Davide Serritella, candidato di Torino per Impegno Civico, collegio Piemonte 1-01. Ha fatto parte della Commissione parlamentare Trasporti e Telecomunicazioni e dell’Intergruppo Innovazione e seguito per il territorio le tematiche legate al nuovo polo per l’intelligenza artificiale, automotive, mobilità sostenibile, piste ciclabili. Si è occupato dello stanziamento dei fondi per la Metro 2 a Torino, e dei 20 milioni per il rilancio dell’aerea complessa di Torino.
L’Italia sta attraversando un momento difficile tra aumenti delle bollette e crisi economica. Quali soluzioni proponete voi di Impegno Civico?
In queste settimane imprese e famiglie si ritrovano a far fronte a spese salatissime a causa dell’aumento dei costi delle bollette. Impegno Civico sostiene che il primo passo che la politica debba fare nella prossima legislatura – in questa, con un parlamento sciolto e un governo in carica solo per gli affari correnti non è possibile – sia un decreto Taglia Bollette per coprirne l’80% dei costi a beneficio di imprese e famiglie del ceto medio e in povertà. Se gli altri sparano cifre a caso che manderebbero il Paese in default, noi abbiamo calcolato che queste risorse possono essere prelevate dagli extraprofitti e dal maggior incasso di Iva e accise legato alla crescita economica. E’ evidente che sarebbe molto più dannoso se non fossero garantiti aiuti consistenti perché significherebbe chiudere imprese e togliere alle famiglie il pane. Occorre anche l’azzeramento dell’Iva su alimenti e beni di prima necessità, come prodotti per l’infanzia e farmaci. Se pensiamo che quest’anno, secondo Coldiretti, il carrello della spesa di una famiglia costerà 670 euro in più, di certo non possiamo restare a guardare.
La campagna elettorale sembra essere focalizzata sul prezzo del gas. Qual è la vostra posizione?
Con il Ministro Di Maio da tempi non sospetti sosteniamo che bisogna lavorare in Europa per ottenere un tetto comune al prezzo del gas, uno sforzo che dovrebbe essere caldeggiato da tutte le forze politiche. Ma Conte, Salvini e Meloni non si pronunciano, facendo il gioco della Russia. Eppure è l’unico modo che abbiamo per abbassare le bollette e tagliare i fondi che finanziano la guerra in Ucraina. I cittadini non devono pagare il costo di una invasione voluta da Putin. C’è il rischio che 9 milioni di persone nei prossimi mesi cadano in povertà energetica e non dobbiamo consentirlo.
Altro tema molto dibattuto è relativo al reddito di cittadinanza. C’è chi vuole mantenerlo e chi vuole abolirlo.
La nostra posizione è chiara. A differenza di chi vorrebbe abolire il Reddito di cittadinanza, strumento che nel lock down ha letteralmente permesso a 3,5 milioni di italiani di mettere il piatto a tavola, noi vogliamo miglioralo e potenziarlo. Come? E’ presto detto: investendo sulla formazione professionale dei beneficiari occupabili in sinergia con le imprese, mettendo in contatto diretto domanda e offerta di lavoro e rafforzando i controlli e le sanzioni per stanare i furbetti che, aggirando la legge, truffano lo Stato e delegittimano la bontà del reddito di cittadinanza. Il rdc rappresenta una misura di protezione sociale se è vero, come è vero, che i due terzi dei beneficiari sono persone con disabilità, pensionati o inabili al lavoro. Tutto il resto non conta.
I giovani si sentono sempre più abbandonati a loro stessi e cresce la disaffezione verso la politica. Quali sono le vostre proposte per le nuove generazioni?
Impegno Civico nasce come forza politica giovane che si rivolge ai giovani per coinvolgerli e valorizzarli. Pensare che non possano realizzarsi, vivere indipendenti o comprare una casa per il futuro è inaccettabile. Noi di Impegno Civico abbiamo messo a punto una proposta per tutti gli under 40 che prevede un fondo statale grazie al quale si versa alla banca l’anticipo, che poi l’acquirente restituirà a rate e senza gli interessi, mentre il mutuo è coperto al 100% dalla garanzia dello Stato. Solo così i giovani si sentiranno realmente supportati e non saranno più soli. Sul fronte del lavoro, invece, dobbiamo dire ‘basta’ allo sfruttamento e alle paghe da 2-3 euro all’ora. Dobbiamo introdurre un salario minimo ed equo, adeguato cioè alle competenze ed esperienze possedute dal lavoratore, detassare le assunzioni degli under 40 e favorire l’occupazione femminile.
Le nostre esportazioni hanno avuto un notevole incremento. Il vostro leader, Di Maio, rivendica il successo di questa operazione, perché e quali sono state le ricadute per il Piemonte?
In regione abbiamo registrato dati record perché siamo passati dai 41 miliardi di euro del 2020 ai quasi 50 miliardi di euro del 2021, con un incremento del 20,5%. Le aziende piemontesi hanno incrementato le esportazioni anche nel primo trimestre di quest’anno, con un +17,7% molto confortante. Prova, questa, che la strategia messa in campo per rilanciare il Made in Italy durante la pandemia, sta dando i suoi frutti. E più esportazioni vuol dire non solo che le nostre eccellenze viaggiano nel mondo ma anche più posti di lavoro. Di Maio nel 2020 ha creato il cosiddetto Patto per l’Export, un sistema sinergico tra stato e imprese che evidentemente ha funzionato perché il Made in Italy nel 2021 non ha mai generato volumi così rilevanti, neanche negli anni pre covid. E questi record, grazie al consolidamento del Patto per l’Export, sono stati già superati nel primo semestre del 2022.
Quali sono le iniziative messe in campo per la città di Torino?
A Torino con il Ministro Luigi Di Maio e la viceministra all’Economia Laura Castelli, abbiamo portato avanti progetti fondamentali per far ripartire la nostra città. In particolare, grazie al mio emendamento al DL Rilancio, sono stati stanziati 20 milioni per la realizzazione di un centro importantissimo per Torino che verrà creato al fine di favorire i processi di transizione ecologica nei settori della mobilità sostenibile pubblica e privata e la competitività dell’industria dell’automotive. Un intervento forte sulla nostra area di crisi complessa, il che significa non solo restituire alla nostra città la sua identità ma anche dare all’Italia una marcia in più soprattutto dopo gli ultimi anni di crisi dovuti alla pandemia. Su Torino il Governo ha scommesso, portando la periferia al centro della nostra attenzione con un progetto che sarà fondamentale per l’occupazione e la ripresa dell’industria.