

Da stasera scatta il “proibizionismo” nei quartieri del divertimento notturno. Niente più “botellon” per le vie e le piazze del centro città.
Alle ore 20 di questa sera scatterà la fatidica ora “x” che vedrà il subentrare della nuova ordinanza varata dalla Sindaca Chiara Appendino, sul divieto di vendere alcolici e superalcolici da asporto in alcune zone della città. La stretta sulla cosiddetta “malamovida” avrà inizio dalle 20 di questa sera e proseguirà fino al 30 settembre 2017, imponendo l’assoluto divieto da parte di tutti gli esercizi commerciali presenti nella zona centro di Torino (Vanchiglia, San Salvario, piazza Vittario, via Po) di vendere alcolici e superalcolici da asporto dalle ore 20.00 fino alle ore 6.00 del mattino. Questa misura – considerata da molti drastica – era stata annunciata più volte dall’assessore al Commercio Alberto Sacco, con il fine di assicurare decoro e tranquillità in quelle zone in cui -soprattutto nei weekend- la “malamovida” fa da padrona.
L’ordinanza n. 46/2017 emessa mercoledì dalla prima cittadina, si basa sui nuovi poteri che il decreto Minniti ha concesso ai sindaci e prevede norme restrittive riguardo al commercio di bevande con gradazione alcolica. Il provvedimento non inciderà sulla possibilità di servire tali bevande nei locali per il consumo sul posto ma implicherà che tutti i bar, i locali, i supermercati aperti 24 ore su 24 e i minimarket, se dovessero vendere o servire alcolici dopo le ore 20.00 potrebbero incorrere nel pagamento di una multa e nella chiusura dell’attività commerciale da un minimo di 7 ad un massimo di 30 giorni. << Si tratta della prima misura adottata dalla Città in vista della stagione estiva, per riportare alla normalità aree molto frequentate >> ha replicato l’assessore Alberto Sacco alle numerose proteste dei cittadini << Con l’ordinanza si invita alla moderazione, a limitare gli schiamazzi e i disagi nelle ore notturne, spesso generati proprio dal consumo in strada di alcolici acquistati nelle rivendite. La decisione, facendo appello alla serietà degli esercenti, intende favorire un consumo consapevole delle bevande nei locali ed è il preludio di ulteriori provvedimenti che prenderemo nei prossimi giorni a tutela della cittadinanza >>. Un provvedimento questo che se da una parte tutela la tranquillità e il riposo dei residenti di alcune zone del centro città, dall’altra penalizza e mette in difficoltà tutti quei commercianti che vivono sulla “movida” e sul divertimento dei giovani.
Dopo i tragici avvenimenti di Piazza San Carlo, la stretta sul “botellon”, cioè i raduni spontanei nelle varie piazze o vie dove i giovani consumano bevande alcoliche all’aperto, sembra quasi un provvedimento obbligatorio. L’interrogativo che nasce spontaneo è capire però come questa ordinanza potrà evitare il commercio di bottiglie di alcolici da parte di tutti quei venditori abusivi che ormai da anni, ogni sera, si aggirano per le piazze e le vie della movida torinese. Se al commerciante tocca la multa e la chiusura temporanea del locale, cosa si potrà fare contro quei venditori abusivi che hanno creato un vero e proprio business intorno alla vendita per strada di bottiglie di ogni genere? Forse, invece di tutte queste misure restrittive che il più delle volte vanno a penalizzare le masse senza davvero “punire” i veri responsabili, si potrebbe mantenere lo stesso un pugno duro intensificando maggiormente i controlli da parte delle forze dell’ordine, in modo da avere una città pulita, sicura, non eccessivamente rumorosa ma soprattutto vivibile in tutte le sue forme e sfumature, compreso il divertimento.
