Non si è spento ancora l’eco dell’entusiasmo che hanno lasciato gli atleti partecipanti ai World Masters Games 2013, un’onda multicolore che ha eletto per alcuni giorni Torino capitale mondiale dello sport dilettantistico

Questa estate a sei anni di distanza il capoluogo piemontese sarà nuovamente protagonista, perché dal 26 luglio al 4 agosto ospiterà l’edizione 2019 degli European Masters Games, manifestazione pluridisciplinare dedicata agli sportivi con età superiore ai 30 anni.
La kermesse oltre da essere un appuntamento sportivo, sarà un’occasione per pubblicizzare i prodotti enogastronomici di un intero territorio, infatti saranno 15 i comuni coinvolti appartenenti alle provincie regionali di Torino, Novara e Vercelli e che ospiteranno i tornei degli Europen Masters Games 2019.
Il Comitato Regionale Piemonte e Valle d’Aosta della FIBS, come già avvenuto nel 2013, ha ricevuto l’incarico dell’organizzazione dei tornei softball maschile, femminile e misto over 35, che si disputeranno sui diamanti di Torino, Avigliana e La Loggia.
L’evento è promosso dalla Regione Piemonte, dalla Città Metropolitana di Torino, dalla Città di Torino, dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino e dall’International Masters Games Association.

Per partecipare alla manifestazione questi sono i dettagli
requisiti
FOCUS INTERNAZIONALE di Filippo Re
Può essere l’inizio di una nuova fase del terrore quella annunciata al mondo dal Califfo del deserto, Abu Bakr al Baghdadi, leader dell’Isis, riapparso in un video dopo cinque anni di silenzio
Esalta i suoi miliziani, minaccia vendetta per i suoi numerosi combattenti uccisi in Siria, lancia appelli a intensificare la guerra santa, gli attacchi contro i “crociati”, attentati e guerriglia, si compiace per le stragi nello Sri Lanka, per le operazioni a sud del Sahara e in Libia dove i suoi miliziani hanno attaccato la base aerea di Seba, nel sud-ovest, uccidendo nove soldati del generale Haftar. Tornato tra i vivi dalle macerie del Califfato levantino, non solo il Califfo è vivo nonostante sia stato dato più volte per morto ma rimane saldamente il capo indiscusso del gruppo jihadista. Nei covi dello Sri Lanka le bandiere nere dell’Isis, le uniformi militari, detonatori e bombe, come quelle delle stragi di Pasqua (253 morti) esplose nelle chiese e negli hotel di Colombo spuntano fuori un po’ ovunque con il sigillo di sangue dell’ex Stato islamico, che sconfitto militarmente nel teatro siro-iracheno, risorge come ideologia di morte nel nome di un islam violento e sanguinario. Si ramifica velocemente in altre aree asiatiche, dal Caucaso al Pakistan, dall’Afghanistan all’estremo oriente. Nessun Paese, islamico o occidentale che sia, può sentirsi sicuro e al riparo dalle minacce dei terroristi in grado di scatenare il panico nel cuore di qualsiasi città. Come è accaduto nella vecchia Ceylon dove una cellula dell’Isis, ben armata e ben addestrata, formata, secondo i servizi segreti, da almeno 130 jihadisti legati al califfo al-Baghdadi ha colpito in modo devastante l’isola dell’Oceano indiano. Sarebbero una trentina i cingalesi che hanno combattuto insieme ai miliziani dell’Isis in Siria e in Iraq. Kamikaze tornati in patria per continuare a colpire, uccidere e creare nuove cellule di terroristi seguendo gli ordini del Califfo. E neanche in Siria l’Isis è scomparso del tutto. Proprio alla vigilia di Pasqua 35 soldati siriani sono stati uccisi in una serie di scontri con i jihadisti di al Baghdadi nella provincia di Homs. Ma dopo i massacri di Pasqua altri kamikaze si sono immolati in Sri Lanka in nome del fanatismo religioso e decine di terroristi in fuga sono ricercati per una delle stragi di cristiani più sanguinose degli ultimi anni. Eccidi spaventosi per terrorizzare il mondo e cristiani scelti come bersaglio per la loro religione e anche perchè considerati colonialisti e oppressori per natura in quanto occidentali. Vittime di un odio arcaico, uccisi come i primi martiri dell’era cristiana. Lo Sri Lanka diventa terra di jihadisti da un giorno all’altro facendo risorgere