Una scuola dell’infanzia torinese, simbolo per molte famiglie di un progetto educativo accogliente e innovativo, aveva visto il proprio futuro oscurarsi all’improvviso. Un provvedimento amministrativo, un atto tanto formale quanto implacabile, aveva decretato la cancellazione dell’istituto dall’elenco regionale delle scuole non paritarie, privandolo del diritto di proseguire la propria attività a partire dal prossimo anno scolastico. Ma il destino dell’istituto ha trovato una prima difesa nella giustizia amministrativa: con l’ordinanza n. 1111/2025, il TAR Piemonte – Sezione Seconda – ha sospeso l’efficacia del provvedimento, accogliendo il ricorso presentato dagli Avvocati Davide Gallenca e Stefano Callà, che hanno assunto la difesa della scuola.
La decisione del Tribunale arriva al termine di una vicenda intricata. L’amministrazione aveva contestato alla scuola presunte “gravi irregolarità di funzionamento”, in particolare l’assenza, tra il personale impiegato, di figure con titolo o abilitazione validi per l’insegnamento. Una violazione che, secondo il Ministero, non sarebbe stata sanabile, giustificando così la misura più drastica: la cancellazione dall’elenco delle scuole non paritarie. Una scelta destinata a compromettere irrimediabilmente l’attività della scuola, a discapito delle famiglie e dei bambini che da anni vi trovavano un luogo sicuro e formativo.
Ma i giudici amministrativi hanno letto la normativa con un occhio diverso. Il TAR ha richiamato le stesse norme citate nel provvedimento ministeriale – il D.M. 82/2008 – evidenziando come queste prevedano la possibilità di sanare le carenze entro un termine di 30 giorni dall’invito formale dell’Ufficio scolastico regionale. Una possibilità che, secondo quanto sostenuto nel ricorso, non sarebbe stata adeguatamente garantita alla scuola.
Nel dispositivo dell’ordinanza n. 1111/2025, il TAR sottolinea come la cancellazione immediata avrebbe arrecato un pregiudizio grave e irreparabile all’istituto, impedendogli di operare nel prossimo anno scolastico e mettendo a rischio la continuità educativa per i bambini iscritti. Un danno che la giustizia amministrativa ha ritenuto non proporzionato, ordinando la sospensione dei provvedimenti impugnati e fissando al 17 giugno 2026 l’udienza pubblica per la trattazione del merito della causa.
La vicenda non è solo una questione tecnica o burocratica. È il racconto di una scuola che si è vista travolta da una macchina amministrativa che, almeno in questa fase, non ha riconosciuto margini di dialogo o correzione. È la storia di un diritto alla difesa che, grazie alla determinazione dell’avvocato Stefano Callà, ha trovato spazio tra le pieghe del diritto, riaffermando che anche le decisioni più drastiche devono sempre lasciare spazio alla possibilità di rimediare, di essere ascoltati, di correggere il corso degli eventi.
Ora la scuola può continuare a operare, in attesa del giudizio definitivo. Un sospiro di sollievo per chi vi lavora e per le famiglie che, all’inizio di questa estate, avevano visto messo in discussione un progetto educativo costruito con anni di passione e impegno.
Questa decisione, più che un punto di arrivo, è un segnale: il diritto al contraddittorio, alla proporzionalità e alla tutela della continuità educativa non può mai essere sacrificato sull’altare della burocrazia. E, a volte, la giustizia riesce a ricordarlo.
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