redazione il torinese

RIVALTA, SUBITO CANCELLATE LE SVASTICHE COMPARSE SUI CARTELLI

Rivalta al lavoro con Orbassano perché la via non sia più “terra di nessuno” 

Nella notte tra sabato e domenica a Tetti Francesi sono comparse su alcuni cartelli stradali svastiche e scritte in tedesco inneggianti al Nazismo. È successo lungo via Pinerolo, ai confini tra il Comuni di Rivalta e di Orbassano. Le scritte, in vernice rossa, riportavano la frase «Siegh Heil», il tristemente noto saluto alla vittoria utilizzato durante i raduni politici e propagandistici della Germania nazista. L’amministrazione comunale di Rivalta, nella mattina di lunedì, ha immediatamente provveduto a cancellare la scritte e a ripulire i cartelli oggetto di vandalismo. «Siamo immediatamente intervenuti per cancellare tutte le scritte razziste e offensive» ha detto il sindaco di Rivalta Nicola de Ruggiero, che ha aggiunto: «gesti di intolleranza e di odio come questi non sono accettabili né tollerabili, vanno non solo rimossi nel più breve tempo possibile ma condannati e denunciati». Non è la prima volta che lungo via Pinerolo si verificano atti di vandalismo. È un problema che interessa le amministrazioni di Rivalta e di Orbassano, i due Comuni attraversati dalla strada in questione. Anche per questo il sindaco di Rivalta ha già affrontato il tema con il suo omologo di Orbassano: «al più presto ci siederemo a un tavolo insieme agli uffici competenti -dice ancora Nicola de Ruggiero- per discutere la questione e per cercare soluzioni perché via Pinerolo cessi di essere “terra di nessuno”».

Al via “Differenziamo meglio”

Da oggi le Sentinelle e volontari richiedenti asilo informeranno e sensibilizzeranno i commercianti di corso Giulio Cesare e corso Vercelli sulle corrette modalità di raccolta differenziata

Torino, lunedì 17 luglio – Parte oggi “Differenziamo meglio”, l’attività delle Sentinelle dei Rifiuti che per due settimane saranno impegnate in una nuova e innovativa azione di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata nella città di Torino. Il progetto, in collaborazione con Amiat Gruppo Iren, si concentrerà sulle attività commerciali della Circoscrizione 6 che insistono su Corso Giulio Cesare e Corso Vercelli, zone della città con la più alta concentrazione di attività commerciali gestite da cittadini stranieri.

La novità assoluta del progetto, non solo per Torino ma per tutta Italia, è rappresentata dal fatto che ad affiancare le Sentinelle ci saranno anche i volontari richiedenti asilo che, nella veste di mediatori culturali, dopo aver seguito un percorso di formazione ambientale con l’associazione Eco dalle Città dialogheranno con i commercianti per sensibilizzarli ad una migliore ed efficace raccolta differenziata. Ma non solo. Infatti, grazie alle competenze linguistiche dei volontari richiedenti asilo, sarà più semplice comprendere le eventuali difficoltà che tutti i giorni affrontano i commercianti nella gestione dei propri rifiuti per “differenziare meglio”.

A supportare le Sentinelle e i volontari richiedenti asilo ci sarà il nuovo Rifiutologo multilingue, uno strumento utile e fondamentale realizzato da Amiat Gruppo Iren in inglese, francese, spagnolo, arabo e cinese, un modo per avvicinare e far comprendere anche ai cittadini stranieri le corrette modalità della raccolta differenziata a Torino.

