Paula Hawkins, autrice del successo planetario La ragazza del treno, alle Gallerie d’Italia

Per presentare il suo ultimo romanzo L’ora blu e raccontare come nascono i suoi romanzi

 

Ieri pomeriggio nella Sala Immersiva delle Gallerie d’Italia si è tenuto l’evento di chiusura di Portici di carta con la scrittrice Paula Hawkins, autrice de La ragazza del treno, bestseller mondiale da 25 milioni di copie vendute in tutto il mondo. In dialogo con la giornalista Alessandra Tedesco, la Hawkins ha presentato il suo ultimo romanzo uscito il 15 ottobre edito da Piemme L’ora blu. Un altro thriller che questa volta ruota intorno all’enigma di un’opera d’arte e all’artista di fama mondiale che l’ha creata, Vanessa Chapman. La storia prende il via da una terribile scoperta alla Tate Modern di Londra: un antropologo sostiene che una delle sculture della Chapman esposta in questa galleria d’arte è stata realizzata usando un osso umano anziché animale, così come dichiarato dall’artista.

Da qui James Becker, curatore della fondazione artistica a cui Vanessa Chapman ha lasciato le sue opere d’arte, decide di incontrare Grace, migliore amica ed esecutrice testamentaria dell’artista. Grace vive nella dimora appartenuta a Vanessa a Eris, un isolotto sperduto tagliato fuori dalla terraferma scozzese per dodici ore al giorno per via delle maree. Becker vuole indagare sulla vita artistica e non solo di Vanessa ed è convinto che entrando in possesso dei suoi diari possa ricostruire la genesi dell’opera d’arte che ha suscitato scalpore e risolvere alcuni misteri che si è portata via con sé, alla sua morte cinque anni prima, come la scomparsa dell’ex marito in circostanze mai chiarite. Vanessa, attraverso le sue pagine di diario e la ricostruzione del rapporto che aveva con ognuno dei personaggi, sembra essere un fantasma che aleggia su quest’isola-non isola.

E l’ambientazione scelta dalla Hawkins è cruciale in questa storia e l’autrice riferisce che “è da lì che sono partita, mi è venuta l’idea di ambientare la storia in un’isola che è soggetta alle maree e quindi se c’è bassa marea puoi tranquillamente raggiungerla, se la marea invece è alta resti imprigionato o sull’isola non ci puoi arrivare e questo, capite bene, è uno spunto interessante per uno scrittore di crime perché apre tutta una serie di possibilità. E poi mi sono chiesta un’altra cosa: chi potesse voler vivere su un’isoletta che due volte al giorno è isolata completamente dal resto del mondo. È importante non solo per la storia, in termini di quello che accade, ma anche come va a influenzare gli esseri umani che ci vivono, in primis Grace, che vive qui da vent’anni e che riesce a dormire solo quando la marea è alta e lei sa che nessuno potrà sbarcare sull’isola e sorprenderla nel mezzo della notte.” La solitudine è un tema importante che emerge in questo romanzo, la solitudine cercata ma anche quella subita, non a caso il sottotitolo del romanzo è “Non è il momento di stare da soli”.

Nella seconda parte dell’intervista si entra nella vena creativa della scrittrice.

Alessandra Tedesco: “Qual è la tua scintilla creativa, da dove parti per raccontare un storia?”

Paula Hawkins: “Ci sono diversi spunti che possono alimentare la mia vena artistica. Ad esempio vi posso dire che un bel giorno mi trovavo in vacanza in Francia e, guarda un po’, mi sono ritrovata vicino ad un isolotto soggetto alle maree. E poi ci sono personaggi che all’improvviso mi arrivano in testa e me li porto in giro, avevo questa artista, Vanessa, che mi ronzava nella testa, ma ci ho messo un po’ prima di scrivere di lei. Incontro, parlo con qualcuno e salta fuori qualcosa che mi annoto qualcosa mentalmente e so che la utilizerò per creare i miei personaggi. In sostanza cosa faccio? Tutto parte dal personaggio e quando l’ho trovato gli costruisco intorno un ambiente particolare, lo metto in un isolotto sperduto o su un treno e poi aspetto di vedere dove mi porta.”

