redazione il torinese

Già da record l’edizione del Salone del Libro 2017. Sono 350 gli editori iscritti, più dell’anno prima

L’anno precedente si era concluso con 320 editori in totale. Ad oggi si hanno già una ventina di iscritti in più

 

Il Salone del libro di Torino incassa il primo importante risultato. A due mesi dall’evento – ricordiamo che il Salone si svolgerà al Lingotto dal 18 al 22 maggio – gli espositori hanno risposto con entusiasmo, raggiungendo già un numero maggiore rispetto a quello dell’anno precedente. Sono 350 gli espositori che si sono iscritti per partecipare alla Book Fair torinese, mentre erano 330 quelli totali della scorsa edizione. “Avevo un po’ sfidato la scaramanzia pronosticando per la primavera sorprese positive anche in termini di partecipazione degli espositori  – dichiara a Repubblica il direttore del Salone, Nicola Lagioia – ” Fortunatamente non si è peccato d’ottimismo e questo significativo dato premia innanzitutto la squadra della Fondazione che, sia sul piano professionale che relazionale, sta portando avanti senza sosta da ottobre, un lavoro intensissimo.”

Quale cognome per i figli? Una battaglia per i diritti

Si è svolto oggi a Palazzo Lascaris il convegno “Quale cognome per i figli?”, promosso dallo Zonta Club International con il patrocinio della Consulta Femminile regionale. L’incontro ha tratto spunto dalla recente sentenza della Corte Costituzionale 286/2016 che prevede che d’ora in poi (con l’accordo dei genitori) il doppio cognome possa essere imposto al figlio legittimo.

Il convegno è stato aperto dal saluto istituzionale di Mauro Laus presidente del Consiglio regionale del Piemonte: “La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima l’automatica attribuzione del cognome paterno ai figli, in presenza di una diversa volontà dei genitori. Purtroppo ancora una volta è la magistratura ad aprire un varco, a dare la linea, a superare la politica su problemi che toccano la vita quotidiana della gente. Serve al più presto una norma organica in materia, i tempi sono più che maturi affinchè il disegno di legge, da proposta, diventi legge a tutti gli effetti.. L’idea che io ho in mente di famiglia è quella di un luogo in cui le responsabilità e le scelte siano condivise, dalla cura dei figli alla scelta del loro nome e cognome”.

Daniela Ruffino, vicepresidente del Consiglio regionale delegata alla Consulta Femminile, ha sottolineato: “Nella lunga lotta per la parità e per l’affermazione dei diritti della donna, anche la possibilità di utilizzare il cognome materno ha un’importanza che va oltre le strette implicazioni burocratiche o legislative.  E’ un discorso legato alla maternità, agli affetti, alla storia di un figlio e – di conseguenza – di una famiglia. Si tratta del diritto all’identità personale, del principio di uguaglianza e di pari dignità dei genitori. E’ un tema di civiltà che non deve vedere l’italia esclusa rispetto a quanto già avviene in molti paesi europei”.

La presidente della Consulta femminile Cinzia Pecchio ha introdotto le relazioni delle esperte ricordando che la sentenza della Corte Costituzionale arriva a 37 anni dalla presentazione della prima proposta di legge in Parlamento sul doppio cognome: “rimamngono molti interrogativi sull’applicazione di questa sentenza che è un tassello verso la parità di genere”.

Sono intervenute: Ivana Sarotto Area Director Zonta International Distretto 30 Area 3, Giuseppina Pippione avvocata di Torino, in rappresentanza dello Zonta Club Moncalieri, Susanna Schivo avvocata di Genova per lo Zonta Club Genova2 (già componente del Comitato Scientifico “Rete per la Parità”), Nadia Garis avvocata dello Zonta Club di Torino, Giulia Maria Cavaletto Consigliera di Parità della Regione Piemonte, Monica Cerutti assessora regionale alle Pari Opportunità, Giuseppe Ferrari vicedirettore generale del Comune di Torino, Elisabetta Palici di Suni Ordinario di Diritto pubblico comparato dell’Università di Torino.