Simona Pili Stella
Pavarolo, centro della Città Metropolitana, nel quale visse ed ebbe studio Felice Casorati, ospita una serie di importanti iniziative sotto l’aspetto artistico nei mesi di giugno e luglio. Il 10 giugno, dalle 10 alle 19, si tiene un corso di pittura riservato ai giovani del luogo dai 18 ai 35 anni, tenuto dalla pittrice Giulia Gallo ed organizzato da Copat. L’11 giugno, invece, c’è “Pavarolo e le sue colline/Estemporanea di pittura del Paesaggio en plein air”, progetto a cura del critico Francesco Poli. L’iniziativa è aperta a tutti gli artisti con esposizione pubblica delle opere a fine giornata e premiazione a cra di una giuria di esperti. L’11 giugno ed il 9 luglio, invece, ci sarà “Raccontare e pensare insieme”, lezioni di autobiografia e filosofia, organizzato dall’associazione Sapere culturale. Infine, proprio con riferimento a Casorati, la mostra “Opere grafiche di Felice Casorati” sarà aperta nelle giornate del 10, 11, 24 e 25 giugno
Massimo Iaretti
Sono all’incirca 4500, ovvero il 25 per cento del totale, le persone che hanno trovato un impiego dopo aver partecipato nel 2014 e nel 2015 alle edizioni regionali e territoriali di IoLavoro, la manifestazione organizzata dall’Agenzia Piemonte Lavoro e promossa dalla Regione Piemonte, per far incontrare domanda e offerta di occupazione. I risultati sono stati riferito dall’assessora regionale al Lavoro Gianna Pentenero rispondendo ad un’interrogazione in Terza Commissione consigliare.
Per 3.800 persone si è trattato di stipulare un contratto subordinato (a tempo indeterminato, in apprendistato, a tempo determinato e in somministrazione), mentre 696 sono rientrate nella categoria dei parasubordinati (lavoro intermittente, a progetto, occasionale). Inoltre, il 77 per cento dei contratti a tempo indeterminato e di apprendistato stipulati tra il 2014 e il 2015 risultavano ancora attivi al momento della rilevazione. In linea con i precedenti appuntamenti primaverili l’edizione 2016, che presenta una ricaduta occupazionale del 28 per cento. Si tratta di dati, tra l’altro, potenzialmente sottostimati perché non tengono conto degli avviamenti che, soprattutto nel settore turistico, possono essere stati attivati fuori dal territorio regionale o nazionale.
L’assessora ha sostenuto come i numeri confermino l’utilità di una manifestazione che offre a giovani e meno giovani l’opportunità di trovare nella stessa sede servizi di accoglienza, orientamento e incrocio domanda-offerta di lavoro. L’analisi del rapporto costi-efficacia della fiera e la necessità di ottimizzare le risorse disponibili hanno indotto la Regione a prevedere dal 2016 un’unica edizione regionale, rafforzando maggiormente le iniziative locali e puntando sempre di più sul coinvolgimento delle aziende tramite lo strumento dell’Elevator pitch (brevi incontri durante i quali le imprese presentano le figure professionali di cui sono alla ricerca, consentendo in seguito ai candidati interessati di presentare il loro curriculum).
Infine, l’assessora ha ricordato che la prossima edizione regionale di IoLavoro si terrà il 4 e 5 ottobre nel Lingotto Fiere di Torino, con un focus tematico dedicato all’alternanza scuola-lavoro e al sistema duale, e che sono state programmate almeno quattro edizioni locali individuate attraverso una manifestazione di interesse: dopo quella tenutasi a Cuneo il 26 maggio, con il passaggio di centinaia di persone in cerca dì occupazione, il coinvolgimento di 50 operatori, 30 aziende, 8 enti di formazione e 5 agenzie per il lavoro, sono in calendario quelle di Chieri (27 ottobre), Alessandria (14 novembre), Acqui Terme (17 novembre), e si sta valutando la possibilità di organizzarne altre due per coinvolgere il più possibile tutto il Piemonte.
