redazione il torinese

Torino-Sassuolo, i precedenti

Il Torino-Sassuolo di domenica all’ora di pranzo (ore 12:30) sarà il confronto numero 6 tra granata e nero-verdi in Serie A nella città sabauda. I precedenti cinque confronti vedono il Toro avanti sia nel computo delle vittorie (tre, contro le due degli emiliani, mentre non ci sono mai stati pareggi) sia in quello delle realizzazioni (11-7). Il primo confronto nella massima divisione ha luogo nella stagione 2013-’14, per la precisione alla prima giornata (25 agosto 2013), in quella che consiste nella gara d’esordio del “Sasòl” in massima Serie: successo 2-0 dei granata, con reti di Matteo Brighi al 40′ e di Alessio Cerci al 63′. Vittorie ospiti sia nel 2014-’15 (1-0 alla dodicesima giornata, il 23 novembre 2014) sia nel 2015-’16 (3-1 alla trentacinquesima, 24 aprile 2016, con la rete granata opera di Bruno Peres), quindi altrettanti successi torinisti: 5-3 nel 2016-’17 (trentottesima giornata, 28 maggio 2017) e 3-0 la scorsa stagione (seconda, 27 agosto 2017, con centri di Andrea Belotti al 44′, Adem Ljajic all’84’ e Joel Obi all’88’). Le due compagini si sono, inoltre, affrontate nella città sabauda anche in cadetteria: tre volte nella stagione regolare più una nei play-off. I confronti nella “regular season” vedono avanti gli ospiti, con due vittorie contro l’unica dei padroni di casa (e nessun pareggio): si comincia con l’1-0 nero-verde dell’annata 2009-’10 (diciottesima giornata, 12 dicembre 2009), passando per il 2-1 sempre per gli emiliani nel 2010-’11 (venticinquesima, 5 febbraio 2011, con rete torinista realizzata da Rolando Bianchi su rigore), per poi giungere alla prima affermazione granata nel 2011-’12, col 3-0 alla trentacinquesima (15 febbraio 2012), firmato da Danilo D’Ambrosio al 31′, Migjen Basha al 52′ e Riccardo Meggiorini al 79′. Nella stagione regolare, quindi, il computo delle reti vede avanti il Toro, per 4-3. Ed eccoci ai play-off, risalenti alla stagione 2009-’10, dove nella semifinale d’andata (2 giugno 2010) il Sassuolo strappa un pareggio per 1-1 (con rete torinista di Rolando Bianchi al 73′), complicando la corsa dei granata verso la finale, poi comunque conquistata vincendo per 2-1 il confronto di ritorno in Emilia. Contando anche la partita dei play-off, il bilancio nella Serie cadetta vede un’affermazione granata, due dei nero-verdi e un pareggio, col Toro a condurre 5-4 nel conteggio delle marcature. Il computo generale, tra prima e seconda divisione, è in parità: quattro vittorie per parte (e un pareggio) in nove confronti, col Torino a condurre 16-11 nel conto delle reti.

Giuseppe Livraghi

Nursing Up: Presidi di protesta degli infermieri contro il demansionamento

In dieci città italiane per chiedere assunzioni e rispetto dei professionisti sanitari tra flashmob e gazebo dimostrativi

