redazione il torinese

Online banking, tutto quel che c’è da sapere

Di Patrizia Polliotto*

Riguardo all’home banking, molti si chiedono se l’invio di una semplice e-mail. O della documentazione contrattuale via e-mail sia sufficiente a garantire l’esigenza di informazione corretta di correntisti e consumatori. Le piattaforme di online banking hanno prodotto nei rapporti con la clientela una progressiva dematerializzazione delle comunicazioni periodiche, nonché della documentazione contrattuale relativa ai servizi forniti. Ecco, dunque, il quesito più importante posto in incipit di rubrica. Sul tema è intervenuta la Corte di Giustizia dell’Unione europea con la sentenza del 25 gennaio 2017 nella causa C-375/15 (BAWAG), specificando grazie a quali modalità, secondo quanto previsto dalla direttiva sui servizi di pagamento nel mercato interno (Direttiva 2007/64/CE), un fornitore di servizi di pagamento può comunicare ai consumatori le condizioni contrattuali del servizio prestato e le eventuali modifiche alle stesse. Riguardo a ciò, la Corte europea ha stabilito che, alla presenza di determinate condizioni, una email può rappresentare il “supporto durevole” mediante il quale far pervenire le informazioni contrattuali ai consumatori. A tal proposito, le condizioni da soddisfare sono due: la piattaforma deve consentire all’utente di memorizzare le informazioni a lui personalmente dirette in modo da potervi accedere e riprodurle in maniera identica, per un periodo di congrua durata, senza possibilità di alcuna modifica unilaterale del loro contenuto da parte del prestatore o da parte di altro professionista. La seconda condizione, invece, punta l’accento sul fatto che, se l’utente di servizi di pagamento è costretto a consultare la piattaforma per poter avere le informazioni di specie, la trasmissione di tali informazioni deve necessariamente prevedere un comportamento attivo da parte del prestatore di servizi di pagamento, finalizzato a far sapere all’utente che sulla piattaforma sono disponibili le informazioni a esso riservate.

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* Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI
COMITATO REGIONALE DEL PIEMONTE
TEL. 011 5611800, Via Roma 366 – Torino
EMAIL: UNC.CONSUMATORITORINO@GMAIL.COM

LA BICICLETTA, E NON MOODY’S, SPIEGA MEGLIO COS’E’ LA CINA!

Signori: è iniziata la Guerra (finanziaria), con un’ Apertura scacchistica alla Siciliana da parte del Sistema Usa-centrico che ha messo in campo Moody’s. Invero non so chi, immagino fra un lustro circa, la vincerà. Fino a poco tempo fa avrei pensato che l’Occidente “sangiorgiano” non avesse problemi ad avere la meglio dul Drago cinese, ma per cause “ciclistiche” occorsemi nel pomeriggio di ieri, non ne sono adesso più convinto. Uscito per il solito breve allenamento dopolavoristico di una trentina, di km di cui metà in salita(Superga+ Colle della Maddalena), sotto un caldo terribile che anche a Torino ha iniziato a farsi sentire, a metà della seconda salita vengo superato da un ragazzo asiatico su una bella Colnago da corsa. Sono a tre quarti della soglia cardiaca, per cui riesco con una certa scioltezza ad affiancarlo e proseguiamo di buona lena( attorno ai 15 Km/h su pendenze dell’8%), ma non al massimo, per cui riusciamo a chiacchierare in Inglese. Scopro che si allena anche lui, come molti suoi connazionali studenti universitari a Torino, tutti i giorni in salita in bici e che è uno studente cinese che frequenta il Corso di Laurea di Meccatronica in Inglese al Politenico grazie ad una Borsa di Studio e che è perfettamente in regola con gli Esami, sostenuti con ottimi voti. Mi chiede cosa faccio e, quando gli dico, fra l’atro, che insegno Economia degli Investimenti all’Università di ammonisce, vedendo che non ho il caschetto: ” How can a Professor go cycling without the helmet? It’s dangerous!!!”. Al che io rispondo” Because I’m a rebel!”. “What does rebel mean???” mi fa lui. Un po’ stupito gli dico “Someone who makes revolutions…”. Con aria interogativa mi risponde ” I don’t now what revolution means!” Ed era serio. Quindi delle due l’una: o non lo sa proprio, cosa da escludere, o gli è stato inculcato( a lui, come a un miliardo di altri Cinesi) il rigetto di questo concetto, il che la dice lunga su come sarò difficile prevalere su gente come questo ragazzo, lontano da casa, che studia durissimo, grazie alla capacità di ottenere Borse di Studio, esercitando la mente e, in più, esercitando anche il corpo in modo impegnativo. E che non sa cosa vuol dire fare la Rivoluzione.

