Ma i ‘cattivi maestri’ non tramontano mai?

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Quando parliamo di ‘cattivi maestri’ non si vuole solo ripercorrere una pagina del passato o di
pura rievocazione nostalgica. E questo perchè i cosiddetti ‘cattivi maestri’ – termine che nel nostro
paese è coinciso con l’irruzione della triste e drammatica stagione terroristica – hanno sempre
accompagnato il cammino dal democrazia italiana. Uomini e donne che, in virtù di una
rivendicazione – del tutto presunta nonché opinabile – di superiorità intellettuale, e a volte anche
morale, hanno contribuito a formare pezzi di generazioni plasmati sulla loro concezione della vita
e della politica. Una categoria, comunque, pericolosa ed inquietante perchè, di norma, non
partecipa direttamente agli avvenimenti politici o pubblici ma si limita a dare consigli, a suggerire
soluzioni e a convincere altri a scendere in campo. Che, ovviamente, si rifanno ai loro
insegnamenti, suggerimenti, congetture e consigli.

Ora, è tremendamente difficile individuarli e classificarli perchè, puntualmente, si nascondono
dietro alle loro riflessioni e ai loro contorcimenti intellettuali ma che poi hanno delle precise e
puntuali ricadute sui comportamenti concreti di chi affronta la questione di petto e senza filtri.

Facciamo un esempio concreto al riguardo, a proposito della difficile e drammatica questione
israelo/palestinese. Di fronte alla violenza conclamata e manifesta dei vari cortei organizzati in
tutta Italia in questi ultimi mesi, i ‘cattivi maestri’ non condannano mai la violenza direttamente ma
si limitano a sostenere che quella violenza è anche e soprattutto il frutto del comportamento delle
forze dell’ordine o del Governo di turno. Nello specifico dello Stato repressore. Inoltre i ‘cattivi
maestri’ spostano sempre l’obiettivo più avanti. La questione del Medio Oriente, ad esempio,
diventa lo strumento per mettere in discussone la stessa politica estera delle nostro paese e
quindi lo stesso modello di democrazia che si è determinata in Italia. In ultima analisi, ma non per
ordine di importanza, i ‘cattivi maestri’ di norma attaccano frontalmente le persone. Individuano
cioè l’obiettivo da colpire – sotto il profilo politico, come ovvio – spiegandone le cosiddette ragioni.
Sempre stando attenti a non scadere nella diffamazione o nella calunnia che sono, seppur ormai
debolmente, penalmente perseguibili. Creando, però, di fatto, il terreno affinché qualcun altro
esegua concretamente il gentile invito partito dalle loro cattedre politiche, culturali, sociologiche e
giornalistiche. E, se vogliamo ancora aggiungere una postilla, i ‘cattivi maestri’ si ritengono
moralmente e strutturalmente superiori rispetto al resto dell’umanità. Da qui arriva la ragione per
cui le loro riflessioni sono quasi sentenze inappellabili ed indiscutibili. E, ancor più, che superano
la stessa dialettica politica quotidiana ritenuta, di norma, insufficiente e scadente.

Ecco perchè, ieri come oggi, i ‘cattivi maestri’ rappresentano un pericolo per la qualità della
nostra democrazia e per la solidità delle nostre istruzioni democratiche. E il compito della politica
e dei partiti – o ciò che resta dei partiti -, se ne hanno ancora il coraggio, non è altro che saper
dimostrare concretamente che i ‘cattivi maestri’ rappresentano un elemento strutturalmente
diseducativo ed inquietante per la costruzione di quello che un tempo si chiamava “bene
comune”. Se non si ha il coraggio di farlo si corre il serio rischio che vincano proprio i ‘cattivi
maestri’ e, con i ‘cattivi maestri’, tutto ciò che ha contribuito negli anni a sfaldare e a inquinare il
nostro assetto democratico e costituzionale

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