l’estremismo islamico anche sulle sponde meridionali dell’Asia con una violenza ben superiore alle bombe che distrussero alla fine di gennaio la cattedrale cattolica di Jolo, nel sud-est delle Filippine, durante una funzione religiosa, in un attentato rivendicato dall’Isis (27 morti). La carneficina di Colombo è anche più sanguinosa dell’attacco avvenuto alla vigilia del Venerdì santo del 2015 in una scuola salesiana del Kenya quando un commando armato fece irruzione in un campus uccidendo 150 persone, in gran parte studenti cristiani che stavano dormendo. Poi i massacri a Lahore, in Pakistan, 72 morti il 28 marzo 2016, preceduti da quelli di Kaduna, in Nigeria, 50 morti nel 2012 ad opera dei terroristi di Boko Haram, e seguiti da quelli di Tanta e Alessandria in Egitto nella Domenica delle Palme del 2017 con 45 morti. Sono i più gravi massacri avvenuti negli anni recenti durante le funzioni religiose e nei giorni in cui i cristiani si riuniscono per celebrare la Settimana Santa. Le stragi di turisti negli alberghi di Colombo ricordano l’assalto armato a Mumbai nel 2008 con una serie sconvolgente di attacchi terroristici islamici (195 morti) avvenuti contemporaneamente nella città indiana e l’attacco terroristico in un ristorante di Dacca, capitale del Bangladesh, nell’estate 2016, quando furono uccise 23 persone tra cui nove italiani. L’Isis aveva armato e appoggiato il gruppo jihadista locale Jamaat-ul-Mujahideen e, anche in quel caso, alcuni dei terroristi appartenevano a famiglie agiate e benestanti come i kamikaze di Colombo. Per le autorità cingalesi gli autori dei massacri appartengono a un gruppo islamista isolano che voleva vendicarsi degli attacchi alle moschee in Nuova Zelanda, il National Tawheed Jamath (Ntj) che avrebbe agito col sostegno dell’Isis. In base ai dati raccolti dai rapporti sulla persecuzione anti-cristiana nel mondo pubblicati dalla Ong Open Doors (Porte Aperte) e dall’Acs (Aiuto alla Chiesa che soffre) sono molte migliaia i cristiani uccisi per ragioni legate alla loro fede ogni anno. Oltre 4.300 nel 2018, in crescita rispetto ai 3.066 del 2017, di cui il maggior numero è stato registrato in Nigeria. Nel 2018 sono saliti a 245 milioni i cristiani perseguitati nel mondo e, sui 150 Paesi monitorati, 73 hanno mostrato un livello di persecuzione definibile alta, molto alta o estrema, mentre l’anno scorso erano 58. Tra i Paesi che rivelano una persecuzione definibile estrema, lo Sri Lanka è in 46° posizione, l’Afghanistan al secondo posto, la Somalia al terzo, la Libia al quarto, tutti Paesi dove la vita per i cristiani è sempre più difficile, come anche nel Burkina Faso dove si moltiplicano gli attacchi contro le comunità cristiane. Sei persone sono morte nei giorni scorsi in un attacco ad una chiesa mentre era in corso la Messa. Hocine Drouiche, imam di Nimes e vicepresidente della Conferenza degli imam di Francia chiede ai musulmani di ribellarsi alla cristianofobia e commenta con queste parole gli attentati in Sri Lanka: “ i cristiani continuano a subire persecuzioni e pagano il conto di guerre che non hanno mai chiesto. Il massacro terrorista in Sri Lanka è molto significativo. Nel mondo l’odio contro i cristiani continua ad aumentare nonostante essi difendano la pace, sostengano i poveri, si prendano cura dei malati. Ogni anno i cattolici spendono miliardi per salvare vite e costruire scuole per bambini bisognosi. É tempo che il mondo musulmano ponga domande sull’aumento della cristianofobia all’interno del discorso islamista contemporaneo. Il massacro di Colombo non è il primo e sfortunatamente non sarà l’ultimo perché le autorità musulmane non vogliono affrontare il pensiero terrorista estremista in modo coraggioso e fermo. I musulmani devono agire, se vogliono proteggere l’islam da questa minoranza estremista che uccide in nome dell’odio e infanga gli islamici. La maggioranza silenziosa non avrà scuse perché sarà accusata di complicità se non dichiara una guerra santa contro l’estremismo e l’odio che quasi domina il discorso degli imam e dei predicatori musulmani”.