https://paoloturatitactica.wordpress.com/2017/05/24/la-bicicletta-e-non-moodys-spiega-meglio-cose-la-cina/

 

Cina critica taglio rating Moody’s – Ultima Ora – ANSA.it

Il taglio del rating sulla Cina, da Aa3 ad A1 annunciato oggi da Moody’s, è basato su un approccio “pro-ciclico” dei giudizi “non appropriato”: è la risposta del ministero delle Finanze, affidata a un comunicato, sulla prima “bocciatura” in oltre 25 anni.…

ansa.it

AGRICOLTURA, PICHETTO (FI): IL GOVERNO E LE REGIONI STUDINO SOLUZIONI AD ABOLIZIONE VOUCHER

“Il Governo nazionale e le Regioni devono studiare al più presto come ovviare all’abolizione dei voucher. Ci stiamo approssimando al momento in cui il comparto agricolo ha necessità di assumere lavoratori stagionali e ad oggi non é stato offerto loro uno strumento alternativo ai voucher”. A sostenerlo Gilberto Pichetto, il coordinatore regionale di Forza Italia in Piemonte.

Spiega l’esponente di Forza Italia: “Il fatto che i voucher costituissero – per questo comparto – una via preferenziale é evidente, in particolare se guardiamo ai dati dell’ultimo mese nei quali potevano essere comprati: le aziende ne hanno fatto incetta“.

Conclude Pichetto: “Comprendo che Renzi e Gentiloni abbiano dovuto disinnescare gli effetti di una nuova, probabile, sconfitta nel referendum sui voucher, dopo quella rimediata sulle riforme costituzionali. La troppa fretta ha però creato lo stato di disagio che stanno denunciando le organizzazioni degli agricoltori. Non si può infatti cancellare, in fretta e furia, uno strumento senza riflettere agli effetti che produce in tema di occupazione e di impatto su alcuni settori. Il pericolo é che questa situazione porti più nero e più caporalato nelle nostre campagne e questo risulta inaccettabile. Presenteremo come Forza Italia ordini del giorno nei vari enti locali chiedendo che le Regioni e il Governo attivino uno strumento capace di dare risposta agli agricoltori“.

 

(foto: il Torinese)

“PROGETTO STEVE”, TORINO E VENARIA TESTANO LA MOBILITÀ ELETTRICA

Le città di Torino e Venaria Reale insieme alla spagnola Calvià e all’austriaca Villach saranno i siti pilota dove si svilupperà il progetto STEVE (Smart-Taylored L-category Electric Vehicle demonstration in hEtherogeneous urbanuse-cases) finanziato dall’ Unione Europea all’interno della programmazione di azioni innovative:  “Horizon 2020 – Green Vehicles 2016.2017”.

Al centro del progetto l’utilizzo di un veicolo elettrico leggero di piccole dimensioni di nuova generazione che potrà rappresentare una valida soluzione per risolvere criticità all’interno dei centri urbani come la congestione o come l’inquinamento e che dovrà integrarsi in un sistema di mobilità più ampio (auto, bici, scooter).

Un elemento centrale del progetto è il basso costo di questo quadriciclo elettrico (circa 8mila euro) che verrà prodotto da un’azienda del Torinese a partire dal 2018.

Importante sarà il ruolo delle PMI a cui verrà affidato il compito di sviluppare la tecnologia ad alto valore aggiunto sul veicolo soprattutto per consentire la connettività tra i veicoli che faranno parte della sperimentazione.

Il budget di progetto è di circa 7,5 Milioni di euro e i partner coinvolti sono 21 soggetti tra Imprese, PMI, Università e Amministrazioni pubbliche.

I soggetti del territorio inclusi oltre ai Comuni di Torino e Venaria Reale saranno: JAC ITALY DESIGN CENTER SRL, IDEAS & MOTION SRL, Politecnico di Torino, Vem Solution SRL.

Per l’assessore ai Trasporti della Città di Torino, Maria Lapietra“i veicoli elettrici leggeri (EL-V) potrebbero rappresentare una soluzione valida per la congestione del traffico e l’inquinamento nelle città. Tuttavia, il loro successo é fortemente legato  all’integrazione nel sistema di trasporto urbano”.

“Con questo progetto – spiega l’assessore ai Trasporti della Città di Venaria Reale, Giuseppe Roccasalva – Venaria Reale è alla prima sua esperienza di partecipazione diretta a un progetto europeo e intende essere territorio di sperimentazione per nuovi e innovativi servizi virtuali di mobilità e nuovi prototipi di veicoli del prossimo futuro. Venaria porterà ai partner internazionali le analisi sulle esigenze e criticità tipiche dei Comuni di medie dimensioni che condividono i confini con una grande città. Il lavoro di ricerca – precisa Roccasalva – sarà dedicato a pensare come la mobilità elettrica da e verso i grandi poli di attrazione di Venaria Reale potrà migliorare e rendere più sostenibile alcuni flussi legati al turismo, al lavoro o alle attività ricreative”.