 

Il Centro trapianti di fegato dell’ospedale Molinette primo in Europa con 3000 interventi

3000 trapianti di fegato. La Città della Salute di Torino sul tetto d’Europa. Un traguardo storico raggiunto dal Centro trapianti di fegato universitario dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretto dal professor Mauro Salizzoni). Lunedì 17 luglio 2017 è stato effettuato il trapianto di fegato numero 3000 (su un uomo di 55 anni della provincia di Alessandria, affetto da cirrosi), l’ultimo di una storia ricca di successi, innovazioni, sperimentazioni, cambiamenti importanti per il Centro Trapianti di Fegato di Torino. Ora si colloca primo nell’Unione Europea e tra i primi al mondo per numero di trapianti effettuati e per sopravvivenza: secondo il registro mondiale dei trapianti dell’Università di Heidelberg (http://www.ctstransplant.org/public/participants.shtml): condivide questa posizione prestigiosa con i centri di Cambridge, Dallas, Birmingham e del London Kings College. Un record che si è consolidato in poco più di 25 anni: era il 10 ottobre 1990 quando avveniva il primo trapianto di fegato su un uomo di 44 anni, durato 13 anni; ed ancora era il 10 gennaio 1993 quando si è dato avvio al trapianto pediatrico ed il 14 ottobre 1999 quando il trapianto è divenuto di routine anche su pazienti molto piccoli con patologie congenite. 


Da allora questo programma ha avuto uno sviluppo sempre più complesso: 5% sono stati i trapianti di solo una parte del fegato, di cui 14 da donatore vivente; 2% quelli in cui oltre al fegato si è trapiantato in contemporanea un altro organo,  7 sono i trapianti cosiddetti domino (il fegato nativo di un primo ricevente è stato poi trapiantato ad un secondo ricevente); 8% sono i ritrapianti.
Non va dimenticato che il 5% dei trapianti sono stati effettuati su pazienti in condizioni di emergenza nazionale: sull’esito di questi pazienti non incide solo la difficoltà clinica e chirurgica, ma anche la variabile tempo, ovvero la capacità di reperire un donatore compatibile ed effettuare il trapianto in poche ore.  Dal 1993 ad oggi sono stati trapiantati 166 pazienti in età pediatrica (6% dell’attività torale), con fegato intero o split.  Non è soltanto una questione di numero di trapianti, ma anche di qualità dei risultati ottenuti. In questi 27 anni, la sopravvivenza dei pazienti che hanno ricevuto il trapianto è stata pari al 91% ad 1 anno, 81% a 5 anni e 73% a 10 anni. Questo vuol dire che a distanza di 10 anni dal trapianto 73 pazienti su 100 continuavano ad essere vivi: un traguardo insperato per chi ha malattie che lasciano – senza trapianto – un’attesa di vita da pochi giorni ad alcuni mesi. Si tratta di malattie gravi che portano ad un danno irreversibile del fegato (la cirrosi): il più delle volte a seguito di una infezione virale (31% a causa del virus C dell’epatite, 18% del virus B), ed ancora per cirrosi alcolica (12%), cirrosi di altra origine (14%), malattie metaboliche o malformative, ed altre ancora.

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Ma le continue innovazioni nelle tecniche chirurgiche, nelle terapie contro il rigetto, o quelle per arginare eventuali infezioni, o, ancora, il monitoraggio immunologico stanno dimostrando che la riuscita del trapianto epatico possa essere ancora migliorata: se si confrontano gli esiti dei quasi mille trapianti eseguiti nel periodo 2010-2016  con quelli eseguiti nei periodi precedenti, si nota che la probabilità di successo è migliorata di un ulteriore 10%. e se si esaminano i pazienti pediatrici, quasi il 90% dei  trapianti continua a funzionare dopo 5 anni, rendendo il centro di Torino un riferimento anche per il trapianto nel bambino. Allargando lo sguardo a chi attende l’organo, al luglio 2017 sono in lista di attesa per il trapianto di fegato presso il Centro di Torino una ottantina di pazienti: il tempo medio di attesa è pari a pochi mesi. E’ interessante notare che sono in riduzione le patologie legate all’infezione da Virus C dell’epatite (HCV), poiché sono state recentemente introdotte terapie specifiche, così come le insufficienze d’organo da HBV, risultato della vaccinazione obbligatoria per epatite B. La lista di attesa si compone anche di numerosi riceventi che hanno superato i 60 anni e che nel 40% circa proviene da regioni diverse dal Piemonte. Parallelamente assistiamo all’utilizzo di donatori con età sempre più elevata. Alla luce di quest’ultima considerazione i risultati ottenuti sono lo specchio dell’ottimo lavoro svolto dal Centro di Torino.
I fegati trapiantati a Torino provengono in larga misura da donatori dal territorio piemontese (73%), ma a questo successo hanno contribuito anche le altre regioni italiane (26%) ed in 29 casi Centri esteri (1%). 
Il Centro di Trapianto epatico di Torino è dunque un riferimento sia per la mole di attività e sia per i risultati qualitativi: la rete italiana di trapianto espone sul sito del Ministero della Salute tutti i risultati della sorveglianza che effettua il Centro Nazionale Trapianti (CNT –http://www.trapianti.salute.gov.it/cnt/cnt.htm). 