dal settimanale “La Voce e il Tempo”

La Madonna in nero dello Schiavone è di una bellezza immediata e di una unicità del tutto particolare perché fonde irripetibilmente insieme caratteristiche basso medievali a caratteristiche di altri periodi, vediamo come è possibile e quali sono le caratteristiche nel seguito dell’articolo. In breve, rispondere al come è piuttosto semplice seppur difficile: è possibile grazie alle influenze a cui l’autore si avvicina considerando l’ambiente artistico a cui afferisce; su quali siano i tratti dell’uno o dell’altro periodo invece bisognerà fare attenzione ai dettagli. Conservata ai Musei Reali di Torino la Madonna con Bambino dello Schiavone di cui trattiamo in questa uscita, l’ultima della serie “donne (in nero)” è datata nel periodo 1456-1459. Quella del 1456 è una data significativa per diversi motivi, è nel 1456 infatti che il pittore Giorgio Culinovic detto Schiavone diventa discepolo dello Squarcione ed è allo stesso anno, il 1456 che si fa risalire la data della scomparsa di uno dei grandissimi della Storia dell’Arte, Donatello, artista quest’ultimo del periodo di Leon Battista Alberti, appartenente alla splendida Firenze del XV secolo e di cui si rilevano tratti caratteristici proprio nella Culinovic. Come anticipato nell’edizione precedente di donne (in nero), l’autore Giorgio Culinovic è originario di Zara. Giorgio lo Schiavone è il nome d’arte il nome con cui è conosciuto nell’ambiente e che naturalmente è arrivato fino a noi. A dispetto di come si potrebbe intuitivamente pensare, il soprannome Schiavone non deriva da un accrescitivo della parola “schiavo”, Schiavone piuttosto è
in riferimento alla città natale e significa “dalmata”, ossia originario della Dalmazia regione dove il pittore rientrò a partire dal 1463. Sullo Schiavone influì lo stile del maestro padovano, Francesco Squarcione da Padova, che fu maestro anche di Andrea Mantegna. Lo Schiavone è considerato interprete fondamentale della lezione squarcionesca, la sua pittura è inoltre ritenuta mitigata dagli influssi di Piero della Francesca e per altro verso dai ferraresi tra cui Cosmè Tura, insomma lo Schiavone sebbene non sia tra i nomi del grande pubblico è per così dire, un polo magnetico della storia dell’arte. Nel dettaglio la Madonna con Bambino è inserita in un’edicola marmorea e ha una prospettiva appena aggettata come potrebbe suggerire uno stile innovatore eppure ancora in qualche modo legato al Medioevo, non lontano dalle fatiche del Donatello; gli amorini e le ghirlande con cui lo Schiavone decora la tempera sono tipici dello stile antico, cosa che ilCulinovic assorbe dagli incroci nella bottega del padovano. Del tutto originale per il periodo, il piatto di frutta in primissimo piano che costituisce un accenno di natura morta, un’intuizione sul
genere con almeno un secolo di anticipo. La Madonna con bambino conservata presso la Galleria Sabauda dei Musei Reali di Torino è vestita di nero e ha una stola aranciata, la veste nera la abbiamo vista in precedenza in queste uscite con la Madonna con Bambino di Ambrosius Benson conservata a Palazzo Madama. Il bambin Gesù tiene tra le mani un uccellino simbolo di purezza, sta seduto sulla tavola ed è cinto con la mano sinistra dalla madre che nel contempo appoggia il dorso dell’altra mano su di un volume. Donne (in nero) a Torino in uscita il martedì sul quotidiano web iltorinese.it arriva oggi alla sua decima e ultima edizione, mentre il presidio di Donne in Nero all’incrocio tra via Garibaldi e via XX Settembre con ogni probabilità continua a essere presente ogni ultimo venerdì di ogni mese dalle ore 18 alle 19 per manifestare contro la guerra e chiedere che la pace non sia dimenticata.