 “Il progetto STEVE e questo importante riconoscimento a livello europeo – sottolinea l’assessore all’Innovazione della Città di Torino Paola Pisano – confermano la vocazione all’innovazione del territorio torinese sotto diversi aspetti: verranno infatti aumentate sia delle competenze tecnologiche specifiche, come ad esempio quelle sulla stampa in 3D, sia in ambito Industry 4.0, quindi una maggiore integrazione e collaborazione tra i sistemi di produzione.  Il progetto STEVE è una grande occasione per le PMI del territorio e per la Città, che sviluppa un ecosistema sempre più attrattivo per le imprese e per i suoi cittadini”.

Horizon 2020 (H2020) è il Programma Quadro dell’Unione Europea (UE) per la ricerca e l’innovazione relativo al periodo 2014-2020. I Programmi Quadro, di durata settennale, sono il principale strumento con cui l’Unione Europa (UE) finanzia la ricerca in Europa.

“MUSICALAND”: UN VIAGGIO NEL MONDO DEL MUSICAL

Il ricavato dello spettacolo sarà devoluto alla Fondazione Cecilia Gilardi
che sostiene i giovani talenti attraverso borse di studio e progetti speciali

 

Mercoledì 31 maggio alle ore 21 al Teatro Nuovo di Torino va in scena lo spettacolo “Musicaland – Un viaggio nel meraviglioso mondo del musical”, realizzato dall’Associazione Incanto Arte Creativa sotto la direzione artistica di Marinella Locantore, con una finalità molto importante: il ricavato dello spettacolo sarà infatti devoluto allaFondazione Cecilia Gilardi, che sostiene i giovani talenti nel percorso formativo attraverso borse di studio e progetti speciali.Tra scenografie luccicanti, frange, paillettes, luci e splendide coreografie, gli spettatori vivranno un viaggio nel meraviglioso mondo del musical attraverso un medley dei più famosi musical di tutti i tempi.

 

Una dolcissima Dorothy condurrà gli spettatori dal mondo di Oz a quello del musical, insieme a personaggi fantastici che canteranno e balleranno sulle musiche di Grease e Mamma Mia!, passando dallo scatenato can-can del Moulin Rouge alle irriverenti dive di Chicago o del Cabaret di Liza Minnelli, senza dimenticare i grandi brani che hanno fatto la storia del musical come Singin’ in the Rain, Puttin’ on the Ritz, Memory, America, Time Warp, Aquarius e tanti altri: musiche fatte di emozioni che hanno fatto sognare un’intera generazione e che ancora oggi fanno ballare il pubblico di tutte le età.

Lo spettacolo ha ottenuto il patrocinio della Città di Torino.

“Maraviglioso Seicento”

A Carmagnola, in Palazzo Lomellini, opere da una collezione privata piemontese

Carmagnola (Torino)- Meraviglioso. Anzi, “Maraviglioso Seicento”. Non poteva scegliersi attributo più calzante (“maraviglioso, per l’appunto, con quella piena e perfino ingombrante “a” che amplifica il concetto del termine) per titolare la mostra ospitata, fino al 16 luglio, nelle sale di Palazzo Lomellini, insieme alla Casa Cavassa fra i più interessanti edifici storici di Carmagnola, nel torinese. E per qualificare in modo netto opere – nature morte, ritratti e paesaggi- che di quel secolo e della sua arte, dopo il manierismo di fine Cinquecento, ne esprimono tutta la voglia di stupire, di creare “mirabilia” e di esagerare in bizzarrie ed eccessi formali, che gli incollano addosso la definizione (con valenze del tutto negative già a partire dal Settecento e riviste solo in tempi moderni con maggiore benignità) di “Barocco”: dall’antico spagnolo “barrueco” o dal francese “baroque”, ovvero “perla di forma inconsueta”.