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A dirigere il Centro Trapianti di Fegato dell’ospedale Molinette della Città della Salute e della Scienza di Torino è una figura emblematica: Mauro Salizzoni In effetti solo pochi chirurghi al mondo possono vantare questo numero di interventi e di questa complessità. Mauro Salizzoni è professore di Chirurgia alla Scuola di Medicina dell’Università di Torino ed ha saputo interpretare al meglio questo ruolo: la gente lo conosce come il “mago dei trapianti”, ma la comunità scientifica gli riconosce un ruolo fondamentale nello sviluppo di questa disciplina ed i suoi allievi si sentono fortunati ad averlo come maestro. Ma soprattutto i suoi pazienti lo ringraziano per aver dato loro una seconda vita con il trapianto. Numerose sono state le ricerche scientifiche che il suo gruppo ha pubblicato sulle riviste più prestigiose, come nuove tecniche e procedure di trapianto, l’identificazione di fattori che influenzano l’esito del trapianto o quali malattie possono essere meglio curate, fino alle nuove terapie cellulari o l’evidenza che il fegato ha una capacità di rigenerazione inconsueta, tanto che non ha quasi limiti di età. Il Centro di Trapianto di Fegato, intitolato non ad un chirurgo, ma all’immunogenetista Sergio Curtoni, che è stato uno degli artefici dello sviluppo della disciplina dei trapianti a Torino ed in Italia, è dunque la scuola di riferimento per pazienti, medici affermati ed in formazione, ricercatori e studenti, e nel suo palmares, oltre alle numerose qualifiche già ottenute, oggi può aggiungere un traguardo importante: essere tra i primi centri trapianto al mondo.      Ovviamente questo traguardo non è solo opera di Mauro Salizzoni, ma è il risultato del lavoro di una rete di professionisti, che devono essere ringraziati, come pure i donatori e le loro famiglie che hanno reso possibile con la donazione degli organi tutto questo.

Sotto il cielo stellato di Carmagnola

Giovedì 20 luglio è in programma a Carmagnola il quarto appuntamento della kermesse “GIOVEDÌ SOTTO LE STELLE” che come tutti gli altri propone piacevoli serate con negozi aperti, varie offerte enogastronomiche, animazioni, intrattenimenti, balli, concerti e spettacoli rivolti a tutte le fasce di età per vivere il centro della Città del Peperone in maniera divertente nei giovedì sera di giugno e luglio. Le serate si svolgono principalmente lungo l’asse commerciale del comune per coinvolgere i numerosi esercizi commerciali aderenti. Quest’anno anche via Gardezzana viene coinvolta nelle serate dei Giovedì Sotto le Stelle: la strada si abbellisce con i dehors dei bar e i negozi propongono ogni sera eventi diversi. Presso la libreria Mondadori viene allestito uno spazio bimbi dove i piccoli possono sedersi per leggere e disegnare. In via Valobra ci sarà un fornito mercatino dei produttori con ottimi cibi di stagione da acquistare a km zero.Sarà ampia anche la proposta musicale con musica country e con gruppi specializzati in cover di cantanti italiani e stranieri. “Giovedì sotto le Stelle” terminerà giovedì 27 luglio con una grande festa nel Borgo Vecchio, il nucleo storico della città. La kermesse è organizzata dall’ufficio Commercio e Manifestazioni del Comune di Carmagnola, Pro Loco, Ascom, Confesercenti e Officina Carmagnola, con il contributo economico del Comune e la compartecipazione delle Associazioni di categoria.