Sono dieci le Regioni chiamate in causa questa mattina dagli infermieri Nursing Up al grido di #noaldemansionamento, tra flasmob ed infopoint infermieristici, per chiedere un cambio di rotta alle Aziende sanitarie che non assumono sufficiente personale e far fronte all’emergenza estiva ormai alle porte, le iniziative di protesta sono organizzate di fronte alle rispettive sedi regionali a: Trento, Genova, Torino, Venezia, Bologna, Ancona, Perugia, Firenze, Palermo, Cagliari. La mobilitazione degli infermieri Nursing Up culmina proprio questa mattina con una grande manifestazione in Piazza Castello a Torino, dove sono previsti dibattiti con personalità politiche e rappresentanti istituzionali che daranno il loro contributo per combattere contro il grave fenomeno del demansionamento. In contemporanea le iniziative vanno avanti con un calendario diffuso su tutto il territorio nazionale, tante le attività infermieristiche dedicate alla popolazione nei presidi. A seguire, l’elenco con luoghi e orari di oggi, 10 maggio: Trentino Alto Adige (Trento, Piazza Dante dalle 14.30 alle 16.30), Piemonte (Torino, Piazza Castello dalle 9 alle 13), Liguria (Genova, Piazza De Ferrari dalle 9 alle 12), Veneto (Venezia, Dorsoduro 3901 dalle 9 alle 12), Emilia Romagna (Bologna, Via Aldo Moro dalle 10 alle 13), Marche (Ancona, Via Tiziano dalle 10 alle 12), Umbria (Perugia, Piazza Italia dalle 11 alle 13), Toscana (Firenze, Piazza Duomo dalle 11alle 15), Sicilia (Palermo, Piazza Ottavio Ziino dalle 10 alle 13) e Sardegna (Cagliari, Via Roma dalle 10 alle 13). La prima tappa degli infermieri in rivolta è stata la Regione Lazio, l’8 maggio, dove i professionisti hanno inscenato una danza della resistenza pacifica distribuendo volantini della campagna #noaldemansionamento e offrendo ai cittadini servizi di competenza infermieristica, come ad esempio la misurazione della pressione. A seguire si sono svolti il 9 maggio i presidi in forma statica davanti alle sedi regionali di: Lombardia (a Milano, dove una delegazione è stata ricevuta in Regione), Campania (a Napoli, presso il Centro Direzionale) e Molise (a Campobasso). Tanti i cittadini che si sono fermati per informarsi sui motivi delle proteste e dimostrare il loro appoggio agli infermieri. Tutte le manifestazioni rientrano nell’ambito della campagna #noaldemansionamento, lanciata dal sindacato Nursing Up in Assemblea nazionale, dove centinaia di attivisti accorsi da ogni parte d’Italia hanno denunciato ciò che accade in numerose Aziende sanitarie, dove i professionisti della salute sono costretti quotidianamente a fare fronte a una situazione emergenziale dovuta alla grave carenza di organico con punte di criticità nelle Regioni sottoposte ai piani di rientro. Ma per il personale del Ssn, già ridotto ai minimi termini per il blocco decennale del turnover, la situazione è destinata a peggiorare in vista di ulteriori emorragie causate dai prepensionamenti di Quota 100.

“Il demansionamento degli infermieri scaturisce come conseguenza delle criticità del contesto sanitario, caratterizzato, ora più che mai, dalla disorganizzazione del lavoro che dipende dalla carenza o assenza di personale ausiliario e da politiche decennali tese a depauperare il Servizio pubblico. Tagliare le risorse ad esso destinate, lo sappiamo bene, significa comprimere i diritti che fanno capo sia al cittadino, che chiede legittimamente di essere curato, sia al lavoro degli infermieri costretti a svolgere funzioni improprie, i quali, perdendo dignità e valorizzazione, vedono scadere loro malgrado la qualità dell’assistenza”. A spiegarlo Antonio De Palma, presidente del Nursing Up.

Per il leader sindacale è giunta l’ora di serrare i ranghi della categoria che sopporta da lungo tempo condizioni di lavoro inaccettabili, a fronte di un’evoluzione della figura infermieristica dal punto di vista della responsabilità professionale e dell’inquadramento ordinistico (l’albo conta 450mila unità, di cui 270mila in forze alla PA), ma senza i relativi riconoscimenti a livello di valorizzazione professionale, consentendo uno sfruttamento pericoloso da parte delle Aziende. “Lottiamo insieme, infermieri e cittadini, uniti e solidali contro il demansionamento degli infermieri per esercitare la professione senza doverla sacrificare per logiche di risparmio che danneggiano il diritto alla salute. Ci vuole un grado maggiore di consapevolezza da parte di ognuno di noi – ribadisce De Palma – ce lo impone il nostro senso del dovere e ce lo chiede in primis la gente che attende mesi in lista d’attesa per accedere ad una visita specialistica”.

