L’invidia sociale e le seconde case

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni  Viene qualche volta da pensare allo sfogo di Umberto Eco sui babbei che su Facebook sentenziano su tutto e su tutti.
Forse aveva davvero ragione il semiologo che, potendo scrivere sui giornali, si rivelava intransigente classista nel giudicare sprezzantemente i leoni e i leoncini da tastiera. Io stesso mi diletto da anni a scrivere su Fb e forse ,a volte, mi sono manifestato anch’io un babbeo, lasciandomi andare a giudizi affrettati o ad emozioni non meditate. Ho seguito casualmente su Facebook un dibattito molto  animato su diverse pagine  dai vedovi di Conte che piangono la sua dipartita politica, attaccando Draghi, quasi fosse possibile fare dei confronti tra l’oscuro avvocato pugliese e un uomo di livello internazionale come l’ex Presidente della BCE che viene considerato l’uomo che difende i ricchi (sic), ignorando le ragioni dei poveri, come se fosse la riedizione del Governo di Mario Monti. In particolare, c’è chi se la prende con chi ha le seconde case, quasi come esse fossero un furto e fosse moralmente e socialmente disdicevole trasferirsi nelle medesime, come prevede il decreto Draghi. Forse costoro dimenticano che fu proprio Conte con un suo decreto a consentire questi spostamenti, senza peraltro sollevare clamori. Si tratta di diritti costituzionali conculcati per mesi senza ragioni che Conte, il fine giurista, alla fine ritenne, bontà sua e del comunista Speranza,  di ripristinare. La proprietà privata è ancora garantita dalla Costituzione insieme alla libertà di trasferirsi liberamente. Conte consentì a chi usufruisce di una seconda casa, non necessariamente di proprietà , di trasferirsi a casa sua. Draghi, in linea di continuità con Conte e avendo come Ministro della Salute lo stesso Speranza (che avrebbe dovuto liquidare come ha fatto con Arcuri), ha mantenuto la possibilità di trasferirsi a casa propria che non appare un privilegio, ma un diritto. Io non voglio difendere a priori Draghi e può darsi che, in una maggioranza di Governo con la presenza di grillini, Pd e comunisti, abbia dovuto cedere a Speranza ed alla gravità oggettiva della situazione. In quindici giorni non si cambiano gli errori di oltre un anno. Ma incolparlo di aver replicato un tardivo provvedimento di Conte che consente a molti anziani privi di vaccino – va sottolineato –  di cercare di evitare i gravi pericoli di contagio di una grande città, andando al mare (molti anziani avevano da anni l’abitudine o persino la necessità prescritta dal medico di svernare al mare , magari perché affetti da una bronchite cronica), appare una forma di  demagogia ed esprime quella invidia sociale che, seminata a larghe mani dai grillini per anni, si manifesta come una delle conseguenze più nefaste e socialmente disgreganti  della pandemia. Mieli, da vero storico di razza, sosteneva un anno fa che la pandemia avrebbe creato condizioni sociali migliori e il suo superamento avrebbe addirittura  determinato  una scossa positiva economica, come accadde dopo le pestilenze del passato. Non è stato profeta degno di fede perché sta emergendo un odio sociale che già devasta la società italiana. Altro che i fessi che sventolavano il tricolore sui balconi e cantavano l’inno nazionale un anno fa. Qui si è arrivati a contestare con linguaggio giacobino il diritto di poter fruire di casa propria , spesso non frutto di  facili eredità, ma di  sudati risparmi. Per fortuna il devastante Governo più a sinistra della storia italiana ha finito la sua corsa. Oggi Di Maio incredibilmente si dice “liberale e moderato”, peccato che il suo partito abbia sovvertito in modo devastante alcuni valori che neppure il PCI  si sarebbe mai sognato di lambire perché molti comunisti con i loro risparmi si erano comprati una seconda casa. Il clima che i grillini hanno creato e che la pandemia ha aggravato è quello dell’invidia sociale nei confronti di quel  poco che resta della borghesia, la classe sociale più tartassata e schernita da tutti i sessantottini di 50 anni fa e da quelli  di ritorno, ma anche la classe sociale che ha fatto l’Italia e l’ha ricostruita dopo la seconda guerra mondiale. Machiavelli scriveva che la Chiesa con i suoi vizi rendeva gli italiani “captivi “. Questa parola mi è tornata alla mente leggendo certe critiche che rivelano astio, se non odio. Si era detto che bisognava combattere gli odiatori , ma quelli di classe che segnarono cent’anni fa la nascita del PCI e che la saggezza di Togliatti finì di smorzare, sembrano oggi risorti a nuova vita come  un frutto avvelenato della devastazione della pandemia e di una ubriacatura politica che riporta tristemente indietro di un secolo i quadranti della storia. Chissà cosa penserebbero di certi dibattiti su Fb i radical – chic che hanno la seconda casa , spesso una villona, a Capalbio. Sarebbe interessante conoscere la loro opinione. Loro e il loro snobismo intollerabile (e non i pensionati che godono di un alloggetto  al mare) andrebbero fustigati come una vergogna nazionale sia in tempi normali, sia in tempi di pandemia.
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