Zaffino: “Effetti sul presente. Simultaneità, sincronia, pancronia”

In mostra alla Galleria “metroquadro” di Torino, i “mondi spezzati e spaesati” dell’artista

Fino al 30 aprile

Piacevolmente soddisfatto per la singolare magia espressa dalle opere visionate e per la complessiva accuratezza alla base della personale “Effetti sul presente”, dedicata, fino a mercoledì 30 aprile, all’artista ligure di Chiavari, Massimiliano Zaffino, esco dalla Galleria ospitante, la “metroquadro” di corso San Maurizio, a Torino (diretta con passione e simpatia da Marco Sassone), bello pimpante e ancora tutto immerso nelle forti fantasticherie regalatemi ad ampie mani dai “dipinti” e dalle “foto-collage” di Zaffino, quand’ecco che, di botto, a due passi dall’uscita, la realtà, quella proprio reale reale, del quotidiano vivere urbano, fatta di gente che ignora il sorriso di auto sfreccianti di tettoie di ombrelli a far da scudo alla pioggia che non cessa di cadere dei tram che sfrecciano lungo il corso pieni zeppi che di più non si può, mi piomba addosso in tutta la sua snervante, sempre uguale a sé stessa, frenesia. Eh no, lasciatemi almeno il tempo di metabolizzare quel tanto che basta i surrealistici “mondi spezzati” e “spaesati” dell’artista ligure!

Quegli oli su tela (una decina) dai titoli lunghi lunghi, rompicapo didattici e “strani” e “singolari” come i soggetti rappresentati in parete, insieme ad una lightbox (“scatola luminosa”) e ai “collage fotografici” non meno fuori dal sentire e dal vedere comuni e anch’essi dai titoli sempre lunghi lunghi e, per di più, tutti uguali (“Interazione visiva di paesaggio con scambio temporale di ruolo-azione”) fatta salva l’ultima “parola” inserita, dopo siffatto titolo, e mutante di volta in volta, a seconda del luogo e del pensiero capitato lì, in virtù di chissà quali bizzarre giravolte della narrazione. Bé, l’avete capito. Non è una mostra all’acqua di rose quella portata a Torino da Massimiliano Zaffino, studi all’“Accademia Linguistica di Belle Arti” di Genova e già esploratore della fotografia iperrealista e del fumetto sotto la guida del genovese di Bolzaneto Renzo Calegari, forse “il più grande disegnatore western italiano”. Alla luce di questi precedenti scolastici, anche Zaffino si dimostra artista di grandi, ineccepibili doti grafiche e di profonda sensibilità e forza coloristica. Ma soprattutto “artista visionario”, che attraverso il mestiere riesce a definire la possibilità di unire mondi assolutamente estranei fra loro, facendoli convivere in simbiosi, unendone con matematica perfezione i tratti, gli oggetti, la più varia estraniante umanità in progetti, sogni, ipotesi spaziali immersi in un’assoluta armonia, che a guardarli ti vien voglia di entrarne a far parte.

 

Proprio come quei suoi personaggi, messi lì immobili, stupefatti a prendere il sole in costume da bagno o ad osservare dubbiosi, non spaventati, dove mai siano capitati, come le due vecchiette di nero vestite mentre “particelle scorrono e si condensano in un casale di campagna” (così i titoli dei dipinti) o come i due amanti che “una piccola caverna conduce ad ammirare l’insolito lago”, per non dire delle figure “monche” (una parte di corpo o una borsa geometricamente tagliuzzata o quel ragazzo su una bici “trapassata” chissà come dal fluire del bordo-strada) di “scomposizione di metodo sottrattivo in relazione alla consegna della candela fluidoluminescente”. Eppure nessuno si lamenta. Tutto è immobile, sospeso nel vuoto e nel nulla. In una pace che attrae, pur nell’inconsapevolezza di esseri che stanno lì, forse a chiedersi perché io qui? e dove sono io qui? Paesaggi impossibili diventati possibili. Dove anche una semplice piscinotta, piombata lì a caso, appare simile al tassello di un “puzzle” impazzito.  Sconvolto solo “dall’irrompere di fenomeni fisici e climatici singolari e insoliti: fiammate vulcaniche, vortici indefiniti, spirali di luce, forme di magnetismo cosmico”. Aurore boreali fuori luogo? A volte vien da pensarlo. Mondi e soggetti immobili. In “sincronia” fra di loro (per ricordare il titolo della mostra), “simultanei” e “pancronici”, senza una specifica collocazione temporale.

 

Molto simili, come già è stato fatto notare, ai “ricordi spezzati” di quel John Grenville Stezaker, fra i primi artisti britannici concettuali e discordanti (primi anni Settanta) con l’allora predominio della “Pop art” e che Zaffino sicuramente ben conosce. Ed apprezza. “L’iperrealismo figurativo dell’artista allude – scrive bene in presentazione Roberto Mastroianni – a una realtà plurima in cui contemporaneamente possibilità e necessità convivono schiacciando sul presente i mondi possibili che avremmo potuto abitare o che abiteremo. Il presente si dilata, in questo modo, per diventare lo spazio delle infinite possibilità della nostra esistenza”. Un mondo piacevole e generoso, in tal senso. Così, stipato in piedi sul tranvai, mascherina a naso e bocca con tanto di occhiali appannati da non vederci niente, ci ripenso. E quasi quasi – mi dico – ritornerei alla “metroquadro”, a fare ancora un giro su quel pacifico, immaginario “pianeta-Zaffino”. Dài che si va! Venite pure voi?

Gianni Milani

“Effetti sul presente. Simultaneità, sicronia, pancronia”

Galleria “metroquadro”, corso San Maurizio 73/F, Torino; per info www.metroquadroarte.com

Fino a mercoledì 30 aprile

Orari: giov. – sab. 16/19

Nelle foto: opere olio su tela e collage-fotografico di Massimiliano Zaffino

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