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Flamini e la “Rassa nostrana”. Chi ne raccoglierà il testimone?

 L’aspetto meno conosciuto e sicuramente il più importante di Flamini : è la paziente, diuturna raccolta ,diventata negli anni davvero imponente, di documenti e libri sulla storia e sull’arte piemontesi. Le stanze di via Vanchiglia sono piene zeppe di un vero e proprio tesoro

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di Pier Franco Quaglieni*

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Il video diffuso dal “Torinese” relativo all’imponente funerale di Andrea Flamini mi inducono ad alcune riflessioni sul Gianduia più noto ed amato,giunto alla soglia dei 90 anni, quasi senza accorgersene. Era sicuramente un uomo straordinario e poliedrico, cultore delle tradizioni piemontesi e savoiarde (peccato non abbia mai pensato a Nizza ),portate con i suoi spettacoli folcloristici in tutto il mondo, soprattutto nelle comunità italiane all’estero che rischiavano di perdere le loro radici. Senza risparmio di sé e in collaborazione con l’associazione “Piemontesi nel mondo” del comm. Colombino,stretto collaboratore di Calleri, ha girato il mondo con le insegne del Piemonte che si identificavano nella bianca croce di Savoia. Ripristinò la Festa di San Giovanni il 24 di giugno, una festa che era andata perduta. Soprattutto i non torinesi di origine capirono perché a Torino si festeggiasse San Giovanni a cui non casualmente è intitolato il Duomo della città.

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Meno convincenti sono le presenze ai diversi Carnevali che ormai hanno perso quasi d’interesse, se si esclude quello di Ivrea in cui risalta lo spreco di arance e il non sempre buon trattamento praticato nei confronti dei cavalli, obbligati a partecipare ad un rito ormai superato, se è vero che il berretto frigio usato a Ivrea ci fa riandare ai tempi della Rivoluzione francese e della dominazione francese della città della Dora. L’aspetto meno conosciuto e sicuramente il più importante di Flamini : è la paziente, diuturna raccolta ,diventata negli anni davvero imponente, di documenti e libri sulla storia e sull’arte piemontesi. Le stanze di via Vanchiglia sono piene zeppe di un vero e proprio tesoro. Sentendo i discorsi di circostanza del Sindaco/a di Torino e del Presidente della Regione ai suoi funerali mi sono chiesto perché tanti elogi in morte a fronte dello scarsissimo interessamento per la sede dell’associazione fondata da Flamini che ospita il tesoro da lui accumulato. La sede dell’associazione ha avuto lo sfratto, sembra per morosità. I suoi costi erano diventati insostenibili. Tenere in piedi un’associazione è cosa difficile, se non disperata in questa città che privilegia solo una certa cultura schierata e considera intellettuali sono gli amici di certe persone.

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Flamini non apparteneva al solito giro, alla solita compagnia di giro ,potremmo dire, al “sistema Torino” che ,lungi dal tentare di smantellare, come aveva promesso durante la campagna elettorale, il Sindaco/a sta di fatto appoggiando. Flamini poteva intendersi con grandi presidenti come Aldo Viglione che aveva un’idea alta del Piemonte e fu l’iniziatore del progetto relativo alle Regge sabaude, lui socialista e repubblicano. Così come si intese a prima vista con Gianni Oberto, presidente anche lui della Regione, a cui è intitolato un centro studi della Regione Piemonte. Il cuneese Viglione e il canavesano Oberto avevano una grande sensibilità verso la cultura piemontese, anzi direi verso le culture piemontesi. Un altro grande tutore delle tradizioni piemontesi, Renzo Gandolfo ,ha avuto ben altra sorte rispetto a quella di Flamini(addirittura un pezzo di via a lui intitolato nel centro di Torino),ma Gandolfo, in fondo, era un aristocratico persino nel volto e nel portamento. La sua barba bianca faceva pensare ai grandi piemontesi dell’’800. L’immagine di Gianduia era cosa diversa e toglieva di credibilità all’immagine di Flamini difensore della cultura piemontese,almeno agli occhi degli intellettuali snob che egemonizzano questa città.Sicuramente il folclore non è sempre cultura,spesso è mero divertimento e basta.

