C’era una volta la ‘solidarietà nazionale’

LO SCENARIO POLITICO Di Giorgio Merlo

Ci sono dei momenti nella vita politica di un paese democratico che richiedono un salto di qualità o un rinnovato spirito unitario. Non capita solo in Italia ma in molti paesi democratici ed occidentali. E, di fronte agli attuali sconvolgimenti della geo politica mondiale, questo è uno di quei momenti. Purtroppo, però, per poter centrare quell’obiettivo sono necessari ed indispensabili almeno due elementi. Innanzitutto partiti responsabili che sappiano unirsi attorno ad un progetto di politica estera comune. E, in secondo luogo, una classe dirigente politica che sia all’altezza della situazione. Due condizioni che, purtroppo, oggi sono semplicemente inesistenti. Per svariate motivazioni. Per la presenza di partiti che hanno una chiara e netta cifra populista, estremista e massimalista. Elementi, questi, che impediscono di fatto di avere una strategia comune di politica estera perchè coltivano una prospettiva all’insegna del “tanto peggio tanto meglio”. È appena sufficiente prendere atto del comportamento concreto di partiti come i 5 stelle e la Lega per rendersene conto. Partiti che non coltivano alcuna coerenza sulla prospettiva di una politica estera del nostro paese che ricalchi la sua tradizionale e naturale vocazione di essere coerentemente inserito nella cornice europea da un lato e in piena sintonia con gli Stati Uniti d’America dall’altro. Quello che comunemente viene definito come Occidente. Anche se in crisi di identità e profondamente diviso al suo interno. Ma, purtroppo, oltre ai partiti populisti non mancano anche i partiti estremisti e massimalisti che praticano quotidianamente la radicalizzazione della lotta politica e che non hanno alcuna intenzione di perseguire una linea, un progetto e una prospettiva anche solo lontanamente riconducibile alla cosiddetta “solidarietà nazionale”.
E, accanto a questo quadro poco edificante, siamo alle prese con una classe dirigente politica particolarmente viva sotto il profilo dell’attacco personale, della criminalizzazione politica dell’avversario/nemico e della sua delegittimazione morale e politica ma del tutto indifferente a ritrovare e costruire le ragioni di un’intesa politica che non mette affatto in discussione la naturale e fisiologica dialettica tra maggioranza ed opposizione ma che, al contempo, sappia anche affrontare e governare con intelligenza e senso di responsabilità le vere emergenze quando si presentano.
Ecco perchè parlare, oggi, di una rinnovata ed aggiornata politica di “solidarietà nazionale” sui temi della politica estera – che resta l’unica e vera dimensione che richiede unità, coerenza e coraggio da parte di un paese democratico ed occidentale come l’Italia – non è una evocazione astratta ed inconcludente ma, al contrario, confermerebbe la maturità e l’autorevolezza di una classe dirigente. Certo, se si trascorrono le giornate ad insultare e a demonizzare il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni accusata di qualsiasi nefandezza – specialità, questa, di quasi tutti i capi della sinistra nelle sue diverse e multiformi espressioni – è del tutto inutile pensare di ricostruire una proposta politica che, almeno sui temi della politica estera e della collocazione del nostro paese nello scacchiere europeo ed internazionale, richiederebbe chiarezza e compattezza. Se manca anche questo comune denominatore è inutile poi lamentarsi dell’avventurismo politico di un paese e della mancanza di un minimo di unità politica, culturale e civile dei vari attori in campo.

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