Ellie
https://www.museireali.beniculturali.it/opere/madonna-con-il-bambino-5/
Liceo musicale Cavour in concerto
Salotto Campidoglio Mercoledì 8 maggio ore 18.00 Via Locana n. 29C Torino
Mercoledì 8 maggio 2019, ore 18.00, presso il Salotto Campidoglio, via Locana n. 29C Torino, si terrà un concerto a cura dei pianisti Elisabetta Esposito, Matteo Chiambretto e Andrea Scapola, allievi del Liceo Musicale Cavour, coordinati dalla professoressa Audisio.
Programma di sala:
Robert Schumann dai Fantasiestücke
Op. 12- Aufschwung (Slancio)
Fryderyk Franciszek Chopin
Notturno op.9 n.1
Franz Schubert
Impromptu in A-flat Major Opus 90 No. 4 D 899
Elisabetta Esposito pianoforte
Domenico Scarlatti
Sonate K 412, 277, 121
Matteo Chiambretto pianoforte
Robert Schumann
Papillons, op. 2 (dodici pezzi per pianoforte)
1. Introduzione – Moderato (re maggiore)
2. Walzer (re maggiore)
3. Walzer – Prestissimo (mi bemolle maggiore)
4. Walzer (fa diesis minore)
5. Walzer – Presto (fa diesis minore)
6. Polonaise (si bemolle maggiore)
7. Walzer (re minore)
8. Walzer – Semplice (fa minore)
9. Walzer (do diesis minore)
10. Walzer – Prestissimo (si bemolle maggiore)
11. Walzer – Vivo (do maggiore)
12. Polonaise (re maggiore)
13. Finale (re maggiore)
Andrea Scapola pianoforte
Omaggio floreale alla Mole
Il Nursing Up, sindacato degli Infermieri Italiani e delle professioni sanitarie, ha proclamato a livello nazionale, e anche in Piemonte, la mobilitazione generale degli infermieri e dei professionisti sanitari, dal 6 al 10 maggio per dire un secco #noaldemansionamento, contro l’utilizzo improprio del personale. In Piemonte l’infopoint sull’iniziativa sarà alle Molinette
Venerdì 10 maggio, a soli due giorni dalla giornata internazionale dell’infermiere, è prevista una grande manifestazione in piazza Castello a Torino, a partire dalle ore 9.
Durante la mattinata di manifestazione sono previsti dibattiti e interventi sulla figura dell’infermiere e sulla situazione critica dal punto di vista organizzativo e strutturale della sanità, che ha portato gli infermieri e i professionisti sanitari in una condizione lavorativa non più tollerabile.
Sono invitati a presenziare i giornalisti.
Dalle ore 11.30 vi sarà un incontro con politici. Una delegazione del Nursing Up consegnerà un documento alla Presidenza della Regione in cui si formalizza lo stato di mobilitazione in tutte le aziende sanitarie del Piemonte e chiederà un incontro con i vertici regionali. Nel documento vengono spiegate le ragioni della protesta. Il documento, con la protesta/denuncia degli infermieri, verrà formalizzato anche all’Ordine Professionale di competenza territoriale, per ogni necessaria iniziativa a tutela della salute collettiva e a garanzia dell’esercizio professionale degli operatori interessati. Lo stato di mobilitazione proseguirà fino a che non verranno messe in atto azioni concrete di inversione del fenomeno.
Durate la mattinata di manifestazione in piazza Castello a Torino vi sarà, per i cittadini che lo vorranno, la possibilità di misurare in modo gratuito glicemia e pressione.