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Ma i libri raccolti da Flamini sono invece senz’altro cultura e qualcuno dovrà provvedere a salvarli e a renderli fruibili in una biblioteca pubblica della città.Ebbi scarsi rapporti con lui.Io sono un piemontese che ha cercato di “spiemontizzarsi “ come aveva fatto Alfieri e anche Bobbio. Non ho mai voluto parlare in dialetto, anche se lo capisco perfettamente:mio padre me lo proibì,invitandomi sommai a studiare l’Italiano e le altre lingue.Forse solo qualcuno dei miei compagni di scuola sapeva parlare in dialetto, forse due o tre in tutto.In casa ed a scuola si parlava italiano. Guardare nel 1968 al lucchese e romano Pannunzio significava una scelta precisa: non voler restare ad ogni costo sotto la Mole, ma guardare alla cultura nazionale e internazionale, come aveva fatto Giuseppe Baretti e pochi altri piemontesi. Nel 1998 mi conferì in Comune, alla presenza del Sindaco Castellani, il Premio San Giovanni insieme a don Luigi Ciotti e Lia Varesio, l’eccezionale animatrice di un’iniziativa umanitaria davvero straordinaria, “la Bartolomeo & C”. In quell’occasione sentii l’inutilità del mio lavoro intellettuale rispetto all’impegno concreto degli altri premiati. Fu l’unica occasione per me di parlare con don Ciotti, che ritengo a me molto distante e che pure ebbe parole gentili nei miei confronti.
Poi passarono anni senza incontrarci e Flamini nel 2011 mi invitò a presentare il mio libro su Cavour alla sua associazione. Fu un clamoroso insuccesso. Parlai in una sala semivuota. Alla fine si scusò e mi disse che l’Associazione non era più quella di un tempo e che doveva fronteggiare difficoltà che l’età gli rendevano gravose.Provai una profonda e sincera vicinanza nei confronti di un uomo che si era votato ad una missione con grande dispendio di energie e con disinteresse.

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Chi raccoglierà il testimone di Flamini? E’ difficile dirlo, ma bisogna auspicare che la sua associazione non muoia con lui. Sarebbe una grande perdita per il Piemonte e non solo. Le comunità piemontesi all’estero perdono infatti, con la sua morte, l’unico capace di tenere saldo un rapporto tra passato,presente e futuro di tanti immigrati piemontesi nel mondo che tengono alto il nome del Piemonte con il loro lavoro,la loro testardaggine, il loro impegno.Sono i piemontesi di cui scrisse Nino Costa:non a caso, papa Francesco,di origini piemontesi,citò, nel suo saluto alla città in piazza Vittorio,sia pure intraduzione italiana,il poeta piemontese. Mi piace pensare che qualcuno ai suoi funerali abbia citato Costa, parlando di lui Flamini era davvero un piemontese degno della “Rassa nostrana”,”dritt e sincer,testa quadra”fino all’ultimo respiro. Una razza ,purtroppo, in estinzione.

 

*direttore del Centro Pannunzio

(foto: Associassion Piemonteisa)

No all’affitto a coppia omosessuale: le reazioni politiche

La denuncia lanciata da una coppia omosessuale torinese attraverso facebook dopo un rifiuto da parte di un proprietario ad affittare loro un appartamento ha suscitato anche i commenti del mondo politico.  «È paradossale che questa notizia mi sia giunta proprio durante il seminario “Combattere l’odio e le discriminazioni” durante il quale abbiamo presentato agli operatori delle forze dell’ordine il Protocollo di Intesa tra OSCAD e Regione Piemonte in materia di iniziative contro le discriminazioni» – dice Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte. Non concedere l’affitto a una coppia di ragazzi solo perché sono omosessuali a pochi mesi di distanza dall’approvazione della legge sulle Unioni Civili è a dir poco vergognoso. Non voglio neppure immaginare quali sorta di preoccupazioni possa aver avuto il proprietario dell’appartamento»