Massimo Iaretti

TORNA MARTINA ROASIO, LA HIT DELL’ESTATE E’ ‘LA TERRA ESPLODE’

Ritorna a farsi sentire il 21 luglio in tutte le radio, nell’estate 2017, la ventunenne Martina Roasio, a un anno esatto di distanza dal suo ultimo singolo ‘Giochi solo tu’, seguito al brano di debutto ‘C’è chi parla’ (blablabla), con il quale la giovane artista – torinese di nascita ma astigiana d’adozione – aveva lanciato un duro attacco all’uso smodato e immotivato dei social network.

Si intitola ‘La Terra esplode’ (su etichetta ‘Capogiro Records’) il nuovo brano della giovane interprete, che annovera, fra le esperienze cardine del suo curriculum, anche quella di corista in studio al fianco di celebri artisti quali Franco Tozzi (fratello del più celebre Umberto, con all’attivo anche due partecipazioni al ‘Festival di Sanremo’) e Gerardina Trovato, grintosa cantautrice siciliana. ‘La Terra esplode’ è un brano che vanta una prestigiosa collaborazione internazionale: è firmato infatti con i Dreyers Brothers, i fondatori dei French Affair – artisti di punta della migliore musica dance mondiale targata anni ’90 e 2000 -, ed è un omaggio in italiano del celebre successo evergreen internazionale ‘My Heart goes Boom’ (La Di Da Da) che all’interno della musica contiene una citazione che ricorda volutamente la celebre hit. Il nuovo testo è stato scritto da Vanessa Lucca, valida polistrumentista, music-maker e ingegnere del suono torinese già al fianco di Martina Roasio sin dal primo brano: “La canzone è un wordgame già dal titolo: se si scambia l’h di ‘heart e la si pone alla fine della parola, in inglese lo si traduce come ‘La Terra esplode’ anziché ‘Il mio cuore esplode’, come nel pezzo originario dei French Affair, che hanno peraltro firmato con me come autori il pezzo di Martina Roasio. Nonostante la musica, leggera e immediata al primo ascolto, è un invito all’azione, a essere protagonisti della propria vita in ogni istante, con la consapevolezza che ciascuno è artefice primo del proprio destino”. Il brano è prodotto da Biagio Puma: “Con Danilo Ballo, ora storico arrangiatore dei Pooh, negli anni ’80 e ’90 siamo stati pionieri della cosiddetta italodance, esportando ottimi prodotto in tutto il mondo. Con Martina Roasio ho scelto di trovare un equilibrio tra passato e presente, in memoria di quei tempi straordinari che ho vissuto in prima linea”.

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‘La Terra esplode’ è anche un simpatico e gustoso videoclip (https://www.youtube.com/watch?v=aCS00pbUYuY), diretto dal regista Francesco Mazzone, disponibile sul Canale YouTube Ufficiale di Martina Roasio (https://www.youtube.com/channel/UCeJC-fv2zFfnNaUz0FFk0Tg).

Nord-Ovest. La crisi non è solo piemontese

In Liguria 6.000 imprese in meno dal 2008 a oggi

 