GG – www.regione.piemonte.it
L’XI edizione del Festival Nazionale Luigi Pirandello celebra i 150 anni dalla nascita del drammaturgo siciliano con una ricca kermesse e una mostra virtuale dall’8 giugno al 13 luglio
Si è aperto ieri al Circolo dei lettori il Festival Nazionale Luigi Pirandello. Alla sua XI edizione festeggia i 150 anni dalla nascita del grande drammaturgo siciliano con spettacoli di prosa, incontri e una mostra multimediale creata ad hoc per celebrare questo speciale compleanno e il legame tra Pirandello e il Piemonte. La kermesse, diretta dal regista torinese Giulio Graglia, prende il là da un curioso aneddoto che forse non tutti conoscono. Nel 1901 il premio Nobel per la letteratura trascorse un soggiorno estivo a Coazze, in Val Sangone, presso la sorella Lina. Di quella villeggiatura che precede la sua fama rimane un taccuino di appunti dove Pirandello annotò una serie di spunti e personaggi utilizzati nelle sue opere e il motto che campeggia sul campanile della cattedrale di Coazze “Ognuno a suo modo” che sarebbe stato poi ripreso per il titolo dell’opera “Ciascuno a suo modo”. Torino e Coazze sono i luoghi eletti ad ospitare spettacoli teatrali, incontri, dibattiti. Il Circolo dei lettori ospita il primo incontro dal titolo “Carteggio Pirandello/De Filippo” con Alessandra Comazzi e Sergio Martin. Grande attesa per gli spettacoli “Il fu Mattia Pascal” allestito da Giulio Graglia, per l’adattamento di Bruno Quaranta e interpretato da Giovanni Mongiano, e per “Uno, nessuno, centomila” con Enrico Lo Verso, che si terranno rispettivamente il 27 e il 30 giugno al Gobetti. Altro appuntamento interessante, a cura di Rai Teche e Linguadoc, lunedì 26 alle 18 alla Mediateca Rai di via Verdi 31 dove si potrà assistere al documentario “Per mosse d’anima, frammenti di Pirandello” diretto e interpretato da Enzo Vetrano e Stefano Randisi. Quest’anno la rassegna è supportata da una collaborazione d’eccezione, il Teatro Stabile di Torino, che per l’occasione ha ideato e curato una mostra virtuale, una story map, sul sito www.150pirandelloinpiemonte.it , che ripercorre quei luoghi e quegli eventi che hanno legato Pirandello al territorio piemontese. Grazie alle risorse fornite dal Centro Studi del Teatro Stabile e di alcuni enti partner quali RAI, Ecomuseo della Resistenza di Coazze, Polo bibliotecario di Scienze Umanistiche, è possibile tramite una mappa interattiva esplorare nel dettaglio aneddoti e informazioni curiose. Ad esempio è possibile scoprire che proprio a Torino si tennero le prime di spettacoli come “Il piacere dell’onestà” al Carignano e “Questa sera si recita a soggetto” al Teatro di Torino. L’intenzione del direttore artistico è quella di cercare di fare arrivare le tematiche di Pirandello, che sono ancora molto attuali ai giorni nostri, in modo non tradizionale, svecchiandole. A tale scopo, per attirare anche il pubblico più giovane, sul sito della mostra è possibile pubblicare su Instagram tutti gli scatti con hashtag #pirandello. Supportato da istituzioni pubbliche, da Fondazioni bancarie e in parte dai privati, il festival non dimentica la terra natìa di Pirandello ed è infatti sostenuto da attive collaborazioni con la città di Agrigento e di Porto Empedocle. Le dieci edizioni precedenti hanno consolidato sul territorio piemontese questa manifestazione culturale grazie anche alla presenza di compagnie teatrali ed ospiti eccellenti come Corrado Tedeschi, Leo Gullotta, Sebastiano Lo Monaco, Gipo Farassino, Mario Brusa, Diego Mingolla, Vetrano e Randisi, Riccardo Forte, Giovanni Moretti, Giovanni Mongiano e Mariella Lo Giudice, Carlo Simoni, Il Teatro delle Dieci.