Proclamiamo la mobilitazione degli infermieri per combattere il grave fenomeno del demansionamento. L’iniziativa rientra nell’ambito della campagna nazionale “Nursing Up #noaldemansionamento”, lanciata dal sindacato di categoria lo scorso 7 marzo durante l’Assemblea nazionale di Roma, alla presenza di centinaia di attivisti accorsi da ogni parte d’Italia per denunciare ciò che accade in numerose Aziende sanitarie, dove i professionisti della salute sono costretti quotidianamente a fare fronte a una situazione emergenziale intollerabile per la drammatica carenza di organico dovuta al decennale blocco del turnover.Per il personale del Ssn, già ridotto ai minimi termini, si prospettano ulteriori emorragie in vista dei prepensionamenti previsti con Quota 100 non è sopportabile.
Come abbiamo già spiegato in passato, solo in Piemonte i pensionamenti potranno portare un vero e proprio esodo di quasi 1260 infermieri, tra coloro che hanno raggiunto la normale età pensionabile e coloro che potranno sfruttare “Quota 100” (sono circa 700 su base regionale). Un fatto che non può essere ignorato e va affrontato con un’azione immediata per pianificare le assunzioni. Ciò prima che l’emergenza si trasformi in una vera catastrofe.
Il demansionamento degli infermieri, e il loro utilizzo improprio, scaturisce come conseguenza delle criticità del contesto sanitario, caratterizzato, oggi più che mai, dalla disorganizzazione del lavoro che dipende dalla carenza o assenza di personale ausiliario e da politiche sanitarie tese a depauperare il Servizio pubblico.
Ricordiamo che tagliare le risorse destinate alla Sanità, e trattare quest’ultima come un mero settore da far quadrare economicamente, significa comprimere i diritti che fanno capo sia al cittadino, che chiede legittimamente di essere curato, sia agli infermieri costretti a svolgere funzioni improprie, come rifare i letti, portare provette in laboratorio, spostare i pazienti da un reparto all’altro. Il tutto con ricadute immancabili sui servizi erogati. Perdendo dignità e valorizzazione, gli infermieri vedono scadere loro malgrado la qualità dell’assistenza.
“Per il nostro sindacato degli infermieri è giunta l’ora di serrare i ranghi – attacca Claudio Delli Carri, segretario regionale del Nursing Up – della categoria. Sopportiamo da troppo tempo condizioni di lavoro inaccettabili, a fronte di un’evoluzione della figura dal punto di vista della responsabilità professionale e dell’inquadramento ordinistico (l’albo nazionale oggi conta 450mila unità, di cui 270mila in forze alla Pubblica amministrazione) che è priva dei relativi riconoscimenti al livello di valorizzazione. Ciò crea una situazione di sfruttamento pericoloso da parte delle Aziende.
Vogliamo, dunque, lottare tutti insieme, uniti e solidali, contro il demansionamento degli infermieri per esercitare la professione senza doverla sacrificare a logiche di risparmio che danneggiano l’assistenza ai cittadini.
È necessario un grado maggiore di consapevolezza da parte di ognuno su questa basilare questione. Non è più pensabile sminuire la funzione degli infermieri, ce lo chiede in primis la gente, che attende mesi in lista d’attesa per accedere ad una visita specialistica. Occorre, oggi, senza attendere oltre, un cambiamento culturale per aiutare gli infermieri a fermare le pericolose ricadute che tale fenomeno comporta da un punto di vista qualitativo”.
“Con la campagna #noaldemansionamento – aggiunge Delli Carri -, partita a livello nazionale eparticolarmente viva in Piemonte e a Torino, viste le drammatiche condizioni di lavoro in cui si trovano ad operare i colleghi nella grande Città della Salute, gli infermieri intendono richiamare le Aziende sanitarie alle loro responsabilità, informare i professionisti sulla problematica e affrontarla insieme, anche acquisendo dai colleghi le denunce di ciò che accade. E le denunce verranno tramutate in ricorsi. Il nostro non sarà solo un momento di protesta, ma coinvolgeremo i cittadini, proponendo attività gratuite come la misurazione della pressione, e infopoint, che vedranno gli infermieri espletare alcune procedure di esclusiva competenza professionale infermieristica”.