 

Traduzione che ben inquadra la cifra stilistica degli artisti di un’epoca che fu anche e soprattutto quella della Controriforma cattolica che alla grande influì pure in campo artistico-culturale, oltreché politico e sociale. Come dimostrano la grandiosità e la sacralità di molte delle quarantaquattro opere esposte a Palazzo Lomellini, in una rassegna curata con passione e certosina cautela da Elio Rabbione (in stretta collaborazione con il Comune carmagnolese e un buon numero di Associazioni locali, fra cui la neonata “Amici di Palazzo Lomellini”) e concretamente realizzata grazie alla preziosa disponibilità di un importante collezionista piemontese, Roberto Rubiola, che generosamente ha messo a disposizione per l’evento parte delle opere seicentesche di sua proprietà, appartenenti a una raccolta “che non sceglie – precisa Rabbione – di accostare in principal modo nomi di primissimo piano da chiunque già frequentati nei vari musei italiani ed esteri, ma che dà spazio, in un ventaglio di proposte quanto mai ampio e ricco di confronti, a quegli artisti che qualcuno potrebbe definire troppo velocemente come minori”. La mostra di Carmagnola rappresenta dunque un viaggio emozionante attraverso l’espressività artistica di un Barocco europeo (italiano, fiammingo, olandese, ma anche tedesco, francese e spagnolo) in cui ricorrono i nomi passati un po’ più in sordina nel corso dei secoli – autori “altri” dai massimi Caravaggio o Carracci o dai Rembrandt o dai Rubens e dai van Dyck – ma non meno capaci di rendere “maravigliosa” l’arte del Seicento. Alle bianche pareti di Palazzo Lomellini sfilano così, in un percorso a tratti cronologico e a tratti tematico, artisti come il fiammingo Peter Boel (sua una grandiosa, autentico elogio alla ridondanza, “Natura morta con strumenti musicali, cigno, pavone e frutta”), accanto al toscano – allievo di Lorenzo Lippi – Bartolomeo Bimbi, al romano Bartolomeo Castelli e al lombardo Francesco Mantovano con le loro minuziose “nature morte” dagli squillanti contrasti di colore, in cui si celebrano i più fantasiosi e improbabili connubi fra fiori, frutti d’ogni genere, strumenti musicali, armature, cacciagione e oggetti di ordinaria quotidianità. Di grande effetto anche alcune opere di “autore ignoto” riconducibili alle botteghe o alla cerchia di maestri al top quali Rubens e Rembrandt (“San Matteo” o la vicenda biblica di “Sara e Agar”, trattata pure dall’italiano Panfilo Nuvolone, in collaborazione con il figlio Giuseppe), l’orgiastico “Baccanale con Sileno” del fiammingo Jacob Jordaens e alcuni “Interni” di stupefacente e accuratissima descrizione scenica come quelli a firma degli olandesi Dirck van Delen e Jacques de Claeuw.   Straordinaria, per potenza compositiva e per l’intima emozionalità che luce e colore trasmettono al dipinto, è anche la popolare “Pietà” di pittore romano ignoto attivo nella prima metà del secolo, così come il “San Giuseppe” (con in mano il bastone fiorito) dello spagnolo Jusepe de Ribera, operante a Napoli dal 1616, fortemente attento all’opera del Caravaggio e sicuramente fra i più importanti esponenti della pittura partenopea seicentesca. Fra gli italiani, una menzione particolare meritano ancora artisti come Sebastiano Conca da Gaeta, rappresentato in mostra da una paciosa “Sacra famiglia con San Giovannino” (e che ebbe modo di lavorare anche a Torino nell’oratorio di San Filippo Neri e nella Chiesa di Santa Teresa), il siciliano Pietro Novelli (suo uno splendido “Ritratto di vecchio” che emerge dall’ombra), accanto al romano Andrea Locatelli, fra i rappresentanti di maggior interesse della “Scuola dei bamboccianti” – specializzata nel racconto della vita quotidiana romana accostata spesso alla riproposta di reperti dell’antica Roma – fino al veneziano Bernardo Canal, autore di due preziose “vedute” della città lagunare, abile scenografo teatrale, ma come pittore vissuto sempre all’ombra del figlio Giovanni Antonio, l’assai più noto Canaletto.

Gianni Milani

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“Maraviglioso Seicento”

Palazzo Lomellini, piazza Sant’Agostino 17, Carmagnola (To), tel. 011/9724238

Fino al 16 luglio – Orari: da giov. a sab. 15,30/19; dom. 10/12,30 e 15,30/19 – Ingresso libero

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Foto: Claudio Massarente
– Peter Boel: “Natura morta con strumenti musicali, cigno, pavone, frutta”, olio su tela
– Pittore romano: “Pietà”, olio su tela
– Sebastiano Conca: “Sacra Famiglia con San Giovannino”, olio su tela
– Jusepe de Ribera:  “San Giuseppe”, olio su tela
– Jacques de Claeuw: “La bottega dell’arte”, olio su tela

Quaglieni: “I miei 50 anni di ricordi”