Giuliana Prestipino
L’inventore dal 1912 al 1913, al tramonto della Belle Époque, di monoplani ne costruì ben quindici per poi dedicarsi,definitivamente alle autovetture. Nel 1914, quando ormai i bagliori del conflitto erano alle porte, il conte Gustavo Brunetta d’Usseaux, desideroso di entrare nella nascente industria automobilistica, propose a Chiribiri una società per realizzare la Siva, un’automobile economica da produrre in cento esemplari, ribattezzandola con il nome della divinità indiana
Prova d’ingegno e di coraggio, accompagnata da una capacità di guardare al futuro quasi visionaria. Così si potrebbe definire la storia della Chiribiri. Fondata nel quartiere operaio di Borgo San Paolo a Torino verso la fine di settembre del 1911 dall’ingegnoso veneziano Antonio Chiribiri insieme al pilota collaudatore Maurizio Ramassotto ed all’ingegnere Gaudenzio Verga, la Fabbrica Torinese Velivoli Chiribiri & C., s’impegnò da principio nella produzione di pezzi di ricambio per l’industria aeronautica. Un esordio positivo, al punto da raggiungere in breve tempo una notevole espansione grazie all’affidabilità ed alle prestazioni dei propulsori che era in grado di produrre su licenza della società francese “Gnome et Rhône” che, negli anni della Grande guerra, le valsero importanti commesse militari per la manutenzione dei motori aeronautici. Ma, negli anni precedenti l’attentato di Sarajevo, la Chiribiri aveva mostrato una notevole intraprendenza, ideando e costruendo un prototipo d’aereo monoplano. Non una cosa qualunque, ma una vera e propria “prova d’ardimento”, visto che si trattava del primo aeroplano interamente costruito in Italia e per di più da una sola azienda. Fu lo stesso Antonio Chiribiri, che in precedenza mai aveva pilotato un aereo, a voler collaudare il monoplano che, però, si schiantò al suolo al suo primo decollo.
Testardo e per nulla incline alla resa, il temerario inventore veneziano rimase incolume e, qualche mese più tardi, decise di realizzare un aereo a decollo verticale che,doppiando l’insuccesso , subì la medesima sorte dell’altro prototipo. Altri avrebbero gettato la spugna ma non Chiribiri che, dal 1912 al 1913, al tramonto della Belle Époque, di monoplani ne costruì ben quindici per poi dedicarsi,definitivamente alle autovetture. Nel 1914, quando ormai i bagliori del conflitto erano alle porte, il conte Gustavo Brunetta d’Usseaux, desideroso di entrare nella nascente industria automobilistica, propose a Chiribiri una società per realizzare la Siva, un’automobile economica da produrre in cento esemplari, ribattezzandola con il nome della divinità indiana. Non fu una scelta fortunata poiché, quando stavano per essere ultimati i lavori del prototipo Siva 8-10 HP, il conte torinese venne travolto dai debiti di gioco e si ritirò dall’impresa. Chiribiri strinse i denti e per non dissipare l’enorme lavoro svolto, decise di rilevare la società e proseguire da solo nello sviluppo dell’automobile, investendo nella nuova attività tutti i profitti ottenuti dalle commesse belliche. Sulla base di quel prototipo, ne fu approntato un secondo, il “Tipo II”, prodotto e venduto per tutta la durata del conflitto, in pochi esemplari continuamente evoluti. Servivano altre risorse, però, che puntualmente vennero introitate grazie con la vendita all’ingegnere Alfredo Gallanzi dei diritti per produrre su licenza quest’auto.
