La “piccola-grande rivoluzione” di Elly Schlein

La scorsa notte il popolo diffuso della sinistra e delle primarie ha dato non solo prova di una persistente passione civile e democratica ma anche la volontà di cambiare e di fare “una piccola-grande rivoluzione”, come ha dichiarato a caldo Elly Schlein I pronostici sono stati sovvertiti e la regola che aveva sempre assegnato la vittoria a chi si era già imposto nelle assise congressuali interne è saltata. Sì, perché come ha detto la neo eletta segretaria del Pd “anche stavolta non ci hanno visto arrivare”, riferendosi a quanti hanno sottovalutato la voglia di cambiamento che correva sotto pelle nel mondo progressista, pensando che fosse sufficiente accodarsi al presunto carro del pronosticato vincitore. Questa donna di 37 anni, deputata ed ex vicepresidente dell’Emilia-Romagna, ha prevalso sul favorito presidente della stessa regione Stefano Bonaccini, una lunga esperienza sulle spalle e quasi vent’anni in più. È stata una specie di onda popolare composta da donne e uomini, giovani e meno giovani, che hanno inteso riappropriarsi della politica e delle sorti del principale partito della sinistra, affidandosi alla speranza del cambiamento e di scelte più nette, comprensibili e condivisibili in alternativa alla destra montante nel Paese. Una tendenza irresistibile che si è vista all’opera anche in Piemonte. Quando più di un milione di persone si mettono in fila in una giornata fredda e piovosa, rappresentando una volta di più l’idea che la politica è davvero cosa pubblica, interesse collettivo e – come si diceva un tempo – esperienza e volontà  “di massa”, quel che emerge è un bel segnale per tutta la nazione, anche per chi ha idee lontane e persino opposte poiché astensionismo e disaffezione non fanno bene a nessuno. Accertato che “il popolo democratico è vivo”, parafrasando la Schlein, ora arriva il difficile nell’agenda di un cambiamento che andrà affrontato insieme da chi ha vinto e da chi ha perso. L’idea di una sinistra capace di scelte chiare, determinata a mettere al centro della sua azione il lavoro, la scuola, la sanità, la casa, i diritti e l’ecologia rappresenta di per se un programma molto ambizioso che si accompagna alla sfida più complicata e cioè la profonda innovazione nel Partito Democratico dove si detto di voler “cambiare tutto”. C’è già, deluso dall’esito, ha minacciato di abbandonare il Pd, dimostrando uno scarso senso della democrazia e poco riguardo nei confronti delle regole di un confronto. Quello che oggi hanno di fronte la Schlein e il Pd è un percorso in salita, tanto faticoso quanto necessario, sul quale dovranno incamminarsi la giovane segretaria e l’intero partito, mettendo da parte le piccole convenienze e i tanti personalismi venuti alla luce anche nelle ultime settimane. Più chiara sarà la ragion d’essere della politica e della visione del Pd e più sarà possibile, nella chiarezza e con gli adeguati contenuti, la costruzione di una credibile e competitiva alternativa al centrodestra a trazione meloniana, in Piemonte e nel Paese.

Marco Travaglini

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