A Torino il Quartetto Esmé per l’unica tappa italiana

Mercoledì 20 novembre prossimo  nell’ambito dei concerti dell’Unione Musicale

 

Mercoledì 20 novembre 2024 il Quartetto Esmé sarà a Torino all’ Unione Musicale per l’unica tappa italiana del suo tour 2024-2025. Si esibirà al Conservavorio Giuseppe Verdi di Torino, in piazza Bodoni per la serie Pari alle 20.30

Dalla pop musicale alle serie TV, dai cosmetici ai trend di moda, la Corea del Sud nell’ultimo decennio ha lanciato tendenze a livello internazionale, facendo parlare l’Occidente di una vera e propria Korean wave. Il fenomeno ha contagiato largamente anche la musica classica, dove i musicisti orientali e coreani continuano a imporsi nei maggiori concorsi e sui palcoscenici internazionali. La loro pacifica invasione è sostenuta da doti personali, impegno instancabile e solidi studi nella vecchia Europa, come accade per il Quartetto Esmé, fondato nel 2016 da quattro giovani musiciste coreane che hanno studiato a Lubecca, Colonia e Hannover. Il concerto di Torino rappresenta l’unica data italiana della stagione 2024-2025 e l’Unione Musicale è felice di essersela accaparrata, visto il successo del 2022, in cui il Quartetto aveva entusiasmato il pubblico torinese con l’espressività e l’eccellente senso di equilibrio che rendono le loro esecuzioni uniche.

Fondato nel 2016, il Quartetto Esmé prende il nome da un’antica parola francese che significa “amato”. Nel 2018 si è affermato sulla scena internazionale con la vittoria al concorso Internazionale per Quartetto d’archi della Wigmore Hall di Londra, nel quale si è aggiudicato il primo premio e quattro premi speciali ( miglior esecuzione di Mozart e di Beethoven, premio della Proquartet di Parigi e Fondazione Esterhazy). Nello stesso anno l’ensemble è stato nominato miglior artista laureat all’Accademia del Festival di Aix-en- Provence ed è stato artista in residence a Montreal. Nel 2016 è subentrato il violinista belga americano Dimitri Murrath, sostituendo la violinista Jiwon Kim.

Il programma che verrà eseguito mercoledì 20 novembre all’Unione Musicale offre una panoramica sintetica dell’evoluzione della musica per quartetto d’archi nei secoli, a partire da Haydn, padre del Quartetto per definizione, fino a Korngold, il cui brano è stato composto negli anni d’ascesa del nazismo in Germania. Il concerto inizia con il Quartetto op.76 n.4 che Haydn scrisse a Londra nel 1796, dove si era trasferito dopo la morte del principe Esterhazy, presso la cui corte aveva prestato servizio per trent’ànni. Il brano solo in apparenza risulta molto semplice, perché basato su una cellula di cinque note. In realtà è, invece, elaborato e complesso, riservato a veri intenditori. Il titolo “Aurora” rappresenta uno dei tanti nomignoli usati dai contemporanei di Haydn per cogliere il tratto più saliente delle sue numerose partiture. In questo caso si riallaccia al tema ascendente di apertura.

Ammirato da Mahler e Richard Strauss ( che ne furono i mentori) e da Puccini il compositore Erich Wolfgang Korngold era radicato in quell’immaginario viennese che ammicca al valzer di Johann Strauss e all’intricato lirismo di Richard Strauss. Il suo QQQQQuartetto op.26 n.2 venne scritto nel 1933, poco prima che il compositore, di origini ebraiche, lasciasse l’Europa per Hollywood.

Si tratta di una pagina di grande freschezza creativa, caratterizzata da vitalità melodica e dal trattamento virtuosistico di ciascuno strumento.

Di Anton Weber viene proposto il lavoro Lansamer Satz (1905), molto intenso, che affonda le sue radici nel Romaticismo post brahmsiano e nella tonalità, e condensa in pochi minuti una vasta gamma di emozioni, dallo struggimento al tormento drammatico fino al tranquillo epilogo.

Questa pagina, lontana dal puntillismo seriale delle composizioni mature, costituisce il momento di passaggio dalle forme tradizionali ottocentesche verso nuove strutture. Qui Webern prende congedo dall’imprescindibile tradizione musicale ottocentesca per divenire uno dei principali iniziatori della musica contemporanea. Conclude il concerto il Quartetto in fa minore op. 80, l’ultimo lavoro composto da Mendelssohn, un omaggio alla memoria della sorella Fanny.

In questa pagina tremolii, sincope, cambi di dinamica, di accento e di intensità caratterizzano i tre movimenti esterni e sono espressione del dolore e della disperazione che hanno incrinato la vita di Felix, fino ad allora sostanzialmente serena. In questo brano il compositore infrange tutte le regole strutturali della forma del Quartetto, in funzione espressiva. Il risultato è un lavoro di ispirazione eccezionale.

Foto di Jeremy Visuals Photography
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