Riceviamo e pubblichiamo
-La carenza di personale nella Città della Salute di Torino sta raggiungendo livelli critici, con 36 infermieri mancanti nel sistema del 118 e 468 turni mensili da coprire. La situazione, aggravata dai costi straordinari per le prestazioni aggiuntive e dall’incertezza sul mantenimento della tariffa oraria di 60 euro, è solo la punta di un iceberg di problematiche diffuse in tutte le aziende del Piemonte. Un intervento urgente da parte della Regione è indispensabile. Claudio Delli Carri, segretario regionale del sindacato Nursing Up Piemonte, lancia l’allarme, sottolineando i rischi per il sistema sanitario e il benessere degli operatori.
«Il sistema del 118 è ormai al limite,- dichiara Delli Carri. -Ogni mese devono essere coperti 468 turni, e la carenza di 36 infermieri costringe gli attuali 190 operatori in servizio a sobbarcarsi turni aggiuntivi. È una situazione insostenibile, che pesa sulla qualità del servizio e sulla vita personale dei professionisti.»
Ad oggi, la copertura di questi turni è garantita solo grazie alle prestazioni aggiuntive, il 60% delle quali legate al 118. Tuttavia, il problema non riguarda solo la Città della Salute, ma si estende a molte altre aziende sanitarie piemontesi. Delli Carri spiega che questa emergenza non può essere risolta senza un piano strutturale: «Entro la fine del 2024, la Regione deve garantire l’assunzione di almeno 13 nuovi infermieri in Città della Salute, ma altri 23 saranno necessari entro il 2025. Non possiamo continuare a tamponare le falle con turnazioni straordinarie.»
La situazione finanziaria è altrettanto preoccupante. Tra luglio e settembre 2024, la Città della Salute ha speso 931.000 euro di fondi propri per coprire le prestazioni aggiuntive. «Questa cifra rappresenta un costo insostenibile per una struttura già sotto pressione,- sottolinea Delli Carri. -Questi soldi devono essere rimborsati dall’Azienda Zero e, quindi, dalla Regione Piemonte. Non è accettabile che il peso economico ricada interamente sulla Città della Salute, che sta facendo il massimo per garantire un servizio essenziale.»
A rendere ancora più urgente la situazione è il periodo natalizio, durante il quale la disponibilità di personale sanitario si riduce ulteriormente per ferie e festività. «Siamo già al 22 novembre,- avverte Delli Carri, -e il tempo stringe. Entro il 20 dicembre la Regione deve prendere decisioni chiare e tempestive, sia per mantenere le prestazioni aggiuntive a 60 euro l’ora, sia per accelerare le assunzioni. Non possiamo permettere un ritorno alla tariffa di 30 euro, che non sarebbe minimamente adeguata al sacrificio e alla professionalità degli operatori, soprattutto quelli del 118.»
Dal 2021, grazie a un accordo con i sindacati, la tariffa delle prestazioni aggiuntive era stata progressivamente aumentata da 30 a 60 euro. Tuttavia, esiste il rischio concreto che questa cifra venga riportata ai livelli originari da gennaio 2024. Delli Carri ribadisce l’importanza di mantenere questa soglia: «Abbassare le tariffe significa non riconoscere le competenze e il sacrificio quotidiano dei professionisti della sanità. Parliamo di infermieri, ma anche di ostetriche, anestesisti e fisioterapisti, tutti essenziali per il funzionamento del sistema.»
Il segretario regionale mette in evidenza un rischio ancora maggiore: «Il 118 è il cuore del sistema emergenziale. Se crolla questo servizio, crolla tutto il sistema sanitario. La questione delle prestazioni aggiuntive è estesa in tutte le aziende e rappresenta un problema strutturale che non si limita a singoli contesti. La Regione deve pianificare un intervento responsabile per evitare che la sanità piemontese entri in una crisi irreversibile già entro aprile 2025.»
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