L’ANNIVERSARIO DEL CENTRO PANNUNZIO

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Di Pier Franco Quaglieni *

Nel 1966 “Il Mondo” di Pannunzio sospendeva le pubblicazioni. A Torino nel 1967 ,per volontà di Arrigo Olivetti, imprenditore di Ivrea ed editore del settimanale, si costituì l’associazione degli Amici del “Mondo” che ,alla morte di Pannunzio nel febbraio 1968, si intitolò a lui, assumendo l’attuale denominazione di Centro Pannunzio. Fra i primi soci ricordo Carlo Casalegno, l’appoggio determinante dei due direttori de “La stampa” De Benedetti e Ronchey che intervenivano spesso  ai nostri incontri. Il capo cronista Ferruccio Borio e Giorgio Calcagno  diedero  subito spazio ai nostri eventi su “La stampa”. Carla Gobetti come segno di buon augurio ci regalò una fotografia di Piero che è rimasta nella nostra  sede a fianco di una di Piero Calamandrei  donata dalla nipote. Furono, da subito, molto  presenti tra gli altri Frida Malan, Valdo Fusi, Paolo

Foto Daniele Solavaggione

Greco e tanti altri. Tra i sindaci attenti al Centro Pannunzio vanno citati  Cardetti, Magnani Noya, Zanone, Castellani, Fassino. In Regione i presidenti Oberto, Viglione ,Brizio, Ghigo. Con gli assessori regionali alla cultura Fiorini, Leo e Oliva c’è stata molta intesa e nacque anche un’amicizia personale. Con il Vice presidente del Consiglio regionale Boeti è nata soprattutto un’amicizia personale ed anche con sua moglie Bruna Bertolo si è stabilita una collaborazione proficua .Per me la simpatia umana e la stima hanno sempre avuto il sopravvento, il tornaconto non mi ha mai interessato, anzi ho cercato di evitarlo. Il Centro in pochi mesi raggiunse più di un centinaio di associati, destinati negli anni ad arrivare a mille, diffusi in tutta Italia. Giunse subito un telegramma di felicitazioni  del Presidente della Repubblica Saragat  che ci  ricevette  al Quirinale.

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Noi combattemmo da subito una ferma battaglia nell’Università contro le intolleranze della contestazione e per il rinnovamento della scuola e dell’Università. Molti docenti furono con noi. Da Franco Venturi ad Aldo Garosci, da Alessandro Passerin d’Entreves. Da Giorgio Gullini ,ad altri. Durante gli anni del terrorismo Carlo Casalegno mi disse una volta a bruciapelo: “Il Centro Pannunzio non si lascia mettere in riga”. Le sue parole furono come un viatico, specie dopo che venne

Foto Daniele Solavaggione

ammazzato dai Brigatisti, nei momenti più difficili ho pensato alle sue parole e al suo esempio. E’ stato difficile rimanere fedeli a quelle parole. Poi vennero l’amicizia con Rosario Romeo, il grande storico di Cavour, e con Giovanni Spadolini ,Leo Valiani e Marco Pannella  , per ciò che riguardava l’impegno per i diritti civili, in primis il divorzio. Jemolo fu un altro punto di riferimento : il nostro manifesto contro il finanziamento pubblico  dei partiti e la moralizzazione della vita pubblica  lo rivide lui, come l’articolo 1 dello Statuto fu ispirato da Bobbio che partecipò a tanti nostri incontri come relatore e come semplice spettatore. Tra gli eventi più importanti è da

Foto Daniele Solavaggione

ricordare  nel 1975 la mostra dei disegni di Leonardo conservati alla Biblioteca Reale di Torino, vincendo  mille resistenze burocratiche. Nel 1975 avemmo oltre 150 mila visitatori, un manifesto in giro per il mondo  in quattro lingue realizzato da Armando Testa che creò anche la famosa “testa rossa” diventato il logo del Centro.

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 Organizzammo   migliaia di eventi, realizzammo mostre storiche sul “Mondo”, sui suoi principali collaboratori, grandi convegni per gli studenti riempendo  persino il teatro Colosseo, il più  grande di Torino, per un evento su Gabriele d’Annunzio presieduto da  Giorgio Barberi Squarotti. Nel 1988 venne Indro Montanelli a commemorare Pannunzio a Palazzo Lascaris. Molto importante fu la collaborazione con il presidente Aldo Viglione. E poi i premi “ Pannunzio” dal 1982 conferiti, tra gli altri, a Spadolini, Bocca, Montanelli, Bettiza, Abbagnano, Barbara Spinelli, Galante Garrone, Ronchey, Forattini, Mila, Romano, Piero e Alberto Angela, Claudio Magris, Emma Bonino, Allegra Agnelli… Il Premio “Valdo Fusi” assegnato ,tra gli altri, a Riotta, Botto, Gramellini,ai magistrati Silvio Pieri e Mario Garavelli, Giovanni Giovannini, Tullio Regge. Non tutti i premi assegnati si rivelarono,  sulla lunga distanza, meritati. Anche molti Premi Nobel ebbero lo stesso destino… Mario Soldati che fu presidente