Afferma il vicepresidente del Consiglio regionale, Nino Boeti: “Il nostro è un Paese il nostro che non finisce mai di stupire. Ad una coppia gay, entrambi con un lavoro a tempo indeterminato, viene rifiutato l’affitto di un appartamento perché omosessuali. Ma si può ancora discriminare sulla base degli orientamenti sessuali, peraltro dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili? Ognuno naturalmente è libero di affittare la casa a chi vuole, ma è davvero sconfortante il fatto che su questi temi non si riesca a fare un passo in avanti”.

“Il caso dei due ragazzi discriminati a cui è stato negato l’appartamento in affitto – sottolinea Marco Giusta, assessore comunale alle Pari Opportunità – evidenzia ahimè, ancora una volta, il persistere di pregiudizi e di omofobia a Torino. I mediatori immobiliari hanno spiegato ai giovani che avrebbero preferito dare in locazione l’alloggio a una famiglia”.

“L’Amministrazione Comunale – prosegue Marco Giusta – riconosce nella coppia di Simone e Michele una famiglia con lo stesso valore e la stessa importanza di tutte le altre così come già evidenziato nel momento in cui la Città ha modificato la delega da famiglia a famiglie.

 

 

Tutti golosi con “Aspettando Cioccolatò”

Aspettando Cioccolatò. 30 produttori promuovono l’eccellenza del territorio nella produzione di cioccolato, pasticceria, gelateria e bevande al cioccolato.  Tre giorni di esposizione, vendita, dimostrazioni e degustazioni! Un’anteprima del nuovo format di Cioccolatò che avrà il suo prossimo appuntamento nel mese di novembre. Tutti i produttori e maggiori informazioni su: http://www.to.camcom.it/aspettando-cioccolato Dove: Via Carlo Alberto (nel tratto tra via Giolitti e Piazza Carlo Alberto) Torino; Quando: 24 marzo: dalle 10.30 alle 22.00 -25 marzo, dalle 10.00 alle 23.00 – 26 marzo, dalle 10.00 alle 20.00

Giornate FAI: in giro sul tram storico

Continua la collaborazione tra l’ATTS e il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano: domenica 26, due tram di Torino e Bologna collegheranno i luoghi della FAI Marathon

 

Domenica 26 marzo, dalle ore 14.30 alle 18.00, i tram 502 del 1924 e 201 del 1934 collegheranno i luoghi aperti in occasione della 25° edizione delle Giornate FAI di Primavera con partenze ogni 30 minuti circa da piazza Carlo Emanuele II (“Carlina” per i torinesi) fino a piazza Bernini e ritorno.

 

Il caratteristico tram color rosso e crema, coi suoi interni in legno caldi e accoglienti, e l’unico tram rimasto in servizio dall’antica rete di Bologna (insomma, le nostre 502 e 201) accompagneranno il pubblico nei luoghi aperti straordinariamente per tutta la giornata grazie all’impegno del Fondo per l’Ambiente Italiano.

 

La fermata “Cavour” su via Accademia Albertina (all’altezza di piazzale Valdo Fusi) consentirà un comodo accesso per il Palazzo degli Affari della Camera di Commercio, Il Centro Congressi Torino Incontra e la Borsa Valori. Nella vicina via Carlo Alberto 16 sarà aperto Palazzo Birago di Borgaro.

La fermata “Bernini”, presso la piazza omonima, è prossima all’Antico Oratorio della Compagnia di San Paolo e non lontano dal Museo Storico Nazionale dell’Artiglieria, in corso Lecce 10.

