La leadership a sinistra? Un mistero

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Al di là della simpatia o meno per questo campo politico, è indubbio che c’è un aspetto
misterioso che non è affatto secondario all’interno della coalizione di sinistra e progressista. E
cioè, detto con parole semplici, ma chi è – o chi sarà – il leader dell’alleanza alternativa al centro
destra? Posta così, la risposta è persin troppo semplice da offrire. Ovvero, “si deciderà al
momento opportuno”. Giusto e sacrosanto. Però non credo che il candidato a Premier di una
coalizione sia una sorta di caccia al tesoro. Cioè, qualunque sia la scelta si riduce ad essere una
variabile indipendente ai fini del progetto politico complessivo dell’alleanza stessa. Non lo è per la
semplice ragione che il profilo politico, culturale e programmatico del leader della coalizione non
può solo essere il frutto e la conseguenza della improvvisazione, della casualità e della sfrenata
ambizione dei singoli. E questo perchè, almeno stando al pallottoliere, l’ultimo in ordine di
apparizione è Ernesto Maria Ruffini, meglio conosciuto come “mister tasse”. Parliamo di una
persona che si è candidata recentemente e direttamente a Presidente del Consiglio in virtù di
strane e misteriose legittimazioni e a prescindere da qualsiasi valutazione politica. Cioè parliamo
di una persona che fonda un suo movimento, lo presenta qua e là ai suoi amici e, con un tocco
magico, si sente già seduto direttamente a Palazzo Chigi.
Ora, ho fatto l’esempio concreto di questo Ruffini per avanzare una sola riflessione politica. E
cioè, se si vuole recuperare consenso e credibilità alla politica è possibile che uno si sveglia al
mattino e pensa di essere il candidato più adatto per governare gli italiani? Ma passa attraverso
queste modalità la selezione di una classe dirigente, e di governo, autorevole, qualificata,
rappresentativa e realmente credibile? Sarebbe questa la strada più congeniale per replicare e
controbattere la deriva “dell’uno vale uno” di grillina memoria?. Insomma, detto con parole più
semplici, la politica come potrebbe diventare più credibile e più seria e incentivare la
partecipazione dei cittadini al voto e alla vita politica stessa se questi sono i meccanismi concreti
per raggiungere e conquistare il potere? Sarebbero queste, cioè, le pratiche di rinnovamento, di
cambiamento e di discontinuità da introdurre come alternativa più credibile e più seria rispetto
all’attuale coalizione di governo?
Per queste ragioni, semplici ma soggettive, credo sia necessario richiamare un principio di banale
buon senso. E cioè, il candidato a Premier di una coalizione – di per se stessa plurale e composita
al suo interno – rappresenta il punto di riferimento per eccellenza del profilo politico e
programmatico della coalizione stessa. Come si può, per citare sempre questo Ruffini, sostenere
che Elly Schlein, segretaria del principale partito della sinistra italiana e candidata naturale a
rappresentare la guida dell’alleanza di sinistra e progressista, è del tutto “inadeguata” al ruolo di
Premier in una coalizione dove il suo partito rappresenta quasi il 50% di quel cartello elettorale? E
sentirselo dire da uno che non ha mai avuto e che non ha un partito alle spalle, che non ha mai
fatto attività politica se non ricoprire ripetuti ruoli di sottogoverno e ben retribuiti, che non si è mai
confrontato con il corpo elettorale ma che si sente, in virtù di una legittimazione misteriosa, del
tutto legittimato a rappresentare gli italiani?.
Ecco perchè, forse, sarà opportuno riscoprire sino in fondo il vecchio monito di Pietro Scoppola
per rilanciare e riscoprire l’importanza e la serietà della politica. E cioè sapere unire, in ogni
momento e in ogni fase politica, “la cultura del comportamento con la cultura del progetto”. Vale
per tutti, credo, ma soprattutto per i parvenu che si credono i nuovi salvatori della patria.

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