“Il resto è ossigeno” di Valentina Stella: quando l’aria nelle relazioni inizia a mancare

TORINO TRA LE RIGHE

 
Ci sono storie che sanno raccontare Torino senza bisogno di descriverla in ogni pagina: basta farla respirare tra le righe, lasciarle la libertà di emergere nelle scelte dei personaggi, nei loro percorsi, nei luoghi che diventano metafore di stati d’animo.
È ciò che accade in “Il resto è ossigeno”, il romanzo d’esordio di Valentina Stella, autrice torinese che dopo una laurea in Economia e un lungo percorso nel marketing ha scelto – nel 2012 – il salto più coraggioso: lasciare il lavoro da dipendente per dedicarsi alla scrittura. Una svolta che l’ha portata a pubblicare con Zandegù la sua prima raccolta di racconti, Se mi lascia non vale, e a esordire nel romanzo con Sperling & Kupfer nel 2016. Da anni racconta frammenti di vita e sensibilità sul suo blog Bellezza Rara e in riviste letterarie come Carie e Rivista Inutile.
Nel suo romanzo incontriamo Arturo e Sara, sposati da molti anni, genitori della piccola Giulia. Una famiglia che sembra funzionare, una di quelle in cui si procede con ordine, dovere e affetto. Ma l’ossigeno ha iniziato a scarseggiare da tempo.
Arturo è un uomo complesso: una laurea in Strategie di impresa e marketing conseguita più per compiacere i genitori che per vocazione, un’anima inquieta che dopo il liceo parte per la penisola iberica alla ricerca di libertà, amici e vita vissuta. A vent’anni frequenta i Murazzi, gestisce un locale, sperimenta e si perde tra notti lunghe e leggerezza. Poi arriva Sara, e con lei una vita più stabile, forse troppo.
La narrazione alterna le loro voci con una fluidità che avvicina il lettore a entrambi. Torino fa da sfondo: dai vicoli del centro, sempre più cari e sempre più magnetici, all’alba poetica di Porta Palazzo, fino alle porte della città, dove Arturo trova rifugio nel Villaggio Leumann di Collegno. È lì che decide di sparire, almeno per un po’. Decide di lasciare la casa, la moglie e la figlia. Decide di respirare.
Il messaggio che invia a Sara è una frattura netta:
“Non torno più a casa. Ho bisogno di stare da solo. Abbraccia Giulia, ti prego.”
Da quel momento i due protagonisti intraprendono percorsi opposti ma paralleli, entrambi dolorosi.
Sara precipita nell’abisso, scoprendo che spesso l’immaginazione del dolore è peggiore della realtà stessa. Mette in discussione tutto: il proprio ruolo di moglie, di madre, di donna. E, nella ferita, trova una verità sorprendente e liberatoria: non ha mai davvero amato Arturo, e non è mai troppo tardi per imparare ad amare sé stessa, per prima.
Arturo, invece, è soffocato dalla nebbia. Una nebbia che offusca il futuro e lo spinge a cercare nel presente i fantasmi della sua giovinezza sfrenata. Ma si sa: quando la nebbia si dirada, il paesaggio non è mai identico a prima.
Il titolo del romanzo arriva allora come una chiave interpretativa potente: l’ossigeno nelle relazioni non è scontato, può diminuire lentamente, senza rumore. Le persone smettono di accorgersene perché travolte da impegni, lavoro, responsabilità, dalla quotidianità che stringe. Quando l’ossigeno manca, la coppia si accartoccia come foglie secche.
il resto?
È tutto ciò che alimenta l’amore: interessi condivisi, gesti gentili, il sapere ancora sorprendere, i viaggi, la cura, la tenerezza.
Piccoli respiri che, nel corso degli anni, mantengono viva una relazione.
Con Il resto è ossigeno, Valentina Stella costruisce un romanzo che parla di noi, delle nostre crepe silenziose e delle nostre rinascite possibili. Un libro che attraversa Torino e i suoi paesaggi emotivi, ricordandoci che non si smette mai davvero di imparare a respirare.
.
MARZIA ESTINI
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

Medaglie e podi per la ValleBelbo Sport alla seconda tappa del Circuito CSI 

Articolo Successivo

Natale Montuese 2025: eventi, comunità e attenzione alle famiglie

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Fit Homeless