 Nei più recenti convegni si sprecano i dati nel comparto degli analisti ormai presenti in ogni categoria sindacale, da quella degli industriali a quella degli artigiani, senza tralasciare naturalmente quelle dei commercianti e dei dipendenti. Il problema vero ritengo stia nel metodo attraverso il quale questi dati vengono raccolti e interpretati, nella logica che nessuna ricerca può davvero esprimere una verità anche fotografica se non in funzione di un modello di interpretazione. L’analista, infatti, non può e, soprattutto, non deve raccogliere dei dati senza interrogarsi sulla modalità attraverso la quale sta facendo la conta; lo scopo della ricerca deve essere predominante rispetto al numero perché, diversamente, si può dire tutto e il contrario di tutto. Ritengo, quindi, che dichiarare pubblicamente che in Liguria a partire dal 2008 a oggi vi sia stato un decremento di 6.000 imprese, a oggi non dia un vero valore aggiunto alla riflessione perché, tralasciando il concetto di impresa troppe volte sovrapposto a quello di partita IVA, che non necessariamente riflette un vero tentativo di attività, quanto semmai di precariato subordinato nella esternalizzazione di una mansione, non rispecchia la problematica o, meglio, la dinamica attraverso la quale si è giunti a quello che può superficialmente essere definito quale impoverimento complessivo del territorio.

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Ma soprattutto di quali aziende si parla? Raccogliere il cartone per la strada vuol dire essere imprenditore? Essere un magrebino imbianchino con partita IVA significa entrare, o meno, nel numero delle imprese da conteggiare? Una vera analisi per essere pregna di significato deve spiegare quale è il riferimento dello studio ma, soprattutto, lo scopo che deve essere costruito nei termini nei quali suggerisca una riflessione in modo da portare la classe politica che, per definizione, può adoperare quegli strumenti della “mano pubblica”, a rispondere coerentemente alla propria ragione d’esistere: la predisposizione di un contesto favorevole all’attività del privato e del libero scambio. Nessuna economia può svilupparsi ma, soprattutto, resistere nel tempo sorretta dal clientelismo pubblico, al contrario un mercato sano e forte necessità unicamente di quella minima, ma fondamentale, sensibilità dell’amministratore statale, che sappia cogliere l’imprescindibile e mai scontata presenza dell’imprenditore, cioè di colui che realmente e, soprattutto, lealmente sacrifica quel tanto o quel poco che possiede per avviare un progetto di investimento nella logica di medio periodo, attraverso la propria applicazione nel lavoro inteso come fatica e impegno quotidiano, nella confidenziale speranza di un miglioramento duraturo delle proprie condizioni di vita, per poter quindi esprimere e vedere realizzati socialmente i propri talenti.

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Ebbene, dal marzo 2008 ho avviato la mia attività imprenditoriale: non ho mai visto nessun soggetto istituzionale e politico di ogni schieramento dirmi, a oggi: “ragazzo hai del fegato, questo è il mio biglietto da visita, farò il possibile per aiutarti”. Non credo che il mio sia un caso isolato e inevitabilmente ognuno tragga le proprie conclusioni che anzi anticipo ad alta voce: “Ma noi giovani intraprendenti siamo ben visti e spronati all’investimento in un progetto in proprio?” Siamo circondati da troppe mezze figure, gelose della propria modesta poltroncina, magari raggiunta a sessant’anni, contornati volutamente da quarantenni senza preparazione, disposti a qualunque captatio benevolentiae in cambio di un piatto di minestra. Molti non sanno che, tra i molti laureati che emigrano all’estero, magari in qualche banca d’affari, (certamente non a servire gli spaghetti al pomodoro a Berlino) ci sono i figli di noti imprenditori locali con a libro paga anche una cinquantina di dipendenti e un fatturato di alcune decine di milioni di Euro, poiché sono i genitori stessi a spronarli a quella che viene teorizzata come “esperienza all’estero da curriculum”, ma che, in molti casi, diventa definitiva. Se ad emigrare quindi sono i giovani ricchi figuriamoci i poveri! Sarebbe dunque bello capire nell’analisi il motivo della chiusura di quelle 6.000 imprese, in quale filiera erano, più che limitarsi a citare il settore e soprattutto di fronte a quali problemi insormontabili si sono dovuti arrendere. Certamente il credito è la vera palla al piede dei giovani o di chi, in generale, gestisce una attività individuale; le banche usano metodologie assurde con i piccoli per impedire loro il finanziamento, da riservarsi, per ragioni politiche, a grandi operazioni di speculazione che vedono come registi o i partiti stessi o “chiamiamoli imprenditori” loro prestanome.