“Adesso occorre un cambiamento culturale – chiosa il presidente Nursing Up – per aiutare gli infermieri a fermare le pericolose ricadute che il fenomeno comporta sulla qualità dell’assistenza ai cittadini. Con questa campagna vogliamo richiamare le Aziende sanitarie alle loro responsabilità, informare i professionisti sulla problematica e affrontarla concretamente acquisendo le denunce di ciò che accade”. Nell’ambito della campagna #noaldemansionamento sono previste non solo forme di protesta organizzate dalle delegazioni regionali, ma anche dibattiti con personalità politiche e infopoint su materie di competenza professionale infermieristica con attività di cui i cittadini potranno usufruire.

Paolo Rumiz. Un filo infinito per salvare l’Europa

Giovedì 9 maggio Paolo Rumiz ha presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino il suo ultimo libro “Il filo infinito”, il racconto di un viaggio tra i monasteri benedettini che porta lo scrittore triestino a contatto con la storia di uomini straordinari che hanno rifondato l’Europa in un momento di grave crisi, ricostruendo un continente lacerato dalla caduta dell’impero romano. Il “Viaggio alle radici dell’Europa” nasce quasi per caso, due anni fa, durante un altro viaggio, quello nei territori feriti e martoriati dal terremoto. Rumiz, giunto a Norcia, entra nella piazza principale e si trova di fronte ad uno spettacolo che lo colpisce: le due chiese sono crollate e distrutte, ma è rimasta intatta la statua di San Benedetto, patrono d’Europa. Nella notte lo scrittore cerca informazioni su un santo che non conosce, su un uomo dell’Appennino che, con la sua regola, ha avuto la forza di rifondare un Occidente in decadenza e travolto dalle invasioni barbariche, riuscendo a convertire e a rendere sedentarie popolazioni affamate di cibo e di guerra, per nulla paragonabili ai poveretti che, oggi, cercano rifugio nei nostri territori, attratti dalla speranza di un domani migliore. L’idea di un viaggio tra i monasteri d’Europa nasce dalla necessità di un triestino, laico, magiapreti, di comprendere come, in un momento molto più difficile di quello che il nostro continente sta vivendo oggi, in anni in cui l’Europa stava attraversando un periodo estremamente buio, un gruppo di uomini sia riuscito, attraverso il lavoro, la preghiera, il silenzio, la cultura e soprattutto il cibo a ricostruire un mondo che sembrava morto, integrando popolazioni diverse e conquistandole con una Regola che è quanto mai attuale. Il percorso tra quindici monasteri collocati in sette nazioni viene scandito da susseguirsi di incontri perché quello che rende unico un viaggio non sono i luoghi che si visitano, ma le persone nelle quali ci imbattiamo durante il cammino.
 
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Tra le pagine di questo libro che diventa una ricerca di una soluzione che ci consenta di ricostruire, ancora una volta la nostra Europa, Rumiz ci accompagna a conoscere persone straordinarie come l’abate Wolf “padrone di undici lingue, amante della musica, studioso di teologia, filosofia, zoologia, chimica e astronomia, missionario in Africa, insegnante al pontificio ateneo di sant’Anselmo a Roma, autore di una trentina di libri” che si rivela un uomo di una semplicità disarmante quando confessa candidamente “siamo contadini”, sottolineando come i benedettini compiono una rivoluzione culturale quando, primi uomini liberi, prendono in mano una zappa e iniziano a lavorare la terra, creando un sistema economico. L’abate conduce Rumiz a visitare gli orti, le stalle e, infine, il cimitero tripartito: da una parte riposano i soldati della Wermacht, in un’altra gli ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio e nella terza i monaci che dormono sotto piccoli cumuli di terra smossa, sormontati da una croce di ferro che indica il mestiere che fecero in vita. In questo luogo di pace l’abate Wolf indica la propria tomba, già pronta, un cumulo che viene ad innaffiare ogni giorno, non un “memento mori” tragico, ma un simbolo di speranza perché i benedettini non pensano “troppo all’eterno nel senso orizzontale della durata. Immaginano l’istante in cui si siederanno al tavolo delle nozze”. Tra musica celestiale, manoscritti antichi e preziosi, incontri straordinari Rumiz giunge a comprendere che questi uomini sono stati capaci di costruire un mondo in grado di dialogare con il laico in un momento in cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo sull’Europa e sono queste le radici dalle quali dobbiamo partire. Soltanto facendo nostra e attualizzando una lezione che parla di accoglienza, di integrazione, di speranza, di lavoro, potremo salvare e rifondare questa Europa che si sta disgregando sotto i nostri occhi. Bisogna ripartire dal mito di Europa, la fanciulla che Zeus, trasformatosi in un toro bianco, rapì e portò attraverso il mare fino all’isola di Creta. Europa fu la prima migrante della storia ed è il suo destino essere punto di arrivo per i popoli, essere luogo di dialogo, di convivenza, di democrazia perché anche nei momenti più difficili “democrazia” significa speranza che anche il più debole, il più misero degli esseri umani possa vincere contro un potente.
 