  1. Tedesco: “La cronaca nera ti ha mai ispirato qualcosa o preferisci agire totalmente di fantasia?”

P. Hawkins: “Ci sono degli eventi di cronaca nera da cui posso trarre ispirazione, ma in un modo molto specifico, nel senso che non ho mai utilizzato un delitto in quanto tale per poi farlo mio e presentarlo in uno dei miei romanzi. La cosa che mi affascina però è considerare i vari aspetti che riguardano quello che è accaduto, cioè comincio a farmi delle domande: ma come si è arrivati a questo? Cosa è successo prima, che ha portato a questo delitto? E poi mi chiedo: e dopo? Quindi, molto spesso quello che accade è che rifletto su quello che è uno spunto per me, comincio a sviscerare diversi aspetti legati a quell’atto di violenza che poi inserisco in uno dei miei romanzi.”

A. Tedesco: “Ovviamente non esiste la ricetta del giallo perfetto, ma ci sono degli errori che non vanno commessi. Quando leggi i libri degli altri, cosa ti fa veramente arrabbiare in un giallo o in un thriller mal riuscito, qual è insomma l’errore da evitare?”

P. Hawkins: “Innanzitutto comincio con il dire che se chi scrive di crime scrivesse quello che fa veramente la polizia sarebbe una noia mortale, perché i poliziotti passano buona parte del loro tempo seduti al computer, capite bene che non sarebbe un libro appassionante. Se devo dire quello che proprio non mi piace è quando ti rendi conto che stai leggendo e ogni cosa che accade, ogni svolta dell’indagine, ogni momento topico della storia è forzato, ti rendi conto che non è credibile, te lo stanno facendo andare giù per traverso e l’autore non è proprio ispirato. La bellezza di una storia sta quando si crea la suspense che prepara il terreno, disseminando indizi qua e là, ma tu non ti puoi aspettare che succeda questo o quell’altro, anche se arriva ad un certo punto la sorpresa e il colpo di scena e a quel punto, se il libro è scritto bene, torni indietro e dici: ah però effettivamente era così! Perché sono stati disseminati buoni indizi che hanno preparato il terreno.”

A. Tedesco: “Un’ultima domanda. Abbiamo fatto cenno all’inizio a La ragazza del treno: 25.000 milioni di copie nel mondo, un successo internazionale incredibile. Sono passati quasi dieci anni dalla pubblicazione di quel romanzo, che rapporto hai con quel romanzo. Perché venire da un successo del genere non deve essere stato facilissimo scrivere gli altri romanzi. Quel romanzo ti è servito o ti è stato anche un po’ di peso?”

P. Hawkins: “Se devo essere sincera un po’ entrambe le cose, nel senso che un successo del genere naturalmente ti cambia la vita, la rende più facile i un certo senso, quindi non posso che essere felice del modo in cui è stato accolto, però va anche detto che poi è stato molto difficile scrivere il secondo. Questa ansia da prestazione l’ho avvertita perché ci sono molte aspettative da parte degli altri nei tuoi confronti, quindi dopo dieci anni ho un rapporto migliore con quel libro, ho cominciato a sentirmi più a mio agio rispetto a quel libro. Lo so che vi potrà sembrare ridicolo, ma all’inizio il rapporto con quel libro non è stato così semplice, adesso ho fatto la pace con quel libro, gli voglio bene e che oggi il mio rapporto con Rachel (la protagonista de La ragazza del treno) è molto migliorato rispetto ai tempi.”

L’autrice al termine dell’incontro si è fermata per incontrare il pubblico intervenuto per il firmacopie.

GIULIANA PRESTIPINO

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