Avevo conosciuto Fulco Pratesi, quando ero in Consiglio Nazionale di Italia Nostra, una stagione eroica e felice, una specie di mondo di Camelot che mai più è tornata e mai più ritornerà. Sedevo giovanissima, senza rendermi conto di tale fortuna, unica donna oltre Teresa Foscari Foscolo, accanto ad Antonio Cederna, che romano aveva uno spiccato accento piemontese, per via sosteneva lui, della balia di Vercelli poi Giorgio Bassani, Fabrizio Giovenale, Antonio Jannello. Persone che credevano realmente nell’ecologia e nella tutela dei Beni Culturali, senza isterismi ed estremismi e senza assumere posizioni partitiche. In altre Associazioni ambientaliste, come il FAI, erano presenti i milanesi Giulia Maria Crespi, Renato Bazzoni, Pier Fausto Bagatti Valsecchi ed il torinese Alberto Predieri, con i quali si andava a mangiare, quando si era a Roma, in una trattoria vicino al Pantheon continuando a parlare, ma con leggera soavità, di ecologia. Fulco amava molto Torino, il Piemonte e la Valle d’Aosta, il suo primo Editore di riferimento, era aostano. Amava il Gran Paradiso che difendevamo entrambi da speculatori, tanto da subire minacce, io durante una infuocata riunione fui attaccata duramente perché mi opponevo al restringimento del versante piemontese, subendo anche le espressioni di delusione per il mio atteggiamento “poco amicale” dal Presidente arch. Deorsola. Una brava persona, che conoscevo da anni, che si era trovata in una situazione imbarazzante e in un momento storico particolare, stretto tra sviluppo e progresso. Pratesi era una di quegli amici che, nonostante ci vedessimo ogni cinque, sei, sette anni, quando ci si incontrava era come ci fossimo visti il giorno prima e si parlava con entusiasmo ed energia di ciò che si doveva fare per preservare la nostra Italia e tutta la sua Bellezza.
arch.Donatella D’Angelo
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