Barbara Castellaro

 
 

Contratti agricoli stipulati con i defunti per ottenere contributi

Quando si imbatteva in un terreno agricolo apparentemente abbandonato, la prassi era sempre la stessa: si recava all’Agenzia delle Entrate e lo registrava a suo nome in qualità di locatario. Il vantaggio? Ottenere in tal modo i contributi agricoli erogati dalla Regione. C’era però un particolare, i legittimi proprietari non ne sapevano nulla.

Questo è quello che ha scoperto la Guardia di Finanza di Torino nel corso di un’indagine nei confronti di un imprenditore di Lanzo Torinese (TO). I Finanzieri della Tenenza di Lanzo Torinese che hanno condotto le indagini, hanno ascoltato una trentina di proprietari terrieri nei comuni di Lanzo Torinese e comuni limitrofi. Dai primi riscontri è emerso fin da subito che la quasi totalità dei soggetti coinvolti era totalmente all’oscuro che i loro appezzamenti,sui cui gravava tra l’altro una richiesta di contributo pubblico, risultassero dati in locazione al fantasioso agricoltore.   “L’operazione” ideata dal maldestro concittadino, infatti, permetteva, mediante la registrazione del contratto, di ottenere i contributi agricoli che l’A.R.P.E.A., l’agenzia regionale per i fondi all’agricoltura, eroga a vantaggio dei produttori agricoli. La vicenda ha assunto toni ancora più spiacevoli quando i Finanzieri hanno accertato che alcuni dei contratti agricoli erano stati stipulati con persone oramai defunte da anni, destando l’incredulità e l’indignazione dei parenti delle persone decedute. La posizione del quarantenne è ora al vaglio della Procura Regionale della Corte dei Conti; la finalità è il recupero del maltolto alla comunità.

Litiga con la fidanzata e la polizia scopre che detiene droga

Un cittadino italiano di trentacinque anni è stato arrestato da personale della Squadra Volante per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. L’intervento di polizia è scaturito da una segnalazione giunta al 112, dopo le 4 del mattino, relativo ad un litigio in strada fra fidanzati, piuttosto acceso. All’arrivo della pattuglia, l’alterco fra i due era già finito, ma gli operatori non poteva non notare un forte odore di stupefacente provenire dall’uomo. La perquisizione personale effettuata su di lui, un cittadino italiano di 35 anni, portava al rinvenimento di alcune dosi di hashish, marijuana, cocaina per circa 2,2 grammi. Gli agenti provvedevano anche alla perquisizione domiciliare del suo alloggio, rinvenendo altri 50 grammi di hashish e marijuana, custodita in contenitori cilindrici in vetro nonché la somma di denaro contante di 2570 € e 1 bilancino elettronico di precisione.   L’uomo, con precedenti per reati simili ed anche di altri natura, è stato arrestato.
 

