Incontro con l’atleta olimpico Marco Orsi

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Marco Orsi è un nuotatore olimpico italiano specializzato nelle distanze brevi degli stili libero, delfino e dorso. Marco nasce a Budrio il comune dell’Emilia-Romagna conosciuto per l’ocarina, uno strumento musicale a fiato tipico di quella località. Da poco tempo però l’atleta si è trasferito a Torino per il suo allenatore Antonio Satta e ha iniziato ad amare la città sabauda.
Oggi è con noi per raccontarci alcune sue esperienze.

Sui social sei stato definito “il bomber” come mai questo nome tipico del calcio?

Perché da piccolo giocavo a calcio, ma ero già molto alto e muscoloso e mi mettevano davanti come punta, io tiravo fortissimo ma il pallone non andava mai in porta, così scherzando gli amici hanno iniziato a chiamarmi “bomber”!

Qual è il tuo palmarès?

Ho iniziato a nuotare quando avevo 5 anni e ho iniziato l’agonismo a 7 quindi ho passato la vita in piscina. Ai Campionati Italiani ho ottenuto 8 titoli individuali e ho il primato italiano per i 50 e 100 m. nello stile libero. Ho vinto diverse medaglie di cui 35 internazionali e 44 titoli italiani e ogni volta mi batteva sempre il cuore come se fosse la prima volta.

La prima volta che hai partecipato al Mondiale che cosa hai provato?

E’ stato nel 2009 avevo 19 anni ed è stata un esperienza indimenticabile, ho capito che stavo davvero facendo qualcosa di importante, non solo per me anche per i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto, sono sempre stati vicino a me ma sempre un passo indietro, l’amore di un genitore verso un figlio è spesso infinito e per paure si tende a frenare il proprio figlio, loro non l’hanno mai fatto, mi hanno sempre fatto capire che se volevo potevo arrivare dove desideravo e loro sarebbero sempre stati lì a sostenermi, questo è stato il vero premio della mia vita.

Qual è stato il momento più difficile della tua carriera?

I fallimenti ci sono e a volte fanno anche bene, nel 2016 prima mi sono preso la mononucleosi e il citomegalovirus, quel momento mi ha segnato, arrivavo dall’europeo ero uno dei migliori al mondo, uno stop in quel momento avrebbe significato non partecipare alle Olimpiadi che si sarebbero svolte poco dopo. Mi sono sentito solo, annientato, ho pensato addirittura di mollare tutto, poi l’amore per questo sport mi ha fatto riprendere e solo dopo tre anni sono riuscito a ritornare in forma. Anche i miei fans e la mia famiglia mi sono stati molto vicini in quel periodo così difficile.
Molte volte dai fallimenti se non molliamo impariamo a crescere e a diventare più forti, a volte vorremmo eliminarli dalla nostra vita, ma fanno parte di noi, sarebbe come voler togliere un filo dal nostro abito preferito, rischieremmo di rovinarlo interamente.

Che cosa ne pensi del doping?

Il doping ovviamente c’è come in tanti sport, io mi dissocio totalmente, purtroppo ho avuto colleghi che hanno fatto uso di sostanze illecite per andare più veloci, ma sono stati scoperti e quando abbiamo gareggiato ad armi pari sono riuscito anche a batterli.

Il tuo più grande successo?

Aver ripagato i miei genitori per tutti gli sforzi fatti per me e poi essere un esempio per i ragazzi giovani che mi seguono e percepiscono quanto amore e impegno impiego per questo sport. Spesso non è solo una questione di talento quanto più di determinazione ed è proprio questo che cerco di trasmettere loro.

Anche trasferirti a Torino è stato un successo?

Sicuramente sì per i miei compagni di allenamento, il mio allenatore e poi perché la trovo una città molto elegante e raffinata, mi ha seguito anche la mia compagna di vita Stefania e quindi sono veramente grato di tutto ciò che mi circonda.

Ringraziamo Marco Orsi per questa sincera e toccante intervista. Alla prossima.

Noemi Gariano

 

 

 

 

 

 

 

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