 Foto Daniele Solavaggione

del centro per 20 anni e lo aprì ad un pubblico più ampio, liberandolo da un certo accademismoo che lo caratterizzò durante altre presidenze. Lui, grande comunicatore, volle una svolta decisa verso il grande pubblico. E’ il periodo in cui nascono i viaggi del “Pannunzio”  in giro per Torino e l’Italia  e per il mondo: Usa, Russia, Egitto, Grecia, Romania e mille altre mete. Sempre con obiettivi culturali.Primo Levi venne a tenere una conferenza sull’intolleranza razziale che abbiamo pubblicato tante volte. Meriterebbe una riedizione soprattutto oggi.

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Foto Daniele Solavaggione

Sarebbe impossibile elencare le migliaia e migliaia di conferenzieri venuti dall’Italia e dall’estero a parlare. Ricordo il filosofo Karl Popper, uno dei tutti. Il Centro ha avuto più sedi da quella piccolissima e modesta di via Bava a quella che ci mise generosamente  a disposizione per anni Sergio Pininfarina, alla attuale dove ci siamo trasferiti nel 1988, in via Maria Vittoria, a due passi da Palazzo nuovo per mantenere i rapporti con l’Università con cui c’è stata una costante collaborazione. Non a caso, abbiamo ricordato i 50 anni nell’Aula Magna che vide nascere i primi incontri del Centro. I giovani sono stati presenti da subito. Appartenevo al gruppo originario .Eravamo studenti di lettere, di legge, scienze politiche e del Politecnico. Un gruppo che è stato determinante nei primi anni e che è rimasto un elemento di forza del Centro che riesce a parlare con i giovani anche oggi. I presidenti del Centro sono stati Arrigo Olivetti, Mario Bonfantini, francesista  e resistente, Luigi Firpo, Edoardo Ruffini, uno dei dodici professori che non giurarono al fascismo nel 1931, Mario Soldati, Alda Croce, Camillo Olivetti. Alda Croce, torinese di nascita e figlia del filosofo napoletano, presidente dal 1997 al 2003 , ha promosso soprattutto  l’attività editoriale  del Centro con la nascita degli “Annali” e la pubblicazione del “Perché non possiamo non dirci cristiani”, il saggio scritto da suo padre nel 1942 che molti citano ,ma pochi hanno letto. A giugno eleggeremo un nuovo presidente. Io stesso lascerò la direzione. Non abbandonerò le attività del Centro, ma assumerò compiti meno impegnativi. Vorrei dedicarmi  di più alla scrittura di libri programmati ,ma sempre rinviati. Molti presidenti della Repubblica hanno dedicato la loro attenzione al Centro Pannunzio. Pertini mandò un suo assegno personale di mezzo milione a sostegno del Centro, Cossiga venne ad inaugurare la mostra “Cavour nella caricatura” allestita alla biblioteca nazionale, Ciampi appoggiò tante iniziative con messaggi non formali. 

Foto Daniele Solavaggione CONCERTO DEL PIANISTA SANDRETTO PER I 50 ANNI DEL CENTRO PANNUNZIO NELL’AULA MAGNA DEL RETTORATO

Giorgio Napolitano ha scritto “Il Centro in questo lungo periodo di vita si è sempre distinto per aver perseguito  e promosso una attività di ricerca  ispirata ad un ampio  scambio di esperienze e di idee”. Ignazio Silone, poco dopo che nacque il Centro  scrisse :” Il Centro Pannunzio è una tradizione che vive ,una voce che conta, un’associazione che cresce.” Dopo cinquant’anni quello che era un augurio, malgrado le tantissime difficoltà, è diventato una realtà. 

 

*Direttore del Centro Pannunzio

Estate in arrivo, massime fino a 35 gradi per l’alta pressione africana. Poi torna l’aria fresca

La prima vera ondata di caldo estivo in Piemonte, a causa dell’alta pressione di origine africana, che si è già in parte verificata con massime di 30 gradi, porterà le temperature fino a 35, mercoledì, con  5-6 gradi superiori alla media dell’ultima decade del mese di maggio. Le previsioni per i prossimi tre giorni di Arpa – Agenzia regionale di protezione ambientale dicono che a metà settimana l’indice di stress da calore raggiungerà il valore massimo, per “la combinazione di alte temperature ed elevato tasso di umidità”. Lo zero termico salirà fino a quota 3.900 metri. Un po’ di aria fresca è attesa giovedì, quando le massime perderanno qualche grado.

