LA MOSTRA
300 fotografie per raccontare l’opera e la vita di una delle più importanti fotografe rivoluzionarie del XX secolo: Tina Modotti. In esposizione a Torino fino al 2 febbraio 2025 presso il Centro Italiano per la Fotografia- CAMERA a Torino (Via delle Rosine, 18), il racconto dell’eccezionale percorso di vita di una donna dal talento multiforme, che visse in otto paesi diversi, parlando cinque lingue ed che fu attrice di cinema, attivista politica, combattente, pittrice oltre a straordinaria fotografa.
Armata della sua sola Graflex, la Modotti- in soli 46 anni di vita- riuscì a raccontare la cruda realtà di un continente fondamentale per lei -il Messico- e a dare vita ad una narrazione cruda e veritiera della realtà politica e culturale che la circondava, senza mai scordarsi “degli ultimi” della società .Una donna libera, colta e dal talento poliedrico che in riuscì ad affermarsi e tessere relazioni importanti tra cui Frida Kahlo e Diego Rivera, Robert Capa, Ernest Hemingway solo per citarne alcuni. Importantissimo per la sua formazione umana e professionale fu anche l’incontro con alcuni uomini tra cui Roubaix de l’Abrie Richey (Robo)- suo primo marito- e Edward Weston amante e maestro della Modotti.
Un’artista vera e straordinaria il cui unico desiderio era “fotografare ciò che vedo, sinceramente, direttamente, senza trucchi e questo è il mio contributo ad un mondo migliore”.
VIAGGIO NEL MONDO DELLA MODOTTI
CAMERA ci accompagna alla scoperta della Modotti attraverso un percorso geografico della vita dell’artista, sviluppato in diverse sezioni. Ricco di dettagli, la mostra è una lunga passeggiata emozionale che parte dagli arbori della vita della fotografa- nata ad Udine e ben presto emigrata negli Stati Uniti con la famiglia- dove troviamo alcuni scatti inediti che la ritraggono, ancora giovanissima, insieme alla sua famiglia. Particolarmente significativo è la fotografia realizzata dal suo amante e fotografo Weston che scriverà a tal riguardo “solo perché mi hai fatto tali ritratti, immortali, dimostri la tua capacità di tirare fuori il meglio che c’è in me” (da Newhall, The Daybooks of Edward Weston, Aperture, NW 1973, vol. I, p. 49). E’ proprio negli Stati Uniti, a San Francisco, che la Modotti viene a contatto con il fervore culturale della città che la spinge a trasferirsi a 21 anni a Los Angeles con il primo marito Robo in un contesto bohemien ricco di stimoli. Inizia così la sua carriera cinematografica, dove si afferma come prima attrice protagonista del cinema muto americano, carriera che lascerà ben presto per dedicarsi completamente alla fotografia. A segnare una svolta della sua vita sarà la prematura morte del marito, che la porta al successivo incontro con Weston nel 1923. Lo stesso, già fotografo affermato, insegna a Tina le basi della fotografia e ben presto il suo talento supererà quello del maestro. Sarà proprio con Weston che la Modotti deciderà di trasferirsi a Città del Messico.
MESSICO, TERRA DELL’ANIMA
“Il Messico è Tina Modotti e viceversa”. Nell’immaginario comune la figura di Tina Modotti è strettamente legata a questo Paese e a tutto quello che esso rappresentò per lei. Una terra di contrasti, dove si contrappone la vivacissima Città del Messico, già centro culturale del mondo, e la sconvolgente realtà di Tehuantepec: la Modotti le racconta in grado entrambe, con equilibrio e profondità. Il Messico, terra che dovette in seguito abbandonare, fu anche il posto che la consacrò definitivamente come artista internazionale nel 1929 con la Grande Mostra presso l’Atrio dell’Università Nazionale: 60 scatti inediti che furono palese testimonianza del suo manifesto artistico. La stanza dedicata alla grande esibizione ci riporta direttamente dentro a quell’atmosfera latinoamericana di un tempo, complici le musiche di sottofondo di Concha Michel.
DONNE E ATTIVISMO POLITICO
Da quel momento fu vivacissima anche la sua attività politica che la portò a girare il mondo e a battersi in prima linea per il Supporto Rosso Internazionale, sempre accanto degli ultimi, ai deboli e agli umili.
La mostra da ampio spazio anche alle numerose donne, madri, figlie raffigurate dalla Modotti: bellissime e dallo sguardo profondo, in grado di fare riconnettere lo spettatore con l’animo profondo dell’artista.
Per ultimi i ritratti ed in particolare la “galleria dei ritratti“, attività remunerativa a cui si dedicò a lungo con il marito Weston, nel quale non manca il tocco umano e vivace della Modotti nell’ eclettica rappresentazioni delle più disparate personalità.
Tina Modotti fu una donna il cui valore, come per molte, venne alla ribalta mondiale molti anni dopo la sua scomparsa ma in grado, già in vita, di rendersi immortale. Questa capacità è da attribuire oltre che al suo immane talento, anche alla sua umanità che traspare vividamente dai suoi scatti e dalle sue parole di cui abbiamo ancora traccia nella sua corrispondenza: “lotterò per trovare la mia strada, ho abbastanza fiducia in me stessa e non devo sottovalutare le mie capacità. So che ci sono dei momenti quando tutto sembra nero, ma forse il giorno dopo il sole spende e gli uccelli cantano, il panorama cambia come per magia“.
E forse, da queste mostra, capiamo che ci sono delle possibilità per dare spazio al talento di tante donne incredibili, come fu Tina Modotti.
Valeria Rombolà
copyright foto: Camera Torino
CAMERA Torino- Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine,18- Torino
Fino al 2 febbraio 2025
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