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Il miliardo di Euro di buco della CARIGE lo hanno creato quei 6.000 imprenditori? Io sincerante non ci credo, anzi accuso ad altra voce: quei mille milioni di Euro sono finiti nelle mani di dieci persone: le navi si sa sono pezzi di ferro in molti casi arrugginiti, i grattacieli se non convinci il Papa, si ignorano i metodi, a trasferirci gli uffici del Vaticano rimarranno vuoti per i prossimi vent’anni considerando che i prezzi proposti dagli immobiliaristi al metro quadro non sono nemmeno così vantaggiosi rispetto ad una vastissima scelta di sezioni di palazzi in pieno centro attualmente vuoti. La verità è che le aziende, a prescindere dal settore di appartenenza, e che esercitino realmente o meno un rischio di impresa, continueranno a chiudere. Fino a quando non si rimetterà al centro il Lavoratore con i suoi sogni e i suoi sacrifici, fino a quando le banche non ritorneranno a voler valutare la serietà intima dell’individuo, dell’Uomo Qualunque che si reca in banca, senza conoscenze, a chiedere quei 5.000 massimo 10.000 Euro mettendo a garanzia il proprio nome, la propria parola, sarà dura invertire la triste statistica dei 6.000 decessi, perché vanno chiamati così, in 9 anni.

Scena Ovest sul palco

La stagione è quella estiva ma gli eventi sono in programma da novembre 2017 sino al maggio del prossimo anno. Si tratta di Scena Ovest, cartellone di 12 appuntamenti ta prosa, musica, danza e circo contemporaneo per arrivare ad un Teatro multidisciplinare diffuso della Città Metropolitana di Torino Il progetto nasce dal ruolo strategico di un territorio già abitato da alcune eccellenze nell’ambito dello spettacolo dal vivo: la Lavanderia a Vapore presso l’ex Certosa Reale di Collegno, centro regionale per la danza in gestione a Piemonte dal Vivo; Cirko Vertigo e il Festival Sul filo del circo a Grugliasco, polo internazionale di formazione e centro di produzione e diffusione delle Arti del circo contemporaneo; l’auditorium Maison Musique del Circolo dei lettori e Rivolimusica, stagione concertistica organizzata dall’Istituto Musicale Città di Rivoli G. Balmas; il Teatro Concordia a Venaria Reale, che si caratterizza principalmente per la sua specifica programmazione multidisciplinare e come spazio per grandi eventi e spettacoli di forte richiamo di pubblico. La Regione Piemonte e i Comuni di Collegno, Grugliasco, Rivoli e Venaria Reale hanno sottoscritto nel settembre 2016 un protocollo di intesa per la realizzazione di un polo di promozione dello spettacolo dal vivo nell’area di Torino Ovest, che ha visto muovere concretamente i primi passi con la stagione 2016/2017, per arrivare a presentare questo cartellone per la nuova stagione 2017/2018. Obiettivo è configurarsi come area di eccellenza metropolitana e regionale multidisciplinare, dove quattro spazi dedicati allo spettacolo dal vivo organizzano complessivamente oltre 150 rappresentazioni ed esprimono un progetto culturale unitario di livello nazionale e internazionale, in stretta connessione con il tessuto sociale e culturale. Primo strumento concreto è l’abbonamento Scena Ovest, componibile scegliendo quattro spettacoli tra i 12 in cartellone e disponibile online al costo di 32 euro. Da settembre, l’abbonamento e i singoli biglietti saranno in vendita anche nei singoli teatri e all’InfoPiemonte di piazza Castello a Torino. I dodici appuntamenti del cartellone Scena Ovest spaziano tra vari generi, per offrire un ventaglio di possibilità adatte a tutta la famiglia: dal teatro per i più piccoli con la Pimpa, al teatro comico con Fratto_X, alla musica con Luis BacalovRita Marcotulli e Elio, narratore e baritono in una rilettura de Il Flauto Magico; dal circo con le produzioni di Cirko Vertigo alla danza con le coreografie del Balletto di Toscana Junior e alla compagnia spagnola Dantzaz. Si inserisce in questa progettualità anche Rassegnainsilenzio, a cura di Maura Sesia, un’anteprima di Scena Ovest dal 10 al 12 novembre tra Torino, Grugliasco e Collegno, per un percorso tra seminari e spettacoli in silenzio e sul silenzio. Per gli abbonati a Scena Ovest è previsto un biglietto ridotto per partecipare a questi incontri.

