Come (anche) il Pci sconfisse il terrorismo

STORIE DI CITTA’  di Patrizio Tosetto
Torino è stata “capitale del terrorismo rosso”. Suo malgrado. Negli anni 70 arrivavano malintenzionati perché la consideravano la Mecca per la rivoluzione, capitale della classe operaia e laboratorio politico. Ma la nostra Città è stata anche capitale dello Stato che ha tenuto duro ed ha sconfitto politicamente e con la legge il terrorismo.  Terroristi che credevano di “nuotare nel mare della classe operaia”.Ma qui hanno cominciato a perdere terreno politico . Vero che all’ inizio ci furono molte incomprensioni a Sinistra, di fatto considerandoli provocatori di destra. Era un modo di allontanare il problema, di allontanare da sé il cosiddetto album di famiglia.  Lo Stato si è palesato con il generare Dalla Chiesa, magistrati come Maurizio Laudi e Giancarlo Caselli.I terroristi hanno minacciato e si è faticato nel comporre la giuria popolare ma poi le condanne sono arrivate.  Non a caso ci si richiama alla vittoria dello Stato sul terrorismo. Ma fu anche una vittoria politica. Ed il PCI ha fattivamente collaborato. In che modo? Cerco di raccontare senza nomi anche perché interessante è la macchina organizzativa, senza personalizzazioni. E’ interessante seguirne i vari passaggi: organizzazione e disciplina i valori di riferimento  La segreteria provinciale discute e decide e dà l’incarico al responsabile dell’ organizzazione di eseguire. Chiama un compagno della commissione organizzazione, un ex partigiano, e mette in moto la macchina. Individua una coppia di iscritti al partito. Non fanno domande e cedono momentaneamente il loro alloggio fino alle 17. Ed a turno avviene ciò che doveva accadere. I magistrati incontrano sindacalisti operai che informano su ciò che avveniva nei reparti di fabbrica. Nel sorvegliare c’erano  pattuglie in borghese e auto con i compagni del servizio d’ordine.  Anni dopo l’omicidio di Guido Rossa il questionario dove si “chiedeva di denunciare”. Sono anni che vogliamo approfondire successivamente. Il vicedirettore della Stampa Casalegno teneva una rubrica, “Il nostro Stato”.  Nostro, appunto.  Ed io ho ancora nelle orecchie stupide discussioni con chi sosteneva : contro lo Stato e  contro le Br. Ma la sera che venne mortalmente ferito Casalegno, ero  a cena con “gruppettari” difensori di assurde tesi.  Mio cognato delegato di Mirafiori scuoteva la testa. Era a Sinistra del PCI e gli chiesi cosa ne pensava. Non è più tempo per gli stupidi. Lapidario. Stupidi e pericolosi. Furono sconfitti con un alto prezzo in vite . Furono sconfitti anche da quegli operai che collaborarono con i magistrati e le forze dell’ ordine. E lo furono anche dalla capacità organizzativa del PCI.  Furono sconfitti dai compagni che non chiedevano il perché è davano le chiavi al compagno dell’ organizzazione; lo furono perché volevano abbattere lo Stato democratico e anche quando la classe operaia capi che per cambiare questo stato in meglio si doveva difenderlo.
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