Dall’ accordo nacque la casa automobilistica milanese Ardita. Al Salone di Parigi del 1919, venne in seguito presentata la vetturetta “12 HP” che riscosse un buon successo e rimase in produzione fino al 1922. Gli anni venti, per Chiribiri, furono il tempo della costruzione di vetture sportive e delle gare. Con la “Roma 5000” e la “Monza Tipo Spinto”, la casa automobilistica torinese conseguì importanti risultati, stabilendo vari record di velocità e strappando prestigiose vittorie in competizioni come la Cuneo – Colle della Maddalena, la Aosta – Gran San Bernardo, il “Gran Premio Vetturette” che si svolse al nuovo Autodromo di Monza e la Susa – Moncenisio del 1922, dove le quattro vetture schierate dalla Chiribiri conquistano le prime quattro posizioni, dominando la corsa. La squadra corse era piuttosto “casalinga”, essendo composta dal collaudatore Ramassotto e da Ada e Deo Chiribiri, figli del fondatore. Gelosa dei propri segreti tecnici, laChiribiri era piuttosto restìa ad ingaggiare piloti estranei all’azienda, con la sola eccezione di un giovane pilota destinato a diventare il più grande di tutti i tempi, Tazio Nuvolari, il mitico “ Nivola” che gareggiò per la casa torinese nelle stagioni 1923 e 1924.
Ci furono anche episodi entrati a buon diritto nella leggenda, come la sofferta conquista del prestigioso record di velocità sul chilometro lanciato. La prova per battere il primato per la categoria fino a 1.500 cm³ venne fissata a Milano , sul lungo rettilineo in direzione di Monza, con lo scopo di dimostrare le prestazioni del nuovo modello d’auto. Era l’8 febbraio del 1923 e Deo Chiribiri, ottimo pilota, si presentò alla guida della “Tipo Ada”, così denominata per sfruttare la fama che la sorella si era conquistata sulla stampa sportiva. Le condizioni atmosferiche erano ottimali e la vettura in perfetto assetto, così da far sperare al giovane Chiribiri di ottenere, davanti ai cronometristi ufficiali, l’agognato record. Le cose andarono diversamente, smorzando gli entusiasmi: i cronometri misurarono velocità poco sotto i 150 km orari, di gran lunga inferiori alle aspettative. Così, dopo ripetuti tentativi, la prova venne conclusa con un insuccesso. Antonio Chiribiri, piuttosto incredulo e alquanto scettico, rimase a lungo sul luogo della prova e, a notte inoltrata, decise di misurare il tratto cronometrato, scoprendo che i testimoni erano stati erroneamente posti ad una distanza di 1100 metri. Così, denunciato l’inghippo, richiamati i cronometristi, il giorno seguente il record venne omologato alla strabiliante velocità di 162,963 km orari. Per avere un riferimento, circa l’eccezionalità del risultato, occorre dire che negli stessi giorni anche le Alfa Romeo e Diatto, rispettivamente pilotate da Alberto Ascari e Alfieri Maserati, avevano tentato di battere il record sul chilometro lanciato, per la categoria fino a 3.000 cm³, ottenendo però velocità inferiori ai 157 km all’ora. L’eccezionalità del risultato e l’enorme eco che ebbe sulla stampa, fece decidere Antonio Chiribiri di mutare la denominazione del nuovo modello “Tipo Ada” in “Tipo Monza”.
A metà degli anni ’20, guadagnatosi il prestigio sul campo, l’azienda allargò la produzione a modelli non solo sportivi che potessero interessare una clientela più vasta e meno esigente. Nacque il modello “Milano” e nel 1925, nacque la Società Anonima Autocostruzioni Chiribiri. Innovazione, coraggio e grinta nelle corse davano prestigio ma questo non bastò a “tenere il mercato”, dove le quote minime di produzione, determinanti per la sopravvivenza, erano decise dalla capacità di industrializzazione, dal prezzo e dall’adeguata promozione pubblicitaria del prodotto. Così, a poco a poco, le armi migliori della Chiribiri (le originali e costose innovazioni tecnologiche delle sue automobili) non furono sufficienti per competere. La Milano non riscosse il successo sperato ed i forti investimenti per ampliare gli opifici e assumere nuove maestranze, gravarono pesantemente sul bilancio della piccola azienda. Nonostante ripetuti e generosi tentativi, la crisi industriale del 1927, che precedette di un biennio la grande depressione innescata dal giovedì nero di Wall Street, diedero il colpo di grazia alla Chiribiri. L’azienda torinese che nell’anno precedente produceva a pieno ritmo, dando lavoro a più di duecento persone, si vide costretta a chiudere i battenti. Era il 3 settembre 1928.