 

 

(foto: il Torinese)

A TORINO UN CONVEGNO SULLA RIFORMA DEL TERZO SETTORE E DECRETI ATTUATIVI E L’ASSEMBLEA NAZIONALE ANPAS

Pregliasco (Anpas): buon risultato, ma ancora criticità. Bobba: la prossima settimana il nuovo bando sul Servizio Civile, entro il 3 luglio i decreti definitivi. Giarola (Dipartimento Protezione civile): reti di volontariato fondamentali

 

Si è svolto sabato 20 maggio, a Torino, il convegno “Legge 106/2016 e decreti attuativi, il nuovo scenario per Anpas e le pubbliche assistenze”. Un importante momento di confronto organizzato da Anpas, inserito nei festeggiamenti dei 110 anni della Croce Verde di Torino, con Luigi Bobba (Sottosegretario Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), Roberto Giarola (Dipartimento Protezione Civile), Claudia Fiaschi (portavoce Forum Terzo Settore), e studiosi della materia come Andrea Volterrani e Antonio Fici. A coordinare il convegno Noemi Penna (giornalista La Stampa).

 

Il sottosegretario Luigi Bobba ha sottolineato lo spirito della riforma che ha applicato il principio costituzionale della sussidiarietà sancito nell’articolo 118 della Costituzione e che l’attuale riforma favorisce il volontariato: «Non è una riformetta, ma una svolta, anche dal punto di vista giuridico, che riguarda chi lavora per interessi comuni. Questa riforma inoltre sosterrà alcuni elementi innovativi come il fondo per lo sviluppo degli enti associativi e lo sviluppo del servizio civile. Entro il 3 luglio avremo i decreti definitivi. I cittadini che vorranno fare donazioni avranno una detrazione del 35% e questo vorrà dire che ci sarà un aumento delle donazioni del 20%. Abbiamo poi creato un fondo progetti con 40 milioni di capienza per progetti di innovazione gestiti da reti associative. Da questo punto di vista la protezione civile per come gestisce la rete di reti ed è un modello da cui prendere ispirazione. La prossima settimana uscirà il bando da 49mila giovani per il servizio civile»

 

Roberto Giarola, Responsabile Servizio volontariato Dipartimento Protezione Civile ha dichiarato: «Anpas per noi è stato stimolo per avviare un lavoro di cittadinanza: l’unica strada che possiamo percorrere. Riguardo alla riforma dobbiamo ringraziare il ministero del lavoro che ha colto la sinergia sulla protezione civile. Lavorare in protezione civile vuol dire essere velleitari e la riforma ci dà la possibilità di fare un passo avanti in questa direzione. Le leggi non creano la realtà, ma devono consentire alla realtà di dispiegarsi in una prospettiva di positività. Per questo è necessario il riconoscimento del volontariato organizzato all’interno del sistema di protezione civile: il volontariato organizzato di protezione civile, infatti, è un tema di mani e braccia abili connesso con un cervello intelligente e un cuore robusto. Il riconoscimento dell’autonomia del volontariato è garantire il fatto che il volontariato sia pronto a intervenire anche se la parte pubblica avrà disattenzioni e difficoltà e il tema delle reti è qualificante».

 

Secondo Fabrizio Pregliasco «La Riforma, nel suo complesso, ci piace: abbiamo ottenuto quasi tutto quel che volevamo. In particolare ci ha soddisfatto l’articolo 57 sull’affidamento diretto dei servizi per le associazioni che fanno parte di una rete. Penso però che alcuni elementi rispetto ai soci sostenitori e sulle attività secondarie tipiche delle nostre associazioni dovranno essere precisati. In questo senso il nostro lavoro di attenzione al lavoro che si sta facendo in Parlamento sarà fondamentale per poi arrivare a una precisazione che da luglio in poi ci permetterà di ri-inquadrare l’organizzazione di Anpas e poi sostenere le nostre pubbliche assistenze».

 

Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo settore ha ricordato l’impegno del Forum nella riforma e della «complessità del dover tenere insieme tutte le varie anime del terzo settore che oggi dobbiamo far andare d’accordo per costruire un paese che va verso un modello di coesione maturo è una sfida di cittadinanza anche riguarda tutti. La sfida della riforma è una sfida di socializzazione tra le organizzazioni”. Fiaschi ha poi ricordato l’importanza di un nuovo coinvolgimento dei giovani alla costruzione di una maggiore qualità della vita. “Le reti”, ha concluso la portavoce del Forum, “hanno un grande valore sia per la costruzione della qualità dell’etica del terzo settore, non solo in funzione nella responsabilità di monitoraggio che gli affida la legge».

