Mercoledì 5 giugno alle 20.30 al teatro Vittoria
L’orchestra Polledro inizia la stagione con un primo concerto mercoledì 5 giugno alle 20.30, al teatro Vittoria, dal titolo “Un solo respiro” con sul podio il maestro Federico Bisio e solista alla viola Giuseppe Russo Rossi, viola presso il Teatro alla Scala di Milano.
Il programma è molto ricco e prevede la Sinfonia per orchestra d’archi in do minore n. 8 di William Herschel; di Alessandro Rolla il Concertino per viola e orchestra in Mi bemolle maggiore BI328/546, con viola solista Giuseppe Russo, e di Felix Mendelssohn Bartholdy la Sinfonia per Orchestra d’Archi n. 9 in do minore/maggiore MWV N9.
William Herschel fu un astronomo tedesco naturalizzato britannico, insediatosi dal 1755 in Inghilterra, che si occupò di musica, non tralasciando mai i suoi studi di astronomia. Scoprì il pianeta Urano con il telescopio riflettore da lui stesso realizzato, studiò le nebulose e gli ammassi stellari, mostrò l’esistenza di doppie stelle, scoprì la radiazione infrarossa, individuò alcune lune di Giove e Urano e giunse a un primo modello del sistema solare costituente la via Lattea. Fu socio straniero dell’Accademia delle Scienze di Torino. Nell’apertura della Sinfonia n. 8 in do minore è presente una frase eh sembra una delle canzoni pop delicatamente riorchestrate in celebri serie televisive moderne. I primi violini suonano un ritornello incalzante e sincopato mentre l’armonia si muove sotto di loro, scivolando verso una risoluzione prima di lanciarsi nel secondo grande soggetto. La Sinfonia fu co posta quando Herschel si trovava a Sunderland nella contea di Durh, il 20 aprile1761.
Il Concertino per viola e archi in mi bemolle maggiore venne scritto da Alessandro Rolla intorno al 1808, anno in cui ottenne l’incarico di docente al Conservatorio di Musica di Milano.
L’Allegro maestoso si apre con una solenne introduzione orchestrale che prepara con enfasi l’ingresso del solista. Il primo tema è un “motto” che utilizza le note dell’accordo di mi bemolle maggiore, il secondo tema è una delicata linea melodica ascendente, abbellita da gruppetti ornamentali. A unire i due momenti ci sono episodi brillanti nei quali il solista può dar sfoggio delle proprie qualità esecutive. Il breve epilogo orchestrale si interrompe bruscamente su un accordo di settima, preparando l’attacco del secondo movimento, Andante un poco sostenuto. Sopra un delicato tappeto ritmico armonico degli archi si leva una voce intensa della viola che ci conduce attraverso un lungo episodio in la bemolle maggiore, spezzato solo da una sezione centrale introdotta da veementi scale in ottava degli archi. Il terzo movimento è un Allegretto alla polonese. La struttura è in forma di rondò, con due episodi che si alternano al ritornello. Brillante e virtuosistica è la coda finale.
La Sinfonia n. 9 in do minore di Felix Mendelssohn Bartholdy fu terminata il 12 marzo 1823, quando il compositore aveva appena quattordici anni e rientra nelle sinfonie giovanili per archi. Viene definita “Svizzera” poiché il giovane autore la scrisse sotto l’influsso del viaggio in Svizzera compiuto con i genitori, avvenuto tra il luglio e l’ottobre del 1822. Il compositore poi donò la sinfonia all’amico violinista Eduard Rietz nel Natale 1823, aggiungendo indicazioni solistiche nella parte del primo violino appositamente per lui.
La Sinfonia, articolata in quattro movimenti, si apre con una vasta e meditativa introduzione lenta che sfocia in un brillante allegro in forma sonata, in cui appare evidente l’influenza dello stile sinfonico del tardo Haydn. Il movimento lento si articola in una forma ternaria e trova il suo lato più interessante nelle scelte di strumentazione. La prima sezione è affidata ai soli violini, divisi in quattro parti, la seconda sezione è un fugato a quattro parti intonato da viole, violoncellista e contrabbassista, mentre l’ultima sezione riunisce progressivamente tutto il gruppo strumentale. Lo scherzo esordisce con l’effervescenza propria di molti scherzi della maturità del compositore, e comprende un Trio su uno yodel svizzero, da cui deriva il titolo di “La Suisse”. Il finale è in forma di sonata, inizia inaspettatamente in do minore ed è caratterizzato da un solido contrappunto. Si sviluppa con una progressiva crescita di espressione e si conclude in maggiore.
Il maestro Federico Bisio, laureato in Lettere presso l’Università degli Studi di Torino, parallelamente al percorso universitario ha frequentato i corsi di Composizione sperimentale presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e si è dedicato allo studio della direzione d’orchestra. Dal novembre 2012 è direttore stabile dell’Orchestra da Camera Giovanni Battista Polledro.
Mara Martellotta
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