Il Segretario Regionale
Nursing Up Piemonte
Claudio Delli Carri
Una sorta di vetrina virtuale di articoli di noti marchi automobilistici a prezzi vantaggiosissimi, l’unico particolare: tutta merce contraffatta.
È la truffa scoperta dalla Guardia di Finanza di Torino che, nei giorni scorsi, ha denunciato due persone responsabili di aver organizzato un vero e proprio mercato del falso online che ha visto coinvolti oltre 400 clienti che hanno acquistato gli articoli “taroccati” attraverso i più importanti siti di e-commerce e aste on-line.
I Finanzieri della Compagnia di Susa, che hanno condotto l’intervento coordinati dalla Procura della Repubblica di Torino, hanno individuato i due rivenditori attraverso il monitoraggio dei più noti siti e-commerce online, i quali proponevano in vendita accessori per auto delle più prestigiose marche automobilistiche: Volkswagen, Citroen, Gruppo F.C.A. ed altre.
L’operazione, come detto, ha portato alla denuncia di due imprenditori, entrambi residenti nell’hinterland torinese e al sequestro di oltre 4.000 prodotti pronti per essere spediti. Ulteriori 11.000 articoli, tra souvenir e articoli per la casa, sono stati invece cautelati in quanto di ignota provenienza.
Durante le perquisizioni sono stati inoltre apposti i sigilli ai macchinari industriali utilizzati per la fabbricazione degli articoli nonché sequestrati i progetti per la realizzazione dei falsi.
All’interno di una delle aziende coinvolte nell’indagine, i Finanzieri hanno anche scoperto una discarica abusiva a cielo aperto dove sono stati rinvenuti, accatastati, rifiuti speciali di vario genere, dal materiale ferroso a quello plastico.
I due imprenditori, un cinquantenne ed un trentenne, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria torinese per contraffazione e violazioni delle norme sulla sicurezza dei prodotti. Alla fitta rete di clienti degli indagati, è stata contestata una violazione amministrativa.
La contraffazione rappresenta una vera e propria piaga per l’economia e le imprese italiane. Questa, oltre a far perdere posti di lavoro, alimenta fenomeni di lavoro nero, evasione fiscale, sfruttamento di soggetti deboli e legami con il crimine organizzato.
In zona Murazzi del Po di Torino aveva attirato l’attenzione degli agenti del Commissariato “Centro” che, venerdì sera, erano lì per un servizio di controllo del territorio finalizzato alla repressione dei reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti, come predisposto dal Questore. I poliziotti hanno monitorato a lungo gli spostamenti dello straniero, un 31enne nigeriano. Con il suo zainetto a spalla si stava incamminando in direzione del parco del Valentino quando è stato fermato. I poliziotti lo hanno trovato in possesso di marijuana, diversa la quantità già confezionata in sigarette pronte alla vendita. La perquisizione stesa al domicilio ha consentito di rivenire altra sostanza stupefacente, una parte custodita in 5 barattoli di vetro ed altra celata all’interno di sacchetti in plastica da sottovuoto nascosti in vari punti della camera da letto, insieme ad altre 25 sigarette pronte all’uso per un totale di oltre 700 grammi. Inoltre, all’interno di una scatola di scarpe, sono stati rinvenuti quasi 2000 euro in banconote, probabile provento dell’attività di spaccio.
Truffa su Facebook
La settimana scorsa la Polizia di Stato ha denunciato un uomo per il reato di truffa.
Nello specifico un uomo si presentava all’Ufficio Denunce della Questura di Vercelli affermando di aver contattato tramite Facebook un’impresa edile al fine di concludere con la stessa un contratto avente ad oggetto la ristrutturazione della sua casa.
Nei giorni successivi si presentava “il titolare della ditta” per effettuare un sopralluogo a casa del denunciante che, al termine dello stesso, forniva un preventivo di spesa di euro mille.
