La scuola di oggi e di ieri

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Leggendo un ‘intervista  in occasione delle prove degli Esami di Maturita ‘ad Eraldo Affinati – che deve la sua fama soprattutto  alla dedizione, insieme alla moglie, al mondo della scuola – ho notato in particolare una riflessione dello scrittore sulla incapacità dei giovani d’oggi ad affrontare il commento di  un testo perché la scuola non insegna e non abitua alla lettura. Quindi Tomasi e Pasolini diventano ostici, come d’altra parte ogni testo letterario. La sintesi, i riassunti sono alla base della scuola d’oggi, dice lo scrittore. Il discorso è certo  assai più complesso perché molti studenti non sono in grado di capire un testo anche non letterario perché mancano delle basi linguistiche, morfologiche e sintattiche, considerate ormai obsolete. Mancano in alcuni casi  anche delle capacità di ragionamento, quello che Pascal definiva  “ il pensare come si deve”. Le osservazioni di Affinati mi hanno fatto venire alla mente il peggior professore della mia carriera di studente: tal Remo Frassino o Fassino (non sono riuscito a ricostruire neppure il cognome) nativo e residente a Pinerolo che tutte le mattine a bordo di una 600 veniva a Torino ad insegnare, nel ginnasio da me frequentato, ben cinque  materie: Italiano, Latino, Greco, Storia e Geografia. Ore ed ore ogni settimana, un tormento ed una noia infiniti.  Era un bacchettone, scapolo, abbastanza ignorantello, un catto-comunista ante litteram che quell’anno ci obbligò a fare un quaderno sul quale dovevamo incollare i ritagli degli articoli sul Concilio Vaticano II che il professore vedeva come una nuova presa della Bastiglia. Il docente era esigentissimo  nell’obbligarci a fare riassunti di ogni materia,  senza capire che finiva di proporci una pseudo -cultura fondata sul detestato Bignami usato di norma  dagli studenti privi di impegno.  Riassumere era il suo imperativo categorico. La lettura, ad esempio dei “Promessi sposi” ,diventava secondaria rispetto al riassunto che il professore controllava periodicamente per controllare che tutti avessero i quaderni  a posto, senza mai verificare il contenuto di queste sintesi che spesso nel caso mio, scriveva mia madre, per evitarmi una ulteriore fatica, considerata dalla mia mamma del tutto  inutile. I miei genitori che pure dissentivano totalmente dal professore non fecero mai nulla contro di lui, anzi lo ignorarono del tutto senza andare neppure una volta a colloquio con lui. Solo per interposta persona consigliò come ripetitore un suo amico: un consiglio  che mio padre non prese in considerazione. Per fortuna la quinta ginnasio passò e mi  ritrovai in liceo dotato di ferree capacità di tagliare e incollare articoli e anche di riassumere. Se però avessi avuto una guida come il professore pinerolese anche in liceo sarebbe stata la fine. Fui invece stimolato , anzi direi obbligato a leggere i testi ed ebbi un’educazione estetica anche  da parte di un precettore privato scelto da mio padre. Era un professore che aveva conosciuto Croce e mi mise in mano il suo  “Breviario di estetica” . Capii in modo inequivocabile i limiti del professore del Ginnasio che appariva già allora l’esempio di un nozionismo becero in cui eccelsero tutti i miei compagni di scuola che forse non riuscirono neppure a laurearsi ma al ginnasio giunsero al 10. Per tutt’altri motivi la scuola è di nuovo ridotta così. Il vento del ‘68 ha travolto tutto, ma il semplicismo mnemonico è rimasto. Nel ‘69 il ministro Fiorentino Sullo  pensò  di eliminare la contestazione, riducendo l’esame a due prove scritte e due orali. Da quel momento i licei incominciarono a perdere il loro valore formativo e via via prevalse il facilismo con la conseguente desertificazione degli studi.  La visione stitica – mi si passi la piccola volgarità che rispetto al linguaggio d’oggi è una raffinatezza – del professore di Pinerolo è sopravvissuta a tutto. Certo un testo di Tomasi di Lampedusa e anche di Pasolini (che ebbe una formazione classica   diventa una prova difficoltosa perchè  la sintesi è il punto di arrivo dell’analisi attenta e della lettura puntuale. Cose che nella scuola d’oggi sono diventate delle rarità.
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