Massimo Iaretti

Informazioni

vivaticket.it – piemontedalvivo.it

Abbonamento Scena Ovest – 32 euro per 4 spettacoli a scelta

Tel. 011 4322902 – biglietteria@piemontedalvivo.it

 

Torino Estate Reale, un successo sotto le stelle. E la città è tornata in piazza a divertirsi

Come cercare dimenticare il dramma di piazza San Carlo, con una prima edizione di Torino Estate Reale all’insegna del successo. La rassegna, con il tutto esaurito, ha registrato oltre 14mila presenze in 12 giorni. Così Torino è tornata in piazza dall’1 al 16 luglio, ritrovando  in un unico festival i concerti eseguiti dalle grandi orchestre, fino  a quelli dei cantanti italiani, gli spettacoli di danza classica, moderna e flamenco alle reinterpretazioni dei grandi cantautori,  sul palcoscenico di piazzetta Reale, sotto le stelle.

Sono felice del successo di Torino Estate Reale che ha registrato il tutto esaurito per ogni spettacolo – afferma Francesca Leon, assessore alla Cultura della Città di Torino -. Grazie al programma che ha messo insieme generi diversi, la rassegna è riuscita a coinvolgere spettatori sempre nuovi. Il pubblico diversificato e la scelta del luogo, la bellissima piazzetta Reale, sono gli elementi principali che hanno portato all’ottimo risultato di questa prima edizione”.

Presenti  persone di ogni età: tantissimi i giovani che hanno assistito alle esibizioni in piazzetta: dal Sogno Americano proposto dall’Orchestra del Teatro Regio di Torino alle Note di mezza estate suonate dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e ai brani di Haendel  eseguiti dall’Orchestra Filarmonica di Torino. Dal concerto di Paola Turci, una delle artiste italiane tra le più stimate a quello di Niccolò Fabi che ha portato in scena, nel centro storico di Torino, il suo tourDiventi Inventi 1997-2017. Dall’omaggio di Peppe Servillo e la sua speciale band (Javier GirottoFabrizio BossoFurio Di CastriRita MarcotulliMattia Barbieria Lucio Battistiall’emozionante viaggio musicale che Neri Marcorè ha dedicato a uno dei più grandi poeti del cantautorato italiano, Fabrizio De Andrè e alla musica trasversale di Hindi Zahra artista di origini marocchine definita dalla critica la “Patti Smith del deserto.

Poi le applauditissime rappresentazioni dedicate alla danza: dallo spettacolo inaugurale La magia della danza’ del Ballet Nacional de Cuba all’acrobatico ‘Cirque Royal’ del Cirko Vertigodal Golden Days, balletto contemporaneo nato dalla collaborazione tra Aterballetto e ilcoreografo Johan Inger a ‘Nómada’, l’ultimo spettacolo in rassegna, una commistione di danza e musica della Compagnia di flamenco di Manuel Liñán. Molto apprezzato dal pubblico anche l’Aperitivo Reale: un’occasione esclusiva che ha permesso a molti di visitare le dieci stanze che compongono l’Appartamento della Regina Elena e di degustare un cocktail prima di assistere allo spettacolo. Torino Estate Reale passa il testimone a Cinema a Palazzo Reale. A partire da sabato 22 luglio, e per trentotto serate, la corte d’onore di Palazzo Reale ospiterà un ricco calendario di film e serate-evento sotto le stelle ( www.distrettocinema.it  )

 

 

Ruffino: “Dalla montagna il rilancio dell’economia e del territorio”

“La montagna è una delle grandi opportunità sulle quali il Piemonte deve investire per il rilancio economico e occupazionale. Il patrimonio paesaggistico, le attività produttive tradizionali e quelle turistiche rappresentano importanti risorse per contrastare il declino”.