 

Inoltre, a bordo del tram 201 sarà organizzata una mostra fotografica dal titolo “Il tram va alla Guerra” con immagini inedite dell’archivio storico GTT. Contestualmente sarà presentato il nuovo libro edito dall’Atts “Il tram va alla Guerra”, che racconta di una città ferita, della necessità di andare avanti, del coraggio e del sacrificio di chi ogni giorno deve rimettere in funzione ciò che le bombe hanno distrutto, ma anche di una Torino pronta a diventare quella che conosciamo oggi.

 

Non occorrono prenotazioni e biglietti. Il servizio è a offerta libera.

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L’ATTS, Associazione Torinese Tram Storici, è un’associazione senza scopo di lucro. Nasce nel 2005 per valorizzare il tram come patrimonio storico e culturale della città, creando un “museo del tram in movimento” assolutamente unico in Italia. Ad oggi, conta oltre 650 soci. Si finanzia esclusivamente con il lavoro dei volontari e le donazioni dei privati. Lavora in collaborazione con il Gtt e insieme ai più importanti enti benefici, culturali ed educativi, prestando le proprie vetture e collaborando nella realizzazione di eventi. Il parco veicoli storici torinesi conta oggi quattordici tram restaurati di diverse epoche e città, oltre all’autobus a due piani di Italia ’61, il Fiat-Viberti CV61; altri tram sono in attesa di restauro. Ulteriori informazioni sul sito www.atts.to.it

CASALE IN VINILE SABATO 25 E DOMENICA 26

Sabato 25 e domencia 26 marzo, nell’ambito della settantunesima Mostra Regionale di San Giuseppe ci sarà, al suo interno una piccola manifestazione dedicata al vinile. L’obiettivo è quello di creare negli anni a venire un appuntamento per gli appassionati dando vita ad un momentoi di aggregazione culturale che ha segnato generazioni. Gli appassionati e curiosi di musica potranno scambiare rarità e vinili da collezione

Casale Monferrato, 23 marzo 2017

 

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Per informazioni rivolgersi

 

Manazza Gefra Srl

Via Trento 42 – 27023 – Cassolnovo (PV)

Tel. 0381/92245 – Fax: 0381/929324

Posta elettronica: info@mostrasangiuseppe.it

Piccole imprese meno numerose ma più solide. Torino è città leader per l’innovazione

Il conto economico e il profilo di rischio delle piccole e medie imprese piemontesi sta migliorando: meno numerose rispetto al passato, però più solide rispetto alla media di quelle italiane. Il fatturato è in crescita e ci sono meno debiti finanziari stabili. Torino conquista il primo posto in Italia per la presenza di pmi innovative e le prime posizioni  per le start up. I dati giungono dal secondo Rapporto Cerved Pmi Piemonte, a cura di Unione Industriali Torino e Cerved, con Ubi Banca, in base ai dati di bilancio del 2015 di oltre 10.000 pmi piemontesi, presentato nell’evento ‘Work in progress: investimenti, innovazione e crescita’.

Accogliere lo straniero e i suoi diritti

“Accoglienza e garanzia dei diritti umani non possono mai essere disgiunti. Il repentino e forzato mutamento delle geografie dei popoli rende necessario affrontare il dialogo tra le culture, trovare modalità di confronto che trascendano quelle abituali anche attraverso lo sforzo, non solo linguistico, di arrichire i modelli interpretativi per comprendere il mondo dell’altro e rendere il nostro comprensibilie allo straniero. Un processo che ci impegna e ci obbliga ad allargare progressivamente le definizioni di uomo, di mondo, di Dio, di cultura, di famiglia e d’identità nazionale”.

Con queste parole il presidente dell’Assemblea legislativa e del Comitato regionale per i diritti umani Mauro Laus ha accolto, mercoledì 22 marzo nell’Aula di Palazzo Lascaris, i partecipanti al convegno Lo straniero, realizzato in occasione della Giornata internazionale contro il razzismo, che si è celebrata ieri, 21 marzo.L’iniziativa, realizzata dal Comitato in collaborazione con il coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”, ha rappresentato un’occasione di approfondimento e di riflessione con le istituzioni.