Accettato il preventivo, “il titolare della ditta”, che si era accaparrato la fiducia del denunciante anche grazie al fatto che gli aveva forniva il “proprio” contatto telefonico, si faceva consegnare la somma di euro seicento come acconto della cifra pattuita al fine di acquistare i materiali necessari per la ristrutturazione e, contestualmente, firmava un foglio di ricevuta a garanzia di quanto pagato.
Consegnato l’anticipo, l’uomo garantiva al denunciante che il giorno successivo sarebbero iniziati i lavori di ristrutturazione; tuttavia, il giorno stabilito nessuno si presentava a casa del proprietario e, nonostante i numerosi tentativi di mettersi in contatto con la ditta, nessuno rispondeva all’utenza telefonica fornita ne si presentava, tantomeno nei giorni seguenti, ad effettuare i lavori concordati.
Ricevuta la denuncia, gli uomini della “Trattazione Atti” della Questura di Vercelli iniziavano un’attività d’indagine lampo risalendo all’utilizzatore del contatto telefonico fornito dal titolare dell’impresa e scoprendo che l’utenza era intestata ad una donna con svariati precedenti per reati contro il patrimonio e, in particolar modo, specializzata nelle truffe.
Approfondendo questi primi accertamenti si scopriva che la donna era solita porre in essere la sua attività criminale in concorso con un uomo del quale i Poliziotti si procuravano una foto al fine di predisporre un album fotografico da sottoporre alla vittima.
Convocato in Questura, il denunciante riconosceva l’uomo, un trentaquattrenne italiano, con numerosi precendenti penali per svariate truffe perpetrate sull’intero territorio nazionale, come l’uomo al quale aveva consegnato l’acconto della cifra pattutita per i lavori di ristrutturazione mai effettuati.
L’uomo, attualmente residente in Provincia di Vercelli, ma originario di Alessandria, veniva quindi denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vercelli per il reato di truffa.
Nell’ambito dell’attività volta a prevenire il degrado sociale e la criminalità diffusa, il Questore DI Torino, Giuseppe De Matteis, ha disposto l’intensificazione dei servizi di controllo del territorio in diverse aree della città. Il piano di controllo delle zone di degrado urbano si inserisce nel contesto degli interventi di riqualificazione urbanistica che, con riguardo all’attività della Polizia di Stato, è volto alla prevenzione della criminalità, in particolare di tipo predatorio, ed alla promozione della cultura della legalità. In particolare, il potenziamento delle attività di presidio e controllo delle zone di degrado urbano si articolerà in tre momenti che coinvolgeranno progressivamente diverse zone della città. Inizialmente, i servizi si concentreranno nella zona ricompresa nella giurisdizione del Commissariato Centro e precisamente Piazza XVIII Dicembre, ove si registrano episodi di turbativa della quiete pubblica e reati predatori. I controlli si estenderanno altresì nell’area sita tra via San Massimo, via dei Mille, Via Giolitti e via S. Francesco da Paola. Nella zona, infatti, operano gruppi di giovani, anche stranieri, dediti allo spaccio ed al consumo di sostanze stupefacenti. Per quanto concerne, invece, il Commissariato Barriera Nizza l’attività di controllo del territorio interesserà il quartiere di San Salvario, con l’obiettivo di contrastare i fenomeni di illegalità riconducibili allo spaccio di stupefacenti e la prostituzione in strada. Verrà inoltre potenziata la vigilanza nei locali notturni contro la movida “selvaggia”, al fine di assicurare migliori condizioni di vivibilità per i cittadini residenti nei luoghi maggiore aggregazione. Le attività di monitoraggio si estenderà anche nel Parco del Valentino e nelle vie limitrofe. Nella zona di competenza del Commissariato Barriera Milano, verranno rafforzarti i servizi di vigilanza – con particolare riguardo al quartiere Montanaro e alle aree contigue – nell’ottica di prevenzione della criminalità diffusa e predatoria al fine di garantire adeguati livelli di vivibilità e decoro, migliorando la fruizione condivisa del territorio nel rispetto della legalità. Nella seconda e terza fase del piano di controllo del territorio, le misure volte ad accrescere la sicurezza urbana verranno estese ad altre aree comunali, che verranno rese note successivamente.
Clelia Ventimiglia
(foto: il Torinese)

