La Persia, la stella di Davide. Il mondo secondo Trump

Le agenzie di tutto il mondo hanno battuto la mattina del 22 giugno 2025 notizie allarmanti sull’attacco ordinato dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump contro l’Iran.

Nel timore che la potenza sciita abbia già sviluppato una forza nucleare sufficiente ad annientare lo Stato di Israele, la notte del 21 i bombardieri B-2 Stealth (furtivo/ombra/invisibile) hanno colpito i tre siti nucleari iraniani Fordow, Natanz ed Esfahan con gli ordigni (convenzionali ma potentissimi) Bunker-buster (distruttore di bunker) GBU-57 da 13.620 chilogrammi e lunghi più di 6 metri.

Nella sua prima conferenza stampa Trump ha definito l’operazione ‘spettacolare e molto riuscita’ con obiettivi completamente distrutti e aerei tornati con le stive vuote (fatto per altro normale: se evitabile, non si fa mai atterrare un bombardiere ancora con esplosivi attivabili al suo interno).

Il vero problema non è secondo noi tecnico, quanto politico e reputazionale per la Casa Bianca.

E’ stata notizia ufficiale fino a ieri di una finestra di due settimane per un NON-INTERVENTO militare USA in area, allo scopo di favorire eventuali negoziati fra Iran e Israele.

Ora il Presidente ammette candidamente che, in quanto alleato di prima classe di Tel-Aviv, mentendo al mondo ha solo utilizzato una strategia tattica per disorientare l’Iran prima dell’attacco a sorpresa.

Però gli Stati Uniti hanno una secolare reputazione da difendere.

Nonostante gli orrori della guerra fredda da parte dei due blocchi contrapposti, i regimi fantoccio segretamente creati in chiave anticomunista negli anni ’50 e ’60 e altri vari orrori, il mondo guarda ancora all’America come un faro di libertà e democrazia, con tanti esempi dimostrabili anche per i tempi recenti.

Se parla il suo Primo Cittadino, lo fa come capo di una nazione che non può permettersi trucchetti da biscazziere o da presidente di uno Stato in asfissia democratica. Dichiarando al mondo il suo NON intervento contro l’Iran, ha indicato il suo Paese come negoziatore Alfa e ACCREDITATO fra due antichi nemici, garantendo a tutti una incontestabile NON BELLIGERANZA su un ennesimo dramma in continua incandescenza.

L’operazione è stata invece segretamente eseguita in ‘allineamento’ con Israele, collaborazione esaltata in un sentito ringraziamento televisivo in mondo-visione da parte del presidente israeliano Netanyahu.

Il mondo però non immaginava questo scenario e tutta la UE e altri alleati U.S.A. sono rimasti senza fiato.

Per contro, l’Iran ha condannato l’attacco definendolo una violazione del Diritto Internazionale e del Trattato di NON PROLIFERAZIONE nucleare (TNP, ratificato da 188 Stati).

Per quanto l’attacco sia stato devastante per gli aggrediti, risposte magari non convenzionali potrebbero velocemente diventare realistiche. A tutti noto che l’Iran è protettore di realtà sciite (armatissime) come Hezbollah, gli Houthi, ma forse non solo loro.

Il problema reputazionale è quindi più grave di quanto si potrebbe sospettare; in patria il Congresso (il Parlamento U.S.A.) è scosso: molti leader democratici, ma anche qualche repubblicano parlano di un’azione incostituzionale, invocando perciò sanzioni per il Presidente, se non addirittura un suo impeachment (accusa gravissima che coinvolse al tempo Nixon, Clinton e due volte lo stesso Trump).

Il Presidente aveva l’autorità legale per un attacco di tale portata senza il supporto del Congresso? Sembrerebbe di no, ma Trump tuona che tutti sapevano e un accordo gli era stato concesso…. La situazione a Washington diventerà presto bollente.

Il problema geopolitico però segue: come una saponetta bagnata che scivola sul marmo, la situazione mediorientale aumenta l’instabilità e, nonostante dichiarazioni passate di non volersi più mettere in affari “di altri”, gli USA non si limitano più al conflitto russo-ucraino e all’Indo-Pacifico ma con i loro B-2 la situazione precipita da ora verso nuove asperità anche in M.O.

Un fatto sembra certo: gli obiettivi iraniani sono stati centrati ma i sensori dei centri internazionali non segnalano perdite di elementi radioattivi.

Le informazioni in nostro possesso potrebbero essere ancora troppo frammentarie, oppure i danneggiamenti potrebbero non aver raggiunto l’epicentro del problema.

Resta una terza opzione: questo pericolo nucleare di Teheran non era così vicino da far veramente paura al mondo. Per chi può ricordare, problema simile lo abbiamo già visto nella seconda guerra in Iraq.

Rimaniamo tutti con il fiato sospeso….

Ferruccio Capra Quarelli

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