Economia circolare al mercatino di Mirafiori

Sabato 11 Maggio inaugura a Mirafiori, in Corso Tazzoli 226, il Mercatino dell’usato, attività imprenditoriale vestita di sostenibilità. Il riuso, in quanto prevenzione, genera effetti positivi per la comunità locale e per l’ambiente. Proprio di questo vsi discuterà nell’ambito di un dibattito nel corso dell’inaugurazione, a cui prenderanno parte sia l’amministrazione locale che il Comune di Torino. Il Mercatino di Mirafiori nasce in una area “particolare” con l’obiettivo di esprimere sul
territorio tutta la potenzialità e la forza dell’economia circolare, in grado di rigenerare flussi reddituali altrimenti persi, contribuendo fortemente al rallentamento della desertificazione commerciale locale. Ma cos’è il riuso, e perché fa bene alla società e all’ambiente? A spiegarlo nel corso del dibattito esperti di settore, giornalisti e studenti. “Acquistare beni usati suggerisce Fabrizio Malberti – l’imprenditore di Mirafiori – è un gesto intelligente. Un oggetto che passa di casa in casa, continua a diffondere il suo valore salvaguardando il luogo in cui si vive”. In Italia ha spiegato Sebastiano Marinaccio – Presidente della Mercatino – con 7 milioni di oggetti movimentati nell’ultimo anno è stato possibile evitare emissioni in atmosfera per circa 45.000 tonnellate di gas serra e di risparmiare circa 30.000  kg di PM2.5, le cosiddette polveri sottili, le più cancerogene. Proprio questo ultimo aspetto ha condotto Legambiente ad approfondire il fenomeno: gli oltre 11 milioni di metri cubi di oggetti venduti in 6 anni da Mercatino equivalgono al volume totale di rifiuti urbani conferiti nel 2016 nelle discariche italiane (Fonte: rapporto ISPRA 2017). Il riuso si configura quindi come opportunità di riduzione dei costi per lo smaltimento dei prodotti, un incentivo alla sostenibilità e alla diffusione di un concreto modello di economia circolare, con relative ricadute occupazionali. Ricordiamo inoltre che secondo la Commissione Europea il riutilizzo è destinato a crescere e potrebbe generare fino a 800.000 posti di lavoro facendo scomparire un sesto
della disoccupazione giovanile.
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Programma
Ore 11:00
Il brivido della durata
Letture teatrali a cura di Antonella Dello Gatti e Nadia Lambiase di
Mercato Circolare attorno ai 4 principi dell’economia circolare
Ore 11:30
Dibattito “Riuso ed Economia Circolare” nasce il Mercatino di
Mirafiori
Relatori:
Luisa Bernardini Presidente Circoscrizione 2 – Torino
Alberto Unia Assessore Ambiente – Città di Torino
Federico Mensio Presidente Commissione Ambiente Torino
Sebastiano Marinaccio Presidente Mercatino Franchising
Alessandro Stillo Presidente Rete ONU
Fabrizio Bo – Amministratore Legambiente Piemonte
Nadia Lambiase – Mercato Circolare
Filomena Greco – Sole24Ore
Giuseppe Iasparra – Eco dalle Città
Modera Giorgia Marino de La Stampa – Tutto Green
Ore 12:00
Antonella Giani di Giardino forbito con lo scrittore Sebastiano
Mondadori presentano “Un anno fa domani” libro selezione Strega
2010, primo candidato 2019 per essere Letto&Riletto. Progetto
BOOKSHARING – la circolarità etica dell’editoria

APERTE LE CANDIDATURE PER GLI INNOVATION IN POLITICS AWARDS 2019

Il 2017 ha visto un vincitore italiano e, nel 2018, ben 10 progetti locali in finale

Ogni anno, gli Innovation in Politics Awards rendono merito ai progetti politici più coraggiosi e di impatto realizzati nei Paesi membri del Consiglio d’Europa. Una giuria di più di 1.000 cittadini europei provenienti da 40 Paesi seleziona gli 80 finalisti e nomina i vincitori nelle 8 categorie, fra tutte le candidature ricevute. Chiunque può candidare un progetto: nel 2017 sono stati più di 600 le iniziative presentate. La Cerimonia di Premiazione si svolgerà il 4 dicembre 2019 a Berlino.

