partecipazione maschile , non osteggiata, ha rivelato,almeno l’8 marzo, la consapevolezza da parte di tutti che quella che un tempo si chiamava la “questione femminile”, riguarda la società nel suo complesso. Senza un’effettiva parità di genere la società si priva di energie importanti. Chi sostiene la via delle “quote rose” anche oggi sbaglia perché realizzare la parità significa far crescere il potenziale di sviluppo della società italiana nel suo insieme.

 

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Torino Esposizioni

Il palazzo di corso Massimo d’Azeglio-progettato nel 1938 e inaugurato l’anno dopo(!) – segnò un’eccellenza torinese importante :in quei padiglioni si tenevano il Salone della moda,dell’auto e quello della tecnica e lì nacque quello del libro voluto e realizzato in primis dall’intuizione e dalla tenacia di Angelo Pezzana. Oggi è quasi totalmente in stato di abbandono e le scritte ne devastano la facciata. I progetti ci sono e appaiono anche ambiziosi,ma nessuno si pronuncia sul destino di un edificio oggi quasi totalmente inutilizzato. Cosa pensa di farne la nuova Amministrazione torinese ? Sarebbe doveroso domandarlo.

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LETTERE  (indirizzare le mail a quaglieni@gmail.com)

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La rinata piazza Carlina sembra molto bella dopo i lunghi lavori per il parcheggio sotterraneo,ma il monumento a Cavour appare abbandonato,mentre necessiterebbe di un restauro urgente. Cosa ne pensa ?

Carlo Angeli

E’ stata una grande battaglia di Carlo Callieri che , già prima dei lavori per il parcheggio, aveva cercato di attrarre l’attenzione sul monumento a Cavour bisognoso di restauro. Uno, definito “leggero” dall’arch. Paolo Fiora , nel 1991 aveva posto riparo ai danni del tempo,ma in questi ultimi anni c’è stato anche il vandalismo che si è accanito contro il monumento. Addirittura si sono aggiunte recentemente persino delle scritte fatte con lo spray giallo. Ricordo che nel 2011 , 150 ° della morte del più grande statista italiano,quando deposi una corona d’alloro al monumento, essa scomparve nel giro di due giorni.Evidentemente a certi “ torinesi” Cavour non piace. Oggi quel monumento nella piazza rinnovata sembra ancora in condizioni peggiori rispetto a prima. Se il Comune non provvede,occorrerebbe che ci pensasse qualche sodalizio con un Service. I Rotary e i Lions torinesi, ad esempio. Magari insieme.

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Model Expo, la fiera del modellismo

Model expo Torino è una fiera interattiva e dinamica su tutto ciò che riguarda il mondo del modellismo e del collezionismo, in tutti i suoi molteplici aspetti, con un’attenzione particolare alla sfera del gioco. Si propone di inserirsi nella città di Torino come evento importante riguardante questo settore e diventare un punto di riferimento per tutti gli appassionati e per tutti quelli che ancora non conoscono questo affascinante mondo.


10.000 mq di Aeromodellismo, automodellismo, ferromodellismo, drone area, vintage toys, dolls, lego area, area militaria e game area, piste di modellismo dinamico, gare, simulatori di volo, plastici ferroviari, area softair e poligono di tiro, giochi di ruolo e molto altro ancora…
L’esposizione dei mitici mattoncini Lego si estenderà su 400 mq e si potranno ammirare costruzioni incredibili e città in miniatura! Ci sarà un laboratorio per bambini basato sul gioco e sulle bolle di sapone, che potrà intrattenere i più piccoli, dando un servizio in più ai “grandi” che vogliono tornare bambini e reimmergersi nei loro vecchi giocattoli..! Troverete inoltre un punto ristoro sfizioso e particolare, dove si potranno gustare prelibatezze di ogni tipo dolci e salate accuratamente selezionate e scelte per l’occasione.


Gli orari di apertura e chiusura al pubblico di sabato e domenica: 
dalle 9.00 alle 19.00 

L’ingresso: 3€
L’ingresso per due giorni: 5€
e gratuito per i bambini fino ai 12 anni 
Torino Esposizioni – Corso Massimo D’azeglio,15 F 

Tra Comune e soprintendenza è “guerra dei dehors”. E a subire sono gli esercenti

Il problema si presenta in piazza Solferino, ma non solo. La stretta sulla normativa che regolamenta i dehors (per i quali i ristoranti e bar di Torino pagano salatissime tasse annuali di migliaia di euro) si sta materializzando con le visite della polizia municipale agli esercenti. Ed è un rimpallo di responsabilità tra Comune e soprintendenza, che scaricano uno sull’altra la colpa di intimare ai titolari le modifiche alle strutture esterne.  I Civich segnalano ai ristoratori che almeno una “parete” dei dehors chiusi deve invece essere aperta. “Ma se per nove mesi l’anno a Torino fa freddo, cosa paghiamo i dehors a fare, se poi dobbiamo far congelare i clienti”, dicono i commercianti. Ed è polemica, anche politica. <<Se l’Amministrazione comunale grillina non cambia rotta, la serrata dei ristoratori di una piazza storica e centrale come Piazza Solferino è un rischio concreto: ci chiediamo se il Sindaco Appendino si rende conto della potenziale perdita della città e della figura che rischia di fare>> segnalano Maurizio Marrone, Consigliere FDI-AN in Regione Piemonte, e Augusta Montaruli, di FDI-AN.  <<Il regolamento dehor, da anni impantanato nella Commissione Comunale Commercio per la sua doverosa revisione, vieta di “chiudere” i dehor stessi e prescrive irrazionalmente che un lato debba rimanere obbligatoriamente aperto: se durante l’Amministrazione Fassino la Polizia Municipale elevava annualmente multe agli esercenti irregolari, ora insieme alle stangate pecuniarie sono arrivati anche i provvedimenti di sequestro dei dehor, curiosamente per tutta piazza Solferino e in nessun altro luogo di Torino.>> proseguono gli esponenti  dell’opposizione:  <<Abbiamo già incontrato l’Assessore Sacco insieme a una delegazione dei titolari del Solferino, dell’Ancora, di Tony Tegamino e di altri bar e ristoranti, ma, al netto della condivisione della preoccupazione e l’annuncio di voler cambiare il regolamento, non sono ancora emerse soluzioni pratiche.>>

“Da un lato l’amministrazione civica si vanta di favorire le politiche turistiche per il rilancio della città, e dall’altro va a ricercare con la lente di ingrandimento le irregolarità eventuali nei locali cittadini. Le norme vanno rispettate, è ovvio. Ma se si rischia di far chiudere i dehors penalizzando pesantemente la ristorazione, allora si trovi una soluzione ragionevole”. E’ il commento del capogruppo di Forza Italia a Palazzo Civico, Osvaldo Napoli, che aggiunge: “Uno dei punti del mio programma in campagna elettorale era addirittura quello di concedere gratuitamente l’uso del suolo pubblico per i dehors a Torino. Bar e ristoranti spesso già provati dalla crisi si trovano a dover pagare cifre salatissime al Comune per gli allestimenti esterni. Se ora i locali vengono anche presi di mira e ‘bastonati’ con severità e sono costretti a chiudere i dehors, allora qualcosa non funziona. Si individuino regole sensate e condivise”. “Chiedo pertanto che l’amministrazione spieghi cosa intende fare, – conclude Napoli – senza esibirsi nel classico rimbalzo di responsabilità tra gli assessorati e la  polizia municipale. E lo spieghi al più presto: la bella stagione avanza e sui dehors deve essere fatta chiarezza, subito”.

(foto: il Torinese)