 

Antonio Fici, professore dell’Università Del Molise, ha spiegato lo stato dell’arte della Riforma: «il contesto in cui ci siamo trovati a operare era caratterizzato da un’accentuata dispersione normativa: molte dichiarazioni di principio ma non seguite da norme effettive. Con questa Riforma abbiamo normalizzato gli enti del terzo settore: i testi attuali vogliono normalizzare il terzo settore in un qualcosa che non è più di nicchia».

 

Secondo Andrea Volterrani, ricercatore Università Tor Vergata di Roma «siamo ancora alla fase ancora di messa a punto, ma ora dobbiamo chiederci qual è la prospettiva e quale strategia per andare avanti. Dobbiamo infatti capire se e come il volontariato ha ancora senso rispetto allo sviluppo sociale e locale delle comunità. Bisogna lavorare per avere volontari capaci di parlare a tutti e non solo per fare servizi ma per far crescere la comunità e favorire lo sviluppo locale».

 

Silvio Magliano, presidente CSV Torino: «Il futuro dei centri di servizio sarà al servizio dato ai volontari indipendentemente dal soggetto giuridico. Il terzo settore è una risorsa ma anche la storia di questo paese. Inizia una fase in cui i centri di servizio devono dialogare di più con le associazioni che sul territorio fanno i servizi e per farli dobbiamo fare progetti condivisi».

 

Ad aprire il convegno è stata Sonia Schellino, Assessora al coordinamento Politiche Sociali del Comune di Torino «Viviamo una realtà dove si fa sempre più pressante la necessità di dare risposta alla vulnerabilità sociale e alla marginalità. La speranza è che questa riforma porti più efficienza. Il terzo settore può incentivare l’occupazione e attuare politiche capaci di rispondere alla crescente domanda di welfare».

 

Nel pomeriggio del 20 maggio si è tenuta l’Assemblea nazionale delle pubbliche assistenze Anpas per l’approvazione del Bilancio (consuntivo e sociale 2016 e quello preventivo 2017). Nella stessa sede si è tenuta anche la tappa conclusiva di un percorso iniziato tre anni fa del Codice Etico Essere Anpas: un documento finalizzato a garantire comportamenti e procedure responsabili volti a migliorare l’efficienza, l’efficacia, la trasparenza e la qualità dell’azione volontaria, a soddisfare i bisogni delle tante comunità che ogni giorno usufruiscono dei progetti e dei servizi dei volontari delle pubbliche assistenze Anpas.

 

Il Salone delle soddisfazioni

Storie di città / di Patrizio Tosetto

Fotogallery di Claudio Benedetto www.fotoegrafico.net

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Scatto d’orgoglio di noi Torinesi. Per la prima volta, tranne sul calcio, Torino batte Milano. Anche le missioni impossibili diventano possibili. Anche lunedì una buona affluenza di pubblico. Anche lunedì le sale dibattiti piene. Non sono riusciti nell’impresa di portarci via il nostro Salone del Libro. Diversi e molteplici i fattori di questo successo. Prima fra tutti la scelta del “gruppo dirigente” che ha realizzato questa nuova e rinnovata formula. Chi mi fa da Cicerone sottolinea: Vedi e considera, Patrizio, che questo è un Salone, non un supermercato del Libro. Finalmente un modo di vivere il libro, con una sua parte finale ed indispensabile nel comprare i libri. Chiedo ai rappresentanti delle piccole Case editrici perché anno scelto d’esserci. Risposta: volevamo farci conoscere dal grande pubblico…ma abbiamo venduto bene e tutto sommato, piacevolmente stupiti.

Non c’è che dire, si respira soddisfazione. E io mi sono sbagliato. Ho letto troppa arrendevolezza nei nostri amministratori. Una Sindachessa spaesata e uno scettico e disilluso Chiampa. Ma i fatti mi hanno dato torto e sono molto, ma molto contendo d’ essere stato smentito dai fatti. Hanno fatto le scelte giuste sugli uomini.

Fidandomi della mia memoria ho empiricamente confrontato le altre edizioni. Sbaglierò ma lo strapotere delle grandi case editrici non c’è stato, lasciando spazio ai piccoli editori, ed in questo tornando alle origini. Una consistente riduzione dei costi espositivi ha, poi fatto il resto. Allargando le proposte editoriali . Diciamola così, per tutti ma proprio tutti i gusti. Espositori che sono ritornati dopo anni di assenza che sono soddisfatti. Editori milanesi contenti d’aver esposto. “Qui abbiamo venduto e a Milano no”. Nulla è perfetto e tutto perfettibile, ma ripetiamo: per una volta siamo proprio soddisfatti.

 

E il rapporto tra Torino e Milano? Collaborazione che non vuole dire essere fagocitati. Direi proprio : Continuate così… da noi torinesi un piccolo e sincero grazie.