Gli stabilimenti furono poi rilevati dalla Lancia e l’archivio tecnico della Chiribiri fu preso in custodia dall’ultimo socio,Gaudenzio Verga. Meno di tre mesi dopo la morte di Antonio Chiribiri, avvenuta il 19 aprile 1943, nella notte tra il 12 e il 13 luglio, Torino subì un terribile bombardamento. La città venne colpita da una delle più violente incursioni aeree portate avanti dall’aviazione inglese. Sulla Torino caddero 763 tonnellate di bombe, che provocarono la morte di quasi ottocento persone e ingenti danni a edifici, infrastrutture e stabilimenti industriali. Quel bombardamento rase al suolo anche la residenza di Verga, distruggendo completamente l’archivio aziendale della Chiribiri. La memoria di una delle più brillanti storie dell’industria piemontese finì distrutta e sepolta sotto quelle bombe.
Marco Travaglini
Sul tema dell’erba alta nei giardini di Torino, con un post di qualche giorno fa sulla sua pagina Facebook, la sindaca Chiara Appendino propone la clip con la quale “l ‘Assessora all’ambiente Stefania Giannuzzi e il Presidente della 6^ Commissione Federico Mensio ci danno alcune informazioni sui prossimi interventi, e personalmente colgo l’occasione per scusarci dei disagi che questa situazione ha creato e per ringraziare i cittadini per le segnalazioni fatte e la pazienza dimostrata in queste settimane”. La polemica sulle indecenti condizioni del verde pubblico sotto la Mole era infuriata sui social. La prima
cittadina ha replicato: “Il mese scorso “è scaduto l’appalto per gli sfalci del verde e abbiamo subito provveduto a indire una nuova gara. Purtroppo individuare i fondi necessari non è stato immediato ma alla fine ne siamo venuti a capo”. Ma non è convinto il presidente della Circoscrizione 4, Claudio Cerrato:”L’appalto è scaduto il 31 dicembre 2016, non il mese scorso. Il ritardo di questi ultimi giorni nella partenza è dovuto alla scelta di finanziarla con gli oneri di urbanizzazione. I fondi sono stati sbloccati, ma bastano solo per fare il primo sfalcio”. Anche sulla pagina Facebook del “Torinese” sono stati molti i commenti sulle condizioni pietose delle aree verdi. Ve ne riproponiamo alcuni.
Patrizia Camero
Rolando Correzzola Scusa Laura ti sei dimenticata le merde dei cani (anche questo fa parte del degrado)
Odessa Sei Erba alta ne abbiamo
Lubica Zacharova
La Città di Torino, con Deliberazione della Giunta Comunale ha approvato nelle scorse settimane il bando per la selezione di progetti diretti a contrastare gli effetti negativi sugli anziani fragili in relazione agli eventi climatici, “Emergenza Caldo”, da realizzarsi in riferimento alle linee guida ministeriali e al programma regionale di cui alla D.G.R. n. 2-5947 del 2007 “Promozione degli interventi mirati a prevenire i danni alla salute provocati da eccessi di temperatura ambientale”. (Possono rispondere all’avviso e beneficiare del rimborso delle spese effettivamente sostenute, ai sensi dell’art. 7 della Legge 266/1991 e sue successive modifiche e dell’art. 9 della L.R. 38/1994, le associazioni di volontariato che abbiano sede e che svolgano la loro attività sul territorio comunale e che siano iscritte nell’apposito registro regionale, singole o in partnership tra loro.)