“Una tappa importante di un percorso – ha sottolineato il vicepresidente del Comitato e e portavoce di “Noi siamo con voi” Giampiero Leo – per dire no a chi strumentalizza ed esaspera i temi e i problemi che l’immigrazione porta con sé attraverso un approccio che vada oltre il populismo razzista e il buonismo per non dimenticare che, se esiste il sacrosanto dovere dell’accoglienza, esiste anche quello a non emigrare per forza, dal momento che le migrazioni, se non governate, destabilizzano sia i paesi di partenza sia quelli di arrivo”.

La direttrice del Servizio centrale Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) Daniela Di Capua, sottolineando che Torino è stato uno dei primi Comuni, nel 1999, ad aderire ai progetti Sprar, ha evidenziato che “nell’ultimo triennio i richiedenti asilo sono passati da 150mila a 170 mila l’anno ma i 190mila posti disponibili per l’accoglienza non vengono aumentati perché sono molti i richiedenti asilo che lasciano il territorio italiano di propria spontanea volontà. Il tema dell’accoglienza è molto strumentalizzato, a cominciare dal fatto che i circa 35 euro giornalieri a persona non vanno, come si fa credere, nelle tasche degli stranieri ma in quelle di chi opera con loro e provvede alla loro sistemazione”.

Il sociologo Massimo Introvigne, direttore del Centro studi sulle nuove religioni, ha rilevato che “come c’è una temperatura reale e una percepita, così c’è un’immigrazione reale e una che ci costruiamo nell’immaginario sociale. Un’indagine condotta in Piemonte mostra che più della metà degli intervistati pensa che gli immigrati nella regione siano più del 20%, esattamente il doppio di quanti sono in realtà, 10%. Più interessante ancora è che oltre l’80% degli intervistati pensa che in Italia la maggioranza degli immigrati sia di religione musulmana, mentre in realtà gli immigrati musulmani sono il 32% contro un 54% di cristiani. L’immigrazione percepita ha importanti conseguenze sociali e politiche ed è alimentata da un massiccio fenomeno di fake news che forniscono informazioni errate”.

Per il prefetto di Torino Renato Saccone “accogliere non è un atto più o meno gratuito di bontà ma una previsione di legge, a cominciare dai principi costituzionali, che tutelano la libertà della persona e della collettività. La laicità, che considera la libertà religiosa come un bene di civiltà, s’impegna a rimuovere ogni ostacolo che possa impedirla: per questo non consentire la libertà religiosa deve rappresentare un vulnus della democrazia anche per i non credenti. Bisogna inoltre sottolineare che tutti i richiedenti asilo accolti nei centri Sprar sono regolari dal momento che nessun clandestino può essere ospite di un centro”.

“L’unico elemento che può salvare il mondo – ha concluso il presidente Laus – è la consapevolezza. Noi politici abbiamo il dovere di governare i processi, compreso il sentimento della paura, e non di subirli. Non è una questione di buonismo ma di realismo e di ottemperanza alle norme, pensando agli articoli della Costituzione e della Carta europea”.

Nel corso dell’evento, cui hanno preso parte – tra gli altri – i consiglieri regionali Enrica Baricco, vicepresidente del Comitato, Silvana Accossato, Paolo Alemanno, Stefania Batzella, Gian Paolo Andrissi e Mario Giaccone e l’assessore alle Pari opportunità  della Città di Torino Marco Giusta, sono state proiettate alcune sequenze del film documentario Redemption Song della regista Cristina Mantis.

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Successioni e non solo

L’hotel Nh Santo Stefano in via Porta Palatina a Torino ha ospitato l’incontro sul tema delle successioni e non solo, frutto della collaborazione tra Finanza e Futuro e Zurich. E’ intervenuto lo studio Value & Stretagies, uno dei più rinomati del settore, che ha affrontato le tematiche della protezione dei patrimoni di famiglia da aggressioni fiscali e non. Presente come relatore Alessandro Gallo, uno dei massimi esperti del settore.