 La nuova edizione del premio internazionale per la buona politica prende il via: tutti i politici eletti, a qualunque livello, e i comuni cittadini dei 47 paesi membri del Concilio d’Europa, sono invitati a candidare iniziative politiche e progetti che esplorano nuovi territori per la democrazia liberale. L’Italia ha già raggiunto la vittoria nel 2017 grazie al progetto Tariffa Puntuale, Verso Rifiuti Zero del comune di Capannori (LU), e nel 2018 ha visto in finale ben 10 esempi di eccellenza e innovazione provenienti da tutta Italia: Adotta un Nonno (Milano), Borgoalbergo (Ferla), Crowdfunding civico (Milano), Hopeificio (Chieuti, Serracapriola), La Banca del Riciclo (Latronico), Laboratori di Comunità (Bologna), Officine ON/OFF (Parma), Ragazzi Harraga (Palermo), Reddito di Cittadinanza Locale (Livorno), Torino City Lab (Torino). Gli Innovation in Politics Awards raccolgono ogni anno modelli di governo e amministrazione pubblica di alto valore, che cambiano in meglio la vita dei cittadini e pongono le basi per un futuro migliore, basato sui valori europei di Dignità della persona, Libertà, Democrazia, Uguaglianza, Diritti umani. Fra i recenti vincitori degli Innovation in Politics Awards ci sono state, ad esempio, iniziative ambiziose e di forte impatto come European Solidarity Corps del Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, che permette ai giovani di prendere parte ad attività di volontariato in tutta Europa, o Gdansk Immigrant Integration Model, che promuove progetti speciali per l’integrazione dei migranti e dei rom, presentata da Pawel Adamowicz, il sindaco di Danzica tragicamente scomparso lo scorso gennaio. “In una fase storica particolare per l’Italia e per l’Europa, è stata una grande soddisfazione nella scorsa edizione vedere ben dieci iniziative in finale, molte delle quali provenienti da piccoli borghi che con creatività ed energia hanno dimostrato che un cambiamento è possibile”, dichiara Martin Slater, Presidente di Noesis Group, rappresentante di The Innovation in Politics in Italia. “L’Italia è ricca di progetti politici straordinari, che mostrano l’impegno delle istituzioni locali per la comunità. Incoraggiamo dunque i cittadini del nostro Paese a partecipare, aiutandoci ad identificare queste iniziative per portarle oltre i nostri confini come esempi virtuosi di buona politica”. Questa iniziativa è dedicata allo sviluppo e al rafforzamento della politica democratica e della amministrazione pubblica innovativa in Europa. A questo fine, superando i confini geografici, si cercano e si riconoscono progetti politici esemplari in 8 categorie: Civiltà, Comunità, Democrazia, Ecologia, Diritti Umani, Lavoro, Prosperità, Qualità della Vita. Il know-how che viene condiviso da queste best practice può essere fatto proprio da altri attori della politica e dalla società civile, indipendentemente dal partito di appartenenza, dal livello di servizio o dalla regione. Tutti i progetti candidati saranno valutati da una giuria di più di 1.000 cittadini da tutta Europa il prossimo autunno. Chiunque, al di sopra dei 16 anni, può candidarsi per diventare un membro di questa giuria. Tutti i finalisti saranno invitati alla cerimonia di premiazione a Berlino, il 4 dicembre 2019: 500 ospiti da tutta Europa sono attesi alla serata di gala, che si svolgerà al TIPI, presso la Cancelleria Federale.

Candida un progetto suhttps://innovationinpolitics.eu/it/project-nominate

Diventa un membro della giuria suhttps://innovationinpolitics.eu/it/juror-submit

Gli Awards sono organizzati dall’Innovation in Politics Institute con sede a Vienna, assieme ai sui partner europei: Act.Now (Vienna), Arenaldé (Stoccolma), Dreamocracy (Bruxelles), Bulgarian School of Politics, EuropaNova (Parigi), European Forum Alpbach, assieme a Szkola Liderów e THINKTANK in Polonia.

L’appetitoso fagottino Braidese

La “Sautissa ed Bra” e’ un prodotto tradizionale della salumeria braidese

salsiccia

E’ l’unica salsiccia prodotta con carni di vitello che puo’ fregiarsi di una Concessione Regia di Casa Savoia a firma di Re Carlo Alberto nel 1847. Ve la propongo in questa insolita e sfiziosa ricetta.

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Ingredienti per 4 persone:

350gr.di salsiccia di Bra
1 grossa patata
4 fette di formaggio Taleggio
Sale e pepe q.b.
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Sbriciolare la salsiccia e farla dorare, senza condimento, in una padella calda. Cuocere la patata a vapore, pelarla e ricavarne 8 fette. Preparare 4 fogli di carta forno e confezionare i fagottini mettendo in ognuno 2 fette di patata tagliata a tocchetti, 2 cucchiai di salsiccia, sale, pepe e la fettina di Taleggio a pezzi, chiudere a fagottino e legare con spago da cucina. Cuocere in forno per 15 minuti a 200 gradi. Servire i fagottini come antipasto e…buon appetito.