L’istanza e la documentazione allegata dovrà pervenire in busta chiusa e riportante in esterno la dicitura “Contiene domanda di partecipazione per il Progetto “Emergenza Caldo” Periodo 1 luglio 2017 – 30 settembre 2017”, a Città di Torino Direzione Politiche sociali e Rapporti con le Aziende Sanitarie, Servizio Anziani e Tutele, Ufficio Protocollo, Via Bruino n. 4, 10138 TORINO, entro e non oltre le ore 12:00 del 12 giugno 2017.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
In occasione del mese di Ramadan e nell’ambito dell’iniziativa Moschee_Aperte – Spazio per tutt@, promossa dalla Città di Torino e dal Coordinamento dei Centri Musulmani, la Moschea Taiba di via Chivasso apre le sue porte domenica 11 giugno 2017 dalle 19 alle 22 a tutta la cittadinanza torinese con visite guidate, mostre e dibattiti e al calar del sole condivideremo il pasto della rottura del digiuno di Ramadan all’aperto nella via Chivasso, chiusa al traffico per l’occasione.
I musulmani torinesi sono parte integrante della nostra città e le loro moschee sono un patrimonio di spiritualità, di cultura e di dialogo a disposizione di tutti i torinesi. Con questa iniziativa vorremmo farvi conoscere questi spazi e condividere con voi uno dei momenti più solenni della nostra giornata di digiuno in questo sacro mese di Ramadan, il pasto di rottura del digiuno (#Iftar). L’evento sarà un’occasione per approfondire la conoscenza reciproca e costruire insieme una città plurale e aperta al contributo di tutte le sue cittadine e i suoi cittadini.
All’evento sono stati invitati in particolare tutti i vicini della moschea attraverso una lettera personalizzata e i rifugiati ospitati dal Centro Fenoglio di Settimo, per l’occasione ci aspettiamo circa un migliaio di visitatrici e visitatori. La giornata è organizzata in virtù del “Patto di condivisione” firmato nel 2016 tra la Città di Torino e i rappresentanti delle moschee torinesi.
Qui il testo del Patto: https://goo.gl/iJXVVY/
Il 10 e 11 giugno debutta a Torino Open House, un format internazionale che per un solo weekend all’anno apre al pubblico spazi urbani generalmente inaccessibili. I numeri di questo debutto torinese sono promettenti: saranno aperti ben 111 luoghi tra palazzi storici, appartamenti privati, laboratori, uffici, ex fabbriche riqualificate o in attesa di nuove vocazioni, parchi e giardini, fondazioni e edifici alti. Oltre 300 volontari, che sono stati appositamente formati, assisteranno i visitatori. Sono numeri che nessun’altra prima edizione di Open House ha raggiunto.
Come funziona Open House Torino?
Ci si può procurare una delle 15.000 mappe in distribuzione in città oppure dal sito web si può scaricare la mappa in pdf o ancora si possono visualizzare tutti i luoghi su Googlemaps o su TimeMapper. Le informazioni su orari di apertura e eventuali prenotazioni necessarie sono sul sito alla sezione Edifici.
Che cosa visitare?
La scelta è completamente libera. Il visitatore può decidere di concentrarsi su singoli spazi oppure costruire personali itinerari geografici, ad esempio per quartieri, ma anche tematici, concentrandosi sul verde di parchi e giardini, su innovativi spazi educativi, sui villini e appartamenti del primo Novecento o sugli interni di design, oppure girovagando tra loft e antiche fabbriche ristrutturate, per scoprire i nuovi modi dell’abitare o gli spazi di lavoro più creativi.
Come condividere?
Durante la manifestazione i visitatori sono invitati a condividere la propria esperienza attraverso l’hashtag #OpenHouseTorino.