Le nuove frontiere del design nel settore alberghiero

Il design come strumento per la riconversione del settore alberghiero verso nuove frontiere innovative. Ne parliamo con Alessandro de Cillis, Co-Founder e Cmo del Designtech Hub

 

Il settore alberghiero in Italia è stato certamente uno di quelli maggiormente colpiti dagli effetti e danni economici provocati dalla pandemia da Covid 19, ma risulta anche uno tra quelli che si sta ponendo maggiormente in gioco per cercare una via di riscatto.

“La pandemia da Covid 19 – spiega Alessandro De Cillis, Co-Founder e Cmo del Designtech Hub – sicuramente ha evidenziato alcune fragilità presenti nel tessuto ricettivo nel nostro Paese e lanecessità fondamentale di una ristrutturazione dellaprogrammazione in campo turistico, fortemente stravolta dalla comparsa della pandemia. L’Italia, d’altronde, risulta uno tra gli Stati, a livello mondiale, che ha da sempre goduto di un’ampia offerta e richiesta turistica da parte del pubblico straniero, spesso proveniente da Paesi oltreoceano. Considerato che la programmazione turistico alberghiera è, nel caso della clientela straniera, strettamente legata all’offerta dei voli da parte delle compagnie aeree, attualmente si può ritenere che la prima stagione programmabile possa essere quella della primavera/estate 2022”

“Un americano che desideri compiere un viaggio in Italia – prosegue Alessandro De Cillis – lo decide, infatti, in media con sei mesi di anticipo. Attualmente risulta a rischio nella sua programmazione anche la stagione invernale 2021, a causa dell’incertezza legata all’evolversi della pandemia. Per questo motivo ritengo che il settore alberghiero, per fronteggiare l’emergenza da Covid 19, debba pensare ad una sua trasformazione innovativa per ampliare e diversificare l’offerta, adeguando gli spazi alle norme anti Covid e alle nuove concezioni nate con le richieste di distanziamento”.

“Soprattutto nelle grandi città – continua Alessandro De Cillis – che dapprima potevano contare su di una richiesta legata al comparto turistico (soprattutto nelle città d’arte o di turismo di carattere religioso), oggi gli alberghi devono puntare a una riconversione degli spazi di tipo innovativo, offrendo, oltre alla ricezione alberghiera vera e propria, degli ambienti personalizzati per i clienti ad uso lavorativo, capaci di diventare una valida alternativa a spazi di co-working che, in epoche pre Covid, venivano, appunto, condivise”.

“Questo tipo di svolta innovativa nella concezione degli spazi – spiega Alessandro De Cillis – costituisce la base della strategia che è allo studio presso Mind (Milano Innovation District), il distretto della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione, un hub capace di promuovere eccellenze del territorio e di valorizzare quegli investimenti già promossi per l’Expo milanese. In Mind sorge il Designtech Hub, in fase di completamento, in cui un padiglione di circa 5 mila metri quadrati accoglie una community specificatamente impegnata nel campo del design. Oltre al co-working l’Hub del Design includerà una co-factory e un coliving. In questo contesto il design district del DTH interviene attuando un’attività di scouting, valutazione e realizzazione e dei modelli innovativi sia abitativi sia lavorativi che si vengono a creare, tali da rispettare distanziamento e norme anti Covid, nel rispetto del massimo comfort e disponibilità dei servizi Le attivitàsono sviluppatesi sinergia con i soci co-founder, tra i quali Ivan Tallarico, già  Ceo di Hi-Hinteriors”

“Questo tipo di riqualificazione degli spazi – conclude Alessandro De Cillis – potrà essere esportato e adattato per ridisegnare spazi alberghieri non soltanto cittadini, ma anche marini e soprattutto montani, ubicati in luoghi dove il contatto con la natura sta rendendo sempre più forte l’orientamento delle persone che praticano smartworking. Questo induce a una riflessione in direzione di un utilizzo del design quale strumento per ridisegnare tali spazi, adattandoli alle nuove esigenze insorte a partire dalla comparsa della pandemia, ma capaci di renderli funzionali anche in futuro, per un approccio sempre più gestibile, ottimale e democratico dell’attività lavorativa in ambienti tutelati e green”.

Mara Martellotta 

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