Barriera: povertà e illegalità insieme diventano virus

Giardini Giuseppe Saragat, piena Barriera di Milano. Sembra d’ essere in Svizzera con l’ erba tagliata e poche persone educate che non sporcano e a debita distanza parlano tra loro

Va bene,  ma proprio in Svizzera non siamo. Sotto la tettoia un accampamento di senza tetto tra la stazione dei vigili ed il Gruppo Abele: anche loro hanno i loro diritti. Ma non starebbero bene in altri luoghi più protetti? A rigore di logica sembrerebbe di sì, ma oramai mi sfugge molto della logica. C’era la Ceat che produceva gomme e cavi. Hanno ritardato nell’adibire la zona centrale a giardino perché i sotterranei erano pieni di oli esausti, scarti di lavorazione e tanto ma proprio tanto amianto.

Si sono costruite case popolari tra cooperative e Iacp. Prima c’erano campi e piccole boite. In corso Novara la Nebiolo e Pastore porte blindate, la Scuola Bodoni – professionali –  e nel 1973 primo anno del liceo scientifico Albert Einstein con addirittura laboratori avveniristici per allora, oltre a due palestre. L’oratorio Gesù Operaio e sotto la chiesa a una palestra di Basket. Ci allenavamo ed addirittura l’Auxilium Basket Torino cominciò la sua ascesa verso la serie A giocando la serie D, poi  promossa in serie C con i mitici Fratelli Mitton istriani e pilastro del basket dei Salesiasi Torinesi. Via Ternengo è a 500 metri da corso Giulio Cesare e Corso Novara. Punto oramai famoso per gli scontri. 200 metri da piazza Foroni con luoghi di spaccio, un vero supermercato della droga. Gli esperti mi dicono che in Via Crescentino sono gli albanesi che controllano tutto. Le droghe sarebbero portate dalla Sacra corona Unita, garanzia della ‘ndrangheta, e spacciate in altre zone dalla mafia nigeriana. Uno scoop? Assolutamente no. Bastava leggere due bei romanzi di christian Frascella editati nel 2018 e 2019 ed esserne edotti. Inventore di un detective privato decisamente sgangherato che non si può permettere un ufficio ed è ospitato in una lavanderia gestita da un marocchino. Fa troppo freddo per morire e il delitto ha le gambe corte. Contrera ne è il protagonista, uomo senza qualità che ” nuota” in quei bassifondi di Barriera di Milano cercando di fare il meglio per scoprire la verità.

Una verità mai cercata dai politici che non hanno voluto vedere. Non gli conveniva. Ora l’Appendino sostiene che il pur necessario intervento di polizia è una sconfitta. Magari si fosse fatta intervenire prima? Incalza l’ex assessore della giunta Chiamparino e Fassino Ida Curti che sostiene: il principale problema della Barriera di Milano è la povertà. Verissimo, ma mi sa di giustificazione per gli errori fatti da oltre 30 anni. Se non mi sono spiegato cerco di spiegarmi con un esempio: Scampia di Napoli è un quartiere nato male e sviluppatosi ancor peggio. Barriera di Milano non è nato male ma è diventato uno Scampia di Torino. Come chi sostiene che per combattere lo spaccio bisogna combattere chi si droga. Proviamo per una volta nel ribaltare il tutto. Impediamo lo spaccio e ne limitiamo  l’uso. E poi la legalizzazione  farà il resto. Ecco il punto: chi spaccia non è povero, chi spaccia è un delinquente. Sarà banale rimarcarlo ma c’ è anche un deficit culturale di chi ha governato Torino in questi decenni. Mille gli episodi di sovrapposizione tra povertà ed illegalità diffusi. Come quell’imprenditore albanese che facendo fortuna ha comprato a prezzi stracciati 10 piccoli alloggi subito occupati. Si è rivolto alla polizia che gli ha comunicato che non era compito suo lo sgombero.

Ci ha pensato direttamente lui e ora li vorrebbe vendere per togliersi il problema, ma sono invendibili. Interessante che le forze interpolizia facciano le ronde. Orario 7 /24 come se la delinquenza operasse solo in questi orari. Liberarsi dai delinquenti vuol dire spostare il problema in altri lidi? Può anche darsi, ma almeno tentiamoci. Troppo tardi? Può anche essere, ma abbiamo l’ obbligo di tentarci. I giardini Giuseppe Saragat ora sono belli. Dimostrano che il male di Barriera è diffuso a macchia di leopardo. Ma non possiamo e non vogliamo essere ottimisti. In pericolo è sotto gli occhi di tutti con la contaminazione del male in tutte le parti del corpo. Non c’ è alternativa al presidio dell esercito 24 ore su 24 per mesi e mesi. Ad una guerra dichiarata la difesa dello Stato è legittima e doverosa. Il resto mi pare solo un palliativo per poi dire che almeno ci si è tentato. Barriera di Milano e borgo Rossini stanno morendo e da quello che mi dicono anche a Porta Palazzo la situazione è tutt’altro che sotto controllo. E la metatastasi si allarga per tutta la città contagiandola. Se c’ è qualcosa di più deleterio del coronavirus l’abbiamo trovato. Pessimista? Sicuramente e certamente sì! Ed anche, se mi permettere, stufo e stanco di essere sbeffeggiato in tutti questi anni. Non vivo più in Barriera da tanto, proprio per questi motivi. Ci sono nato e vissuto orgogliosamente e continuo ad amarla nonostante tutto. È un mio diritto vedere un deciso e radicale intervento dello Stato. Soprattutto per i cittadini di Barriera, sia che siano poveri, sia  che siano in condizioni economiche accettabili. Sia che siano nati in Italia, sia che siano nati in altri paesi.

Patrizio Tosetto

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