Così Daniela Ruffino, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte commenta l’assegnazione di tre “bandiere verdi”, il numero massimo assegnato in Italia da “Carovana delle Alpi”, la campagna di Legambiente, che quest’anno sono andate al Piemonte a testimonianza delle buone pratiche di turismo sostenibile e virtuoso in montagna.

“Stiamo vivendo nelle nostre valli momenti difficili con aziende in crisi e posti di lavoro a rischio – osserva Ruffino –   e proprio nei momenti complessi bisogna ingegnarsi alla ricerca di soluzioni. La montagna è una risorsa su cui investire. Ho già proposto alla Regione di individuare nuovi percorsi formativi per i lavoratori che in questi anni sono stati licenziati, così come di intervenire contro la desertificazione delle attività commerciali nei piccoli centri montani.

Ho inoltre sollecitato la Regione affinché vengano coinvolti  i Comuni, veri protagonisti del territorio,  per istituire un tavolo permanente a regia regionale. Attraverso l’azione congiunta di pubblico e privato si valorizzerebbero anche quelle  attività di nicchia  per un turismo del gusto, della natura e delle attività sportive”.

“Nella nostra montagna operano  realtà che si rimboccano le maniche e si danno da fare per promuovere l’economia, il lavoro e il turismo. Il tutto nel rispetto del territorio anche dal punto di vista ambientale.

La valutazione positiva di Legambiente – aggiunge la vicepresidente del Consiglio regionale  –  giunge dopo la promozione ottenuta nei mesi scorsi   per quanto riguarda le nostre stazioni sciistiche, a seguito delle verifiche compiute dal Nucleo Operativo Ecologico dei carabinieri sugli impianti di innevamento artificiale, l’eventuale impiego di sostanze chimiche e  la gestione dei rifiuti. Insomma, nelle nostre “terre alte” esistono eccellenze che devono essere valorizzate in chiave anticrisi.”

“Il Piemonte e la montagna sono una cosa sola, – conclude Ruffino come è dimostrato dal simbolo della nostra regione, la Sacra di San Michele, monumento che rappresenta la porta delle montagne.

Il marketing territoriale e turistico deve dunque far parte di  strategie di rilancio del lavoro, attraverso la creazione di nuove figure professionali . Il nostro ricchissimo patrimonio paesaggistico, storico e culturale richiede politiche turistiche condivise tra le amministrazioni locali, che devono collaborare tra loro facendo sistema e aprendo  gli orizzonti per attrarre nuovi flussi turistici “.

Il Controllo del Vicinato cresce in Piemonte

Il Controllo del Vicinato cresce in Piemonte. A San Mauro, comune che è stato il primo nella Città Metropolitana di Torino, si sta avviando la nascita di un quinto gruppo sul territorio comunale. Nei giorni scorsi le famiglie interessate al progetto hanno incontrato il vice responsabile della Sezione Piemonte, Ferdinando Raffero che si è detto “molto soddisfatto dell’incontro, con persne motivate e che, per di più, vivono nella zona centrale”. Proprio grazie al lavoro di Raffero e dei suoi collaboratori il progetto è cresciuto negli ultimi mesi, in particolare nei centri vicini come Andezeno e Baldissero Torinese. Intanto il responsabile della Sezione Piemonte dell’Associazione Controllo del Vicinato Massimo Iaretti è stato nella “Granda”. A Verzuolo ha incontrato Giovanni Carlo Panero e la sua giunta per illustrare il progetto. Nel Comune del Saluzzese si è recentemente costituito un gruppo che ha come coordinatore Mattia Gozzarino.