Paperita Patty

 

Queen Eye: dodici artisti contemporanei raccontano il mondo delle donne

Percorrere le sale della mostra Queen Eye significa fare un vero e proprio viaggio nell’universo femminile Allestita al piano terreno del Castello di Adelaide, sede del Museo Civico della città di Susa, la mostra è nata per raccontare lo sguardo delle donne in tutte le sue molteplici declinazioni. «Regine, madri, mogli, imprenditrici, migranti — racconta il curatore, Stefano Angelo Paschero le donne sono tutto questo e molto altro: l’associazione Artemide ha deciso di dedicare loro una mostra per raccontarle attraverso gli occhi di dodici artisti contemporanei di talento, sia donne che uomini». In questo modo, lo sguardo delle donne non si limita ad essere solo quello delle artiste che espongono i loro lavori, ma anche e soprattutto quello delle protagoniste femminili delle 70 opere presenti in mostra.  Si tratta di lavori realizzati con tecniche e stili completamente diversi, aderenti alle differenti personalità degli artisti. Così, alle opere di Marco Sciarpa, estremamente pop per stile e colori ma non per questo banali, fanno da contraltare gli scatti di Enzo Gargano, fotografo attento alle relazioni umane. Presentano in mostra una serie di fotografie pure Gianni Caruso e Pamela Cirella. Quest’ultima espone anche un paio di opere su carta, «nate per fissare in un’immagine i momenti bui e i momenti belli della vita di ogni donna». Sullo stesso materiale lavora Anna Olmo, che nei suoi disegni lascia che sia la forma ad emergere liberamente: «Le donne protagoniste delle mie opere — tiene a precisare l’artista — nascono per sottrazione perché oltre al carboncino uso la gomma con cui cancello il segno per far emergere la figura». Invece, in tutte le opere di Gabriele Bosco, è la preparazione rossa della tela a emergere volutamente lungo i contorni delle figure. La presenza di animali felini rappresenta la costante dei dipinti di Matilde Negro, mentre il dialogo con la pittura metafisica costituisce la cifra distintiva delle opere di Davide Pognant Gros. Oltre alla riproduzione di un dipinto di Giorgio De Chirico, il giovane artista valsusino presenta due lavori densi di significato: «In Medusa racconto della donna che seduce l’uomo per poi abbandonarlo, mentre in Notte trasfigurata, rappresento un uomo e una donna incinta abbracciati e senza volto per riflettere sulla decadenza della condizione umana». Attraverso un’installazione e un dipinto su tela, Sara Francesca Molinari affronta il tema della violenza sulle donne, mentre Anna Branciari gioca con i colori per dare vita a poetiche immagini di fantasia. Venere Chillemi presenta in mostra alcune tele e una serie di sculture, lavori che concepisce e realizza come strumenti di ricerca e di riflessione spirituale. Infine, Rosalba Castelli racconta l’amore tra due donne attraverso un’installazione di otto dipinti su tela. Questi ultimi fanno parte di C(i)elate, un progetto artistico articolato, che prevede la realizzazione di una performance. Intitolata Chi sono le nuvole e incentrata sul concetto di identità, si terrà alle ore 18 del prossimo venerdì 17 maggio: «Proprio in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia — precisa il curatore Paschero — per ribadire che al Castello non facciamo distinzioni. Tutti gli esseri umani legati da un rapporto di amore e rispetto per noi danno vita a una famiglia». Proprio per la famiglia, comunque intesa, il Castello ha pensato a un pacchetto speciale: l’ingresso al museo, comprensivo della mostra, costa 6 euro, quello ridotto 3 euro, ma per due adulti e due bambini il biglietto è unico a 10 euro. Si tratta di un’iniziativa lodevole, che nasce dalla volontà di far conoscere un luogo ricco di storia: nei mesi di maggio e giugno, il Castello apre le sue porte ogni venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18. 
Giulia Amedeo